mercoledì 24 aprile 2019

Mistral 2019, 3 di 3. Sardegna e Corsica orientali; conclusione.





Sulla spiaggia ho trovato una capanna
costruita con le canne e attraversata dal vento,
 ho scritto un'altra pagina, raccolto una conchiglia
e ascoltato il mare






SARDEGNA ORIENTALE; MINIERE D'ARGENTO;
LA CIMA COPPI DEL VIAGGIO; IN TENDA SUL MARE



Lunedì 14 aprile. Una tappa di 85 Km mi porta sulla costa orientale della Sardegna. All'altezza del paese di San Vito effettuo una deviazione per rivedere le miniere d'argento abbandonate di Monte Narba, dove nel '91 io e un amico ci accampammo durante il viaggio in bici di allora.

Vi si arriva con una pista in pessime condizioni dal fondo di pietrame incoerente.
Gli edifici sono in completa rovina e semi-sommersi dal materiale di risulta trasportato a valle dai cantieri posti più in alto.
Passano nuvole che oscurano a tratti il sole, mentre il vento fa sbattere le imposte dell'edificio della direzione. In genere adoro i posti abbandonati, ma avverto sensazioni vagamente inquietanti.



Deviazione per le miniere di Monte Narba
presso San Vito  (Cagliari)






in alto: Monte Narba, miniere d'argento;

in basso: decorazioni nell'edificio ottocentesco
destinato al direttore

NOTA: rispetto a 28 anni fa gli edifici sono molto 
più lesionati e compromessi. Esplorateli con ATTENZIONE
e non recatevi nè ai piani alti nè nei sotterranei.









Poco prima di Arbatax il contachilometri raggiunge quota 1000. Dopo un panino mangiato a bordo strada attacco la salita per il passo di Genna Silana, che con i suoi 1017 metri costituirà il punto più alto dell'intero viaggio.



La piccola chiesa romanica di 
San Nicola di Quirra, del XII secolo,
a breve distanza dalla Statale 125 Orientale Sarda





In tenda lungo il greto del Rio Quirra




(ma dove sono: in Colorado ?)






Le rocce di porfido rosso ad Arbatax.





La lunga salita per il passo si svolge in un paesaggio vastissimo regno assoluto della pastorizia.  Giungo in cima e festeggio davanti a una Casa Cantoniera con del pane sardo, pregustando la discesa interminabile che mi porterà dapprima a Dorgali e infine al mare.

Mi accamperò nei pressi della foce del fiume Cedrino, su una spiaggia solitaria dove qualcuno ha eretto una capanna di canne.



La Statale 125 guadagna lentamente quota
sino ai mille metri del valico di Genna Silana









Al valico di Genna Silana, m.1017
What goes up must come down...




Montagne calcaree a perdita d'occhio
lungo la discesa verso Dorgali e il mare





Foce del Cedrino nei pressi di Orosei.
Mi accampo liberamente su una spiaggia
di nere rocce vulcaniche





Tramonto nei pressi di Orosei







IN GALLURA; UN ASSAGGIO DI
COSTA SMERALDA; L'ARRIVO A SANTA TERESA



Sterminata spiaggia di sabbia e retro-ambiente dunale
a San Teodoro




L'Orientale Sarda procede verso nord con un'infinita serie di saliscendi; mi fermo a San Teodoro dove qualcuno oltre me passeggia sull'immensa spiaggia perdendo il senso del tempo.
Queste ultime tappe in Sardegna mi portano decisamente verso la Costa Smeralda, dove in un breve momento di sole riesco a fotografare alcune belle insenature come quella di Palau.



Costa Smeralda.
Una baia a poca distanza da Palau.




