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giovedì 10 novembre 2016

Autunno sui Nebrodi, I^ selezione fotografica 2016.




Sguardi d'Autunno è la mia rassegna sulla fotografia di paesaggio dei Nebrodi, perlomeno la prima di quest'anno. Ho cercato di selezionare le immagini più significative, di comunicare quello che la bellezza di queste montagne mi ha trasmesso nel corso delle varie escursioni. Quella dei Nebrodi, a differenza dell'Etna, è una natura meno impetuosa e irruenta, più soft. Atmosfere sospese e rarefatte, silhouette di immensi faggi secolari che si stagliano entro nebbie soffuse e piste in terra battuta che si perdono verso orizzonti immaginari.

Alcuni dei miei tour fotografici sono alla portata di tutti; in altri mi sono spinto verso contrade remote frequentate e conosciute solo dai pastori o dai Forestali. Spesso sono loro la sola e unica presenza umana in questo sistema complesso di montagne che richiede un'elevata conoscenza topografica e tanta, tanta voglia di camminare.

Ecco, camminare. Come ieri, tra nevischio e freddo gelido, sino a un lago d'alta quota che si chiama Biviere, solitario e sferzato da venti micidiali. Essenza pura e sublimato, io in esso e con esso, di un solo concetto: bellezza.

Buona visione -


Piani d'orizzonte si succedono all'infinito
sotto un cielo che sembra esserne lo specchio



I tronchi distorti e coperti di muschio di questi tre alberi
sembrano riprodurre una grottesca danza alla prima luce del mattino



La nebbia avvolge un vecchio faggio dalle foglie dorate



Il sole illumina per un solo attimo questa piccola 
quercia cresciuta sul pendìo di una remota area del Parco



Il compesso sistema di radici di un piccolo faggio
che si affaccia sull'orlo di una valle



Le gialle e sparute foglie di questi faggi appaiono
quasi sospese ed evanescenti



Basse nuvole sfilacciate accarezzano una collina
punteggiata da alberi d'oro



Una pioggia di bacche rosse



Cavalli in libertà presso contrada Case Botti, un'area 
attrezzata del demanio Forestale



Alberi spogli e sferzati dal vento
si stagliano sulla sfondo di nere montagne



Un immenso e maestoso faggio all'interno
del bosco di Mangalavìti



Concerto di vecchie essenze botaniche
all'interno del bosco secolare di Mangalavìti



Nevischio e freddo gelido sembrano preannunciare
l'arrivo dell'inverno nella faggeta



Questo vecchio faggio isolato sembra fare
da direttore d'orchestra agli alberi che lo circondano



Un altro esemplare di faggio secolare sembra
stabilire legami, connessioni, con gli altri elementi del bosco



Un breve squarcio nelle nuvole spinte dal vento di Maestrale
dona al paesaggio un momento di luce; in fondo a sinistra, il mare
che si intuisce appena, contribuisce a creare un'atmosfera quasi onirica



I faggi colorati di Monte Soro si spingono in un unico
manto rosso sino alle rive del lago Biviere di Cesarò, bacino
posto ad oltre 1200 metri d'altezza



La luce debole del pomeriggio filtrata dalle nebbie
crea riflessi surreali su questo piccolo specchio d'acqua
a pochi passi dalla Dorsale dei Nebrodi



NOTE PER L'ESCURSIONISTA.


Ho scattato la maggior parte delle foto nel bosco di Mangalavìti, una delle aree più belle del parco in quanto caratterizzato da una secolare faggeta che si estende per ettari a est e ovest dal punto di accesso. L'area è attraversata dalla Dorsale dei Nebrodi, pista lunga 70 km che percorre più o meno l'intera cresta sommitale dei Nebrodi da Floresta a Mistretta (ME). Da questa pista è anche possibile raggiungere il lago Biviere di Cesarò, bacino naturale a 1200 metri di quota circa, nonchè effettuare variazioni in valli e contrade secondarie.

