In un campo agricolo in Ungheria, paese in cui non
trovi un sacchetto di immondizia manco a cercarlo
e dove mi trasferirei volentieri
In genere le necessità di chi viaggia in bici si riducono a due soltanto: dove mangiare e dove dormire. Riguardo alla seconda ci sono due sub-categorie: chi opta sempre per sistemazioni a pagamento (campeggi, alberghi, bed & breakfast) e chi si accampa dove capita "inserendo" ogni tot giorni un alloggio a pagamento - non foss'altro per darsi una lavata seria e ritornare alla "civiltà".
Io appartengo da sempre alla seconda tipologia e perciò preferisco auto-definirmi "cicloviaggiatore" piuttosto che "cicloturista" - ma questa è una faccenda di lana caprina;
Quando scrivo "accamparsi dove capita" non intendo che il primo posto che si ha sott'occhio vada sempre bene e basta poggiarvi il cappello per terra.
Passare la notte in tenda presso un campo, ai margini di una proprietà privata più o meno curata, sulle rive di un fiume, eccetera è un'arte che si affina con il tempo e parte da una valutazione rigorosa del punto scelto.
Il quale ad esempio non dovrà essere MAI:
- nelle vicinanze di un campo rom;
- nelle periferie di centri urbani, non importa quanto grandi;
- troppo vicino o peggio ancora, visibile dall'arteria stradale principale;
Dopo anni di esperienza ho constatato che il ciclista gode di una sorta di benevolenza quando abbia a "invadere" un terreno. In Scandinavia mi è capitato innumerevoli volte di rifugiarmi temporaneamente sotto le tettoie delle fattorie - e mai nessuno si è sognato di cacciarmi. Non credo sarebbe successo lo stesso se fossi stato un capellone-fumatore con una cassa di birra dappresso da scolarmi, la t-shirt nera-pece con la scritta Metal, il corpo tatuato e una radio a pile che blatera musica da schifo.
Insomma voglio dire che conta moltissimo come ci si presenta, semmai si incontri il proprietario del fondo:
Sotto una tettoia in Svezia, al riparo dall'ennesimo
acquazzone diurno e assumendo zuccheri
da un improbabile barattolo di purea di mele:
è evidente che sono uno sportivo e non un balordo !
Può anche capitare che in viaggio il tempo peggiori sensibilmente e non si abbia animo nè di pagare un albergo (semmai ci fosse) nè di sentire scrosciare pioggia e vento sul telo della tenda per tutta la notte (classica premessa di pessimo sonno).
Si prospetta allora il caso del bivacco in edifici abbandonati.
Ho usato questa formula per la prima volta a 19 anni nel corso del viaggio in Sardegna:
Sardegna, luglio 1991.
In quale delle ex abitazioni per minatori
dovrò passare la notte ? Appariranno fantasmi ?
Cortina d'Ampezzo, aprile 2016.
Sul retro della stazione ferroviaria abbandonata di Fiammes,
al riparo dal vento gelido.
In poche parole, alle volte si desidera avere un tetto sopra la testa - e può essere una tettoia o una stanza vera e propria all'interno di un edificio in disuso.
I criteri di scelta sono essenzialmente gli stessi del campo aperto, con ulteriori accortezze:
- assenza di scritte spray sui muri, di rifiuti sospetti, bottiglie rotte ecc.
- scarsi segnali di presenza umana recente;
- condizioni strutturali soddisfacenti delle coperture;
Lido di Jesolo (VE), aprile 2015.
In tenda sotto la tettoia di una cascina al riparo dalla pioggia.
La copertura è intatta ? Si
Ci sono rifiuti e scritte strane sui muri ? No
Sono visibile dalla strada ? No
Ci sono animali ? Neanche l'ombra
Umani ? Nemmeno
Responso: posso passarvi una singola notte con la ragionevole
certezza di non essere disturbato.
Nel post precendente ho rammentato la fermata in un opificio abbandonato al rientro del viaggio in Lapponia.
Scelsi quella soluzione perchè soddisfaceva pienamente tutti i requisiti elencati - e ricordo che montai la tenda esclusivamente come telo-antizanzare, se no avrei potuto anche farne a meno:
Ma la domanda cruciale è:
INTRODURSI IN UN EDIFICIO ABBANDONATO
COSTITUISCE UN REATO ?
Per chiarirlo ho letto attentamente almeno tre siti web. Fornisco il link del primo, che mi sembra il più esauriente:
estraggo direttamente dal testo citato:
non c’è violazione di domicilio solo se la casa è stata definitivamente abbandonata e non viene più usata; invece se è abitata solo saltuariamente, il reato viene realizzato.
Se non scatta il reato di «violazione di domicilio» potrebbe scattare il diverso reato di «invasione di terreni o edifici» [2],
ma perché ciò avvenga non è sufficiente la semplice introduzione per
pochi minuti o, comunque, per un tempo limitato, ma è necessaria una
vera e propria invasione allo scopo di occupare l’immobile o di trarne
profitto.
- deve accertarsi che l’immobile sia stato effettivamente abbandonato e non sia solo momentaneamente libero per via dell’assenza provvisoria del proprietario;
- non deve permanere per troppo tempo all’interno della casa con lo scopo di impossessarsene o di abitarla per le proprie esigenze;
- non deve rompere la resistenza di cancelli, chiavi o lucchetti.
Anche se non scatta alcun reato nel momento in cui ci si introduce nella casa altrui, benché abbandonata, questo non toglie che si possa essere tenuti a risarcire il danno. Infatti, come abbiamo detto in apertura, poiché ogni immobile ha sempre un proprietario, quest’ultimo ha la possibilità di agire nel caso in cui abbia subito un pregiudizio dall’altrui invadenza. In questo caso, il risarcimento spetta anche se l’immobile è stato definitivamente abbandonato e non più posseduto, ma è necessaria la prova di un danno effettivo e concreto. Non è legittimo chiedere il risarcimento né per questioni di puro principio (ossia per il semplice fatto di essersi intrufolati in casa altrui senza la dimostrazione che da ciò ne sia derivato un danno), né qualora venga distrutto un oggetto privo di alcun valore (si pensi a una scrivania già rovinata o un vaso già compromesso).
Da quanto esposto sopra si evince che il legislatore stabilisce che NON c'è reato se Lupolibero ha trascorso una singola notte in un edificio palesemente in abbandono, lasciando il posto come lo ha trovato, senza forzare porte o cancelli, senza portarsi via un mattone d'epoca come souvenir e senza intenzione di campeggiarvi per una settimana.
Aggiungo anche che all'epoca in cui mi fermai nella fabbrica in disuso, al cancello d'ingresso non era apposto alcun segnale di "Proprietà Privata" nè "Edificio pericolante".
Il criterio della provvisorietà pare sia fondamentale ed è d'altronde applicato anche al bivacco libero su spiagge, fiumi ecc. : un conto è passare una singola notte - altro conto è accamparsi STABILMENTE in un determinato posto.
Per concludere, come ebbe a dire il giudice Santi Licheri: "Vigilantibus non dormientibus iura succurunt" = le Leggi aiutano chi le conosce, e non chi le ignora.
Greetings !