giovedì 21 ottobre 2021

Visitare Palermo con una guida turistica del 1919.

 

 

 


 

Nella primavera del 2020, durante il lockdown vissuto in Lombardia a causa del virus venuto dalla Cina, acquistai su ebay a un prezzo davvero vile il piccolo volumetto della guida rossa-Sicilia del Touring Club Italiano, edizione anno 1919.

Consulto spesso questo adorabile libro, scritto in caratteri piccoli e contenente cartine topografiche di una precisione sbalorditiva - vista l'epoca. Mi fa sognare altri tempi e paesaggi, luoghi e città ancora ben lontani dalle brutture e dal cattivo gusto odierni. Un turismo fatto di strade in terra battuta e destinato a pochi benestanti - in treno o molto più raramente in auto. 

Abbiamo perciò deciso di spendere un giorno e mezzo girando Palermo esattamente sulle indicazioni della vecchia guida, esplorando una città in cui eravamo sempre passati di sfuggita - per raggiungere il porto o da esso allontanarci appena sbarcati.

 

 

I GIORNO

 

Il treno parte alle 8,57 da Capo d'Orlando (ME) e impiega due ore esatte per arrivare a Palermo Centrale - costo di un biglietto di sola andata euro 9 e novanta. All'uscita dalla stazione si trova la grande piazza Giulio Cesare, di forma ovale; conviene attraversarla seguendone il perimetro - farlo in via diretta significa rischiare la vita. Il rispetto delle strisce pedonali è zero. Ovunque. Gli automobilisti stressati e inferociti rispettano a stento i semafori, e solo perchè sorvegliati da telecamere.

Imbocchiamo in direzione sud la via Trieste e dopo poche centinaia di metri ci troviamo immersi nel caos del mercato popolare di Ballarò dove le urla dei venditori, gli odori e i colori delle merci costituiscono un'esperienza indimenticabile.

 



 

sopra e sotto: scatti al mercato popolare di Ballarò, Palermo





Essenzialmente il mercato si svolge su un'unica strada più o meno curva. Spesso si viene invitati a gran voce a fermarsi a mangiare: arancine fritte al momento e panini con farina di ceci fritta. Quest'ultimo, chiamato 'pane e panelle', è il cibo da strada simbolo di Palermo. Ci siamo fermati a pranzare seduti a tavola spendendo in tutto 7 euro per: due panini abbondanti e 1 lattina. Coperti gratis.

Uno degli spettacoli più belli è osservare il fiume di turisti stranieri sconvolti e turbati dal caos del mercato, dove si svolgono in continuazione tour di gruppo con assaggi di cibo.



sopra: pane e panelle = panino con farina di ceci fritta. Un consiglio: chiedete di non aggiungere sale


Dal mercato di Ballarò la via del Bosco ci porta in centro. Qui, in piazza Bellini, si trovano ben tre chiese: S.Caterina, la Martorana e San Cataldo. La più interessante di tutte è l'ultima: una piccola costruzione normanna del 1161. La guida del 1919 ci dice:

"INTERNO profondamente suggestivo e ieratico nella nudità severa delle pareti. E' un rettangolo (m. 10 per 7) diviso in 3 navate da 6 colonne di monum. antichi. Il pavimento è l'originale, così pure l'altare con una croce ed i simboli degli Evangelisti".

L'ingresso alla chiesa avviene previa esibizione del certificato verde per virus cinese; si pagano 2,5euro a persona (non ne viene fatta menzione sulla porta d'ingresso) - lo si scopre un metro dopo.

Malgrado l'obolo non preannuciato, la visita è piacevole. Sia gli interni che gli esterni di S.Cataldo sono magnifici - in particolare la grazia della costruzione, sormontata da tre cupolette rosse mutuate dall'architettura islamica.

