lunedì 28 dicembre 2020

Una mattina al mare. In bici alla spiaggia deserta.

 

 

 


 

 Stamattina ho raggiunto il mare in bici. Dove si trova di preciso la località non ha importanza. Ho raggiunto la spiaggia seguendo una vecchia strada provinciale che percorrevo in bici da corsa quando avevo diciotto anni. Una frana la interrompe adesso a un certo punto, per cui ho deviato su un'arteria più recente realizzata a inizio anni '90.

Poco prima della spiaggia si passa sotto la ferrovia in prossimità di un ponte nuovo e un casello abbandonato:





Giunto al mare mi sono goduto mezz'ora il rumore e il movimento delle onde. Le isole Eolie erano perfettamente visibili.






La spiaggia era completamente deserta e la temperatura fredda ma sopportabile. Niente vento. Mi sono seduto su un copertone e ho mangiato qualche noce portata da casa. L'acqua di una fiumara vicina si dirigeva copiosa verso il mare. Alcuni uccelli si inseguivano in un canneto.

Ho osservato per un po' le onde e poi sono andato via.

 






14 commenti:

  1. Stavolta niente granita con la panna... :(

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  2. In questo momento sono combattuto tra due impulsi contrastanti.

    Sulle prime mi viene da invidiarti perché ti sei ritagliato uno spazio di autonomia agreste ben diverso dal mondo dove vivo io, che ben conosci.

    Poi però subentra la preoccupazione sulle condizioni al contorno. Come ogni tanto faccio presente da UinC circa la "pseudo-ecologia", è facile fare l'eremita se a qualche cento metri dalla capanna c'è un centro commerciale, viceversa, se entriamo in un quadro stile "Io Sono Leggenda" o il precedente "I Sopravvissuti" (sai, lo sceneggiato inglese), dobbiamo considerare di non avere più niente delle cose che diamo per scontate. Non solo il fatto di comprare aggeggi da Decathlon ma anche il fatto che se ti fa male in dente ci sia il dentista, se non ci vedi ci sia l'oculista e l'ottico, eccetera. Cosa succede se chiude il supermercato vicino casa mia? Se si guasta la caldaia o non arriva più il gas?

    Sono terrificato dalla ipotesi che le cose che adesso facciamo per spasso un domani diventino una necessità di sopravvivenza, perché le proporzioni e il valore delle cose, cambiano completamente e anche l'idea del "futuro" che da "virtualmente illimitato" diventa "il prossimo pasto" o "la prossima notte". Il luogo deserto che adesso ci diverte proprio perché non c'è nessuno, domani diventa il mondo ostile dove non puoi contare su nessun aiuto.

    Oltre alla considerazione che io non sono capace di sopravvivere se lasciato a me stesso, penso che il collasso del Mondo di Prima, che faceva vivere nell'agio 60 milioni di Italiani, potrebbe addivenire ad un Mondo Nuovo dove nello stesso spazio forse potrebbero vivere, a fatica 10 milioni ma probabilmente meno. Con tutte le conseguenze del caso, dirette e indirette.

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    1. Nei miei post o nei miei tags da nove anni a questa parte non sono mai stati tirati in ballo termini come "ecologico", "decrescita felice", "sostenibilità" ecc. tutti metaboliti del senso di colpa occidentale maturato nel post '68 -
      Gli unici motivi per cui vivo in campagna sono:
      - stare in pace e soddisfare la mia atavica misantropia;
      - bearmi della bellezza della campagna in quanto tale;
      - essere libero di andarmene in bici su una spiaggia il lunedì mattina;
      - trarre soddisfazione dalle cose che faccio da me;
      Ho un paese a 6 minuti di macchina, una pizzeria a 5 minuti, il dentista a 15 Km.
      Ho la macchina (una Micra del 1994).

      Recentemente ho rivisto la intera serie de I Sopravvissuti. Essi dopo la catastrofe si organizzano in piccole comuni; succede così - a eccezione di pochi individui che vagano solitari spingendo un cartello della spesa e con un cane dappresso.
      Credo faremmo così anche noi. Nei viaggi che ho fatto ho imparato che l'uomo ha uno spirito di adattamento incredibile - spesso sottovalutato.
      Credo (anzi sono sicuro) che tu ti sottovaluti. In un eventuale Mondo post apocalittico gli individui intelligenti e di senso pratico sarebbero di enorme aiuto in una ipotetica comune.

