Dopo la pausa forzata di due anni a causa della vicenda del virus venuto dalla Cina, ho ripreso a viaggiare in bicicletta. Nulla di eclatante o internazionale - il viaggio 2022 è stato tutto italiano: un giro di 700 chilometri in Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta con la tradizionale formula bici+tenda all'insegna dell'accampamento libero. Riporto qui il diario dei giorni trascorsi sulla Strada, felicemente conclusi ieri 31 marzo.
DALLA PORTA DI CASA ALL'APPENNINO LIGURE
Ho lasciato casa alle 8 del mattino. Breve sosta al monumento ai Caduti - poi via verso sud in direzione Ticino, pedalando per strade a me più che note sino a Morimondo (Pavia), dove ho sostato nei pressi dell'antica Abbazia. Questa che ho percorso è una delle direttrici della via Francigena - e ivi ho incontrato una donna sui 60 anni a piedi con zaino con la scritta "Cammino di Santiago", che non ho affatto invidiato.
sopra: Abbazia di Morimondo e Cassinetta di Lugagnano
sotto: sul ponte di barche di Bereguardo (Ticino)
Pochi minuti dopo l'attraversamento del ponte ho forato (naturalmente la ruota posteriore, la meno facile su cui intervenire). Sostituita la camera d'aria ho proseguito verso il piccolo centro di Scaldasole dall'imponente castello; superati il Po e lo Scrivia mi sono accampato presso la riva di quest'ultimo. Il livello d'acqua di entrambi questi importanti fiumi era visibilmente basso a causa della prolungata siccità.
sopra e sotto: castello di Scaldasole e accampamento presso il fiume Scrivia
La notte in tenda non è stata per niente riposante. La temperatura è scesa a 2 gradi sottozero e ho avuto freddo. Il mio sacco a pelo della Millet vanta una temperatura di comfort sino a zero gradi - cosa vera. Io tendo ad avere parecchio freddo durante la notte, e quindi ho patito. Da perfetto idiota non ho portato la coperta di pile supplementare.
Sul secondo giorno ha pesato una tremenda stanchezza dovuta alla notte poco riposante e ai 115 chilometri della prima tappa. Superata Voghera mi sono avvicinato stancamente verso l'Appennino Ligure sfruttando la ciclabile Voghera-Varzi ricavata da ferrovia in disuso. Un capolavoro di pista che guadagna quota sino a Bagnaria.
in alto: il duomo di Voghera assediato dalle auto e il bel castello Visconteo
sotto: procedo con stanchezza e gambe di legno sulla ciclabile Voghera-Varzi
Lasciata la ciclabile è arrivata la mazzata: una salita tremenda con pendenze oltre il 13% procede in direzione ovest verso San Sebastiano Curone. Impossibile pedalare con i bagagli - sono sceso e ho spinto a mano per quattro chilometri sino al valico (670 m.) - nota positiva, il traffico praticamente nullo: in media tre auto ogni ora.
Dopo una discesa a precipizio verso S.Sebastiano Curone ho di nuovo risalito le montagne sino alla minuscola località Dernice, dove mi sono accampato su una collina con spaziosa vista sulla vallata.
sopra: S.Sebastiano Curone e l'accampamento nei pressi di Dernice (600 m.)
sotto: colazione all'alba
E' stata una seconda fredda notte in tenda ma dormendo vestito ho guadagnato qualche ora di sonno. Intorno alle 2 ho sentito passare velocemente un cinghiale a forse dieci metri dalla tenda. Nota negativa: la chiesa di una minuscola frazione distante 500 metri ha suonato le campane per tutta la notte - sia le ore che le mezz'ore. Nel silenzio del posto, lo scampanìo aveva il timbro delle cannonate. Non ho idea di come facciano i locali a sopportare quel rumore. E che senso abbia -
Smontata la tenda ho imboccato una discesa precipitosa verso Cantalupo Ligure e la stretta valle del torrente Borbera. Lasciate indietro le montagne pochissimo pedalabili dell'Appennino Ligure ho viaggiato per il più agevole Monferrato punteggiato da sterminati vigneti sino a Rivalta Bormida, dove mi sono fermato in uno splendido B&B di campagna ritrovando sonno e agio. La doccia calda mi ha dato un piacere indescrivibile, così come la cena a base di pasta col pesto che mi sono preparato usando la cucina del B&B.