Gallura.
La strada serpeggia tra i pascoli con
rocciose montagne granitiche a fare da sfondo





Manca ormai poco per Santa Teresa di Gallura, dove ero sbarcato dodici giorni fa. Mi reco alla chiesa del Buoncammino e ritrovo il biglietto che avevo occultato presso un ulivo dinanzi l'edificio.
Avevo scritto la data e i chilometri di allora: 419. Scrivo sul foglietto ormai umido la distanza coperta sino a oggi: 1273, e lo rimetto a posto -

In mezzo a queste cifre è il mio viaggio in Sardegna. Fatto a distanza di "tanti" anni con più mezzi tecnici, più forza nelle gambe, più esperienza. Ma con lo stesso spirito di allora, la stessa identica voglia di meravigliarsi e di scoprire.

Mi accamperò tra le campagne di questo angolo di Sardegna, stasera, e domani ritornerò in Corsica per l'ultimo tratto del viaggio.



 L'arrivo a S.Teresa alla chiesa del Buoncammino, la sera del 12 aprile.
Tappa no.18 di Km 109




Ritrovo sotto un albero d'ulivo il biglietto
che avevo lasciato dodici giorni fa.
In fondo anche questo viaggio in Sardegna
è stato un ri-trovarsi, un ri-trovare.





S.Teresa di Gallura, una insenatura
ripresa dal promontorio della Torre Aragonese






DI NUOVO IN CORSICA; PIOVE A DIROTTO;
UN RANCH-CAMPING



In marcia da Bonifacio verso la costa nord-orientale della Corsica




Sabato 13 aprile. Sono nuovamente in Corsica e pedalo sulla T10 che lasciata Bonifacio si dirige verso Porto Vecchio. La pioggia torrenziale inizia alle 12 e durerà oltre quattro ore. Reperisco una specie di camping/ranch in cui pianto la tenda in uno sconfinato terreno destinato ai cavalli.

Vengo avvertito di non lasciare fuori dalla tenda le borse con il cibo perchè verrebbero trafugate dai cavalli. I quali sono liberi di vagare per tutta la notte - difatti all'una vengo svegliato da un nitrito spaventoso a pochi passi dalla tenda. Esco e ce ne sono fuori una dozzina - gli occhi sinistramente illuminati dalla mia lampada frontale.
Torneranno a più riprese sino alle 7 del mattino. Una notte tranquilla, niente da dire !




 In tenda nel campeggio/ranch




Ardua impresa reperire due metri quadrati
liberi da escrementi equestri






MANCATO NATURISMO; UP AND DOWN;
L'ULTIMO CAMPEGGIO; L'ARRIVO A BASTIA



Querce a bordo strada lungo la costa orientale corsa





Paradiso dei sub: qui nei pressi di Solenzara (est Corsica)






Vigneti della "Reserve du President"
(c'era scritto così)






La strada è solo apparentemente pianeggiante, a guardare la carta. Nel concreto è un continuo saliscendi che con il vento contrario diventa snervante. Accedo al camping Riva Bella, che si trova nei pressi di Aleria ed è destinato ai naturisti, cioè ai nudisti. Poichè io lo sono (e non mi vergogno per niente a dirlo) scelgo una piazzola per la notte.

Ma di gente nuda ce n'è zero. Il vento forte e un certo freddo scoraggiano anche il nudista più accanito. Mi godo in compenso una splendida sauna che ha una finestra affacciata sul mare mosso - e una doccia calda.



Mare mosso e vento da intirizzire al camping naturista di Aleria.
(mi sono permesso di scattare questa foto esclusivamente
perchè non appare nessun ospite nell'inquadratura, nudo o vestito che sia)





21^ tappa da Aleria a Santa Lucia di Moriani.
Dato che la nave parte domani ho deciso di spezzare in due parti la distanza che mi separa dal porto di Bastia. Dopo soli 35 Km raggiungo un campeggio deserto di nome Miami Plage dove la donna alla reception mi fa piantare la tenda a titolo gratuito.
Scelgo un punto vicino a un tavolo di legno tra profumati eucalyptus, e concedo mezza giornata di riposo alle gambe che mi hanno portato sino a qui.