      Ma finché la pizzeria e il Decathlon restano aperti... mi godo questo spazio di parziale autosufficienza o come lo si voglia chiamare. In fondo non mi importa autidefinirmi in nessun modo. Un "esteta", forse. O meglio un cane che non conosce padrone. Fra 30 anni finirò comunque di "giocare" e i rovi riprenderanno terreno. Resteranno i ricordi.

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    2. Errata c.: "carrello" della spesa

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    3. Non riesco a spiegarmi, forse perché non ho le idee chiare nemmeno io.
      Ci riprovo. Non mi sottovaluto, se costretto penso di avere qualche capacità. Però guardando le foto della spiaggia deserta mi vengono in mente queste considerazioni.
      1. un conto è andare in giro sapendo che se ti rompi una gamba puoi chiedere aiuto, un altro è andare in giro sapendo che qualsiasi cosa ti succeda, non puoi contare su nessuno. Sia da un punto di vista psicologico che da un punto di vista pratico. Lo stesso dicasi per le cose, un conto è avere in mano un oggetto sapendo che se si rompe ne puoi comprare un altro, diverso il caso se l'oggetto è insostituibile, oppure lo devi sostituire costruendone un'altro tu dal niente.
      2. le cose che ho scritto sopra poi vanno messe in prospettiva. Un conto è dovere fare i conti con un disagio temporaneo, un altro è sapere che ogni giorno sarà lo stesso o peggio. Adattarsi con la idea che prima o poi finirà è diverso da adattarsi ad una condizione permanente. Come sopra, sia da un punto di vista pratico che psicologico.

      Nel caso dello sceneggiato "I Sopravvissuti", fino da quando lo vidi la prima volta mi è sembrato poco realistico per via delle cose scritte sopra. I personaggi si comportano come campeggiatori, non come persone che hanno la convinzione che, una volta finita la disponibilità delle cose rimaste dal Mondo di Prima, dovranno vivere come nella preistoria. Secondo te quanto tempo ci vuole prima che tutte le automobili si guastino, la benzina finisca, non ci siano più scatolette, tutti gli oggetti di plastica diventino inservibili, i vestiti siano tutti marci, idem le scarpe, eccetera? Una volta che non hai le scarpe, puoi fasciarti i piedi. Con cosa, se non hai del tessuto? Con la pelle di un animale che devi ammazzare, squoiare, devi sapere come conciare la pelle, come ricavare un cavo per cucirla. Un utensile di metallo come un coltello diventa prezioso più di qualsiasi cosa, perché per fabbricarne un altro ti serve una forgia e del minerale, difficile se non hai mai visto ne una ne l'altro. Dice puoi usare la selce. Come no, tutti sanno dove trovarla. Poi, un conto è camminare nell'Inghilterra piovosa con gli scarponi moderni, un altro coi piedi fasciati di pelle o, come i Romani, coi sandali. Un conto è camminare su una strada pavimentata un altro camminare nel fango.

      Poi mettiamo che tra i Sopravvissuti ci siano medici, ingegneri ecc. Tutta gente che non può usare il proprio sapere perché non ha gli strumenti. Un medico magari diagnostica una malattia ma non ci sono medicine per curarla, non può fare una operazione perché non ci sono antibiotici, anestesia e ovviamente tutti i macchinari. Tornado al caso della gamba rotta, si muore o si rimane storpi, anche se qualcuno ti assiste. Le donne muoiono di parto come cent'anni fa e i bimbi come le mosche.

      Il tessuto, io so la teoria, si fanno le fibre vegetali o animali, con le fibre si fa il filo e poi il filo si tesse col telaio. Non ho mai provato a fare nessuna di queste cose ma anche se riuscissi a tosare una pecora e a filare la lana, il telaio è fantascienza, anche avendo davanti un modello da copiare, che non saprei dove trovare. Con tutto l'ottimismo del mondo, torniamo a bomba, un conto è andare in giro con una giacca a vento moderna, un altro con una tunica di lana grezza e un mantello, che per inciso non puoi lavare, mai.

