Visualizzazione post con etichetta costa tirrenica siciliana. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta costa tirrenica siciliana. Mostra tutti i post

lunedì 8 aprile 2024

Una mattina d'aprile al belvedere di Piraino, ME.

 

 

 


 

L'ultima volta che sono salito in bicicletta a Piraino (ME) è stato a gennaio del 2021, il secondo anno di virus venuto dalla Cina - anno in cui ero rimasto anche d'inverno in Sicilia.

Sono partito da Brolo, sul livello del mare. Da qui sono otto chilometri di salita sino ai 400 metri d'altezza esatti del paese, che svetta in posizione panoramica sulla costa tirrenica messinese:






Il borgo di 3800 abitanti è tranquillo, in quest'assolata mattina di aprile. Gli unici rumori sono quelli di vari cantieri sparsi qua e là. Ci sono scorci interessanti, chiese del 1400-600 e soprattutto il pezzo forte: l'impareggiabile Belvedere.







Sono le 10 quando giungo a questo straordinario balcone affacciato sul mare - le isole Eolie bene in vista. Tempo splendido con temperatura sui 21 gradi. Complessivamente sono salito senza fatica vuoi per il clima, vuoi per il maggior fiato che mi ritrovo. Domani un'altra seduta mattutina di camminata veloce perchè: l'appetito vien mangiando -

Sono grato al mio corpo per aver permesso questa gratificante escursione.


sotto: vedute dall'eccezionale Belvedere di Piraino, ME








sabato 6 aprile 2024

60 Km incantevoli da Capo d'Orlando a Castel di Tusa, ME.

 

 


 

 

Da Capo d'Orlando a Castel di Tusa (ME) sono sessanta chilometri esatti. Li ho percorsi tante volte ma non fisco mai di stupirmi.

Lascio alle 8 il piccolo adorabile porticciolo di S.Gregorio e pedalo lungo la costa. Raggiungo Torrenova e la sua splendida recente ciclabile; in breve sono ad Acquedolci, dove passo accanto al castello Cupane, deturpato in cento modi ma sempre pittoresco.

 



 

in alto: S.Gregorio di Capo d'Orlando e la ciclabile costiera di Torrenova (ME)

sotto: il castello ad Acquedolci





Poco traffico, poche salite. La temperatura è da sogno, sui 23 gradi. C'è un leggero vento favorevole alla direzione di marcia ma soprattutto sento chiaramente i benefìci delle sedute di camminata veloce: ho molto più fiato. Quanto è vero che il respiro è vita -

Torre del Lauro è una minuscola frazione recentemente scolvolta da incendi; mi fermo a fotografare il mare dai colori meravigliosi. Più avanti vado, più diminuisce l'urbanizzazione. Da Marina di Caronìa in poi le spiagge si susseguono deserte per chilometri - solo ulivi e occasionali gruppi di pecore raggruppate all'ombra.






Mi nutro di questo tepore, di questo sole che non fa sudare. Quattro rampe guadagnano i 100 metri di quota di Santo Stefano di Camastra, regno delle ceramiche. Ridiscendo verso la costa, vedo a distanza il monumentale quadrato che incornicia il mare, a Villa Margi: è il Monumento a un Poeta Morto di Tano Festa (1989), una delle opere della Fiumara d'Arte.





Poco oltre Villa Margi vedo su un'altura i ruderi di una grande dimora signorile con merlature - mi riprometto di tornarci. Per adesso l'obiettivo è Castel di Tusa, di cui vedo già le case a distanza.

Sono inondato da profumi che si accavallano tra di loro, fanno a gomitate: gli enormi pini marittimi ai lati della statale, il glicine in piena fioritura, fiori di alisso a bordo strada, cipressi che delimitano vecchie proprietà, eucaliptus.

Ed ecco Castel di Tusa, il bivio a destra per il Lungomare. Poche centinaia di metri e sono arrivato. Qui è la spiaggia di grandi ciottoli su cui sono poste barche bianche e azzurre; qui è il roccione di arenaria bagnato da un mare che è un incanto.

Sono le 13 e in giro ci sono solo pochi stranieri. Ci si saluta, sorridendo con gli occhi. Molti di essi indugiano ai tavoli dei due soli bar aperti, uno dei quali all'ombra dell'ennesimo castello. C'è una pace tale che le poche persone in giro tacciono o parlano a bassa voce, come per non rompere questo sogno a tre dimensioni - lontano anni luce dalla baraonda di luglio e agosto.

