lunedì 27 febbraio 2017

A piedi lungo l'antica Via Regina del lago di Como, 3^ tappa.




Non volendo lasciare le cose a metà, ieri mattina ci siamo ripresentati all'appuntamento con la camminata lungo l'antica Via Regina, storico asse di comunicazione lungo la sponda occidentale del lago di Como.
Le prime due tratte le avevamo percorse a gennaio del 2016 - i link sono i seguenti:

parte 1 - da Colonno a Cadenabbia

parte 2 - da Menaggio a Rezzonico

In questo segmento, che impegna per 4 ore di marcia, si parte da Rezzonico, minuscola frazione abbarbicata sulle ripide pendici della montagna; dopo un tratto piacevole a mezzacosta, il sentiero guadagna quota dirigendosi verso la località Vezzedo.


Il piccolo borgo di Rezzonico, punto di partenza del terzo tratto di Via Regina.


Si cammina tra vecchi muri e manufatti.


L'arrivo a Vezzedo, m.327.


Vezzedo è semplicemente adorabile; poche case di pietra addossate le une alle altre - vecchi intonaci e stretti vicoli dove si sente odore di legna bruciata. La strada qui non arriva - e neanche le auto quindi. L'impossibilità di trasportare (grandi) materiali ha fatto sì che questa minuscola frazione si sia conservata intatta.




sopra e sotto:
scorci suggestivi di Vezzedo




Proseguendo verso nord lungo l'antica mulattiera si attraversano ponti in pietra, valloni, altri borghi caratteristici, edicole sacre e piazze lastricate in pietra dove il tempo sembra essersi fermato.
Ovunque, dal primo all'ultimo metro, la strada è stata restaurata e liberata dai rovi e dalla vegetazione invadente.


Un tratto della Via Regina tra Cantone e Camlago.


Panorama sul lago di Como ripreso poco prima di Camlago.




sopra e sotto: si attraversa la frazione di Maggiana,
tra case di pietra e prati




Campagnana (CO) - sulla sinistra la chiesa settecentesca di San Rocco



a quei tempi... si lavorava duro e si alzava un po' il gomito...



Appena superata Campagnana, laddove il sentiero supera la via Lancedo e un piccolo ponte in pietra, si trova l'unico tratto, di poche decine di metri, dove qualche incivile usa lasciare per terra i suoi rifiuti. Per il resto tutto il tragitto rivela una pulizia esemplare.


sopra: rifuti lungo il sentiero.
Voglio però spezzare una lancia a favore dell'incivile di turno:
deve trattarsi di un consumatore di wurstel AIA, che io adoro
e di cui faccio largo uso in viaggio!
Ti assolvo quindi - vai in pace figliolo -



Subito dopo Genico si affronta una dura rampa acciottolata in salita. Si suda e la fatica si fa sentire - è mezzogiorno e camminiamo da oltre 3 ore. Infine si giunge in uno dei posti più belli che abbia mai visto lungo tutte le tre tappe di Via Regina sinora percorse: la chiesa di Sant'Eufemia:




Alta sul lago, su una sporgenza rocciosa del Sasso di Musso, è un luogo incantevole e perfetto per la sosta; un declivio erboso e soleggiato con un panorama spettacolare sulle acque del Lario. Tre panchine in legno ai piedi di una chiesetta del 1662, immersa nel silenzio.
Questo posto da solo vale l'intera tappa.




sopra e sotto: pausa pranzo presso
la chiesetta di Sant'Eufemia, nella quiete
di un paesaggio degno di un quadro settecentesco




Lasciamo a malincuore quest'oasi meravigliosa e iniziamo a scendere. Un segnale indica 40 minuti per Dongo, punto d'arrivo della tappa della Via Regina. In breve siamo di nuovo a livello del lago, in un'adorabile piazzetta dove si trova la fermata del pullman che ci riporterà al punto di partenza.

Voto di Lupolibero: 10 su 10 !



in alto: Dongo, sul lago di Como; punto d'arrivo della terza tappa
della Via Regina.



CONSIGLI E SUGGERIMENTI.

Per camminare sul terzo tratto della Via Regina occorre seguire con attenzione le indicazioni del foglio 14.

Questa terza tappa viaggia sempre a mezzacosta senza mai toccare il lago; i panorami sono ovunque appaganti; la manutenzione della via sempre ottima.

