In Austria le ciclabili sono un nastro di seta,
quanto di meglio un ciclista potrebbe desiderare
In questo viaggio ho fatto
larghissimo uso di piste ciclabili. In passato le snobbavo considerandole roba
per famiglie con bambini al seguito, invece esse costituiscono un’ottima chance per viaggiare in bici in tutta
sicurezza. Semmai, gli inconvenienti delle piste ciclabili possono essere i seguenti:
- La segnaletica non è sempre chiara e decifrabile
- Le radici degli alberi adiacenti hanno sconquassato il fondo della pista
- Si viaggia talmente tranquilli che ci si vizia, e quando si ritorna su strada, si faticherà a sopportare le auto
- Il percorso della ciclabile è spesso meno lineare, pieno di larghe deviazioni e saliscendi
Nel tratto italiano le ciclabili che ho utilizzato sono state due:
- La
ciclabile delle Dolomiti da Calalzo di Cadore a Dobbiaco, all'inizio del viaggio.
Questa pista è stata ricavata da
una ex ferrovia. Sono ancora visibili le vecchie, bellissime, stazioni e si pedala su ponti,
viadotti e all'interno di gallerie illuminate da luci al neon. Si snoda tra scenari
dolomitici spettacolari. Asfaltata da Calalzo sino a una vecchia dogana prima
di Cortina, la pista continua sino a Dobbiaco su fondo sterrato. Ho dovuto rinunciare a quest’ultimo
tratto in quanto ancora impraticabile per neve, ma la Statale 51 non è troppo
trafficata, e offre una validissima alternativa.
- La
ciclabile del Brennero, dall'omonimo Passo sino a Trento, alla fine del viaggio.
E’ stato davvero meraviglioso
pedalare su questo nastro d’asfalto liscio e ben tenuto, tra campi di mele e
vigneti. Ci sono aree di sosta specifiche per ciclisti e diversi tratti sterrati in
boschi di abeti dislocati nella parte iniziale, quella più a nord. La
segnaletica è ottima e particolarmente curata in prossimità dei centri abitati.
Frequentatissima da corridori e cicloamatori di ogni età.
In Austria le ciclabili utilizzate
sono state:
- La ciclopista della Drava, di
circa 300 km, che da Dobbiaco (Italia) porta a Maribor (Slovenia) attraverso il
Tirolo e la Carinzia. Questa pista è un vero fiore all’occhiello dell’Austria
e forse una delle più belle d’Europa. Il fondo è quasi sempre asfaltato.
Quando non lo è, la ghiaia è talmente fine e compressa che non rimpiangerete l’asfalto - gli austriaci sono davvero superiori in queste cose. La segnaletica è stata curata da ciclisti, non da
amministratori locali, e si vede. Abbondano i “cartelli di conferma” dieci
metri dopo ogni bivio, quelli che vi rassicurano sul fatto che state procedendo
sulla strada giusta. Una favola. Si può anche acquistare la guida ‘Ciclovia
della Drava’ edita da Ediciclo, ottima fonte di informazioni dettagliate.
- La ciclopista del Danubio, da
me percorsa nel breve tratto tra Bratislava e Vienna. Asfalto e segnaletica
ineccepibili. Il paesaggio però è un po’ noioso, meno movimentato. Ma si entra
nel cuore di Vienna costeggiando il Danubio, tranquilli e felici: cosa volete di più ?
Slovenia.
In Slovenia ho percorso il tratto
finale della ciclopista della Drava sino a Maribor. Le indicazioni sono
leggermente più carenti; i villaggi attraversati sono molto pittoreschi. Non sempre
la pista è interdetta alle auto, e si percorrono anche strade condivise con gli
automobilisti. Prima di Maribor la segnaletica diventa scadente e la pista
divaga spesso e volentieri su tratti a ghiaia grossa, molto difficoltosi per
qualsiasi bici.
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La segnaletica del percorso internazionale Eurovelo 6. |
Ungheria.
