lunedì 28 ottobre 2019

Giallo dei faggi, rosso del tramonto, nero delle lave. A piedi sul versante ovest dell'Etna.








Chi pensa che Etna voglia dire solo paesaggi di lave e sabbie nere si sbaglia. In autunno il vulcano assume una livrea spettacolare. Un giro a piedi fatto con l'amico Luigi sul versante occidentale, tra colori e scenari davvero unici.





Partiti alle dieci del mattino dal rifugio Forestale Bosco Chiuso-Case Pappalardo abbiamo imboccato la lunga strada in terra battuta che sale di quota raggiungendo la Pista Altomontana e successivamente il bivacco di Monte Maletto, a 1700 metri d'altezza.



Il rifugio Forestale Bosco Chiuso-Case Pappalardo (m.1240),
punto di partenza dell'escursione




In marcia verso la Pista Altomontana dell'Etna








sopra e sotto:
dettagli del bosco di lave antiche
a monte del rif.Bosco Chiuso









Raggiungiamo il bivacco di Monte Maletto, immerso in una nebbia fine, dove ci fermiamo a mangiare qualcosa. 



Sosta al bivacco di M.Maletto, m.1700





Lasciato il bivacco, attraversiamo estasiati uno spettacolare tratto di bosco in cui spicca il giallo dei faggi. Procediamo in leggera salita sino all'interruzione della pista davanti alle lave del 1976.











in alto e in basso:
la meravigliosa faggeta compresa tra M.Maletto
e il banco di lava del 1976



















Attraversiamo un tratto accidentato di circa 800 metri costituito da pietrame lavico recente; la nebbia sfiora ogni tanto il deserto di pietre e offusca gli alberi delle dagale - isole di vegetazione scampate alla distruzione.



In cammino sulle lave del '76




Dagale: aree isolate di vegetazione risparmiate dal fiume di lava




Superato il teatro eruttivo scendiamo di quota per raggiungere la Pista Altomontana all'altezza di Monte Scavo.














Dopo una breve sosta al bivacco di M.Scavo raggiungiamo la suggestiva grotta di scorrimento lavico di Monte Nunziata; inizia a piovere mentre il fianco occidentale dell'Etna si rivela in tutta la sua mole.


La grotta lavica di Monte Nunziata (m.1800),
a pochi metri dalla Pista Altomontana




Il fianco occidentale dell'Etna come appare dalla
pista Forestale




La pioggia dura poco. Il sole si abbassa tra due banchi di nuvole facendo intuire che ci sarà un tramonto memorabile.
Ci fermiamo su un deserto lavico e attendiamo -






E' un crescendo di luce. Le nere pietre laviche diventano d'oro - i boschi sembrano incendiarsi. Appare un arcobaleno. 
Riesco a catturare l'ultima luce, quella più rossa, prima che tutto finisca lasciando l'Etna immersa nella penombra che precede la tarda sera e poi la notte.

La Bellezza ha raggiunto vette incredibili. Lascio parlare le immagini:



Tramonto sui banchi di lava


















sopra e sotto:
le ultime due foto scattate al tramonto
con l'uso del treppiede e 1/20 di secondo di esposizione.
La saturazione non è stata modificata.








Concludiamo l'escursione con una marcia di rientro al buio e con le torce sino al punto dove abbiamo lasciato l'auto, consapevoli del privilegio che abbiamo vissuto e con altri progetti già in cantiere per il prossimo incontro.





sopra: illustrazione del percorso sul versante ovest
dell'Etna, lunghezza totale 18 chilometri





giovedì 24 ottobre 2019

Un panino di fronte al mare: in bici da Capo d'Orlando a Marina di Caronìa (ME).









Un micro-viaggio in bici lungo la costa tirrenica siciliana. 40 chilometri di mare, sport e insoliti incontri.




Alle 7 e trenta del mattino il sole non è ancora sorto sul mare. La piccola insenatura è immersa in un silenzio rotto solo dal rumore dell'acqua. Il cielo è rosa e fa ancora fresco. Salgo sulla bici e inizio a percorrere la bella strada costiera in direzione di Capo d'Orlando.