 




in alto: esterno e interno di S.Cataldo (1161)


in basso: la grande facciata di S.Caterina (fine 1500), sulla stessa piazza





sotto: la chiesa della Martorana, altro edificio normanno, con aggiunte successive, che insiste su piazza Bellini




Pochi passi ancora e siamo in piazza Pretoria, sopraelevata e occupata da una fontana monumentale (1575); narra la guida del 1919:

"fu fatta per una villa di Firenze per Don Pietro di Toledo e dal figlio di questo venduta a Palermo. Sonora di acque cadenti dal mezzo in una grande vasca verde di papiri, con una folla di statue di scarso pregio ma che dànno un insieme decorativo alla piazza"



sopra: la fontana di piazza Pretoria, priva di acqua ma pur scenografica


Piazza Pretoria si trova a breve distanza dall'albergo Concordia in cui abbiamo deciso di alloggiare, nella parallela via Roma. Sono le 13 e trenta.


Dedichiamo il pomeriggio al settore sud del centro di Palermo. Dalla piazza Quattro Canti è tutto un susseguirsi di negozi e bar di tono superiore. La lunga via Vittorio Emanuele è isola pedonale - tuttavia occorre fare attenzione a decine di monopattini elettrici e alle auto ammesse, che non hanno molta voglia di rallentare.

Si viene importunati in media ogni 5 minuti da gente che chiede soldi. Un nordafricano vestito bene e con scarpe alla moda mi domanda "una moneta". Davanti il portico della grandiosa ed eclettica cattedrale siedono una zingara con immancabile neonato e un uomo che chiede denaro con un bicchiere di plastica in mano. Al mio cortesissimo rifiuto inizia a minacciarmi: "ti rompo gli occhiali" e si fa avanti. Sfodero il manganello portatile, dono di un ex collega camerata. Lui arretra come fanno i cani quando uno fa il gesto di tirargli una pietra. Ci guardiamo a distanza, studiandoci. Mia moglie mi tira via prima che la situazione degeneri. Informo due vigilesse del fatto - e l'accattone viene allontanato a forza. Il sole nel frattempo sbuca da una grossa nuvola e illumina l'ocra dorato della chiesa. Ritorna il sereno.



sopra: la grande cattedrale di Palermo


Procediamo verso sud in direzione di Villa Bonanno, un giardino pubblico a palme nel cui centro sono avanzi di ricche abitazioni romane con mosaici. Più avanti ancora, il Palazzo Reale costruito dai Saraceni e ampliato da Ruggero (1132-40). Dribblando a fatica mendicanti veri e finti giungiamo infine alla chiesa di S.Giovanni degli Eremiti (1132), una delle più antiche dello stile arabo-normanno. Ci limitiamo ad osservarne l'esterno anche perchè vi indugia una nutrita folla di turisti e occorre ancora una volta pagare per entrare.



in alto: S.Giovanni degli Eremiti


Si fa sera - una sera bellissima d'autunno. Cielo turchese, nuvole rosate, aria fresca. In albergo ci avevano consigliato una rosa di locali dove poter cenare. Dopo aver esaminato le recensioni su smartphone scegliamo il ristorante Balata, proprio all'incrocio tra via Roma e via V. Emanuele. 

Posizione centrale, clientela tranquilla, jazz a moderato volume in sottofondo. Ci servono due pizze con farina multicereali lievitate 48 ore, pomodoro fresco , menta e tre formaggi locali. Con due birre piccole e alla spina, totale 19euro - inclusi 4euro di sconto per convenzione alberghiera. Una miseria, considerando la finezza del locale e la sua posizione. Queste sono le cose con cui la città sa farsi amare.

 


 

 

 

II GIORNO

 

Contrariamente alle previsioni meteo, ha piovuto durante la notte e sembra voler continuare. Seguendo la vecchia guida del Touring ci dirigiamo verso nord lungo via V. Emanuele sino a incrociare via Paternostro. Inizia un quartiere medievale dalle strade lastricate e luccicanti di pioggia. In una piazzetta adornata da due fontane simmetriche si trova la chiesa di S.Francesco d'Assisi, del sec.XIII. Ingresso (gratuito) dal bellissimo portale ornato a zig-zag. Belle statue di Giacomo Serpotta all'interno, recentemente restaurate.