La ciclopista del Danubio da Budapest
a Bratislava alterna tratti sterrati a tratti asfaltati. Corrisponde
all’itinerario europeo di lunga percorrenza denominato Eurovelo 6. La
segnaletica è spesso e volentieri carente. Ai numerosi incroci privi di cartelli si
tira dritto e si continua alla “spera in dio”: si può e si dovrebbe fare di
più: "ungheresi, forza" ! Per compensare, Budapest è dotata di un sistema capillare di piste
ciclabili dislocate praticamente in ogni angolo della metropoli. Visto che
siamo in tema di strade: per l’Ungheria ho acquistato la mappa della EDT Marco
Polo in scala 1:300mila (1 cm= 3 km) che si è rivelata più che soddisfacente; non
è stato facile reperirla in quanto per quasi tutti l’Ungheria significa solo recarsi a
Budapest – sono pochi quelli che visitano il resto del paese. Se programmate un
viaggio a largo raggio, pensateci per tempo e acquistate la mappa prima di
partire.
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Sosta con pizza. A destra, la preziosa mappa dell'Ungheria. |
Slovacchia.
La ciclopista del Danubio, o
Eurovelo 6, si svolge sempre a fianco del Danubio. Dopo un lunghissimo tratto
sterrato e solitario da Velky Lel a Klučovec, diventa asfaltata e liscia come un tappeto sino
al centro di Bratislava, oltre che interdetta alle auto. Le indicazioni Eurovelo 6 sono più che sufficienti.
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L'erba schiacciata dalla mia tenda: per una notte sono stato qui ! |
Pernottamenti e accampamenti.
Ho sempre usato la formula ‘3-4
giorni in tenda, 1 giorno in ostello/pensione/bed and breakfast. Non mi
interessano sistemi tecnologici con cui si prenotano gli alberghi (...addirittura
prima ancora di partire – e cosa succede in questo caso se siete stanchi e volete rimanere un giorno in più ? !!!). A mio avviso queste cose sono fatte per chi
viaggia portandosi dietro paure e insicurezze nel proprio bagaglio.
La tenda è
stata spesso e volentieri la mia casa, mi ha consentito di vivere in pieno la
natura e nessuno mi ha mai infastidito o creato problemi o cacciato, anzi. Quando ho smarrito la strada, ho sempre
chiesto alla gente – e alle volte ne sono venute fuori fugaci quanto piacevoli
amicizie. Colgo l'occasione per far presente che in Ungheria la conoscenza dell'inglese è molto bassa, soprattutto nei centri rurali. Ne vengono fuori situazioni divertenti.
Ho portato con me solo una lista di ostelli della gioventù scritta su
un foglio di carta. L’ostello di Budapest, consistente in un ferry ancorato in riva al Danubio con
tanto di ristorante interno a buon prezzo, è stata una perla del viaggio. Per
me il viaggio in bici dev’essere in qualche modo avventuroso – è qualcosa di
troppo bello e prezioso per inscatolarlo e programmarne l’andazzo a suon di
microchip.
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La mia stanza, anzi cabina, al fantastico ostello di Budapest, ferry ancorato sul Danubio. |
L’accampamento più bello di tutto
il viaggio è stato dopo Cortina d’Ampezzo. Evitando campeggi, bed and breakfast
e alberghi di ogni sorta, mi sono allontanato di qualche chilometro dalla
città. Ho chiesto a un runner che stava rientrando in auto se ci fosse secondo
lui un posto tranquillo dove piazzare la tenda. Mi ha suggerito di rientrare
sulla ciclabile ricavata dalla ex ferrovia, percorrerla per un chilometro e
fermarmi sul retro della stazioncina ferroviaria in disuso di Fiammes. Così ho
fatto. Era un posto stupendo e assolutamente tranquillo.
La notte è stata
gelida, e il mattino successivo il termometro segnava zero gradi. Non volevo
più andarmene da lì, c'era davvero un'energia positiva. Poi ho fatto colazione e rimesso
a posto i bagagli; quel chilometro che ho ripercorso all’indietro era
fantastico – la luce magica del mattino, il freddo, il silenzio e un teatro di
montagne spettacolari illuminate dalla prima luce del giorno. Non ho parole per
descrivere certe sensazioni – sarà banale dirlo, ma bisogna provarle. Quello
che dico è: come si fa a rinunciare a tutto questo ritirandosi in albergo ogni
sacrosanta sera ?
Sopra: in tenda sul retro della stazioncina
ferroviaria in disuso di Fiammes, nei pressi di Cortina.
Sotto: il paesaggio spettacolare delle
Dolomiti d'Ampezzo alla prima luce del mattino successivo.