      Non è mica un caso che le favelas e le bidonville siano attorno alle città. I poveri vivono raccogliendo i rifiuti. Senza i rifiuti, morirebbero, altro che "adattarsi".

      Veniamo quindi a noi e al prossimo futuro. Magari non sparirà tutto ma cominciamo a dire che già adesso consideriamo che i vecchi degli ospizi tanto vale che muoiano e che chi deve andare all'ospedale meglio che aspetti. Passeremo dall'apparecchio per radrizzare i denti e ai nasi e tette rifatte a considerare una grande fortuna potersi otturare una carie. Dalla sostituzione delle valvole cardiache al pronto soccorso che forse ti ingessa un braccio.

      Staremo a vedere.

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    4. Ho i racconti di mia madre, della sua infanzia assai dura, in un paesino di montagna in economia di (in)sussistenza, mio nonno contadino con un troppo piccolo podere e sette figli da sfamare, un'Italia che cercava una qualche forma di autarchia. Il regalo di San Nicolò erano due mandarini, qualche noce, un paio di fichi secchi, 12h di lavoro al dì, dai 3 anni ai 70 in cui morivi.
      Per mio padre in città c'era un incubo ancora peggiore, una fame ancora più mordace, cattiva.
      Erano temprati, Gente ingegnosa e laboriosa, ritta, il cuore, il braccio, la mente di una nazione da poco formatasi (i nonni materni fecero la giovinezza come sudditi austroungarici).
      L'assenza di tecnologia era la lavatrice e il frigo mancanti, il dentista mancante, la chirurgia e la medicina non rudimentali mancanti.

      Il mio grado di autonomia rispetto a quella di Lupo Libero è il 3%.

      Se la gente fosse come Lupo Libero, avremmo risolto il 90% dei problemi.
      Il liibero arbitrio che permette di scegliere se andare al mare in una bellezza incomparabile, in bici e il saper lavorare con ingegno e duramente, esemplare.

      Chiamatelo come volete, questa sarebbe, ripeto, la soluzione adamantina a molti problemi a ciò che potrebbe essere il tracollo su se stessa di una società sclerotizzata, artificializzata, multi(in)culturizzata, ugualizzata, meticciata, un mammuth rincoglionito la cui unica certezza in una pletora orribile di diritti inesistenti e abbindolanti è quello di implodere.

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    5. E' proprio questo ragionamento il nocciolo del mio discorso.

      Per quanto io ammiri e invidii Lupo Libero, mi sembra ovvio che lui fa quello che fa perché si trova in un contesto dove ha comunque accesso a tutta la tecnologia e la disponibilità di risorse del mondo contemporaneo.

      Dice "motosega". Primo, devi avere vicino il meccanico delle motoseghe. Secondo, se non ci sono i ricambi e la benzina e vuoi passare alla sega manuale, dove la trovi? Lo sai cosa ci vuole a fabbricare una lama di acciaio per la sega a mano? Ci vuole una tecnologia che era indisponibile ancora nel medioevo, cosi come non c'erano i chiodi. Tutti i lavori di carpenteria si facevano con arnesi da taglio come asce e scalpelli e il legno si collegava con gli incastri e coi perni, facendo un buco con un trapano a vite che attraversava i due elementi e picchiandoci dentro un perno ugualmente di legno. Il valore del trapano a vite era immenso, perché per fabbricarlo serviva:
      1. miniera di ferro, nel mio caso collocata in cima ad una montagna della Valsassina.
      2. forno di raffinazione del minerale, di cui io ignoro costruzione e temperatura di esercizio.
      3. trasporto del minerale raffinato.
      4. trasporto del carbone, presumibilmente quello fossile e non quello di legna.
      5. forgia, costituita da forno alimentato a carbone con mantice, incudine, vari strumenti come pinze e martelli, di ferro.
      6. lungo processo di riscaldamento del minerale, percussione con martello per purificare il metallo e dargli la forma voluta.

      Alla fine ottenevi un aggeggio in una lega di ferro che volendo poteva essere temprato fino ad un certo grado di durezza ma che non era niente di paragonabile a quello che oggi chiamiamo "acciaio", era più una specie di "ferro dolce", cosa che ovviamente impattava sulla durata delle lame.

