mercoledì 26 giugno 2019

Il materassino FORCLAZ 700 ad aria di Decathlon: le mie impressioni.









Chi pratica l'escursionismo o il cicloturismo sa benissimo quanto sia importante una notte di buon sonno. 
Nei miei primi viaggi in bici, quando avevo vent'anni, potevo dormire su una stuoia per esercizi di ginnastica spessa mezzo centimetro o direttamente su un massetto di calcestruzzo senza troppi problemi.
Adesso che quel tempo è passato da un pezzo ho bisogno di un po' di comodità in più, e questa è fornita anche e soprattutto dal materassino.

Negli ultimi anni ho usato con una certa soddisfazione il materassino Thermarest modello Prolite Plus, di tipo autogonfiante.
Il peso del Thermarest di taglia Regular è di 650 grammi. Per gonfiarlo si apre la valvola e una certa quantità di aria inizia a entrare nella struttura interna; saranno poi necessarie cinque, sei gonfiate col proprio fiato per portare definitivamente il materassino in pressione.
Ed è qui che ho constatato che dopo circa 5 anni d'uso il Thermarest tende a perdere leggermente aria nel corso della notte e sotto il peso del corpo: al mattino lo ritrovo tristemente sgonfio e questo non è un buon inizio.
Questo articolo costa esattamente quanto lo pagai nel 2011 prima del viaggio in bici in Lapponia: 90 euro.




IL MATERASSINO FORCLAZ DI DECATHLON,
UN CLAMOROSO SUCCESSO






Non ho mai avuto un culto particolare per i prodotti di Decathlon destinati all'escursionismo. Alcuni (pochi) si sono dimostrati ottimi e di buon prezzo. E purtroppo sono a volte stati quelli messi alla svelta fuori produzione, chissà perchè.
Con dei materassi gonfiabili da campeggio acquistati nel 2007 ho poi avuto pessime esperienze. 

Quindi è con un certo pregiudizio che mi sono convinto ad acquistare e provare il materassino Forclaz Trek700 AIR.
Il quale mi ha stupito e soddisfatto sotto ogni aspetto.

Innanzitutto le dimensioni: il Forclaz700 ripiegato risulta molto meno voluminoso del Thermarest:








Poi il peso: il Forclaz pesa 530 grammi contro i 650 del Thermarest - quindi 100 grammi meno.

Il Forclaz si gonfia con il fiato attraverso la valvola di immissione. Ci vogliono circa venti soffiate per portarlo in piena pressione. La seconda valvola serve per lo sgonfiaggio, che avviene in pochi secondi e senza lasciare sacche d'aria nel materassino.
Le valvole sono davvero solide e ben fatte, provviste di una guarnizione a fine filettatura:







Le dimensioni del materassino sono perfette, sia nella larghezza sia nell'altezza. Ma soprattutto lo spessore è elevato, circa 5 centimetri. Oltre il doppio del Thermarest.











Il Forclaz non produce rumori fastidiosi quando ci si sposta sopra - perlomeno nulla di eclatante; due serie di rilievi in silicone sulla superficie servono da grip per il sacco a pelo - il che non guasta:







Ho usato questo materassino nel corso delle tre settimane del recente viaggio in Corsica e Sardegna, constatando che non ci sono state perdite d'aria durante la notte nè altri inconvenienti frustranti come la difficoltà di ripiegarlo e riporlo nella sacca, la quale è perfetta - non risicata di volume come di solito avviene.

Allo stato attuale il prezzo è OTTIMO: 40euro. Ho notizie di altri modelli più "professionali" e dai costi elevati che hanno dato problemi quasi da subito.

I miei consigli sono in definitiva due:

- ripulire sempre bene il pavimento interno della tenda;
- acquistare almeno due materassini Forclaz, dal momento che si tratta di un ottimo articolo e come tale probabilmente destinato a sparire dalla produzione di Decathlon presto o tardi - come vuole la tradizione.  O a essere sofisticato senza nessun motivo specifico.

Riaprire l'abside della tenda e ritrovarsi nella natura pronti a far colazione e ripartire è una sensazione galvanizzante. Meglio ancora se segue una notte di ottimo riposo.


VALUTAZIONE DEL MATERASSINO FORCLAZ 700
NON AUTOGONFIANTE DI DECATHLON: 10 SU 10.











sabato 15 giugno 2019

Giugno - Disegni di luce.