L'ultimo camping si chiama Miami
e mi hanno concesso di sostarvi gratis




Alba sulla spiaggia





Martedì 16 aprile è il 22° e ultimo giorno di viaggio. Mancano solo 45 Km per Bastia. Il traffico aumenta considerevolmente ben prima della città. Lascio la strada principale e mi avvicino all'area urbana sfruttando arterie secondarie grazie alla combinazione smartphone/app di navigazione. 

Appaiono il bastione del castello e le alte case che circondano il vecchio porto. Sulle montagne si ammassano nuvole minacciose, ma non pioverà. Mangio qualcosa su una panchina osservando pigramente il va e vieni dei pochi turisti.
Riecco la grande piazza con le palme dove ero sbarcato ventidue giorni fa in un inferno di pioggia e vento; ed ecco la nave gialla della Corsica Ferries dentro la quale entreremo, io e la bici, tra qualche ora.



A pochi chilometri da Bastia





L'arrivo








in alto: case a Bastia
in basso: il vecchio porto









La nave che mi riporterà a Vado Ligure





Non provo nessuna emozione particolare. Mistral 2019, il nome che ho dato a questo viaggio, era già finito da giorni, dentro di me. Si sente quando un viaggio "finisce" -  e non per forza questa fine coincide con l'arrivo tecnico, con l'ultimo chilometro.

Sono stati 1496, in totale. Nel mare, nel vento, nel profumo della macchia mediterranea, nei saluti lanciati dalle auto, nei gesti di gentilezza delle persone.  Nei ricordi di 28 anni fa.


.......


Negli anni Trenta del secolo scorso lo scrittore Vittorini narrò un suo viaggio in Sardegna fatto con degli amici. Con pochi mezzi economici, l'esperienza costituì per l'autore un privilegio raro e irripetibile che raccontò in un piccolo libro dal titolo Sardegna come un'infanzia, edito nel '36.

Il messaggio che Vittorini volle comunicare fu quello di cercare di conservare l'amore per le cose semplici della vita - insieme allo stupore caratteristico dell'infanzia nello scoprire il mondo.

A volte la vita concede un secondo giro di giostra - più raramente un terzo. Il tempo è prezioso e non ne abbiamo tanto, pur avendo i mezzi - a differenza dello scrittore. Questo è ciò che Mistral 2019 mi ha rammentato, semmai ce ne fosse stato bisogno.

La nave si muove. Esco sul ponte a dare un ultimo sguardo alla Corsica e mi dico: "anche questa è fatta".
Il mare è calmo, a differenza dell'andata.


Lupolibero, 22 aprile 2019





"Ecco: Sardegna è finita. [...] E io capisco questo: che Sardegna per me è finita, non l'avrò più mai, che è passata per sempre nel tempo della mia esistenza. Come un'infanzia. E della mia infanzia fa parte ormai, di quel nulla, di quella favola. [...] E il battello postale dell'ultimo giorno, quello che ci ha portato a Terranova, ora è tutto una cosa con un vaporetto che nella mia infanzia più lontana fischiò sotto il tuono mentre tornavamo in fuga dai bagni."

E.Vittorini






NOTE A MARGINE



Cisto bianco in piena fioritura, Cistus monspeliensis;
le sue foglie vischiose spandono nell'aria quel
caratteristico profumo che si trova solo in Sardegna e Corsica





Incontri sulla strada: lo svizzero Otto è in viaggio
da mesi, non ha idea di che giorno sia e quando farà ritorno;
monta la tenda "in the wild" e dice di avere provviste per parecchi giorni,
birra inclusa






Sardegna, luglio 1991.
La notte passata sull'amaca
sotto la tettoia a Torre di Seu, penisola del Sinis.
L'edificio è adesso pericolante
e recintato (sotto):










Sardegna, luglio 1991.
Nuraghe Tradori (Oristano).
L'antico guardiano è ancora al suo posto,
ma l'area è stata chiusa per impedirne l'accesso (sotto)










Sardegna, 1991.
La vecchia casa del pescatore a S.Giovanni di Sinis
è ancora in piedi, e stranamente non è circondata da recinzioni
con cartelli di divieto e filo spinato elettrificato










Miniere di Monte Narba presso S.Vito (CA).
Nel '91 il sito era presidiato da un guardiano che
soggiornava in uno degli edifici.
Adesso le strutture sono gravemente lesionate
e sommerse da un fiume di detriti.










