sabato 5 dicembre 2015

Monte Palestra e l'eruzione. A piedi sull'Etna, autunno 2015.



The hours, the minutes seem to fly
And since the last goodbye
You and I came a long way
The nights, too short to fill with sleep
Or falling in too deep
Seem so far away now

Memories, all we share between us
Everything we were, all that we remain
But memories somehow came between us
Breaking up two minds that were one and the same

The Alan Parsons Project,
Ammonia Avenue - 1984




   Una nuova alba sulla valle dell'Alcàntara, al cospetto dell'Etna il cui cratere è da un paio di giorni in attività.
Con qualche difficoltà riesco a raggiungere il cancello forestale di Bosco Chiuso, porta d'accesso al versante ovest del vulcano; trascorrerò la notte al piccolo rifugio di Monte Palestra, m.1917, al quale sono legato da vecchi ricordi essendo il primo riparo dove ho trascorso una notte sull'Etna, nell'aprile del 1988.


  I boati del vulcano si fanno sentire sempre più forti; dopo un'ora e mezza di marcia esco dal bosco di querce e raggiungo la pista altomontana, dalla quale di lì a poco assisto in diretta a un parossismo con emissione di cenere, vapori e lapilli.




 in alto: due riprese dell'attività parossistica intervenuta
alle 10 e 45 del 4 dicembre.


   Dopo aver assistito a questo incredibile spettacolo, riprendo la marcia in direzione sud. Faccio sosta per mangiare qualcosa nell'ampio rifugio di Monte Scavo.


Rifugio di Monte Scavo, m.1725. Sosta per pranzo e consultazione della cartina.

in alto: la pista altomontana passa a pochi metri dalla
grotta di scorrimento lavico di Monte Nunziata, originatasi
da un'eruzione del 1832.


in basso: un singolare rifugio di forma conica, in legno ed erba,
che mi richiama alla mente il viaggio in Lapponia.


versante ovest dell'Etna

   
   Finalmente giungo al rifugio di Monte Palestra, che giace su un'ampia radura esposta ai venti di tramontana, quasi schiacciato alle spalle dalla mole del vulcano. E' l'ora per una bevanda calda.

L'arrivo al rifugio forestale di Monte Palestra, m.1925





   
   Nel pomeriggio mi reco con lo zaino semivuoto al vicino rifugio della Galvarina, distante meno di due chilometri. il tramonto giunge presto, intorno alle 17 e 30.




in alto: l'ultima luce del giorno illumina il vecchio cratere
spento di Monte Pecoraro, m.2263.


sotto: l'accogliente rifugio forestale della Galvarina, aperto agli escursionisti.





   Nel buio faccio ritorno a Monte Palestra, dove mi preparo una cena. Intorno alle 20 sento dei rumori e vedo delle luci. Arriva un gruppo di tredici scout che era intenzionato a passare la notte qui. Quello che non capisco è:

- che senso ha camminare nel buio, cosa tipica degli scout.

- come si può pensare di stare in tredici persone in una piccola stanza come quella di Monte Palestra, che al massimo ne può ospitare cinque-sei.

- perchè queste persone non si sono fermate al rifugio della Galvarina, a soli 20 minuti da qui e quattro volte più grande.

Summa delle tre domande precedenti: forse ho spesso sottovalutato l'intelligenza del mio gatto maschio, che possiede due neuroni soltanto - uno per il cibo e l'altro per la riproduzione -


    Di fatto, constatato che ci sono già io nel rifugio e non sto urlando di gioia, decidono saggiamente di procedere oltre ( oddio, le tre ragazze potevano anche restare, se volevano...! ).
Rimango di nuovo da solo e ascolto i boati dell'Etna. Poi da perfetto idiota mi perdo il parossismo eruttivo delle ore 21, del quale avrei saputo solo l'indomani dall'amico Luigi, che mi aveva avvertito con un messaggio.
Pazienza.





Secondo giorno.
   Sveglia alle 6. Colazione nel freddo della stanza mezza invasa dal fumo. Il caminetto di Monte Palestra non ha mai funzionato bene, c'è qualcosa che è stato fatto male sin dall'inizio. passare comunque la notte qui è stato emozionante.
Al primo chiarore del giorno abbandono il rifugio e mi dirigo verso una zona poco distante costellata di vecchi crateri.

La prima luce del giorno tinge di rosso le ceneri emesse dall'Etna.





   E' una giornata priva di nuvole, dalla luce forte e inadatta alle buone fotografie. L'ultimo scatto è quello al bel cratere di Monte Nunziata, sempre molto suggestivo. Poi ripongo la Nikon nello zaino e ripercorro il lungo cammino fatto all'andata.

   L'aria è freschissima, cristallina. L'Etna pare essersi calmata rispetto a ieri, anche se qualche boato si fa ancora sentire -
Perdo quota progressivamente, ritmato dai miei passi e pieno di nuovi, bellissimi ricordi.

il vecchio cratere di Monte Nunziata, m.1803 (eruzione del 1832)


foto sopra: il rifugio forestale di Bosco Chiuso-Case Pappalardo,
punto di partenza per quest'escursione.


Ciliegina finale:
Un breve video di 25 secondi che documenta
l'emissione eruttiva dell'Etna è disponibile qui.
by Lupolibero, ovviamente.
https://youtu.be/IC0jMo0afIQ


Rammento che l'uso delle immagini per scopi diversi
da quello strettamente personale è proibito dalla
Legge sul Diritto d'autore.



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