Sorpresa: quest'anno un vecchio albero di albicocche situato nella parte più bassa della proprietà, quella che frequento meno, ha prodotto una quantità impressionante di frutti.
La foto non rende l'idea.
Ho decespugliato apposta un sentiero per raggiungerlo più un ampio "piazzale" tutt'attorno alla pianta in modo da poter raccogliere le albicocche, che sono molto meno dolci del consueto ma 100% nostre e biologiche:








E' domenica mattina presto e una foschìa umida filtra i raggi del sole; c'è la luce giusta per poter fare qualche scatto fotografico nell'orto appena avviato.
Una new entry di quest'anno sono i ravanelli, in primo piano nella foto seguente. Li abbiamo seminati e le piante sono sbucate fuori appena due giorni dopo (!). Li abbiamo diradati e stiamo aspettando la formazione dei tuberi. Non per citare sempre nonni e antenati, ma ricordo che mio nonno li piantava dietro la casetta sull'Etna, e messi nell'insalata erano una variante piacevole.


In primo piano: i ravanelli




Crescono a vista d'occhio anche i pomodori. Ho già predisposto i tre corsi orizzontali di sostegno perchè è un lavoro che non ho nessuna voglia di fare a luglio inoltrato:













sopra: orto 2019 con insalate in primo piano e
impalcatura di supporto per i pomodori





Crescono anche i cetrioli Tasty Green, che hanno già i fiori e un abbozzo dei frutti. I cetrioli amano svilupparsi lungo i pendii naturali o i muri. Le giovanissime piante si orientano già nella direzione giusta "puntando" verso di essa - dio solo sa come.



 Cetrioli




La luce è proprio bella stamattina. Si infiltra tra i rami degli aranci e dei limoni:



 









L'angolo che mi piace di più è quello in cui l'orto finisce e inizia il bosco di noccioli. In questo preciso punto un immenso noce genera un'ombra verde scuro. Vi si trova un sentiero che sale verso altri terrazzamenti o scende in direzione del noccioleto. Una specie di crocevia insomma, percorso cent'anni fa da chissà quali persone.

La luce qui si fa strada a fatica. Attraversa le innumerevoli foglie del noce, che disegnano una immaginaria vetrata di cattedrale, monocromatica.



Dove finisce l'orto e inizia il bosco:
il grande albero di noce





giovedì 13 giugno 2019

Dettagli di metà giugno.



Giornate lunghe. Di sole, di caldo, di luce, di lavori.
Decespuglio due ore la mattina e due ore il pomeriggio. Decespugliare mi piace perchè il risultato è immediato, perchè tagliare l'erba è bellissimo. Gli alberi respirano, il paesaggio si apre.
Finalmente vedo e accedo in ogni posto.

E ho visto che sugli ulivi ci sono un sacco di fiori. Sono bianchi, piccoli - quest'anno numerosissimi. C'è chi dice che "tanto prima o poi un temporale li rovinerà come l'anno scorso", e allora addio olio. A me queste profezie suonano molto come scuse per non far nulla.
Forse succederà, forse no. Sarà la natura a decidere.

Ma ancora è presto, l'estate deve ancor arrivare.
File interminabili di formiche si affaccendano sui vecchi muri. Una di queste file è lunga circa quindici metri - inizia da un buco nel muro laterale dei vicini e raggiunge il nocciolo vicino casa mia.
La sanno lunga le formiche: quando verrà il freddo saranno loro a ridere, con le tane piene di scorte.

Ci sono folate di aria fresca e l'afa sembra concedere una tregua.
Stanotte ho fatto sogni strani, lontani, legati ai miei esami all'università. L'esame di Matematica II in particolare, chissa perchè. Sembrano passate ere geologiche da allora.

Sembra immutabile questo pezzo di mondo che mi affanno a curare.
Nelle pause vado a comprare il pane casareccio appena sfornato, e il pecorino alla vecchia bottega sulla Statale -








Oppure sbuccio fave e piselli al fresco in cucina:








O mi faccio una spremuta sul muretto sotto il pergolato:







A pranzo mangiamo quasi sempre pasta di semola di grano duro con i pomodori, le olive, qualche cappero e una spolverata di ricotta salata locale:






che mi fornisce energia per i lavori del pomeriggio, più grati perchè il sole scompare dietro la montagna lasciando sulla terra un'ombra fresca, piena di mille profumi.




sabato 8 giugno 2019

Il tempo che ci vuole per fare e per vedere.



Nell'arco degli ultimi dieci giorni siamo passati dalla stufa a legna accesa a temperature di oltre 30 gradi. Si muore di caldo già alle sette del mattino; la sera per fortuna si riesce a respirare grazie al fatto che ci troviamo a 500 metri d'altezza. 