Sardegna, anno 1991.
A quell'epoca si viaggiava senza smartphone nè cellulare;
si comunicava con telefoni pubblici, lettere e cartoline;
i pantaloni da ciclismo facevano ridere, le t-shirt traspiranti
non erano state inventate, le tende da campeggio erano
un autentico colabrodo e internet non si sapeva neanche cosa fosse.
Della qualità delle foto meglio non parlarne.




Sardegna, anno 2019.
Abbiamo tutto quello che prima non c'era.
Ci siamo indubbiamente evoluti
e la mia ombra lo conferma !




Vai alla prima parte del diario di viaggio
Vai alla seconda parte del diario di viaggio





lunedì 22 aprile 2019

Mistral 2019, 2 di 3. Sardegna in bicicletta.




"Ma soprattutto è Sardegna: per questa solitudine d'ogni cosa,
d'ogni rupe che par chiusa in se stessa, meditando, e d'ogni
albero o viandante che s'incontra, e per questa luce,
e per quest'odore di mandrie in cammino,
assai al di là dell'orizzonte"

Elio Vittorini, Sardegna come un'infanzia, 1936






 IN SARDEGNA; IL FARO DI CAPO TESTA;
SPIAGGE SOLITARIE; UN ALTARE PRE-NURAGICO






1 aprile 2019. Un'ora di traghetto e sono in Sardegna a Santa Teresa di Gallura. Mi sento bene, mi sento a casa. Non che mi sia trovato male in Corsica, anzi - ma è in Sardegna che 28 anni fa portai a termine un indimenticabile viaggio di 1000 Km in bici - e trovarmi di nuovo su quest'isola magica è emozionante -

Mi reco a fare scorta di cibo, quindi vado a esplorare la zona di Capo Testa. C'è un vecchio faro a guardia su un mare profondo-blu. Soffia un vento fresco e qualcuno raccoglie erbe commestibili tra le rocce di granito.



Il vecchio faro di Capo Testa




Trascorro una mezz'ora in questo bellissimo posto, poi lascio Santa Teresa di Gallura. Raggiungo la chiesa di campagna di Nostra Signora del Buoncammino. Da qui passa il Sentiero Italia appena al suo inizio: 6880 chilometri dalla Sardegna a Trieste attraverso la Sicilia, l'Appennino e l'arco alpino.
Passo il pomeriggio a pedalare senza fretta verso ovest, deviando ogni tanto verso belle spiagge solitarie arricchite da innumerevoli fioriture.



Sosta simbolica alla chiesa del Buoncammino;
da qui passa il Sentiero Italia il cui inizio è posto
ufficialmente a S.Teresa di Gallura




Tappeto fiorito di Fico degli Ottentotti, carpobrotus edulis




Sardegna settentrionale,
i graniti della spiaggia di Rena Majori




Concludo il primo giorno in terra sarda accampandomi a 200 metri dalla strada su una pista in disuso ai piedi di una collina. Il posto è un trionfo di macchia mediterranea; il profumo del cisto bianco è inebriante. Mi sento felice.



Tappa 7 e primo giorno in Sardegna di soli 46 Km.
Scrivo il diario di viaggio immerso in una macchia
dall'inebriante profumo. C'è chi la chiama "vita da barbone";
io la chiamo "felicità"




L'ottava tappa di 83 Km mi porta verso le sabbiose spiagge di Platamona, sotto un cielo da cui cade una pioggia fine. Tralascio Porto Torres e punto verso l'interno: l'obiettivo è raggiungere l'altare prenuragico di Monte d'Accoddi.