Per le indicazioni: in primis il foglio 14 come già detto; pochi sparuti cartelli di legno del Giubileo del 2000, ma soprattutto il segnavia rosso e bianco del CAI Alpi Lepontine, ove presente:

 
Correzioni al foglio 14 pagina 2: dopo il paese di Coslia ( non "Coscia" come indicato sul foglio ), occorre superare il tornante perdendo un po' di quota e intercettando il sentiero in prossimità di un parcheggio dove si trovano dei contenitori per la raccolta differenziata; in pratica è il terzo sentiero a sinistra dopo la chiesa della Madonna della Neve.
Pagina 3: non appena usciti da Genico, il sentiero in salita per la chiesa di Sant'Eufemia lo si imbocca presso un piccolo parcheggio; presso di esso si trova un cartello in legno con scritto "Sant'Eufemia" - attenzione, il segnale potrebbe essere occultato da furgoni eventualmente posteggiati !

Rientro: da Dongo, piazza Parrachini, con pullman numero C10 per Como. Il biglietto costa poco più di 2 euro.

Quando andare: la domenica mattina, se si ha l'animo di alzarsi presto, l'autostrada e la trafficatissima statale occidentale del Lario sono quasi deserte - per lo meno in confronto ai giorni lavorativi, in cui fiumi di auto, camion e furgoni si dirigono da e verso la Svizzera.

La primavera o le belle giornate d'inverno sono il periodo migliore; in estate si muore di caldo e si è tormentati da milioni di zanzare. L'unica fonte di disturbo lungo il sentiero è costituita dalle centinaia di cani che abbaiano furiosamente al passaggio dei camminatori; e anche al passaggio di ogni singola mosca. Ma su questo flagello c'è ben poco da fare.

Ripeto qui i link di tutte delle tappe precedenti:

parte 1 - da Colonno a Cadenabbia

parte 2 - da Menaggio a Rezzonico





domenica 19 febbraio 2017

Cicloturismo sicuro e protetto (almeno in parte): la rete EUROVELO.





Questo è il paesaggio ripreso dal mio balcone, stamattina domenica 19 febbraio. Nebbione fitto e persistente causato dall'alta pressione dell'anticiclone, come dicono gli "esperti". La bici Littoria rimessa a nuovo, la tenda e i bagagli preparati <con fatica> nella giornata di ieri, il contachilometri azzerato pronto a conteggiare strada su strada. Volevo andare nella... non lo dico - quando potrò fare questo microviaggio si vedrà: per ora l'ho rimandato.

Chi potrebbe avventurarsi in bici con una nebbia come questa? Verrei fatto fuori in men che non si dica da qualche automobilista idiota che alle dieci del mattino di domenica corre a 150 all'ora sulla sua Volkswagen nera "sportiva" - sapete, uno di quegli stronzetti che guidano con lo smartphone sull'orecchio e col cappellino della Ferrari in bella mostra dietro il vetro posteriore. E poi, con una nebbia così... addio fotografie, che sono il mio pane -

Quindi approfitto di questa (ottima) scusa per stare a casa e parlare di strade (relativamente) sicure a disposizione dei ciclisti. Dio renda merito a chi le ha inventate -
 - Orbene, nelle mie conversazioni occasionali con altri cicloviaggiatori, ho scoperto con sorpresa che ben pochi conoscono l'esistenza della rete europea EUROVELO.
Nata negli anni '90, è un insieme di 15 tragitti di lunga percorrenza che attraversano l'intero continente secondo direttrici nord-sud ed est-ovest.
Giusto per dare un'idea della rete, ecco la mappa:



Uno dei percorsi più famosi è il numero 7, che parte da Capo Nord (Norvegia) e giunge sino all'estremo sud della Sicilia e infine se si vuole, a Malta; è quello tracciato in verde chiaro.
L'Eurovelo numero 6 è altrattanto seducente: parte (o arriva) dalla valle della Loira in Francia e termina sulla costa del Mar Nero. A metà percorso esso passa accanto al Danubio in coincidenza con la famosa pista ciclabile Vienna-Bratislava-Budapest.
L'anno scorso ci sono passato anch'io:



sopra e sotto: segnali dell'Eurovelo 6 all'uscita da Budapest
e sul tratto slovacco lungo il bel Danubio blu.