La guida suggerisce: "Uscendo dalla chiesa prendere subito a d. via Immacolatella, dove N.5 Oratorio della Compagnia di S.Lorenzo (custode sul posto, dare mancia), la cui decorazione in istucco è il capolavoro di Giacomo Serpotta (1687-96), l'opera più viva, più fragrante di grazia della giovinezza dell'artista".




sopra: S.Francesco d'Assisi, col bel portale ornato del 1302 - interno: cappella barocca dell'Immacolata, a marmi policromi


Purtroppo non v'è traccia del custode in loco a cui "dare mancia". Occorre invece fare attenzione a non farsi travolgere da un mezzo della nettezza urbana che avanza a velocità folle in questa stretta stradina, senza alcuna intenzione di rallentare.

Procediamo verso la marina sino al giardino Garibaldi, con immensi alberi di Ficus ultracentenari. La recinzione del giardino dovrebbe essere quella originale dei primi del Novecento:




sopra: giardino pubblico Garibaldi, con piante ultracentenarie



Sul lato est della piazza Garibaldi troneggia il grande Palazzo Chiaramonte, iniziato nel 1307 dalla famiglia omonima, allora la più potente di Palermo.




 

Tornati nel Corso, troviamo S.Maria della Catena, curiosa chiesa della fine del XV secolo, "così detta per la catena con la quale si chiudeva il vicino porto, l'attuale Cala". Lungo la marina inizia la lunga passeggiata del Foro Umberto I. All'inizio di esso, la Porta Felice, costruzione barocca finita nel 1644, ornata di fontane nella facciata a mare.





dall'alto verso il basso: S.Maria della Catena; Porta Felice e Mura delle Cattive




Il lungo Foro Umberto I, costeggiando le Mura, conduce a Villa Giulia. Lungo la passeggiata si alternano situazioni molto contrastanti: bei locali ristorante e cumuli di immondizia indifferenziata a pochi metri; commercianti in giacca e cravatta che aspettano taxi e gruppi di nordafricani che passeggiano nullafacenti semioccultati dalle siepi, alcuni in stato catatonico.

Villa Giulia è un giardino settecentesco abbellito definitivamente nel 1872. Al centro si trova un "dodecaedro pentagono sostenuto da un putto, con orologi solari di Lorenzo Federici".

 





La guida ci porta quindi in via Torremuzza, a N del quartiere della Kalsa "abitato dai marinai". Regna un certo degrado. La chiesa della Pietà è descritta "con grandiosa facciata barocca, la più bella in Palermo, di fra Giacomo Amato (1678)". Francamente la facciata risulta parecchio annerita - e l'edificio non mi sembra fra i più attraenti. Da qui si passa nell'antica via Alloro, che percorriamo tutta.





E' questa una stretta strada lastricata dove si trova il Palazzo Abbatelli (1495), edificio con torre, merlature, finestre trifore e un originale portale. Poco più avanti, l'insegna arruginita dell'albergo Patria, citato dalla guida:





sopra: Palazzo Abbatelli

sotto: il portone del vecchio Hotel Patria, attivo nel 1919





 

Raggiungiamo Piazza Rivoluzione (dalla rivoluzione del 1848, iniziata da qui) e infine alla Magione, chiesa con annesso chiostro "fondata da Matteo d'Ajello (1161) per i Cistercensi, sostituiti nel 1193 dai Monaci Ospitalieri Teutonici". 

L'ingresso serebbe a pagamento ma le due simpatiche ragazzotte alla biglietteria mi fanno entrare gratis perchè gli ho detto che desideravo solo vedere l'interno della chiesa, su suggerimento di un una guida di oltre cent'anni fa.



sopra: piazza della rivoluzione del 1848


sotto: la Magione (1161)





 

Il tour è praticamente finito. Ritiriamo alcuni bagagli lasciati in custodia all'albergo oltre l'orario d'uscita. Resta il tempo di tornare al mercato di Ballarò per pranzare con pane e panelle allo stesso posto del giorno prima. I ragazzi della rosticceria ci riconoscono e sembrano contenti del nostro ritorno. Passano torme di turisti del nord Europa che mangiano arancine e bevono birra. Un fiume costituito da extracomunitari, indiani e donne col velo, più italiani e locali, attraversa piazza Ballarò per poi disperdersi in tutte le direzioni.

