mercoledì 5 aprile 2023

Adriatica 2023, diario di viaggio.

 

 



 

Dal 9 al 28 marzo. 1542 chilometri e 98 ore di pedalate. Adriatica 2023 è finito. Uno splendido viaggio intenso e appassionante da un capo all'altro d'Italia. Qui un riassunto dove senza preamboli e divagazioni cercherò di rappresentare le emozioni vissute lungo la Strada. Buona lettura a tutti coloro che hanno la pazienza di leggere - 

 

 

 DIARIO DI VIAGGIO




9 marzo, ore 8 e chilometro zero. Una mattina fresca e soleggiata. Esco con trepidazione dalla porta di casa, tiro fuori la bici dal garage e mi reco brevemente in piazza col monumento ai Caduti dove simbolicamente ha inizio il viaggio. Le prime decine di chilometri sono state studiate a tavolino per evitare il traffico lombardo sino a Monza, sfruttando il canale Villoresi.

Il palazzo reale e il duomo di Monza sono magnifici. Lasciata la città il paesaggio diventa sempre più agricolo sino a Groppello d'Adda, dove oltrepasso il primo grande fiume su passaggio pedonale.




sopra: il duomo di Monza e il ponte con "ruotone" a Groppello d'Adda


Al di là dell'Adda percorro un tratto di AIDA (Alta Italia In Bici) - tratto suggestivo ma molto sconnesso e in terra battuta. Miracolosamente nessuna foratura. Oltrepasso Treviglio la cui rete di piste ciclabili è davvero esemplare. Il pomeriggio viaggio su strade rettilinee di campagna e piccoli borghi agricoli puliti e dignitosi sino a Sergnano, dove mi accampo sulle rive del fiume Serio notando che il livello dell'acqua non è poi così basso come raccontato con toni allarmistici dai telegiornali. E sarà lo stesso per il Po.







CHIESE LOMBARDE, INGRESSO IN EMILIA ROMAGNA, ACCAMPAMENTI

Crema è a un passo. La raggiungo di prima mattina, su splendide ciclabili che sfiorano il santuario di S.Maria della Croce e mi portano comodamente in piazza. Poi è la volta del castello di Maccastorna, che già vidi nel 2015.

Al castello avviene la prima foratura, che riparo all'ombra di un albero. Proseguo verso l'argine del Po in direzione est. Mi imbatto in una visione assurda: un cicloturista di circa trent'anni che avanza in bici in direzione opposta alla mia. Monta solo due borse anteriori rigonfie e uno zaino in spalla COLOSSALE - come se dovesse scalare l'Annapurna. Che senso ha sottoporsi a un fardello così - proprio la bici permette di non scarpinare e non portare pesi sulla schiena !     Dice di provenire da Misano Adriatico con destinazione Milano. Io non resisterei manco cinque minuti a un assetto del genere...

 

 


in alto: Crema, il duomo e il santuario all'ingresso della città



in basso: la città murata di Pizzighettone e una sua colorata chiesa

 





sopra: il castello di Maccastorna



Quando ho già la tenda montata a fianco dell'argine in località Zibello arriva una trentenne col suo cane-figlio. Una bestia colossale che lei a stento riesce a trattenere (anche perchè contemporaneamente deve cazzeggiare con lo smartphone). Il cane tanto fa e tanto tira che alla fine ottiene il suo scopo: arrivare a dieci centimetri esatti da me. Gli chiedo gentilmente di allontanarmelo, dato che ci metterebbe due secondi a far partire una pisciata sulla tenda o a sbavarmi schifosamente addosso.

Rimasto finalmente solo, mi godo la seconda notte in tenda. 

 







 PARMA E BRESCELLO, IL VECCHIO PO, UN BAR A ME GRADITO

Terza tappa di 77 chilometri con forte vento laterale sino a Parma, la cui piazza è definita "la più bella d'Italia". Senza offesa per nessuno: la piazza è bella ma sinceramente ho visto di meglio. Che dire di Vigevano o della stessa meravigliosa Piazza Grande a Modena ?

A Parma inizio a vedere turisti. Torme - fiumane di turisti che saranno una costante del viaggio - soprattutto nei fine settimana. 

 



sopra: piazza duomo e battistero (con immancabile cantiere) a Parma

 

 

Con grande emozione all'ora di pranzo passo dall'adorabile Brescello, dove fu ambientata la saga di don Camillo e Peppone. C'ero stato già nel 2015 nel viaggio lungo il Po - e ci tornerei sempre. Questo posto mi dà energia positiva, allegria. E' a misura d'uomo - mi piace da morire.