Quella panchina libera e all'ombra è adesso tutta per me. Leggo 'Sulla strada' di Jack Kerouac, poi guardo il mare. Manca poco meno di un'ora per il treno delle 15,50 che mi riporterà al punto di partenza.

 

Non so descrivere appieno l'energia positiva di questo posto, poichè a parte il linguaggio narrativo e fotografico, non ne possiedo altro.

 

 



 

sopra e sotto: immagini dell'arrivo a Castel di Tusa, ME

 




 


sabato 18 novembre 2023

Un pomeriggio a Torre del Lauro, ME.

 

 

 

Mi andava di rivedere un posto a me caro: Torre del Lauro, sul litorale tirrenico messinese. Tagliata fuori dal percorso ufficiale della Statale, che la scavalca con un immenso viadotto che deturpa mezza spiaggia, questa frazione del comune di Caronìa (ME) mi ha sempre affascinato per il suo carattere solitario e defilato.

 

Qui ho campeggiato, passeggiato, fatto foto di grande bellezza. In particolare al tramonto quando non c'è anima viva e si sente solo il rumore assordante del mare che rivolta milioni di ciottoli.

Devastata da vasti incendi lo scorso ottobre - incendi che hanno danneggiato anche le villette a ridosso del mare e carbonizzato eucaliptus e macchia costiera - Torre del Lauro o ciò che ne resta è sempre lì con la sua Bellezza appartata che si rivela a chi la sa leggere.

La vecchia stazione assediata dall'incendio, l'albergo abbandonato dove tutto è rimasto fermo a 30 anni fa, l'unica strada che una volta fu Statale poi declassata - le nuvole, IMMENSE, che solcano il cielo, lo spettacolo delle onde che si rompono sugli scogli con suono di cannonate, la luce - quella luce - che è prima arancione poi azzurra poi blu, fredda. L'odore del mare e una macchina fotografica, come diversi anni fa e come adesso, ieri, qui - malgrado la barbarie degli uomini, l'inciviltà, l'immondizia, gli incendi - tutto ciò insomma a cui volto le spalle.

 




 



  

sopra: due immagini della spiaggia riprese ieri

sotto: Torre del Lauro, novembre 2016






sabato 3 dicembre 2022

Una breve passeggiata a San Gregorio di Capo d'Orlando.

 


 

 

Una recente mareggiata ha portato ancora una volta ghiaia marina fin sulla strada costiera di borgo San Gregorio. Ripulita dagli operai del comune, la strada è di nuovo percorribile almeno sino alla curva del Faro, laddove insistono da più di un anno lavori di consolidamento.

Ho sempre adorato passeggiare a piedi, in bici o in auto presso questo piccolo agglomerato di case che un tempo dovevano contarsi sulla punta delle dita - non più d'una decina di fabbricati usati dai pescatori. Malgrado la presenza di diverse costruzioni di una trentina d'anni fa, questa frazione ha mantenuto quell'aspetto "a misura d'uomo" che è ancora più apprezzabile a novembre o dicembre, quando anche gli ultimissimi stranieri sono andati via.

La spiaggia, lunghissima, inizia nei pressi del nuovo porto turistico. Dopo uno stabilimento balneare chiuso in questa stagione si arriva al borgo. Una chiesa rosso mattone seminascosta, qualche abitazione in stile eoliano, una vecchia barca ridipinta, diverse case-vacanza che si spingono con difficoltà sull'altura rocciosa e un bar-trattoria con la saracinesca azzurra e un arredamento rimasto immutato da 40 anni. Un operaio vestito con un impermeabile giallo limone rimuove con molta calma l'ultima ghiaia dal marciapiede. Lo osservano due anziani con pesanti giacconi seduti sul lungomare.

Finite le case si prosegue in direzione del Faro di Capo d'Orlando. La strada offre un magnifico spettacolo di intime spiaggette circondate da scogli, si infila in una galleria, serpeggia stretta tra il costone roccioso e il mare, oltrepassa due stabilimenti balneari e passa accanto al 'circolo nautico' dove diverse barche colorate giacciono in secca.