      Ora, il trasporto dei minierali e dei combustibili, anche solo della legna, richiede tutta una filiera, per quanto primitiva. Per esempio, per fare il bronzo serve rame e stagno. Nel Mediterraneo lo stagno è raro, c'è il rame. Quindi si doveva importare lo stagno da lunghissime distanze, credo le miniere fossero in Britannia o da quelle parti. Il bronzo quindi era scarso e costava un botto, più del ferro, che invece era disponibile e questa era la ragione per cui una volta capito come forgiare il ferro, si abbandonò l'uso del bronzo se non per le statue, aggeggi navali (non arrugginisce) o i gioielli (per il colore).

      Se Lupo Libero si trovasse isolato, tagliato fuori dai commerci, escludendo che abbia a portata di mano tutto il ciclo minerale - carbone - forgia, potrebbe forse fabbricare con le sue mani degli attrezzi in pietra e torneremmo al neolitico. Si può tagliare un legno con una ascia con la testa in pietra attaccata ad un manico con resina e strisce di pelle o tendine? In teoria si, usando una pietra che contiene molto quarzo o idealmente vetrosa come appunto la selce (in entrambi i casi credo siano pietre vulcaniche). Però io non ho mai provato.
      Poi Lupo Libero dovrebbe coltivare dei cereali, se non lui direttamente almeno i suoi vicini. Coltivare i cereali col sistema del buco in terra fatto col bastone ha una resa molto bassa, da cui l'idea della aratro. Costruire una aratro tutto in legno ad incastro e qui togliamo di mezzo il vomere in metallo che costerebbe come il ranch, è un lavoro che comincia ad essere ad un certo livello tecnologico. Poi Lupo Libero avrebbe bisogno idealmente di un bue.

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    6. Il bue. I bovini, cosi come i cavalli, nella antichità erano rari perché vivono col foraggio e per fare il foraggio servono prati, quindi disboscare, eliminando una risorsa preziosa in termini di legname e di noci e animali selvatici e il prato non può essere coltivato, quindi altro danno. I cavalli erano per i ricchi sfondati, dato che servivano solo ad andare in giro o eventualmente per la guerra. Il bue era come un trattore, costava un botto e quindi presumo che in un villaggio ce ne fosse uno o due che venivano usati da tutti per l'aratura. Gli animali da allevamento erano pecore, capre e maiali, molto più economici e anche rustici. Il trasporto si faceva con l'asino, che ancora era animale economico e rustico.

      Infine, dopo queste considerazioni pratiche, per cui ripeto, un conto è fare l'eremita a cento metri dal supermercato e un conto è doversi costruire gli attrezzi con le proprie mani, c'è una considerazione che nella TV e nei film non vediamo mai.

      Nello sceneggiato "I Sopravvissuti" non ci sono cadaveri. Però se la Peste Cinese avesse ammazzato 1/3 dei Lombardi, ci saremmo trovati con oltre 3 milioni di cadaveri da estrarre dalle case e seppellire da qualche parte, entro qualche giorno dal decesso. Se fossero 2/3 sarebbero 6 milioni. Come faremmo? Cosa succederebbe se in ogni casa ci fosse un sopravvissuto su tre e dovesse portare fuori e seppellire due suoi familiari? L'alternativa è abbandonare le città perché la presenza dei cadaveri le renderebbe inabitabili per anni. Dopo anni di abbandono, sarebbero inabitabili in ogni caso. Poi dovre andremmo? Non c'è terra libera da nessuna parte, solo sulle montagne ma li trovi facilmente solo l'acqua, non c'è modo di sopravvivere cosi, nel nulla. Paradossalmente ma nemmeno tanto, la "modernità" è molto meno "resiliente" della antichità. Anche solo per il fatto che una volta ogni donna faceva dieci figli e oggi ne fa a fatica uno e mezzo. Quindi ancora, dopo la apocalisse non rimarrebbe niente dell'Europa tranne un cumulo di rovine, l'Umanità sopravviverebbe in quelle che oggi sono le fogne del mondo, come l'Africa oppure in luoghi poco sfruttati come che ne so, l'interno dell'Australia.