Cose realizzate:
con i numerosi cedri maturati quest'anno abbiamo fatto un bel po' di marmellata. E' la prima volta che ci siamo cimentati con questo agrume tutto particolare. Il risultato è stato più che soddisfacente, posto che si usi almeno l'80% di zucchero ( per 1 Kg di polpa priva di scorza, 800g di zucchero ), dato che la polpa libera un'essenza spaventosamente amara in cottura.
Il mio suggerimento per apprezzare al meglio questa marmellata è di accompagnarla con del burro.






sopra e sotto: preparazione della
marmellata di cedri








Il lavoro di ri-pitturazione del pergolato di ferro è finito. Riassumendo: rimozione della ruggine con spazzola metallica e smerigliatrice; mano di fondo di antiruggine al minio; prima mano di smalto per metalli; seconda e ultima mano di smalto per metalli.

L'ultima mano di smalto l'abbiamo data con un colore più scuro dato che il colore precedente sembrava troppo "chiaro" - troppo "ferro in quanto tale". Il fastidio maggiore durante questo restauro è stato causato dai tralci di vite. Ancora un po' e il fogliame avrebbe reso impossibile l'opera.



Il pergolato redento, finalmente del colore che volevo:
Grigio scuro a grana fine Boero





Abbiamo re-imbiancato la cucina, che dopo sei anni aveva i muri parecchio anneriti dal nerofumo emesso dalla stufa a legna:



Locale cucina: notare lo sporco soprattutto in alto a destra



Era presente qualche sfogliamento della precedente tinteggiatura causato dall'umidità. Questo è l'unico locale insieme all'ingresso che poggia direttamente sulla terra; tutto sommato per questo motivo e per essere un edificio dell'Ottocento l'umidità è davvero poca.
Ho rimosso il materiale incoerente con una spatola e stuccato le zone interessate:


Le uniche zone colpite dall'umido sono
quelle a destra e a sinistra del lavello




La parte più pesante del lavoro è stata la tinteggiatura del soffitto, fatta con un plafone ben carico. Due suggerimenti: usare plafoni (pennelli larghi) professionali e non di plastica; usare una tinta professionale ricca di pigmento e antimuffa.
Risparmiare in queste cose NON PORTA A NULLA DI BUONO, GARANTISCO.







La seconda mano di imbiancatura del soffitto l'ho data in senso ortogonale alla prima con un rullo (ben carico), e il risultato è stato ottimo e veloce. Raramente in questi lavori ci sono sconti - in questo caso è andata bene.






in alto e in basso:
la cucina re-imbiancata
( due giorni e mezzo di lavoro )






Due ultimi suggerimenti: sebbene siano lavori più vili e meno gratificanti, cercate di:

- togliere dai piedi quanti più mobili possibile, spostandoli in altre stanze;
- nastrare con la massima cura battiscopa e quant'altro per evitare di perdere tempo a ripulire dalle macchie una volta finito il lavoro




Abbiamo infine: 
- ripristinato l'acqua per irrigazione con il mio vicino, ripulendo vasche a monte, vasca a valle, sentieri tecnici lungo il tubo e un tratto di tubo parzialmente occluso da depositi di calcare;
- decespugliato a filo altre aree del terreno;
- iniziato a potare gli agrumi;
- impiantato l'orto 2019;
- ripulito i pannelli fotovoltaici dalla sabbia fine portata dalla pioggia malefica di scirocco;
- rotto un motore di decespugliatrice per cause ignote (210 euro);
- rotto la trasmissione di un'altra decespugliatrice per usura (150 euro);



Raccolto le prime nespole, che quest'anno sono un po' in ritardo nella maturazione:








Fatto un'escursione alle famose Cascate del Catafurco nel territorio del comune di Galati Mamertino (ME). Il percorso è lungo circa 9 chilometri andata e ritorno, e lo abbiamo fatto tutto a piedi. La lentezza consente di apprezzare i cambiamenti nella geologia, i fiori spontanei, gli odori, la poca gente che coltiva qualche podere strappato ai ripidi pendii colonizzati dalle ginestre e tante altre cose.
La cascata è solo il gran finale di un contesto di bellezza da gustare passo dopo passo.






In un mondo in cui contano sempre di più le corsie "veloci" come la fibra ottica, si è sempre più dimenticato il concetto di "tempo per fare e per vedere le cose".

E così, mentre torniamo a piedi dalla cascata, veniamo superati da due trentenni in moto superaccessoriata, intabarrati in tute e caschi neri lucenti, che sollevano polvere e appestano l'aria con gli scarichi cromati. Hanno fatto a piedi si e no gli ultimi 200 metri e hanno aggiunto la cascata al loro album intitolato: "Ci sono stato anch'io".
No, nessun discorso a fine ambientalista il mio: voglio solo dire che vivere/vedere un luogo implica esplorare tutto il contesto recandovisi a piedi o in bici. 

Con i mezzi veloci e facili non si vede nulla.
Non si capisce nulla.