Quando si parla di autosufficienza si va incontro all'incomunicabilità e alle incomprensioni più disparate. Per (tentare) di fare un minimo di chiarezza cercherò di illustrare qual è il MIO concetto di autosufficienza.
POSTULATO DI BASE
L'autosufficienza non può mai
essere totale
esempi:
Non ci si può autocostruire uno strumento complesso come una motosega - e
neanche la sola catena a maglie della stessa;
Non ci si può fabbricare il carburante che serve per alimentarla;
Non è possibile autofabbricarsi moduli fotovoltaici,
e neanche gli inverter e tutto l'apparato di regolazione
e distribuzione della energia generata dal sole;
Tali esempi potrebbero proseguire all'infinito, sia nel campo della salute:
farmaci, apparecchi per analisi e diagnostica;
sia nel campo del (tutto sommato) meno utile:
macchine fotografiche, router wi-fi, computer
QUESTE COSE NON SI FABBRICANO,
meno che mai quelle ad alto livello di tecnologia
Una volta messo da parte questo nutrito zoccolo duro di cose che non è possibile ottenere da sè, resta:
Tutto quello che si può fare con le proprie mani.
E per il quale occorrono:
- salute fisica (e mentale)
- tempo
- buona volontà
- attitudine al risparmio
- attitudine all'ordine e dispregio del caos
Quindi per me la autosufficienza è una sorta di "stadio di semilavorazione" da cui posso agire.
Ho reperito varie foto degli ultimi sette anni in campagna che forse spiegano ancora meglio questo concetto:
Nel 2013 ho utilizzato un pesante tronco d'ulivo per realizzare
una seduta rustica: la motosega e il carburante per lavorarlo
non li ho fabbricati io; il sedile però è rimasto intatto e ogni volta
che ci poso il sedere sopra penso "che bello, l'ho fatto io"
2013, aprile. Fabbricazione di un pergolato per l'uva e l'ombra.
I profili di ferro non li ho segati io, nè saldati.
Però li ho levigati, trattati e verniciati prima dell'intervento
del professionista, risparmiando parecchie ore di lavoro pagato
2013, luglio. Abbiamo stuccato crepe e imbiancato da noi
l'intera casa. La malta e la pittura non le ho fabbricate io,
ma quanto avremmo pagato per far eseguire il lavoro a un'impresa?
sopra e sotto:
2013 - restauro come meglio posso un tavolino
sgangherato che avevo trovato in casa.
Quanto avrebbe voluto un falegname per fare
il lavoro al posto mio?
Il tavolino finito, su cui ancora oggi scrivo
al computer e metto roba dentro un cassetto
che era tana di ragni
E continuando:
Raccogliamo da noi le nostre nocciole dalla prima all'ultima
evitando di pagare manodopera esterna che tra l'altro
deve essere istruita e assicurata
Raccogliamo e cerchiamo di vendere, se e quando le
vogliono, arance e limoni senza pagare
raccoglitori
Ci procuriamo acqua fresca presso una sorgente vicina
evitando di acquistare bottiglie al supermercato -
(e in estate il consumo raggiunge livelli incredibili)
Confezioniamo marmellate di ogni genere
evitando di comprarle al supermercato
sopra e sotto:
l'orto produce ogni anno una quantità colossale
di pomodori, verdure eccetera innaffiate
con l'acqua di una nostra sorgente e non con
l'acqua comunale che pagheremmo a caro prezzo
sopra: pulisco da me medesimo la vasca destinata
ad accogliere l'acqua di irrigazione
sopra: un task fondamentale;
la decespugliatrice e il carburante non li ho fabbricati io,
però decespuglio da me tutto il terreno dal primo all'ultimo metro,
e quando termino la soddisfazione è indescrivibile
Raccogliamo le nostre mele, che sono imperfette.
Ma la raccolta è gratis. Non sono mele trattate, sono più
piccole della media e il mercato di massa le ripudia.
Ma io le mangio e non le compro, questo è ciò che conta.
sopra e sotto:
restauro da me la porta di ingresso della ex stalla;
la ridipingo con una miscela di colori ottenendo
esattamente il risultato che volevo.
Un professionista quanto mi avrebbe chiesto?
La porta finita.
E ogni volta che la apro, mi si apre il cuore (di gioia)
2015. Rimetto a posto un muro di contenimento
mezzo franato e ci passeggio accanto ogni pomeriggio
Mi faccio una spremuta a filiera metri cinque, cioè
da uno degli alberi vicino casa.
Dove sta l'autosufficienza?
Nel fatto di: spremere a mano senza aggeggi a batteria e
(semplicemente) nel non aver comprato il tetrapack di aranciata
proveniente molto probabilmente dalla Spagna
Ma la soddisfazione più grande viene dal settore legna. Negli anni abbiamo rimosso decine di alberi superflui e ottenuto legna dai noccioli, che sono alberi cedui in grado di rinnovarsi continuamente. La motosega è uno strumento di produttività ENORME. Per questo è così ambita dai ladri.
Una volta segata, la legna viene presa a colpi di accetta per essere ulteriormente sezionata.
Chi lo fa?
Lo faccio io e mi piace pure. Possiedo legna per anni e anni e anni.
Non ho mai chiamato un camion per portarmi da legna da ardere - e questa io la chiamo:
la mia autosufficienza.
Lo scorso mese di novembre avevo interpellato un potatore professionista per dare una regolata ai vecchi alberi di ulivo, dopo aver fatto l'olio.
- sì, verrò, ci vediamo dopodomani...
Non si presenta nè si sente nessuno.
Chiamo due, tre, cinque volte al telefono.
Silenzio assoluto.
Siccome ne ho piene le balle di tutta sta gente che piange miseria e poi quando si tratta di lavorare manco si presenta, ebbene gli alberi me li sono potati tutti io.
Usando la scala, la motosega e la massima prudenza.
Chè per fortuna tra i tanti difetti che ho, quello che mi manca è la facilonerìa.
E mi sono risparmiato altri 90 euro.
Oggi mi sono fatto un risotto con i finocchi selvatici raccolti sul terreno e l'ho cucinato al 100% sulla stufa a legna accesa.
Il frigo lo spengo da fine settembre in poi e campo bene lo stesso.
I pannelli sono più che sufficienti per l'illuminazione a led e per alimentare il computer tutto il tempo che si vuole.
L'autosufficienza per me è un concetto elastico, privo di fanatismi modaioli.
Coincide con il fai-da-te in un vasto raggio d'azione: alimentazione, potature, ripristini ecc.
Qualsiasi cosa si faccia con le proprie mani è già una forma di autosufficienza.
Poi se c'è addirittura chi si fabbrica i vestiti al telaio o si modella con l'argilla il piatto dove mangia, tanto di cappello. L'autosufficenza non è un concetto assoluto, fatto di uno e di zero. E' come un abito fatto su misura: va bene per me - per te non va bene. Ognuno la declina come può - al gradino zero c'è chi non è capace di prepararsi un piatto di pasta; al massimo livello c'è il cacciatore della taiga siberiana che si fabbrica da sè le trappole e pure la capanna di tronchi.
Io i tronchi li levigo e li rivernicio.
Buona autosufficienza