martedì 24 maggio 2016

La Bicicletta Verde, un piccolo meraviglioso capolavoro.







     Durante i miei viaggi, durante le lunghe ore sulla sella della bici, penso. Penso tantissimo. Alle volte sono sopraffatto dal peso dei pensieri, che sembrano diventare solidi, sembrano galleggiare nel cielo. Penso a viaggi ormai passati come il tour in Sardegna nell'estate del '91, quando avevo 19 anni. E i particolari riemergono con una nitidezza straordinaria. Ricordo colori, odori, edifici, alberi, incontri.

Gli incontri. Molti di essi sono stati dettati dalla semplice curiosità. In altri invece c'era qualcosa di più, una specie di motivo ricorrente: certe persone esprimevano quello che in inglese si chiama 'regret', il rimpianto. Avrebbero voluto viaggiare quando erano stati più giovani, e per un motivo o per l'altro avevano rinunciato.  Avrebbero voluto gioire, godere, di libertà - esattamente quello che una bicicletta è in grado di comunicare, e di dare.


C'è un film che è riuscito a esprimere questo concetto in maniera magistrale. E' un film di una semplicità disarmante, meraviglioso e ispirato - si chiama La Bicicletta verde.


Se avete un'ora e mezza di libertà, impiegatela per guardare questo film. Varrà quanto un'ora e mezza di viaggio, e forse anche di più -


in alto: Wadjda, la protagonista del film La Bicicletta Verde, 2012,
ambientato in Arabia Saudita e diretto dalla prima regista donna
di quel paese.

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