Da Capo d'Orlando a Castel di Tusa (ME) sono sessanta chilometri esatti. Li ho percorsi tante volte ma non fisco mai di stupirmi.
Lascio alle 8 il piccolo adorabile porticciolo di S.Gregorio e pedalo lungo la costa. Raggiungo Torrenova e la sua splendida recente ciclabile; in breve sono ad Acquedolci, dove passo accanto al castello Cupane, deturpato in cento modi ma sempre pittoresco.
in alto: S.Gregorio di Capo d'Orlando e la ciclabile costiera di Torrenova (ME)
sotto: il castello ad Acquedolci
Poco traffico, poche salite. La temperatura è da sogno, sui 23 gradi. C'è un leggero vento favorevole alla direzione di marcia ma soprattutto sento chiaramente i benefìci delle sedute di camminata veloce: ho molto più fiato. Quanto è vero che il respiro è vita -
Torre del Lauro è una minuscola frazione recentemente scolvolta da incendi; mi fermo a fotografare il mare dai colori meravigliosi. Più avanti vado, più diminuisce l'urbanizzazione. Da Marina di Caronìa in poi le spiagge si susseguono deserte per chilometri - solo ulivi e occasionali gruppi di pecore raggruppate all'ombra.
Mi nutro di questo tepore, di questo sole che non fa sudare. Quattro rampe guadagnano i 100 metri di quota di Santo Stefano di Camastra, regno delle ceramiche. Ridiscendo verso la costa, vedo a distanza il monumentale quadrato che incornicia il mare, a Villa Margi: è il Monumento a un Poeta Morto di Tano Festa (1989), una delle opere della Fiumara d'Arte.
Poco oltre Villa Margi vedo su un'altura i ruderi di una grande dimora signorile con merlature - mi riprometto di tornarci. Per adesso l'obiettivo è Castel di Tusa, di cui vedo già le case a distanza.
Sono inondato da profumi che si accavallano tra di loro, fanno a gomitate: gli enormi pini marittimi ai lati della statale, il glicine in piena fioritura, fiori di alisso a bordo strada, cipressi che delimitano vecchie proprietà, eucaliptus.
Ed ecco Castel di Tusa, il bivio a destra per il Lungomare. Poche centinaia di metri e sono arrivato. Qui è la spiaggia di grandi ciottoli su cui sono poste barche bianche e azzurre; qui è il roccione di arenaria bagnato da un mare che è un incanto.
Sono le 13 e in giro ci sono solo pochi stranieri. Ci si saluta, sorridendo con gli occhi. Molti di essi indugiano ai tavoli dei due soli bar aperti, uno dei quali all'ombra dell'ennesimo castello. C'è una pace tale che le poche persone in giro tacciono o parlano a bassa voce, come per non rompere questo sogno a tre dimensioni - lontano anni luce dalla baraonda di luglio e agosto.
Quella panchina libera e all'ombra è adesso tutta per me. Leggo 'Sulla strada' di Jack Kerouac, poi guardo il mare. Manca poco meno di un'ora per il treno delle 15,50 che mi riporterà al punto di partenza.
Non so descrivere appieno l'energia positiva di questo posto, poichè a parte il linguaggio narrativo e fotografico, non ne possiedo altro.
sopra e sotto: immagini dell'arrivo a Castel di Tusa, ME
Belle fotografie.
RispondiEliminaNon vorrei rovinare l'atmosfera ma mi hai fatto venire in mente un pensiero e cioè che io vedo la bellezza ma sento come se non facesse parte del mio mondo, cioè io vivo solo di cose orrende e tra persone orrende. Forse è l'età, un po' sarò rincoglionito, un po' effettivamente invecchiando si moltiplicano i fastidi, la gente si ammala e muore, eccetera. Mi è venuto anche un altro pensiero, se anche riuscissi a staccarmi dall'orrendo quotidiano e fossi li con te a fare il giro nella bellezza, poi dovrei tornare. Tornare ai luoghi, alle persone, ai mille fastidi. Questo è un po' un freno che spesso mi porta a non provarci nemmeno.
Non rovini nessuna atmosfera: tu sei tu e io sono io. Tralascio di suggerire di cimentarti nella ciclovia del Po o nell'Adriatica, che sono alla portata di tutti. Mi rammarica solo constatare lo spreco: persone intelligenti, acute, osservatrici sono PROPRIO quelle che dovrebbero viaggiare - e poi doverosamente raccontare, criticare, riportare.
EliminaQuanto a me, io la Bellezza la vedo ma la filtro anche: la Sicilia fa incazzare e pure parecchio; immondizia a ogni angolo, casacce abusive, vecchi terreni lottizzati con case lasciate a metà, mentalità facilona e pressapochista. Però il bello alla fine riesce a emergere. Io lo faccio soprattutto dalla bici, viaggio in bici da sempre. Anzi, il senso del viaggio, la sensazione di essere qui-altrove è quello che mi soddisfa di più.
Secondo me è una questione un po' platonica nel senso che le cose che scopri e racconti in realtà vengono da dentro. Cioè la bellezza è la coincidenza accidentale tra una certa composizione di elementi "reali" e una corrispondente composizione di elementi "ideali". Il guaio è che la gente è condizionata a fuggire l'introspezione e anche condizionata a non guardare veramente il mondo, alla ricerca di quella corrispondenza. In sostanza vivono come macchine biologiche e puntano a massimizzare l'input per ottenere l'output. Quindi tu racconti ma nessuno vuole ascoltare.
EliminaQuesto è un altro elemento che mi trattiene dal fare e dal dire, perché alla fine devo fare da solo e non ho nessuno a cui dire.
Diciamo che ho un po' perso la voglia di vivere.