in alto: in discesa sull'Appennino Ligure; il castello di Basaluzzo
in basso: i vigneti del Monferrato in provincia di Alessandria
NAVIGANDO AI PIEDI DELLE ALPI, DAL MONFERRATO A TORINO
Lasciato l'adorabile B&B ho attaccato la salita verso Alice Bel Colle, in cima (400 m.) a ricchi vigneti; poi discesa verso Nizza Monferrato, il cui centro storico ho trovato inaspettatamente interessante. A Isola d'Asti, sostando presso una piazzetta dove si trovava una sede della Croce Rossa, mi è venuta un'idea: chiedere una di quelle coperte alluminate di emergenza con cui avvolgere il sacco a pelo per avere meno freddo di notte.
sopra: il piccolo centro di Alice Bel Colle, consacrato al vino
sotto: a Nizza Monferrato, in giro per piazze e vicoli
Nel donarmi la coperta d'emergenza, il gentile volontario della Croce Rossa mi ha avvertito sul pericoloso traffico in direzione di Asti. Nei fatti, essendo un primo pomeriggio di sabato, esso non mi ha impensierito più di tanto. Superata l'anonima Cinzano, tutta palazzi anni 70 e centri commerciali, ho raggiunto la bella Pollenzo, dove il complesso neogotico di chiesa e castello, illuminato dal sole del tramonto, ha chiuso in bellezza la quarta tappa, di 84 chilometri.
Ho passato la notte in tenda in un campo aperto lontano alla vista della strada.
in alto: chiesa gotica e torrione a Pollenzo (Cuneo)
Mattina della 5^ tappa: la coperta alluminata ha funzionato egregiamente in termini di riscaldamento ma con un problema. Si è formata parecchia condensa tra essa il sacco a pelo, la cui superficie esterna si è inondata d'acqua -
Terminata la colazione ho messo in atto un piano: tornare indietro di 6 chilometri sino al Decathlon di Cinzano e acquistare un sacco a pelo estivo da inserire dentro quello di mezza stagione. Sia benedetto il Decathlon che apre alle 9 di domenica mattina: in 40 minuti ho concluso tutto - andata, acquisto e ritorno.
Procedendo sulla trafficata provinciale 662 ho raggiunto i centri di Savigliano e Saluzzo. La prima delle due città possiede un centro storico di grande bellezza.
sopra: i centri storici di Savigliano e Saluzzo
Nei pressi di Saluzzo ho visitato l'incantevole e poco conosciuta Abbazia di Staffarda, un grande complesso cistercense iniziato nel 1135 che comprende una colossale chiesa dalle sbalorditive arcate oltre a chiostro, sale, magazzini e foresteria:
sopra e sotto: la meravigliosa abbazia di Staffarda
In serata, una ciclabile nuova di zecca ricavata da un'ex ferrovia mi ha portato più a nord in direzione di Bagnolo Piemonte. Alle 18 ho piantato la tenda presso un campo.
Tappa 6. Il sistema del doppio sacco a pelo è stato un colossale successo - ho dormito alla grande senza avvertire freddo. Peccato che alle 5 del mattino un malefico cane nei dintorni abbia abbaiato per oltre un'ora.
Pedalando tra borghi agricoli e strade deserte ho raggiunto la tenuta reale di Stupinigi e successivamente Torino.
Che emozione rivedere la grande città dove passai nel 2017, di rientro dall'Inghilterra e dalla Francia. Grazie al sacro navigatore gps e allo smartphone mi sono destreggiato benissimo nei rimanenti dieci chilometri attraverso l'area urbana in direzione di Venaria Reale, dove un B&B a pochi passi dalla reggia mi attendeva.
sopra: l'arrivo a Torino. Tenuta di caccia di Stupinigi; castello al Valentino; Palazzo Carignano; Piazzetta Reale
sotto: a Venaria Reale, piazza dell'Annunziata e piazza Repubblica
TOCCATA E FUGA IN VAL D'AOSTA
Le cittadine a nord di Torino, il cosiddetto Canavese, non sono granchè. Strade perlomeno tranquille mi hanno portato verso il fondovalle della Dora Baltea in direzione della Val d'Aosta. Il mio obiettivo era raggiungere Pont Saint Martin. Qui si trova un ponte romano (I sec. a.C.) sul torrente Lys una cui foto si trova nel mio libro di geografia della prima media -
A 11 anni d'età, questa foto mi aveva attirato. Raggiungere il ponte in bici a 50 anni è stato quindi emozionante. Sul lastricato che vi passa, è la via Francigena.
sopra e sotto: il ponte romano di P. Saint Martin nella foto del libro di geografia (1979) e attuale, da me scattata
A Pont Saint Martin ho dormito in un albergo economico a pochi metri dal confine Piemonte-V.d'Aosta. Ricorderò anche la rinfrancante cena con costolette di maiale in un locale vicinissimo al ponte e gestito da decenni da un siciliano di Messina.