      Ultima cosa.
      Della antichità si sono conservate solo cose estremamente preziose o cose inutili come i vasi rotti. Non ci rimane niente degli oggetti d'uso quotidiano, per esempio delle armi usate in battaglia o degli arnesi dei contadini o dei carpentieri. La ragione è ovvia, dopo ogni battaglia i caduti venivano completamente spogliati e seppelliti nudi. Tutti gli oggetti che portavano venivano riciclati. Sul campo di battaglia non rimaneva nessuna spada abbandonata, nemmeno una fibbia di cintura. Torno a dire, parliamo di un mondo dove non esistevano chiodi perché costavano troppo, ogni cosa anche minuscola veniva raccolta e continuamente riutilizzata.

      Poi non c'erano i vetri e quindi le case non avevano le finestre, avevano dei buchi, il meno possibile, con delle imposte in legno e/o in legno e stoffa o legno e pelle. Qualcuno si è mai chiesto perché le cattedrali hanno le vetrate a mosaico? Perché non c'erano i vetri "a foglio" come quello odierni, c'era il vetro di Murano e coi pezzetti di quel vetro si componeva un mosaico su un telaio di metallo (credo piombo ma non sono sicuro). Quello era l'unico modo per illuminare un ambiente che altrimenti sarebbe stato aperto all'esterno o completamente buio. Da cui, per inciso, le candele in chiesa.

      Quindi ancora, pensiamo se Lupo Libero rompesse una finestra e non avesse il vetro di ricambio? Ci potrebbe mettere un telo col sole e stare al buio negli altri casi. Qui addiveniamo al problema di filare la lana o il lino (volendo, l'ortica) e del telaio. La regina Penelope è diventata famosa perché tesseva.

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    7. Che dire ? "Staremo a vedere" è la frase giusta. Niente quanto il tempo rende palesi o errate le profezie di qualunque tipo.
      Nel frattempo questa mattina ho raccolto una ciotola di mandaranci freschi che ci voleva il Caravaggio a dipingerla.
      Buona vita.

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  3. mamma mia, ma quante preoccupazioni !!
    possiamo aggiugere che prima poi il Sole diventerà una gigante rossa.... e allora si che saranno caxxi amari.

    Quindi il tuo "Buona vita" mi pare la conclusione migliore :-)

    ciao e grazie a LupoLibero x i suoi post

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    1. Grazie a te e arrivederci al nuovo anno!

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    2. Pensi di essere divertente, oh Marco?
      Non sappiamo cosa succederà al Sole ma qualsiasi cosa capiti, dipenderà dall'esaurimento delle reazioni nucleari e per arrivare li ci vorranno milioni di anni. In base agli eventi su scala geologica che ci sono noti, per allora tutte le specie attualmente viventi, inclusa la nostra, saranno estinte per via di una qualche catastrofe tipo mega-eruzione vulcanica o caduta di meteorite. Quindi il Sole è un non-problema e per sfuggire alle catastrofi sopra citate ci occorre la tecnologia per colonizzare qualche altro pianeta, ammesso che sia possibile, ci vorranno secoli o millenni.

      Invece, io ho un amico che ADESSO ha moglie e due figli, non ha una casa propria ed è senza reddito da un anno. Tu come la vedi? Pensi che uno senza casa e senza reddito si possa preoccupare per il fatto che sopra i problemi contingenti siamo sottoposti alla legge marziale che ogni giorno abbatte sempre di più l'economia? Lo sai che solo per pagare lo stipendio agli Statali servirà la famosa "patrimoniale"? Mi fermo qui perché è inutile. Quante preoccupazioni...

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    3. Anonimo, hai 2 possibilità: o ti preoccupi e vivi male, o cerchi di goderti la vita nel modo più spensierato che riesci a permetterti.
      In entrambi i casi, le cose andranno comunque come vorranno: la patrimoniale ci sarà o non ci sarà sia che tu dorma la notte o che stia sveglio a preoccuparti. Idem la guerra atomica, ecc.

      Poi, ma te lo dico come consiglio (non arrabbiarti), secondo me dovresti indagare un po' su queste tue preoccupazioni, perchè a me sembrano più delle... fobie, delle ansie, più che delle preoccupazioni da "socialista di green-peace".

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