Rammento che il tratto ungherese aveva una segnaletica un po' deficitaria, ma in compenso evitava sempre le strade disumane e trafficate, odiate da ogni ciclista. Il tratto in Slovacchia mi riservò una ventina di chilometri di sterrato in un silenzio surreale, sull'argine del Danubio; seguirono altre decine di chilometri di asfalto liscio come la seta e totalmente precluso alle auto sino a Bratislava. Una favola -


Interminabili chilometri di solitudine e meditazione lungo l'argine del Danubio;
Slovacchia, Eurovelo 6


Asfalto liscio come la seta e vietato alle auto, a un passo dal Danubio: ma sto sognando?
Slovacchia, Eurovelo 6


In Austria, regno incontrastato delle piste ciclabili, l'Eurovelo mi portò dritto nel cuore di Vienna evitando periferie industriali e urbane e guidandomi con una segnaletica eccellente, anzi addirittura eccessiva:

Tratto austriaco: la pista ciclabile del Danubio (Donau-Radweg)
coincide con l'Eurovelo 6


Da quello che qualcuno avrà notato, il simbolo dei percorsi Eurovelo è un quadrato blu con le stellette dell'Unione Europea e al centro il numero della pista in questione:






Colgo l'occasione per parlare proprio del percorso numero 5: la Via Romea Francigena. Essa ricalca il tracciato che i pellegrini compivano da Londra a Roma a partire grossomodo da mille anni fa. I viandanti  più arditi si spingevano sino a Brindisi, per poi presumibilmente recarsi in Terrasanta.
Altri percorrevano la strada in senso inverso, da Roma a Canterbury (Inghilterra).

Insomma, un percorso che più storico di così non si può. Andate a rivedere la mappa - è la traccia colorata in rosa.
Recentemente ho letto un bel libro dell'inglese ultraquarantenne Andrew Sykes, che nel 2010 ha pedalato per tutta la lunghezza dell'EV #5. Il gran finale, con la bici che si ferma su un molo di Brindisi accanto a un faro, è davvero emozionante.




E - sorpresa - io vivo al nord Italia proprio a un chilometro di distanza dall'Eurovelo 5-Via Francigena, che passa accanto al torrente Lura, nell'omonimo parco!

E' ovvio che la stragrande maggioranza delle persone non ha/avrà il tempo per completare in bici un intero percorso EV, che richiede sicuramente più di un mese. Ma la mappa sopra riportata può essere fonte di ispirazione per viaggi più brevi che sfruttano queste piste privilegiate destinate a un'utenza silenziosa e non inquinante, cioè ciclisti e camminatori. La tratta Vienna-Budapest ad esempio è meravigliosa e adatta davvero a tutti.

La segnaletica, occorre dire, risulta più accurata in nazioni virtuose come l'Austria o la Germania, ma nell'epoca della navigazione GPS, esistono le tracce scaricabili online di tutte le tratte. Nazioni cicloturisticamente arretrate come l'Italia o i paesi dell'est europa hanno comunque fatto enormi progressi nella segnaletica fisica della rete, e se lo dico io che sono un polemico-lamentoso nato, ci potete credere. Inoltre, un percorso EV non implica al 100% il passaggio su strade vietate ai mezzi a motore, ma i progettisti hanno cercato di evitarle il più possibile e questo è già una gran cosa.

Cosa resta da dire allora? - che non rimane altro che sbirciare sul sito dei percorsi EUROVELO per progettare il nostro tour a pedali, e poi preparare bici, tenda e bagagli e mettersi sulla Signora Strada... ...sempre beninteso una volta che la nebbia si sarà diradata!    :-)




lunedì 6 febbraio 2017

Mappe, strade, comunicazione.




Occorre coltivare i sogni. Sono come frutti che cadono dall'albero: possono attecchire o marcire.


     In questi giorni piovosi e scuri di inizio febbraio ho speso innumerevoli ore chino sul computer a scaricare mappe di Google per orientarmi nel futuro viaggio; è un lavoro stressante e noioso ma utile: entrare e uscire con una bici da metropoli come Londra e Parigi non è una cosa semplice. Mi è già capitato in passato di rimanere invischiato in aree urbane anche meno imponenti, finendo sempre su grandi direttrici di traffico infestate da automobilisti inferociti per la presenza dell'intruso, o perso in qualche periferia sotto una pioggia battente e senza nessuno in giro a cui chiedere - come all'uscita da Brema, in Germania, dove quasi mi veniva da piangere di rabbia e disperazione.

Questo lavoro sulle mappe di Google corrisponde al sacro detto: chi si è tutelato si è salvato.