Il nuovo porto turistico di Capo d'Orlando (ME)







in alto e seguenti: prime luci dell'alba
sulla scogliera













Al termine del lungomare di C.d'Orlando incontro un uomo in bici da turismo; un 60enne del posto che scopro essere un accanito cicloviaggiatore con alle spalle la strada del Pamir e un viaggio in Cile e Terra del Fuoco. Finisce che parliamo per una mezz'ora buona di biciclette e viaggi, davanti a questo mare calmo su cui una nuova giornata è appena iniziata.


Lo spiazzo erboso dove termina il lungomare
di C.d'Orlando - e dove ho incontrato G. il cicloviaggiatore locale




Proseguo oltrepassando i centri di Torrenova e Sant'Agata di Militello. Ad Acquedolci faccio rifornimento di ...acqua dolce e mi faccio preparare un panino presso un alimentari-merceria sulla statale.
Qui si trovano i resti di un castello settecentesco sul mare, cui dò un'occhiata -

Poco prima delle scale metalliche di accesso all'edificio reperisco sacchetti di immondizia - cosa che non costituisce certo un bel segno di accoglienza. Vergogna: non si tratta di una metropoli. Voi avete lasciato lì i sacchetti e io li pubblico - eccovi serviti.






sopra e sotto: due immagini del castello di Acquedolci,
fondato alla fine del 1600 dai Principi di Palagonìa









sopra: Acquedolci, i sacchi di immondizia che ho reperito
esattamente all'ingresso del castello - lato strada.
Prima di progettare ristrutturazioni a "fini culturali"
e altre amenità occorrerebbe imparare a rimuovere i rifiuti,
cosa per cui non ci vuole una laurea


UPDATE DELL'8 DICEMBRE 2019
Successivamente alla mia escursione avevo inviato una email all'ufficio del comune di Acquedolci preposto al turismo segnalando la presenza dei rifiuti. In data 8/12/2019 ho fatto un'altra gita in bicicletta sino al castello e ho constatato con gioia che tutti i rifiuti sono stati accuratamente rimossi.
Ogni tanto "rompere un po' le sscatole" paga e porta a dei risultati.




E' quasi mezzogiorno quando giungo al punto designato per il pranzo: la spiaggia di ciottoli di Torre del Lauro, che mi è sempre piaciuta per il suo carattere isolato e solitario - stretta tra il mare e la linea ferroviaria, che qui quasi la sfiora.

Grazie alle foto satellitari e all'app dello smartphone riesco a trovare un sentiero in terra battuta che raggiunge l'arenile proprio davanti a un grosso scoglio -


In vista della bellissima spiaggia di Torre del Lauro (ME)




La carrareccia che conduce alla parte occidentale della spiaggia



Trovo solo una decappottabile parcheggiata appartenente a due sub che fanno avanti e indietro a un centinaio di metri da riva.
L'aria è tiepida e il sole è sopportabilissimo. Dato che il posto è quasi invisibile dalla statale e dalla ferrovia mi congedo un bagno in totale libertà.

Come si fa a indossare il fardello del costume in un posto così ?
















Esco dall'acqua e mi asciugo al sole, sui ciottoli caldi. Tiro fuori il panino e lo mangio con calma, assaporando ogni secondo di questa esperienza magica, fatta di Bellezza e di natura.



Una bici, un bagno naturista e un panino
di fronte al mare di ottobre



Nel primo pomeriggio riprendo la strada verso occidente e in pochi chilometri giungo a Marina di Caronìa. Il borgo marinaro è deserto e i bar chiusi. Chiedo dell'acqua a un giovane e mi offre una bottiglia dal frigo di casa sua; si finisce per parlare e lui mi mostra un sofisticatissimo elicottero radiocomandato con cui partecipa a competizioni.