Isolato in una piana destinata al pascolo, l'altare è composto da una insolita struttura terrazzata cui si accede con una scalinata in pietra. Sembra un modello in dimensione ridotta degli altari Maya destinati ai sacrifici. 
Giungo a destinazione un'ora prima della chiusura e ho tutto il tempo per visitare da solo questo posto pressochè unico in Sardegna, reso ancora più suggestivo da un cielo pieno di nuvole scure.



Sosta panoramica nei pressi di Castelsardo




Platamona Lido, le dune di sabbia di fronte al mare







in alto e in basso:
il sito pre-nuragico di Monte d'Accoddi














Si fa sera e non ho idea di dove dormire; chiedo alla guida se ci sono due metri quadrati liberi per la tenda, da qualche parte. Mi suggerisce di passare la notte al parcheggio del sito archeologico, sotto dei pini. Avrò anche l'acqua di una fontana a disposizione - che lusso.
E dulcis in fundo, raccolgo della rucola che farà da insalata: cosa chiedere di più ?







VERSO ALGHERO; CICLISTI VENETI;
BOSA E IL SUO LUNGOFIUME; UNA 
MEMORABILE CENA



Querce piegate dal vento, Piana di Alghero





Il cielo è foriero di tempesta, poi torna il sole. Viaggio verso sud e mi fermo al complesso nuragico di Palmavèra. Visito il nuraghe e faccio amicizia con Giuseppe, la guida. Decide di donarmi un magnete con l'immagine dei Quattro Mori, che ovviamente apporrò sul frigorifero e conserverò tutta la vita. A volte ci sono persone che trasmettono istantaneamente energia ed empatìa, e Giuseppe è uno di questi. Se siete diretti ad Alghero non tralasciate di visitare Palmavèra !






sopra e sotto:
Nuraghe Palmavèra, esterno e interno;
il villaggio risale a quasi 4000 anni fa
e si trova a soli 6 Km a ovest di Alghero









Alghero. La città possiede uno splendido
lungomare ombreggiato da palme e dotato di una 
meravigliosa pista ciclabile





Lascio Alghero e procedo su una delle strade più belle d'Italia, tanto da essere stata utilizzata per diverse pubblicità. La SP105 viaggia lungo la costa orientale offrendo a ogni metro scorci mozzafiato, soprattutto al tramonto.
Alle 18 decido di fermarmi a breve distanza dalla scogliera, imboccando una pista dissestata che si fa strada tra la macchia di mirto.



In viaggio verso sud lungo la SP105, una delle
strade più belle d'Italia




Tratto costiero tra Alghero e Bosa:
mi accampo su una scogliera e faccio
 fotograficamente onore al tramonto





Giovedì 4 aprile: prima di raggiungere Bosa incontro un gruppo di cinque cicloturisti veneti, una donna e il suo compagno con le bici elettriche - gli altri tre uomini con bici tradizionali. Tutti sulla sessantina e parecchio meno carichi di me perchè si fermano solo negli alberghi. 

All'ora di pranzo raggiungo Bosa, dove mi fermo in un Bed & Breakfast economico. La città si sviluppa lungo il fiume Temo, su cui si specchiano le case colorate delle ex concerie.
L'aria è fredda, quasi "da neve". A sera mi ricovero in una trattoria dove ri-incontro tutti i veneti seduti a tavola con sorrisi fino alle orecchie.
Ceniamo insieme - loro con porzioni industriali di pasta, io con un piatto di pecora in umido che mi manda in estasi mistica. Aggiungo anche una seada colma di miele, innaffiando con birra Ichnusa

Si parla di bici, di mappe, di strade, di viaggi, di esperienze, di vita.
Viene offerto a tutti un bicchiere gelido di liquore di mirto artigianale, che mi fa piangere dalla gioia.
Ci salutiamo all'uscita dalla trattoria; farò ritorno all'alloggio barcollando in un'aria fredda che odora di salsedine e al tempo stesso di legna bruciata nei caminetti. Memorabile serata.




Bosa. Il lungofiume e le concerie.