Sento spesso molti discutere di gps e sistemi ultratecnologici di orientamento. Forse in un futuro mi ci butterò anch'io - ammesso e non concesso che questi sistemi funzionino al 100% - o forse quando mi deciderò a farlo non sarà più tempo di fare viaggi in bici.




Mentre passo l'evidenziatore sulle mappe ancora calde di toner, mi soffermo su incroci e deviazioni, annoto nomi di strade, segno triangoli con un punto esclamativo laddove so che dovrò assolutamente svoltare; e curiosamente mi sembra già di esserci, su quelle strade non ancora percorse. Mi sembra di sentire il sole sulla schiena, e l'odore delle foglie di quel parco - foglie nuove di aprile. E' una sensazione concreta, quasi fisica. 

Malgrado tutto, so per esperienza che mi perderò comunque.
E farà parte anche questo del viaggio.
Mi perderò e potrà nascere un fatto nuovo e imprevisto.
Mi perderò ma riprenderò la Strada.




Sono soddisfatto di aver percorso tanta strada in questi anni di libertà. Dieci nazioni, finora, e 10mila chilometri.

E' difficile comunicare tutto questo - intendo dire ciò che la strada rappresenta per me. Ciò che il viaggio rappresenta per me. Ognuno vive nel suo personale micromondo di sensazioni e interessi, alla fine. Sì, possiamo anche incontrarci a bere birra in un bar e raccontare, raccontarci. Ma poi, certe sensazioni sono proprie di chi le ha vissute. Alle volte è frustrante non riuscire a comunicare efficacemente il nostro vissuto.
Càpita anche che si legga il libro di uno sconosciuto che ha percorso la sua strada, magari a piedi e per tutt'altro motivo. E si comprenda al 100% ciò che egli intende comunicare - io la chiamo sintonìa.


Questo brano, tratto dal libro Ritorno a Nikolajevka, di Giancarlo Ramusino, mi è piaciuto e lo riporto.
Chiunque sia su questa stessa lunghezza d'onda, sono certo che comprenderà e farà un sorriso.



Sbagliare strada ?

Capita che un avvenimento di poco conto, a volte un fatto di pochi minuti, sia denso di significati.
La strada è spesso considerata la metafora della vita e lo stile che si sceglie nell’affrontarla può fare la differenza.
Più si cammina, più si corre il rischio di perdersi o sbagliare. Più ci si muove, quindi, più si rischia, ma spesso si può sbagliare anche stando fermi.
Spesso si dipende dal peso dello zaino, si cammina su una strada e si perdono di vista i punti di riferimento. In cammino bisognerebbe sempre avere la forza e la volontà di guardare lontano, ma non di rado capita che si guardino i sassi sul sentiero e non ci sia una visione d’insieme delle cose.
A volte capita di essere certi della propria strada, magari larga e comoda: semplicemente ovvia!
Ma le situazioni e i motivi per i quali si finisce su un percorso diverso sono tanti.
A volte ci si fida di sé stessi, a volte ci si fida inconsciamente degli altri, a volte capita di fidarsi a vicenda senza pensarci: “Se il tuo compagno di strada non dice nulla vuol dire che siete sulla strada giusta”.
Magari inconsciamente anche il tuo compagno sta pensando la stessa cosa: “Siamo sulla strada giusta”.
A volte camminiamo da soli e prestiamo grande attenzione perché possiamo fidarci solo di noi stessi. A volte camminiamo con altri e magari siamo più portati a fidarci di loro, oppure accade il contrario perché sentiamo la responsabilità nei loro confronti e quindi siamo più scrupolosi.
A volte invece sono gli altri che ci guardano le spalle e ci fermano quando stiamo per andare dalla parte sbagliata. Non c’è una regola precisa.
[...]
Capita però che non ci sia qualcuno a dirci che abbiamo sbagliato strada, o che non ci interessi ascoltarlo, capita che accettiamo la strada sbagliata pur di non riconoscere l’errore e magari nell’errore coinvolgiamo anche altri.
La strada porta a riflettere su questo, sulla scelta fra muoversi o stare fermi, fra seguire una strada battuta o provare a tracciarne una nuova, fra rischiare o non rischiare, fra camminare da soli o in gruppo, fra condividere o meno la fatica, fra arrivare per primi o marciare al passo del più lento e tanto altro ancora…

G.C.Ramusino
Ritorno a Nikolajevka
Terre di Mezzo editore