Nel filmato che mi mostra si vede il velivolo che si muove come una mosca impazzita. In realtà si tratta di "figure" da eseguire con rapidità e un controllo separato delle mani non comune.
Mi illustra le batterie di ultima generazione e una costosa microcentralina programmabile che contiene il microchip con i software di regolazione.
Strani argomenti di cui discutere qui, davanti a barche in secca e reti di pescatori...



L'arrivo a Marina di Caronìa (ME),
termine della mia escursione



La luce del sole si fa più dorata; illumina le barche da pesca e il bel lungomare deserto bordato da palme.
Mi reco alla stazione ferroviaria automatizzata dove le voci registrate escono surreali da un altoparlante, e solo pochi treni locali vi fanno sosta.

Quello delle 16,02 arriva puntuale e riporta me e la bici a Capo d'Orlando.
Dal finestrino intravedo a velocità il punto dove ho fatto il bagno in questa bellissima e tiepida mattina di ottobre. Il convoglio fischia e si lascia indietro la spiaggia.

Se è quando sarò anziano forse passerò ancora da qui in treno e mi ricorderò il bagno e il panino, il sole tiepido sulla schiena e l'acqua trasparente.
Sì, credo che ricorderò tutto questo.



La spiaggia di M.di Caronìa, da cui ho fatto 
ritorno in treno
















INFO CHE POSSONO ESSERE UTILI

1) Al momento in cui scrivo il tratto di carrareccia compreso tra Capo d'Orlando e Torrenova è interessato dal cantiere per la realizzazione di una pista ciclopedonale; con la bici mi hanno fatto passare malvolentieri; per adesso o si passa dalla spiaggia con una certa fatica oppure dalla statale.

2) Il biglietto di ritorno da M.di Caronìa a C.d'Orlando costa euro3,80. La bici non paga e si ripone in un vano in testa al treno.

3) Ad Acquedolci, proprio in una piazza alberata al centro del paese e al lato della statale (lato mare) si trova un piccolo edificio comunale che ospita frammenti di antichissimi animali rinvenuti nella Grotta di San Teodoro, ai fianchi di una montagna a un chilometro e mezzo a Sud del paese.
Gli addetti sono gentili e lusingati che si faccia visita sia al museo sia alla grotta. Pare che intorno ad essa il posto fosse frequentato da ippopotami (!) in un periodo datato 200mila anni fa.

Avevo fotografato con il permesso lo scheletro piuttosto scenografico al centro della piccola sala ma mi è stato cortesemente chiesto di non procedere alla pubblicazione.


Costo totale del micro-viaggio:  euro 3,80 biglietto + euro 2,50 panino = 6,30 euro


PS stavo per dimenticare il terzo e ultimo insolito incontro: all'arrivo a Capo d'Orlando, ripercorro la ciclabile del lungomare e vedo un anziano che vi arranca spingendo a mano una pesante moto di prima della seconda guerra mondiale. La Sicilia è sempre piena di sorprese e personaggi eccentrici nei posti più impensati.






martedì 22 ottobre 2019

In bici sui Nebrodi: una pista panoramica e un bivacco nascosto.









Ho voglia di bici, di montagne, di Nebrodi. Mi sono recato a Portella Gazzana nel territorio di Longi (ME) per esplorare una pista panoramica che conduce a un valico usato anticamente dai pastori. 
Sono le 8 del mattino e la prima luce si posa sulle cime delle Rocche del Crasto:



Luce dell'alba alle Rocche d.Crasto, m.1250




Poco prima di Portella Gazzana dove ho lasciato l'auto si erge isolato l'aspro Pizzo Mueli, m.1207 - dove da tempo ho progettato di passare una notte in tenda. Per oggi il programma è un altro: percorrere in bici una carrareccia di mezzacosta che si dirige a est.






sopra: lo sperone roccioso isolato di Pizzo Mueli;

sotto: Portella Gazzana, m.1000 - punto di inizio del giro








La giornata è limpida, senza neanche una nuvola. A differenza della pista della dorsale che si snoda quasi sempre in fitte faggete, questa strada attraversa un paesaggio più aperto e molto più panoramico, arioso. Lo sguardo spazia sempre in direzione del mare.