 NURAGHE TRADORI; PENISOLA DEL SINIS;
LA VECCHIA TORRE DI SEU E TANTI RICORDI


La cena di ieri sera, la notte di riposo in un vero letto e la mega colazione danno i loro frutti: divoro come nulla fosse la lunga salita ai 400 metri di Cuglieri, tutta fatta in compagnia di un simpatico cicloamatore, Massimo.

Ridiscendo verso Santa Caterina di Pittinuri/S'Archittu, sostando presso una splendida scogliera bianca con un arco scavato dall'erosione. E' un posto pieno di attività turistiche che adesso sono tutte chiuse tranne un paio di bar.






sopra e sotto: l'arco sul mare
e la spiaggia a S.Archittu









Ripresa la strada ritrovo un vecchio "amico" che avevo incontrato nel viaggio di 28 anni fa: Nuraghe Tradori.
La torre è ora recintata con cartelli di divieto di accesso, ma riesco lo stesso ad avvicinarmi e a fotografare. Che emozione rivedere le sue pietre dopo tutto questo tempo !



(ma dove sono: in Australia ?)




Nuraghe Tradori, il primo nuraghe
che visitai in Sardegna nel luglio del 1991




Sto percorrendo in parte le stesse strade del viaggio fatto a 19 anni; passo dal villaggio di San Salvatore con le casette stile-vecchio West; mi accampo nei pressi della penisola del Sinis; rivedo Torre di Seu, dove nel '91 avevo dormito su un'amaca; sfioro l'area archeologica fenicia di Tharros; faccio una foto davanti l'ultima casa dei pescatori rimasta in piedi e infine mi dirigerò definitivamente verso Oristano per iniziare la traversata dell'interno.

La resa della bici in termini di spostamento mi stupisce sempre, non mi stancherò mai di dirlo. Il tutto senza perdere un singolo dettaglio della strada, come le innumervoli lumache che cerco per quanto posso di non schiacciare sotto le ruote di Littoria.



Il borgo di San Salvatore con le sue
casette colorate stile-vecchia frontiera del West




Un tramonto rosato nei pressi della 
penisola del Sinis




Albeggia a Torre di Seu, dove avevo passato 
una notte 28 anni fa




Scogliera del Sinis all'alba




Penisola del Sinis





Colonia fenicia di Tharros, una
coppia di colonne restaurate di fronte al mare





Penisola del Sinis, la spiaggia di Ponente





L'ultima casa dei pescatori





Le cupole della chiesa di S.Giovanni di Sinis,
tra le più antiche della Sardegna





VERSO L'INTERNO; PAESI DI PIETRA;
 SPAZI SCONFINATI; PASTORI


Oltrepassata Oristano mi inoltro nell'interno dell'isola, dove il traffico si fa ancora più scarso. Viaggio su strade solitarie che si snodano in un paesaggio di querce, olivastri e campi sterminati con pecore al pascolo.

In cima a una collina nei pressi di Villaurbana scorgo la mole del nuraghe San Giovanni, la cui sommità è colonizzata dai fichi d'india. Uno dopo l'altro attraverso paesi di pietra dove la gente mi saluta e mi sorride. A Sini faccio una breve deviazione verso un ulivo segnalato come millenario. L'immensa pianta è a lato della strada, in un piccolo parco pubblico; mi commuove essere qui e toccare con mano questo Patriarca.




Villaurbana, nuraghe San Giovanni







sopra e sotto: Sardegna interna,
case di pietra e porte di legno









Sini, ulivo millenario







Genuri, portoni e strade lastricate




Tuili, chiesa spagnoleggiante




Greggi al pascolo





Nel tardo pomeriggio il cielo si fa più scuro; soffia un vento umido che ammassa nuvole su nuvole. La sagoma del Nuraghe Su Nuraxi, uno dei più grandi in Sardegna, si staglia tetra in un paesaggio che sembra avere il vuoto come dimensione.
Si scatena un temporale cui sfuggo per poco, trovando riparo in un accogliente B&B a Barumini.



