Alba minacciosa ? |
La fine dell'anno è arrivata. La fine del mondo no, con buona pace dei Maya e dei catastrofisti.
Siccome all’apocalisse noi non ci credevamo troppo, ci siamo fatti un grande
regalo di Natale: un tetto nuovo per l’ex fabbricato rurale dove risiediamo
attualmente. Quando vivi in un condominio il tetto è un’entità astratta e
lontana, qualcosa a cui non pensi mai – semmai se interverrà qualche problema
ci penseranno altri. Quando in generale pensiamo a una casa non focalizziamo quasi mai
l’attenzione sulla bontà del tetto – siamo spesso più interessati a sfoggiare
pregiati parquet o sanitari firmati. Io in quest’ultimo mese ho capito quanto è
importante avere un TETTO, e cosa vuol dire “avere un tetto sopra la testa”.
Dopo il 25 novembre sono iniziati i lavori di rifacimento della copertura, e
appena dopo qualche giorno hanno fatto felicemente la loro comparsa piogge torrenziali
durate oltre un’intera settimana. Quindi: interruzione dei lavori, tegole
coperte con teli di plastica e pioggia in casa. Pioggia continua e abbondante,
disastrosa e triste. Poche cose sono tristi quanto la pioggia in casa. Umidità alle stelle. E pioggia fuori snervante, mattina
pomeriggio sera e notte. Sono arrivato a rimpiangere la bella casa di Turate in
cui i problemi domestici erano ridotti a meno di zero. Ho detto “rimpiangere la
casa”, non il lavoro e la vita che facevo prima.
Poi
a spizzichi e bocconi i lavori sono terminati. Ed è venuto fuori un signor tetto di cui
andare fieri. Con grondaie sovradimensionate e sigillature abbondanti. Che duri
quarant’anni il nostro tetto – adesso quando piove me la rido. Il regalo di
Natale più costoso e forse più utile della mia vita.
Dal
precedente ambiente di lavoro mi arrivano notizie di lettere di richiamo al
personale che non si è presentato a causa della neve. Ecco, arriva uno spunto
di riflessione.
Alle volte i disagi della vita di campagna sono pesanti e
insopportabili, in particolare adesso che c’è un inferno di cose da fare, un
terreno ridotto dal precedente proprietario in condizioni penose che stiamo
faticosamente recuperando. Tutti parlano e la fanno facile, tutti si dicono
disposti ad adattarsi, a vivere senza luce ecc…ma per poco, per un giorno o
due, giusto per giocare al campeggio. Quando vivi mesi e mesi nei disagi e
senza corrente elettrica le cose sono diverse. Coraggio ci vuole. Il 12
dicembre è stato l’anniversario delle mie dimissioni. Anche lì c’è voluto
coraggio. Abbandonare un posto di lavoro a tempo indeterminato seppure
insopportabile non è stata una scelta fatta a cuor leggero, fischiettando.
Ecco, mi piace concludere quest’anno parlando di coraggio. Ma sono stato più
coraggioso io o lo sono più di me tutti quelli che vivono nelle grandi città,
sopportano il traffico, si recano a fare un lavoro che detestano e subiscono
soprusi dai superiori ?
Apro la
porta e guardo la montagna. I colori sono quelli dell’autunno vero, adesso.
Rossiccio, giallo sporco, giallo ocra, verde spento. Pendono centinaia di
arance. Le foglie sono state sforacchiate dalla grandine ma sopravviveranno. Lo
so. C’è fango, c’è umido. La motosega non parte, ci sono mille seccature.
Ma non c’è una
macchinetta della timbratura che mi incasella dentro alle 8 e trenta.
Non
trascorro l’intera giornata alla luce del neon respirando veleni.
E
soprattutto non mi arriveranno mai lettere di richiamo da parte di gente forse
più potente, ricca e ben vestita di me. Ma è gente più felice ? Ne dubito. Di
sicuro gente di un mondo al quale non appartengo più. Felice 2013 anche a loro,
comunque. E a mai più rivederci, spero.
Un tetto sopra la testa |