Intorno alle 11 giungo a un ovile isolato. Ottengo senza che la avessi chiesta un'informazione preziosa: esiste un bivacco isolato e discosto dalla strada principale. Una casa di pastori recentemente ristrutturata e lasciata aperta a disposizione degli escursionisti.

Una volta sul posto rimango sbalordito: un'oasi verde di eccezionale pulizia con tavoli di legno all'aperto, lavandino e fontane (funzionanti), un capanno di frasche dove riposare all'ombra e una costruzione in pietra dotata di spartani posti letto:





in alto: il bivacco nascosto; capanna e tavoli


in basso: interno del locale in pietra








Il posto è circondato da una fresca faggeta. Mi siedo al tavolo e consumo il mio pranzo: un panino e tre piccole mele gialle gelate di mia produzione. Mi godo il panorama sulle montagne e sonnecchio sulla panca di legno per un'ora, mentre alcune cinciallegre si avvicinano a curiosare, fuggendo rapide appena metto mano alla macchina fotografica.

Non rivelerò mai a nessuno le coordinate di questo magnifico posto.



Ora di pranzo all'ombra di una roverella




Acqua di sorgente, panino, mele biologiche,
bicicletta e libertà sulle mie montagne:
cosa potrei desiderare ancora ?




Panorama che si apprezza dai dintorni del bivacco




Mi rimetto in marcia verso la pista principale, che percorro sino alla fine. Essa termina in prossimità di un passo che conduce a un'altra valle dove l'alveo di un torrente da tempo l'ha cancellata. 
E' il giro di boa della mia escursione - da qui torno indietro sulla stessa strada.



Cosa c'è da guardare ?




Il passo a m.1250 dove termina la pista.
Un altopiano e un grande faggio offrono 
lo spunto per un futuro accampamento




Il percorso è ricco di sorgenti d'acqua 
a cui attingere. Posso, vero ? Lei permette...?




Durante il rientro incontro un pastore mio coetaneo. Scopro parlando con lui un sacco di notizie sul passato di questa zona e sull'origine dei toponimi. Vengo invitato a passare di qui un'altra volta - in particolare alle 9 del mattino troverò la ricotta appena fatta -

E io ritornerò sicuramente perchè questo posto mi piace da morire e mi sono venute un sacco di idee, ad esempio pernottare in cima a questa cresta alla base della quale anticamente al posto dei pascoli si coltivava frumento:








Mi congedo dal pastore e mi rimetto in marcia. Ora la luce è più dorata; mi godo la (relativa) discesa sulle ruote di questa biciclettina da 120 euro priva di freni a disco e tecnologie con la quale oggi ho vissuto una meravigliosa giornata.
Quanto è bella la bici.







Alle 16 sono di nuovo a Portella Gazzana, dove avevo lasciato l'auto. Qui si trovano i ruderi del Casino del Duca, una grande costruzione che anticamente ospitava una famiglia nobile di possidenti terrieri.
Faccio rifornimento di acqua da una vicina sorgente e parlando con un'altra persona vengo a sapere che in passato la tenuta era insidiata da briganti che usavano accamparsi alla base o in cima al vicino Pizzo Mueli - quello della seconda foto.



I ruderi del Casino del Duca;
da notare i muri poderosi della costruzione
realizzati in Opus Mixtum: un corso largo di pietre
alternato a un corso stretto di mattoni




Il vicino centro di Galati Mamertino (ME)



Mi piace indagare sul passato dei luoghi. Anche se ormai gli anziani che "sapevano" qualcosa in più sono deceduti si riesce sempre a ottenere da qualche passante delle informazioni a metà strada tra storia locale e leggenda -

Ma per oggi il mio giro è terminato. Meno di un'ora d'auto mi attende per arrivare a casa dove accenderò la stufa e preparerò la cena con un occhio al piatto e l'altro sulla carta geografica.
Come sempre.