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martedì 2 febbraio 2016

Due giorni in bici tra il parco del Ticino, il Lago Maggiore e il Lago di Varese. Short Winter Trip.






Secondo un’antica leggenda, i giorni della merla sono i più freddi dell’anno. In effetti in passato ho constatato che qualche volta è stato vero – di certo non quest’anno, comunque. Per l’occasione ho fatto un piccolo viaggetto ciclistico di due giorni: 170 chilometri totali lungo il parco del Ticino, il Lago Maggiore e il Lago di Varese, con pernottamento in tenda secondo la tradizione più purista di Lupolibero. Enjoy !








     Ho lasciato casa alle 8 del mattino facendo rotta verso ovest in direzione Legnano. Mèmore della scorsa partenza di aprile 2015, quando mi trovai immerso in un traffico infernale e pericoloso, sono partito di domenica, e questa è stata una carta vincente: poche auto e niente camion - un vero lusso. Al 40° chilometro ho raggiunto Turbigo e di lì a poco la ciclabile del fiume Ticino, che ho iniziato a percorrere verso nord incrociando solo camminatori e ciclisti. Alle 13 ho fatto sosta presso una piccola area verde a pochi passi da Sesto Calende, confortato da un sole appena tiepido e da un sorsino ( giusto un sorsino ) di Rum.


ore 8 di domenica mattina: strada deserta tutta per me.

chilometro 40: incrocio la ciclabile del Ticino in località Turbigo



Parco del Ticino nord: opere idrauliche del consorzio Villoresi

ore 13: sosta per pranzo con assaggio finale di liquorino confortante



     Ho deviato per Angera e la sua antica Rocca, dove l’ampio parco sul Lago Maggiore era affollato di gente pacifica e sportiva che si godeva questa bella giornata invernale, quindi mi sono diretto a nord in direzione di Ispra, luogo a me noto per aver svolto la tesi di laurea nel famoso Centro Euratom. Vi invito a rileggervi quel vecchio post, dice molto della mia vita.


     Intorno alle 16 ho iniziato a cercare un posto dove accamparmi, cosa non molto facile data la forte antropizzazione, cioè terreni privati, recinti, ville, villette e villoni.

   Rammentavo che a monte dell’Euratom iniziava un sentiero per escursionisti, ma non riuscivo a ritrovare il punto esatto. Presso un parcheggio c’erano quattro ragazzini Scout e un gruppo di adulti anch’essi Scout. Ho chiesto lumi a un uomo vestito come il Gran Mogol delle Giovani Marmotte – mi veniva quasi da ridere - era coperto di stemmi e distintivi neanche avesse fatto la guerra in Crimea e la campagna di Russia – ma del sentiero non ne sapeva nulla: “non so, non lo so, non le so dire…”  - La donna vicino a lui è intervenuta indicandomi la retta via: “appena duecento metri più indietro, sulla sinistra”. Grazie ! Credo che l’uomo lo sapesse pure, ma se n’era lavato le mani per strafottenza mista a una punta di invidia, lo avevo radiografato e non credo di essermi sbagliato. Ciao Gran Mogol, stammi bene !


Il parco di Angera e la Rocca

Il Lago Maggiore nei pressi di Ispra (VA)









     Bingo ! Mi sono inoltrato per un chilometro e ho piazzato la tenda su una deliziosa collinetta deserta, godendomi il freddo tramonto invernale tra gli alberi spogli. Appena in tempo: calava l’oscurità e con essa la temperatura; ho acceso la radio constatando che la mia adorata Radio Lifegate era coperta e disturbata da altre emittenti. Peccato. Ho ripiegato su Radio Capital, anche se non reggeva minimamente il confronto. – …che problemi, vero ?

    Ho scaldato una gavetta di polenta con pezzi di pollo, innaffiando il tutto con birra resa fredda senza bisogno di frigorifero; alle 21 ho spento il telefonino, letto qualche pagina del grande Mauro Corona, poi ho chiuso il saccoletto e iniziato a dormire.



 






SECONDO GIORNO. 


     Risveglio alle 7. Ho acceso la radio e fatto colazione ascoltando le news del mattino. Fuori era tutto gelato – il termometro era andato di poco sottozero, nella notte. L’alba rosso fuoco faticava a scaldare l’aria; ho impacchettato tutto il materiale e l’ho caricato sulla bici – prima di andarmene ho dato un’ultima occhiata ai due metri quadrati dove avevo trascorso la notte, poi via sulla Strada. Ho fatto una breve sosta sul lago in località Monvalle, quindi mi sono mosso in direzione del Lago di Varese. Alcune salite in località Besozzo mi hanno scaldato i muscoli, che mi piacesse o no. Intorno alle 10 e 30 ho intercettato la ciclabile della sponda sud del Lago di Varese, meglio segnalata rispetto a quella del Ticino, percorrendola per quindici chilometri sino a Capolago su questo nastro d’asfalto tutto per ciclisti che di lunedì mattina era tutto per me.

Alba invernale. Mi scaldo le mani con la tazza calda.


Tutto sommato poteva andare peggio...





Pescatori sul Lago di Varese



Il barcaiol del varesotto.

Un tratto della ciclabile del Lago di Varese, a due corsie.

Cappella in località Bodio-Lomnago (VA)



      Per evitare di rimanere invischiato in grossi svincoli disumani ho cercato di dirigermi verso piccoli centri su strade secondarie; ho chiesto perciò indicazioni per il piccolo centro di Cartabbia, dato che esiste sulla carta ma non è segnalato. Un anziano mi ha fatto andare da tutt’altra parte, facendomi perdere mezz’ora di tempo. Credo che mi abbia dato un’indicazione scorretta solo per non ammettere che non conosceva quel posto neanche lui. Questa vicenda mi ha convinto all’acquisto di un navigatore GPS per ciclisti. In macchina è un conto, sbagli strada e ti incazzi un pochettino, sbuffi ma non fai nessuna fatica – in bici è tutt’altra storia, con i bagagli e le energie che sono sempre contate. E poi l’idiozia di certuni… mamma mia che fastidio…



     A Cartabbia iniziava una durissima salita, e ormai si era fatta l’una. Ho raggiunto il piazzale di una chiesa e mi sono fermato a consumare un pasto frugale; il cielo si era annuvolato. Tra saliscendi e piccoli paesi ho raggiunto la ciclabile della Valmorea, un tratto di ferrovia dismessa che ho percorso sino all’antico borgo medievale di Castiglione Olona. Da lì ho guadagnato la trafficata provinciale e riportato me e Littoria alla base, dove mi sono goduto il rientro del legionario: doccia calda, musica jazz, cena abbondante e vino del Veneto, ben fresco al punto giusto. In serata è sceso un nebbione mostruoso: bello essere a casa. Merla Winter Trip is over!





in alto: un vecchio vagone abbandonato
della ferrovia della Valmorea.
in basso: la stazione ormai dismessa
di Castiglione Olona (VA).







sotto: due scatti del centro storico di Castiglione Olona,
incredibilmente privo di auto - di solito si trova un suv bianco
dell'Audi sempre piazzato davanti la chiesa a rovinare le foto.

Non trovare auto in sosta è un evento rarissimo,
avviene ogni 300 anni !!!




Non ci posso credere: anche il Palazzo Branda Castiglioni
senza auto posteggiate davanti:
ma dove sono finiti tutti ?
Dove siete ???


Il rientro a casa: 170 km percorsi e vinello per cena. Greetings.