A poco più di un mese dall'arrivo in campagna, abbiamo fatto un numero incalcolabile di cose. Decespugliata mezza proprietà, rami rotti di nocciolo in parte rimossi, orto avviato, tubi di irrigazione in posa, canna fumaria e stufa ripulite.
Tutto appare come sempre, qui - ed è questo che mi piace. Lo scuolabus giallo che trasporta i ragazzini, gli stessi bar, le stesse strade, lo stesse provole e pecorini con e senza sale, le stesse facce di commercianti, salumieri, macellai, benzinai, ferramenta - la stessa strada statale pressochè deserta che percorre i noccioleti abbandonati a 600 metri d'altezza, dove SEMPRE, il pomeriggio, se vado in bici incrocio un anziano camminatore che mi saluta, e io saluto lui -
E in quel saluto c'è insito, non pronunciato, quel compiacimento dell'incontro, del ri-trovo, della immutabilità delle cose. Perlomeno apparente. Perlomeno finchè dura.
Ho ri-trovato le preziose e rare arance bianche; ho ri-fatto la spremuta alle 10 del mattino; ho raccolto come sempre chili di nespole - e l'albero più produttivo, quello in alto vicino alla vasca - è stracarico come non mai.
sopra e sotto: spremute, arance biache, nespole e ciliegie
sotto: la new entry 2022, le nostre prime ciliegie
Stamattina ho decespugliato per tre ore. Ri-trovando certi sentieri, certe aree stranote ma che appaiono eppure "nuove". Spenta la macchina, ho fatto avanti e indietro beandomi del lavoro finito, del fatto che non è stato lavoro dato in mano ad altri, pagato, estraneo.
Il caldo inizia a infastidire ancorchè caldo-asciutto. Esso mi rema contro - fino ai 28 gradi io vi rivolto una montagna. Oltre, comincio a faticare maledettamente.
Tuttavia quel fresco della sera, quel profumo di terra e paglia, quei silenzi non ancora rotti dal frastuono delle cicale, mi sono grati. E programmare il da-fare dell'indomani non mi apporta alcuna angoscia. Mi corico alle 22, dopo l'ennesimo episodio di Derrick visto su youtube, con lo smartphone montato su un treppiede e messo sul tavolo della cucina.
Tutto come sempre, caparbiamente, testardamente, tradizionalmente.
in alto e in basso: la medesima area al mio arrivo, e adesso
Un paradiso... Che colori!
RispondiEliminaCerto, lavorate duramente, ma che soddisfazione :)
Bravi :)
Ti ringrazio. Si suda ed è ora di iniziare con l'integratore di magnesio e potassio. Il terrificante luglio ci attende. Un caro saluto 👋
EliminaC'è un piccolo Eden dove ritornare.
RispondiEliminaPenso che oltre al piacere dei sensi e dell'osservare e toccare e gustare i frutti del proprio lavoro, c'è anche il conforto di una illusione di tempo che non fugge, una illusione di vittoria sulla morte (e pure una realtà, nela forma di intervenire maestralmente per sostenere la ciclicità della natura, una parvenza di infinito).
Si esattamente. Inoltre il conforto dato dalle cose consuete, note, non modificate dagli eventi esterni. Che si beffano del virus cinese, delle guerre, della grande mano globalizzatrice.
EliminaQuesto si che è un paradiso!
RispondiEliminaQuel "meravigliosamente"però perché ingabbiato tra le parentesi e non libero?
Boh, forse volevo far soffermare l'attenzione "in positivo". In Sicilia parecchie cose possono essere "(purtroppo) come sempre". Pensando ai disservizi, la inciviltà, il pressapochismo ecc...
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