 



 



Poco dopo il circolo si arriva a una curva e qui, almeno per il momento, la strada si interrompe un centinaio di metri prima del Faro. Il cantiere impedisce di proseguire - ma forse è meglio così. Questa interruzione scoraggia gli automobilisti dal passare di qui - col risultato che c'è meno traffico di quanto normalmente ce ne sia in questo periodo dell'anno.

Il sole in Sicilia viene fuori almeno una volta al giorno - così mi sembra dicesse Cicerone. E infatti un po' di luce riesce a filtrare dalle nuvole ancora grigie di pioggia che si stanno allontanando verso levante. Brillano per qualche minuto gli scogli sulla cima dei quali si posano da sempre innumerevoli gabbiani.





Ripercorro la strada fatta all'andata. Rieccomi di nuovo dentro la galleria dove passavo in bici trent'anni fa, nelle uscite fatte in pieno agosto con l'entusiasmo dei vent'anni. Riecco il borgo, la spiaggia dove a metà ottobre l'acqua è ancora calda e si può fare il bagno in tutta "libertà".

Venire qui è come riavvolgere un nastro. Ricordi di tanto tempo fa ma anche recenti, e sempre piacevoli. Il sole continua a illuminare le case e le barche - il mare ha dimenticato la furia di alcuni giorni fa. Penso alla felicità e alla mia campagna, molto più in alto sulla collina, mentre lascio borgo San Gregorio e vado via.

 






mercoledì 17 novembre 2021

In bici tra le ville antiche di Bagherìa e il vicino Capo Zafferano (PA).

 

 


 sopra: davanti al palazzo Cutò, all'inizio del giro


"Benvenuti a Bagherìa - città delle Ville"; così recita il cartello apposto alla periferia di questo popolatissimo centro di oltre 55mila abitanti a quindici chilometri da Palermo. 

 

Bagheria fu nei secoli XVII e XVIII luogo deputato alla villeggiatura di nobili palermitani che vi costruirono meravigliose ville circondate da ettari di agrumeti - spesso scenograficamente orientate verso il mare. Da tempo desideravo visitarle e così ho organizzato un piccolo tour treno+bici che qui descrivo -

Partito da Capo d'Orlando (ME) alle 5,50 am ho raggiunto la stazione di Bagheria poco prima delle 8. Già a pochi passi dalla stazione mi sono fermato a fotografare il bel palazzo Cutò, edificato agli inizi del 1700 e sede di una biblioteca universitaria.



sopra: il cortile interno del palazzo Cutò



Spostandomi verso la parte occidentale della città ho raggiunto la bella Villa Cattolica, del 1736. Dotata di uno scalone doppio e di un magnifico viale d'ingresso bordato a palme.


sopra: prospetto ovest di Villa Cattolica



E' stata quindi la volta delle ville del centro città. Percorrendo il corso Butera in leggera salita ho lasciato sulla destra la mole di palazzo Inguaggiato (1770), riccamente decorato. Più avanti, sempre sulla destra, la chiesa Madre (1708) in tufo giallo domina un'ampia piazza popolata da anziani con la coppola intenti a discutere di massimi sistemi.



in alto: palazzo Inguaggiato, al n.116 di corso Butera

in basso: la chiesa Madre di Bagherìa




Corso Butera termina dinanzi l'omonimo palazzo sede del comune. Si tratta dell'edificio più antico della città - quello che il principe Branciforti eresse nel secolo XVII dopo aver messo a coltura i terreni attorno. Un secolo dopo, nel 1769, un discendente dei Branciforti ristrutturò la residenza e aprì un sistema razionale di strade su cui si formò la città sino ai giorni nostri- e qui specifichiamo: quasi sempre distruggendo il verde dei parchi e degli antichi agrumeti e accerchiando o demolendo le ville antiche.

Girando attorno al palazzo mi sono imbattuto nell'originario ingresso dotato di torre sulla cui facciata figura la scritta "O corte adio", a significare lo sdegnoso ritiro in campagna del Branciforti. Antiche beghe tra ricchi.

