La scorsa settimana si è fatto un gran parlare della scomparsa di Camilleri. A me i suoi libri non mi hanno mai entusiasmato, francamente. E credo che il 90% del successo della serie televisiva di Montalbano sia più che altro dovuto al paesaggio di Sicilia, amplificato dal mezzo cine-televisivo, che non alle trame dei "gialli" in quanto tali, spesso nebulose e di poco spessore.
Non è mancato l'episodio-propaganda sui migranti, molto gradito dalla sinistra radical che ovviamente ha fatto di questo scrittore un mito, con note di elogio tali da far apparire Dante Alighieri uno scribacchino illetterato.
Anzi ora smetto di parlare di Camilleri, chè già le sette righe sopra bastano e avanzano.
Parlo invece di uno scrittore che da sempre occupa il primo posto nelle mie letture: Ercole Patti.
Figlio di benestanti, catanese, un esteta assoluto. Le cui pagine ispirate hanno un solo filo conduttore: il godimento che viene dalla Bellezza della campagna siciliana e delle sue risorse.
L'Etna, i limoni, le scogliere di pietra lavica, le albe in campagna, la malinconia dell'autunno - stagione preferita di Patti - emergono vive e reali nei suoi romanzi, eppur parte di un tempo andato.
Possiedo diversi libri cartacei di Ercole Patti, e uno di questi - Diario Siciliano - è una sorta di Bibbia che ho riletto innumerevoli volte e che non cederei mai a nessuno.
Si tratta di 34 racconti che coprono un arco di tempo a ritroso dal 1974 al 1931.
Uno dei più belli è intitolato Un po' di olio (novembre 1969).
Sono andato a controllare i cinque ulivi secolari che si trovano in basso nella proprietà. L'ultimo olio significativo lo hanno prodotto nel 2015. Nel 2016: annata scarsissima ovunque; nel 2017: annata media, meno di metà olio; nel 2018: le olive sembravano ottime poi un in insetto le ha attaccate e distrutte tutte dalla prima all'ultima già a giugno.
Quest'anno le olive sembrano esserci. Spero che a novembre potremo fare un buon olio, dato che di quello di due anni fa me ne è rimasto poco.
Le olive di quest'anno arriveranno a maturazione?
Ercole Patti.
"Ho fatto raccogliere le olive dei pochi vecchi alberi che circondano la mia casa per cavarne un poco di olio. Nell'aria autunnale fra l'erbetta fresca ancora bagnata dagli spruzzi di pioggia del giorno prima le olive cadono strappate dalle mani del contadino; sul telo di nailon disteso sotto l'albero risuonano con piccoli rumori sordi come una soffice grandinata. [...] Riunite le olive in due grossi sacchi le portiamo all'alba al frantoio del paesetto vicino. Nel frantoio tra lo sfolgorio di vivide lampade mattituine naviga l'odore forte delle olive macinate. Le due massicce ruote della macina girano su se stesse triturando polpe e noccioli.[...]
L'odore dell'olio nuovo piglia alla gola con una forza inebriante. Ogni cosa nell'ampio camerone è imbevuta di questo potente e sano sentore che riempie le narici e sembra attraversare i vestiti e le suole delle scarpe.
Carichiamo nell'auto la nostra damigiana di olio verde che ci servirà fino al prossimo raccolto. [...].
L'odore possente del frantoio arriva sullo stradale e vi ristagna; e le macchine che passano coi vetri abbassati ne raccolgono un po' e se lo portano via per qualche centinaio di metri".
Nella mia campagna, sui bassi Nebrodi.
Il 7 novembre di quattro anni fa mi alzai prima dell'alba per raccogliere le olive dei miei alberi - io e i miei vicini. Abbiamo disposto i teli sotto le grandi piante, mentre il sole spuntava dalla cresta della valle. Con lunghe pertiche di legno abbiamo fatto grandinare a terra le olive minute - le antiche olive dei Nebrodi.
Abbiamo mangiato un panino distesi sull'erba verdissima. Il carico di olive lo abbiamo messo subito in grandi sacchi e portato al vicino frantoio a metà pomeriggio.
La macchina del frantoio è una supercentrifuga in grado di separare efficacemente solidi e liquidi.
L'olio verde e nuovo colava infine dentro il recipiente di metallo, e sapere che era il "mio" è stato emozionante.
Gli odori e l'atmosfera del frantoio erano identici a quelli descritti da Ercole Patti nel suo racconto.
sopra e sotto:
bacchiatura delle olive nel mio terreno
durante la ricca annata olearia del 2015
E adesso si attende.
Che dire ? Spero che quest'anno il miracolo si ripeta. Miracolo di Bellezza che in qualche modo rimanda agli antenati che piantarono questi alberi, forse tre o quattro secoli fa.
Ci sono tante ciclicità nella vita di campagna.
Ma quella dell'olio, nella cornice bellissima e malinconica di novembre, è quella che a me piace di più.