Malgrado la Dorsale sia in gran parte coincidente con l'importante Sentiero Italia, la segnaletica non è affidabile. A parte alcuni cartelli del CAI, non ci sono ( perlomeno sui Nebrodi orientali ) segni bianco-rossi apposti su rocce o muri. Dotatevi di una buona carta e non fidatevi.

In Autunno in paesaggio di queste montagne è spettacolare, ma occorre anche tenere conto di:
- presenza di venti molto forti da Nord-Ovest
- possibilità frequente di nebbie con calo della visibilità
- fango e pozzanghere estese e profonde
- durata della luce del giorno ridotta

Tenete molto in considerazione quest'ultimo punto, soprattutto. Rimanere all'interno di un bosco alle 16 passate può costituire già un rischio se non si conoscono le piste a menadito !
Rimango a disposizione per eventuali consigli o indicazioni.









giovedì 12 novembre 2015

Concerto d'Autunno. A tempo di marcia. Attorno al Monte Soro, Parco dei Nebrodi.




Terza escursione mia e di Luigi, questa volta sulle piste del Parco dei Nebrodi. 
Abbiamo effettuato un anello di oltre trenta chilometri attorno al Monte Soro, m.1847, raggiungendo i laghi Biviere di Cesarò e Maulazzo.


   Nella prima parte di questa escursione, a causa delle innumerevoli piste non segnalate nè segnate sulle carte, abbiamo avuto qualche difficoltà nell'orientamento: a un certo punto siamo finiti in un vallone che sembrava non portare da nessuna parte. Con l'aiuto della bussola ci siamo spostati a poco a poco verso nord, intercettando alla fine la Dorsale dei Nebrodi.

   Quest'uscita è stata magnifica sia per i paesaggi e i colori della natura, sia perchè i ( relativi ) momenti di difficoltà che abbiamo vissuto hanno rinsaldato la nostra amicizia. E' stato bello giungere stanchi sulle rive del lago Maulazzo, dove una sorgente freschissima ci ha dissetato e dove i faggi, già abbastanza spogli, si specchiano sulle acque in un caleidoscopio di colori letteralmente unico.


Dove nasce un torrente. Nei pressi di Monte Soro, Nebrodi.


 Sopra: l'immenso Acerone di Monte Soro,
uno degli aceri montani più grandi d'Italia.
Età stimata: 500 anni.
In altre nazioni ci sarebbe la fila per vedere quest'albero.
Qui sui Nebrodi due cartelli consumati e quasi illegibili
che solo per caso ci siamo soffermati a decifrare,
portano alla radura deserta dove giace questa meraviglia
della natura.


La mole dell'Etna dalla cima appena innevata ripresa dal versante est di M. Soro.

In alto e sotto: dopo due ore di incertezze e disorientamento,
avvistiamo dall'alto il lago Biviere, m.1278.
Urliamo di felicità e scendiamo di quota sino alle rive
dove ci fermiamo a mangiare ascoltando gli uccelli.



La valle del torrente Rosmarino e i contrafforti occidentali delle Rocche del Crasto.
I faggi si specchiano sulle acque del lago Maulazzo,
un bacino artificiale creato nel 1980 e oggi
perfettamente inserito nel paesaggio.



in alto: l'ultima immagine del lago, di ipnotica bellezza,
scattata prima di percorrere gli ultimi 2,5 km di pista
e rientrare alle auto.


I miei consigli.
Non sottovalutare i Nebrodi, mai. Noi abbiamo fatto quest'escursione in una splendida giornata luminosa e soleggiata, ma in presenza di nebbia o maltempo muoversi su queste montagne senza conoscere a menadito le piste, che sono milioni e si intersecano reciprocamente senza indicazioni, può significare solo una cosa: perdersi.

Un punto di riferimento può essere costituito dalla pista principale, la Dorsale, ma raggiungerla potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi, dato che i Nebrodi non hanno un unico crinale ma una distribuzione complessa di montagne e valloni, le cosiddette Serre.

Portare una carta dettagliata e una bussola.
Non perdere la calma se non si capisce dove si è finiti (accade spesso).
Non fidarsi di reportage su internet che la raccontano facile.

Se non avete un buon senso dell'orientamento rimanete a casa
o scegliete mete più facili.