L'accerchiamento edilizio di questo palazzo è davvero spaventoso. Il retro della struttura è illeggibile; regnano disordine e immondizia. Ho fotografato mucchi di spazzatura a 5 metri di distanza dalla vecchia torre d'ingresso - e sul lato sud la situazione non è migliore. Le strette strade inferociscono gli automobilisti che non tollerano minimamente la presenza di una bici - e io non sono, diciamo, a mia volta la persona più tollerante del mondo. Tralascio i dettagli.





sopra: il turrito ingresso ovest al palazzo dei Branciforti con la fatale scritta rivolta verso Palermo


sotto: spazzatura a pochi metri dall'antico edificio

 




L'impressione è la stessa che ho avuto a Palermo: appena si oltrepassa di un centimetro una via "centrale", che in qualche modo per salvare la facciata deve essere tenuta pulita, inizia il territorio della lordura e dell'inciviltà. La differenza in positivo è che qui non ci si deve guardare alle spalle e non si viene importunati da accattoni ogni 5 minuti. Si percepisce di essere in una realtà più ristretta e casareccia - di provincia insomma.

 

Spostandomi verso piazza Garibaldi ho raggiunto la villa forse più famosa di Bagheria: Villa Palagonìa, costruita nel 1715 per Ferdinando Gravina, principe di Palagonìa e pretore di Palermo. E' conosciuta come "villa dei mostri" per le grottesche figure che ornano l'ingresso e non solo.





in alto: Villa Palagonìa e uno dei vecchi ingressi secondari, murato e assediato da nuove costruzioni


A pochi passi dalla villa su citata ho fotografato il lungo viale di ingresso di Villa Trabia, non accessibile ai plebei. Lo stile questa volta è diverso dal barocco in pietra ocra; rammenta forse più certe ville del comasco:


in alto: la facciata principale di Villa Trabia


A questo punto mi sono trovato nella parte orientale della città. Grazie al navigatore gps e alla relativa rapidità consentita dalla bicicletta ho raggiunto il vicino centro di Santa Flavia (11mila ab.) anch'esso caratterizzato da diverse dimore nobiliari -

La principale di esse è Villa Filangeri, posta all'inizio di un viale digradante verso il mare. Iniziata alla fine del 1600 e completata nel 1763 con tanto di chiesa Matrice dedicata a Sant'Anna. Il palazzo è sede del comune.




sopra: Villa Filangeri a Santa Flavia (PA)



Pochi colpi di pedale e sono arrivato ai vicini borghi di Porticello e Sant'Elia. Sole che splendeva e molto meno traffico - un sollievo, dato che ne avevo abbastanza di vedermi sorpassato da auto e camion a 15 centimetri dal mio quadricipite sinistro.





in alto e in basso: splende il sole delle 11 ai porticcioli di Porticello e S.Elia, oasi di pace marinara dopo il caos di Bagherìa

 






Dall'adorabile piccolo molo di Sant'Elia si sale (di poco) verso il vicino Capo Zafferano. La quantità di villini costruiti negli anni '70 è indicibile. Unico punto meraviglioso e libero da costruzioni è la località 'Tre Piscine', una serie di insenature di bianca roccia calcarea dove il mare assume colori da sogno:






Doppiato il Capo Mongerbino una strada tranquilla a mezzacosta scende verso il mare in direzione Palermo, di cui si vede il golfo. E' stata una piacevole sorpresa giungere al sabbioso porto di Aspra, popolatissimo di barche e animato da contrattazioni marinare:




sopra: il golfo di Palermo visto da Capo Mongerbino e il porto di Aspra


sotto: due immagini di Aspra (PA)





Da Aspra un lungo rettifilo riporta a Bagherìa. Ho deviato sulla destra per raggiungere Villa Isidoro De Cordoba, recentemente restaurata dopo decenni di abbandono. Il palazzo risulta decentrato e circondato da uliveti - doveva essere bellissimo. Purtroppo a pochi metri dall'ingresso, ancora immondizia. Seguendo il navigatore mi sono ritrovato su una strada laterale in terra battuta, anzi: di vetro battuto, nel senso di frammenti di cocci di vetro a milioni - residuo di precedenti discariche a stento rimosse. 

E mi sono rimosso anch'io da questa strada (se tale si può chiamare) dato che il posto era perfetto, direi ideale, per un'aggressione a mano armata.




sopra: Villa Sant'Isidoro De Cordoba, oggi casa-museo

 

sotto: rifiuti a pochi metri dal citato palazzo e un vecchio opificio a poca distanza su cui non ho avuto il tempo di indagare





Bagherìa è di nuovo vicina. Mi ha fatto venire da ridere il tentativo di una pista ciclabile assolutamente inutile, di poche centinaia di metri, sulla quale c'erano parcheggiate una quindicina di auto:




A mezzogiorno passato ho raggiunto di nuovo la città. L'ultima villa che mancava all'appello era Villa Ramacca, del 1700. Si trova in posizione leggermente elevata, sulle primissime pendici del Cozzo San Pietro (m.345). Gli elementi simbolo del barocco nobiliare qui ci sono tutti: il viale scenografico, le colonne del cancello, la doppia scalèa, lo stemma, la balaustra in pietra, la vista verso il mare e ciò che rimane, molto ben curato, dell'antico giardino.