 

 

E' una bellissima tarda mattinata di ottobre, con quell'aria fresca perfetta per il turismo a piedi. Ci dirigiamo verso la stazione per prendere il treno delle 14 e trenta e lasciare Palermo. Nel 1919 saremmo saliti su una locomotiva a vapore. 

Il mare che si vede dal finestrino però è lo stesso di un secolo fa. Bellissimo.

 





14 commenti:

  1. Wow!

    Bellissima Palermo!

    Devo andarci prima o poi... Delle panelle ne ho sentito parlare da una mia carissima amica di Altofonte :)

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    1. Le panelle non solo sono buone - saziano anche tanto. Se visiterai la città: occhi APERTI, soprattutto al mercato. C'è molto malessere sociale.

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    2. Sì, sì :)

      Del resto, anche a Roma era così quando studiavo... occhi aperti sempre!

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  2. Sono nato a Palermo ventanni prima di te e conosco la mia città di sotto e di sopra. La guida di cento anni fa è perfetta per un luogo come Palermo, molte cose sono rimaste identiche solo assediate da una modernità fatiscente e volgare: mia madre mi raccontava spesso di quel che era Palermo prima della guerra e dei "salutari" bombardamenti alleati del 43. Una città elegante e profumata, un mix mediterraneo perfetto e seducente. Due giorni, ne converrai, sono pochi per la capitale della Sicilia, penso che ce ne vorrebbero almeno 5 o 6; del resto l'identica cosa vale per la gran parte delle città italiane che andrebbero visitate avendo alle spalle un certo corredo di cultura storico-sociale e artistica. Le greggi di turisti che hai visto sciamare per il centro storico della mia città nulla sanno e sapranno.

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  3. Però i tuoi occhi attenti, perchè attento e lucido lo sei ti leggo da tempo, hanno individuato alcune cose importanti e non sempre positive. Palermo è città di mare, portuale e come tale aperta al mondo che la circonda, l'Africa e l'oriente sono a due passi, ci sono sempre stati, il problema è come ci confronta con altre realtà, con quale dignità: puoi scegliere tra un serio rispetto e fermezza delle tue origini oppure per una genuflessione sconsiderata e assurda verso l'islam che fu scacciato dai Normanni. Mi pare che girando per la città si sia scelta da molto tempo la seconda ipotesi.

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  4. Detto questo concedimi di fare alcuni appunti benevoli verso il tuo tour. L'oratorio di S. Lorenzo è famoso non solo per gli stucchi del Serpotta ma perchè fino al 1969 vi era custodita una splendida tela del Caravaggio, trafugata in una notte di pioggia nella totale assenza di qualsiasi controllo: su tale episodio si sono fatte cento congetture che restano tali ma la tela non è stata mai ritrovata, al suo posto campeggia adesso una buona riproduzione. L'esempio migliore e smagliante degli stucchi serpottiani li trovi nell'oratorio di S. Cita dietro la chiesa di S. Domenico. Ai 4 canti di città è molto bella e visitabile senza pagamenti (dovremmo discuterne a lungo) la chiesa di S. Giusepppe ai Teatini e lì vicino, in piazza Pretoria c'è la chiesa di S. Caterina con annesso convento di clausura, adesso è tutto visitabile ma si paga però dai tetti della chiesa si gode un panorama magnifico sul centro storico palermitano. Resta dopo la visita un vago senso di malessere per l'idea della clausura e dei motivi che la governavano a quei tempi, erano tutte figlie di famiglie nobili dell'epoca che venivano avviate al convento per non intaccare il patrimonio riservato unicamente all'erede maschio.

