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sabato 8 giugno 2019

Il tempo che ci vuole per fare e per vedere.



Nell'arco degli ultimi dieci giorni siamo passati dalla stufa a legna accesa a temperature di oltre 30 gradi. Si muore di caldo già alle sette del mattino; la sera per fortuna si riesce a respirare grazie al fatto che ci troviamo a 500 metri d'altezza. 

Cose realizzate:
con i numerosi cedri maturati quest'anno abbiamo fatto un bel po' di marmellata. E' la prima volta che ci siamo cimentati con questo agrume tutto particolare. Il risultato è stato più che soddisfacente, posto che si usi almeno l'80% di zucchero ( per 1 Kg di polpa priva di scorza, 800g di zucchero ), dato che la polpa libera un'essenza spaventosamente amara in cottura.
Il mio suggerimento per apprezzare al meglio questa marmellata è di accompagnarla con del burro.






sopra e sotto: preparazione della
marmellata di cedri








Il lavoro di ri-pitturazione del pergolato di ferro è finito. Riassumendo: rimozione della ruggine con spazzola metallica e smerigliatrice; mano di fondo di antiruggine al minio; prima mano di smalto per metalli; seconda e ultima mano di smalto per metalli.

L'ultima mano di smalto l'abbiamo data con un colore più scuro dato che il colore precedente sembrava troppo "chiaro" - troppo "ferro in quanto tale". Il fastidio maggiore durante questo restauro è stato causato dai tralci di vite. Ancora un po' e il fogliame avrebbe reso impossibile l'opera.



Il pergolato redento, finalmente del colore che volevo:
Grigio scuro a grana fine Boero





Abbiamo re-imbiancato la cucina, che dopo sei anni aveva i muri parecchio anneriti dal nerofumo emesso dalla stufa a legna:



Locale cucina: notare lo sporco soprattutto in alto a destra



Era presente qualche sfogliamento della precedente tinteggiatura causato dall'umidità. Questo è l'unico locale insieme all'ingresso che poggia direttamente sulla terra; tutto sommato per questo motivo e per essere un edificio dell'Ottocento l'umidità è davvero poca.
Ho rimosso il materiale incoerente con una spatola e stuccato le zone interessate:


Le uniche zone colpite dall'umido sono
quelle a destra e a sinistra del lavello




La parte più pesante del lavoro è stata la tinteggiatura del soffitto, fatta con un plafone ben carico. Due suggerimenti: usare plafoni (pennelli larghi) professionali e non di plastica; usare una tinta professionale ricca di pigmento e antimuffa.
Risparmiare in queste cose NON PORTA A NULLA DI BUONO, GARANTISCO.







La seconda mano di imbiancatura del soffitto l'ho data in senso ortogonale alla prima con un rullo (ben carico), e il risultato è stato ottimo e veloce. Raramente in questi lavori ci sono sconti - in questo caso è andata bene.






in alto e in basso:
la cucina re-imbiancata
( due giorni e mezzo di lavoro )






Due ultimi suggerimenti: sebbene siano lavori più vili e meno gratificanti, cercate di:

- togliere dai piedi quanti più mobili possibile, spostandoli in altre stanze;
- nastrare con la massima cura battiscopa e quant'altro per evitare di perdere tempo a ripulire dalle macchie una volta finito il lavoro




Abbiamo infine: 
- ripristinato l'acqua per irrigazione con il mio vicino, ripulendo vasche a monte, vasca a valle, sentieri tecnici lungo il tubo e un tratto di tubo parzialmente occluso da depositi di calcare;
- decespugliato a filo altre aree del terreno;
- iniziato a potare gli agrumi;
- impiantato l'orto 2019;
- ripulito i pannelli fotovoltaici dalla sabbia fine portata dalla pioggia malefica di scirocco;
- rotto un motore di decespugliatrice per cause ignote (210 euro);
- rotto la trasmissione di un'altra decespugliatrice per usura (150 euro);



Raccolto le prime nespole, che quest'anno sono un po' in ritardo nella maturazione:








Fatto un'escursione alle famose Cascate del Catafurco nel territorio del comune di Galati Mamertino (ME). Il percorso è lungo circa 9 chilometri andata e ritorno, e lo abbiamo fatto tutto a piedi. La lentezza consente di apprezzare i cambiamenti nella geologia, i fiori spontanei, gli odori, la poca gente che coltiva qualche podere strappato ai ripidi pendii colonizzati dalle ginestre e tante altre cose.
La cascata è solo il gran finale di un contesto di bellezza da gustare passo dopo passo.






In un mondo in cui contano sempre di più le corsie "veloci" come la fibra ottica, si è sempre più dimenticato il concetto di "tempo per fare e per vedere le cose".

E così, mentre torniamo a piedi dalla cascata, veniamo superati da due trentenni in moto superaccessoriata, intabarrati in tute e caschi neri lucenti, che sollevano polvere e appestano l'aria con gli scarichi cromati. Hanno fatto a piedi si e no gli ultimi 200 metri e hanno aggiunto la cascata al loro album intitolato: "Ci sono stato anch'io".
No, nessun discorso a fine ambientalista il mio: voglio solo dire che vivere/vedere un luogo implica esplorare tutto il contesto recandovisi a piedi o in bici. 

Con i mezzi veloci e facili non si vede nulla.
Non si capisce nulla.