Barumini, Nuraghe Su Nuraxi





sopra: accelero l'andatura
per sfuggire a un violento temporale;
Barumini non è lontana






ESCALAPLANO; DUE RAGAZZI; UNA PIZZA
E UNA SERATA PIOVOSA;
L'ACUTO PIU' ALTO DEL VIAGGIO


Avevo deciso di chiudere questo lungo post con la fermata a Barumini, invece voglio aggiungere un'altra tappa, la numero 13 di Km 53.
Sono ancora nell'interno dell'isola e inizio la lunga discesa verso la costa orientale; ad una curva nei pressi di Orroli appare la valle del Flumendosa, che ha scavato un canyon colossale e vastissimo alla cui sommità emergono altipiani detti "tacchi":



La valle del Flumendosa





E' un pomeriggio piovoso; attraversato il fiume al fondo della gola risalgo verso Escalaplano, un paese di poco più di 2mila abitanti a 350 metri d'altezza.
In giro c'è poca gente - l'economia del posto si basa sull'allevamento.
E' uno di quei villaggi in cui conta molto la sostanza più che la forma - francamente non c'è molto da vedere se non un bel murale e una chiesa.



L'arrivo a Escalaplano, il piovoso
pomeriggio del 13 aprile











Troverò rifugio in un B&B in fase di avviamento. E' gestito da una giovane coppia che si fa in quattro per accontentarmi. Portano a fatica su per le scale una stufa per scaldare la camera, riavviano uno scaldacqua a gas che non vuole saperne di accendersi, si scusano mille volte se il posto è ancora allo stato un po' "grezzo".



Il cortiletto del B&B a Escalaplano;
le apparenze non devono ingannare -
gli interni sono molto accoglienti





Mi scaldo con la stufa a gas; c'è freddo
e l'aria è parecchio umida





In serata continua a piovere. Mi reco sul corso principale del paese a cercare una pizzeria. Trovo un locale spartano e allegramente colorato di rosso, dove alcune famiglie stanno concludendo in festa questa giornata di domenica.

In ogni viaggio che ho fatto c'è stato un momento in cui mi sono sentito PROFONDAMENTE in viaggio, non so se mi spiego. E' un mix di sensazioni emotive alimentate dalla lontananza e da una indescrivibile felicità-nella-semplicità.
Succede qui, in questo paese, in questa pizzeria, in questo momento.

Davanti a questa pizza da 5 euro, con una birra fredda nel bicchiere, due bambini si avvicinano al mio tavolo e mi salutano.
Fuori piove e i pochi lampioni illuminano strade luccicanti d'acqua. Nell'aria c'è odore di incenso, di legna bruciata. E io sono QUI con questa gente - presente e temporaneo al tempo stesso.

E' l'acuto più alto del viaggio. Ricorderò sempre Escalaplano, la sera in pizzeria e i due ragazzi del B&B. Domani raggiungerò la costa orientale.




In pizzeria a Escalaplano




La grandiosa colazione che mi hanno
preparato al B&B


Sino a qui ho percorso 867 Km







NOTE A MARGINE





Sopra: pecora in umido;
  sotto: seadas;
queste ultime sono dei dolci fritti contenenti formaggio
e cosparsi di miele.
La trattoria di Bosa in cui mi sono felicemente trattenuto
si chiama Sa Cariasa e si trova in via Vincenzo Gioberti
in prossimità del fiume









Sito di Monte d'Accoddi, cena in tenda:
pollo impanato avvolto in spianata sarda
con aggiunta di rucola raccolta a bordo strada.
Lussi del viaggiatore !





Non resisto alla tentazione di portarmi a casa il ricordo
della gente incontrata. Ognuno ha la sua storia da raccontare,
dall'ingegnere al pastore.
Se non si parla con le persone che viaggio è ?



Vai alla prima parte del diario di viaggio
Vai alla seconda parte del diario.
Vai alla terza e ultima parte del diario