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  5. Nella chiesa ci sono alcuni bassorilievi bellissimi e il convento ha un giardino interno perfettamente conservato. Di fronte a S. Francesco d'Assisi c'è la famosa focacceria S. Francesco, pane e panelle ma anche molto altro ma a prezzi certamente superiori a quelli che trovi per le strade dei vecchi quartieri; Non è solo il pane e panelle il cibo tipico da strada di Palermo, hai dimenticato il pane ca meusa (pane con la milza) schetta o maritata (semplice o accompagnata da formaggio o ricotta), gustosissimo, pesantissimo e volgarissimo alimento che necessita per la digestione di un buon fegato e di una buona dose di bicarbonato a seguire. Tralascio altri alimenti ancora più poveri con i quali la gentuzza di Palermo riempie lo stomaco.

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  6. Devo dirti che non visitare l'interno del palazzo Reale e del museo Abbatellis è sbagliato a mio parere... nella stessa zona sono da vedere la chiesa della Gancia e quella ormai sconsacrata dello Spasimo: la prima ha un interno con soffitto a cassettoni di pregevole fattura, un'acustica perfetta e un organo seicentesco dal suono stupendo, lo Spasimo in perfetto stile gotico oggi viene usato per concerti Jazz o altro. In quella parte del centro storico ( il più vasto d'Europa) trovi anche testimonianze diverse...in via Materassai c'era l'antica bottega dei Florio. In realtà come dicevo all'inizio per capire e gustare Palermo serve almeno una settimana. Non hai citato tutta la città liberty, villa Igiea, Villa Florio, poi villa Malfitano Whitaker in via Dante, ma di sicuro non è una colpa tua specifica. Leggere il tuo post mi ha fatto nascere una grande malinconia, significa che era un buon testo.
    Ho dovuto spezzare il mio commento in 4 parti: mi spieghi perchè limiti la discussione a nn più di 4mila caratteri? Ciao

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    1. Mai potrò ringraziare per l'apprezzamento e i contributi che hai riportato. Tornerò a Palermo per altre visite, come il P.Reale, la Zisa, il Giardino Inglese e l'Acquasanta. Di quest'ultima avevo molto tempo fa "trasposto" in acquerello uno splendido quadro a olio del Grandissimo artista F.Lojacono (1838-1915).

      Non ho idea del perché il modulo dei commenti abbia una limitazione dei caratteri. Non ho mai apportato nessuna modifica tranne la moderazione, da tre anni a questa parte per colpa di un troll statunitense (prima non c'era neanche quella). Forse sono limiti di default del blogger.
      Un caro saluto e GRAZIE!

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    2. Quadi certamente su blogger i commenti sono campi di dimensione 4096 in righe di tabelle in basi dati relazionali.

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    3. Grazie minimo!
      I tuoi commenti sono pregiati e apprezzati!

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  7. La Guida Rossa del TCI è un trattato sulla Bella Italia!
    Non a passo coi tempi istantanei della liquidità contemporanea, non è più pubblicata da tempo.
    Rimane preziosa, diventa rara.

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  8. Che resoconto!
    Del resto sarà come cucinare, quando gli ingredienti sono eccellenti, il risultato lo è, difficile riuscire a fare del cibo cattivo.
    In realtà, non è così semplice e scontato... grazie!
    Sei riuscito a rendere appieno la realtà sconcertante della Trinacria, sensualità, bellezza, soavità e intensità, eleganza straordinarie e squallore, degrado, sciatteria, bruttezza e volgarità incredibili, a pochi metri le une dalle altre.
    Come edonista ed esteta ritengo che tali contrasti non possano che accrescere il fascino della Sicilia che NON è un posto perfetto, kitsch, di plastica waltdisneyano, fiatone, ma è il risultato della grazia e della infamia di natura, uomini, storia e contemporaneità.
    Peraltro un'isola in cui il tango è molto amato, in vari luoghi.

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    1. E' esattamente così in Sicilia: mai ci sono le mezze misure; si vivono e si vedono sempre eccessi, oscillando tra squallore e cattedrale, rabbia e meraviglia. Come quelle figure doppie, che non si è mai in grado di comprendere appieno - o vedi una o vedi l'altra, separatamente.
      Credo a Te esteta piacerebbe in tempo più tranquillo come appunto l'autunno, farvi visita.
      Un carissimo saluto e grazie -

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