VERSO CASA
Pioggia sull'ottavo giorno di viaggio, dalla partenza all'arrivo. Ma non torrenziale. Le strade bagnate e l'altimetria favorevole mi hanno fatto volare verso Ivrea e il lago di Viverone. A pranzo ho trovato riparo presso i muri di un borgo antico che non avevo mai sentito nominare: Buronzo.
sopra e sotto: lago di Viverone e borgo medievale di Buronzo
Nel pomeriggio la pioggia mi ha accompagnato lungo interminabili rettilinei sino a Proh, dove mi sono sistemato in tenda all'interno di una stalla in disuso a pochi passi dal castello:
sopra: il bel castello di Proh; sulla sinistra la stalla dove ho trovato riparo
Giorno 9, ultima tappa del viaggio. Mattina umida con un po' di foschìa. Fatta colazione e abbandonato il castello ho iniziato a pedalare alla volta di Oleggio. Da qui al ponte sul Ticino ho seguito la trafficata provinciale 527, cui sarebbe davvero NECESSARIO affiancare una pista ciclabile: margine strettissimo e camion a più non posso.
Un sollievo quando ho finalmente oltrepassato il ponte di ferro e guadagnato il silenzio e la sicurezza della ciclabile sino a Nosate, luogo a me noto per gli innumerevoli allenamenti in bici da corsa.
in alto: tra le risaie del novarese; il ponte di Oleggio; la chiesa di S.Maria in Binda a Nosate (Ticino)
Superata Castano Primo ho marciato a buona velocità lungo il caro vecchio canale Villoresi abbandonandolo a San Lorenzo/Cantalupo, dove ho sostato per pranzo in un parco pubblico -
18 chilometri mi separavano da casa. Li ho fatti fuori nel primo pomeriggio, concludendo questo piccolo tour tutto italiano. Il contachilometri segnalava: 705.
in alto: Castano Primo e il canale Villoresi
sotto: l'arrivo a casa, a 705 Km dalla partenza
CONCLUSIONI
Un giro un po' diverso dal mio solito. Più breve e con poche concessioni al paesaggio naturale. Piuttosto, un tuffo nei centri storici del Piemonte che da tempo desideravo visitare.
La spesa totale è stata di 200 euro esatti per 9 giorni (22 euro al giorno). Ho escluso dalla spesa i 40euro del sacco a pelo estivo acquistato al Decathlon. L'uovo di Colombo per le notti fredde e memento per i prossimi viaggi.
Segnalo gli splendidi B&B: Da Levi Piana del Sole a Rivalta Bormida (40euro notte e colazione); Il Cervo Reale a Venaria R. (42euro notte e colazione); l'albergo Carla a 1,5Km da Pont S.Martin sulla statale 26 (40euro notte e colazione; d'uopo i tappi auricolari); la trattoria-pizzeria New York a P.S.Martin.
L'Appennino è recentemente sede di un percorso ciclistico chiamato Appennino Bike Tour che inizia ad Altare in Liguria e termina addirittura in Sicilia ad Alia (PA). La ciclabilità tuttavia la ritengo bassa a causa delle brutali pendenze, adatte a bici senza bagagli o elettriche. Nota positiva il traffico scarsissimo, per lo meno nel tratto ligure che ho assaggiato.
Traffico sulle provinciali Savigliano-Saluzzo e (gran) traffico sul tratto Oleggio-ponte di Oleggio.
Per l'anno prossimo vorrei cimentarmi con un tour ben più lungo sulle Alpi Giulie in Slovenia, Croazia, (forse) Bosnia e Friuli. Visti i bassi costi degli alloggi in quelle località, mi piacerebbe almeno per una volta viaggiare senza tenda, sacco a pelo ecc. ma solo con vestiario e un po' di occorrente-cucina.
Fosse che non devo a breve trasferirmi in Sicilia nella mia campagna, partirei anche domani. Ma non si possono fare due belle cose contemporaneamente. Per adesso va bene così.