Villa Ramacca è usata come location per matrimoni e forse è questa la sua fortuna. Poco è stato cancellato, tutt'attorno - e la cura richiesta dalla attuale destinazione d'uso ne preserva la bellezza. Mi sono intrattenuto a parlare con un giardiniere che mi ha permesso di scattare qualche foto della villa e il retro di essa. Abbiamo discusso di agrumi, olivi, piante centenarie - e inevitabilmente prima dei saluti il discorso si è concluso con: "chissà com'era qui cento e più anni fa, senza immondizia, senza condomini con le tapparelle di plastica, senza auto".

Un curioso albero dal tronco spinoso, identificato come Ceiba Speciosa, orna il viale d'ingresso che scende verso la città: lo avrà piantato il principe o un suo discendente?

 



 

in alto e seguenti: la bellissima Villa Ramacca, a circa mezzo chilometro dal nucleo urbano di Bagherìa






Il mio giro è praticamente concluso. Mi sono recato presso una friggitoria tradizionale nei pressi di via Stazione dove ho provato il famigerato pane con la milza (di vitello, nda) - uno dei must del cibo da strada palermitano -

Il tempo stava per mettersi al brutto, con nuvole nere e minacciose provenienti da est. Ho scattato un'ultima foto al bel palazzo Cutò, il primo che avevo visitato stamattina, e mi sono recato alla stazione ferroviaria dove ho atteso al riparo dalla pioggia l'arrivo puntualissimo della fiammante elettromotrice ETR 104 che in quasi due ore mi ha riportato a Capo d'Orlando.

Sceso dal treno, ho respirato di nuovo l'aria pacifica di queste "mie parti". Infinitamente provinciali, infinitamente meno caotiche. Non me ne vogliano i bagheresi - ma qui è tutto un altro mondo. Non la perfezione, ci mancherebbe, ma una città pulitissima ovunque - dove gli automobilisti non sbraitano improperi a chi "si permette" di andare in bici e dove il lungomare - probabilmente il più bello tra Messina e Palermo - vanta una vera pista ciclabile protetta e inaccessibile alle auto.

Erano quasi le 17 e le luci di Capo d'Orlando si erano accese. In fondo all'orizzonte si avvicendavano nubi temporalesche e fulmini lontani sul mare. Ho percorso in bici avanti e indietro il lungomare sino al pittoresco faro e quindi ho fatto rientro a casa.




sopra: le ultime foto scattate a Bagherìa; palazzo Cutò e i nuovi treni regionali


sotto: di rientro alla "mia" Capo d'Orlando (ME)





CURIOSITA'

A Bagherìa, all'inizio di via Ramacca, si trova un edificio industriale su cui è apposta la scritta: 'Imprese Elettriche Rosolino Gagliardo'. Una targa informa che "Il cavaliere Gagliardo, 1875-1970 (95 anni !) da vero pioniere realizzò in questo isolato la prima centrale elettrica a carbone della Sicilia".





Il pane con la milza come già detto è un classico del cibo da strada di Palermo e provincia. La milza di vitello precedentemente bollita o cotta a vapore viene fritta nello strutto e messa nel pane ancora calda. Viene condita con limone (come ho fatto io) oppure con caciocavallo o ricotta. Il sapore forse rammenta grossomodo quello del fegato di vitello, ma con una consistenza meno "farinosa". Si tratta di un alimento difficile da digerire, almeno per me. Da provare almeno una volta per amor di scoperta. Costo euro 2,50.

 



Il giro fatto in bici è lungo all'incirca 24 chilometri e l'ho percorso in senso antiorario. La distanza relativamente breve non deve ingannare: si perde parecchio tempo a fotografare le ville, a reperire le strade in centro città ecc. - ho fatto benissimo a esportare la traccia sul navigatore gps per ciclismo; davvero un grandissimo aiuto. In basso, la traccia del percorso (Mapy.cz).