Passare da Brescello è anche l'occasione per trovare uno specifico bar che è stato messo alla gogna nei social e tacciato di "fascismo" perchè ha apposto all'ingresso un foglio di carta con la scritta 'BAR ITALIANO'. Non solo quindi ci vado a mangiare - gli faccio i miei stra-complimenti e lascerò una recensione a 5 stelle, che comunque meritano per il servizio e la qualità.



in alto: a Brescello



Ripercorro dunque il Po seguendo per una decina di chilometri lo stesso percorso di otto anni fa. Riconosco i pioppeti, le imbarcazioni, certi punti già visti in quel viaggio che rimane chissà perchè il più bello di tutti. Mi fermo a Gualtieri, tranquilla cittadina a fianco dell'argine dove pernotto all'albergo Ligabue - anche per ricaricare i dispositivi dopo tre giorni di tenda.

 



 sopra: lungo il Po a me caro; la sera a Gualtieri




VERSO MODENA E BOLOGNA, UN CARO AMICO E POI IL MARE

La colazione all'albergo di Gualtieri è stata spettacolare - una gran carica d'energia per entrare nel modenese. Stupenda piazza a Carpi, con una chiesa barocca bianca e arancione. Ciclabili perfette per entrare a Modena - uscendone indenni e felici senza contatto con le auto. 

La Piazza Grande di Modena è stata ricoperta di tappetini colorati per una manifestazione contro la violenza sulle donne. Girano qua e là le "femministe" politicamente atteggiate e vestite. Chissà perchè queste manifestazioni non le fanno anche quando viene trucidata e seppellita la diciottenne pakistana di turno...




sopra: Carpi e Modena "tappetata"


 

Mancherebbe poco a Bologna dove però gli alloggi costano cari tranne gli ostelli (che hanno recensioni scoraggianti e abbondano di finti hippy), quindi mi accampo sette chilometri prima della città presso il giardino di una villa di campagna, invisibile alle auto che passano poco distanti.





5^ tappa di 84 chilometri. La ciclabile della Via Emilia inizia bene, poi si restringe sempre di più sino a sparire. Sono nell'area urbana di Bologna, affiancato da un traffico mattutino inferocito. Manca poco all'area centrale, la cosiddetta Zona 30.

Grazie a quella benedizione della tecnologia che è l'applicazione GPS (Mapy, nel mio caso) arrivo in Piazza Maggiore. Ci sono la Fontana del Nettuno, bei palazzi merlati e un duomo bruttino che sembra una torta cioccolato&vaniglia. Mentre faccio una foto con treppiede e autoscatto un uomo sui 50 anni continua a fissarmi come se fossi un Ufo o stessi facendo chissà cosa di sbalorditivo. Boh...

La famigerata Zona 30 tanto vantata, che dovrebbe essere a basso traffico, nella realtà dei fatti è un casino. Strade lastricate, bus rabbiosi, auto e furgoni innumerevoli che si infilano dappertutto tollerando a stento ciclisti e pedoni. Uno scatto all'incredibile torre degli Asinelli e poi lascio definitivamente (e non facilmente come a Modena) questa città fin troppo "rossa" per i miei gusti.




 

sopra e sotto: nel centro di Bologna

 





 

Ripartito verso est sulla Via Emilia, trafficata ma resa ciclabile per lunghi tratti, la mia meta è adesso Bagnacavallo. Qui ho appuntamento con Paolo, un amico cicloviaggiatore che incontrai in Sicilia sui Nebrodi nel 2015.

Ci rivediamo con gioia. Mi ospita per una notte a casa sua - poi domani percorreremo insieme oltre 50 chilometri sino al mare Adriatico.




sopra: l'incontro storico con Paolo a Bagnacavallo (RA)


 

6^ tappa da Bagnacavallo a Bellària-Igea Marina, di 82 chilometri. 50 dei quali come detto fatti insieme a Paolo - con forte vento contrario sino a Cervia. Qui cerchiamo non senza fatica una piadineria aperta alle 11,30. La troviamo a fianco del porto-canale. Poi un abbraccio commosso. Ci rivedremo, vero Paolo?

 

Rimango da solo. Il cielo è scuro e cade qualche goccia di pioggia. Da qui in poi avrò sempre il mare a sinistra per centinaia di chilometri. Inizia il paradiso della ciclabile adriatica. Alberghi e alloggi numerosi e a buon mercato. E' uno dei momenti più belli del viaggio. 

Procedo felice in direzione sud sino a Bellària, dove mi fermo in albergo.





sopra: lungo il mare; il porto-canale a Cesenatico



sotto: tramonto a Bellària-Igea Marina

 






PARADISI DI CIVILTA'- UN TUFFO NEL FANGO - MARE E ANCORA MARE

Innumerevoli stabilimenti balneari chiusi, parchi di divertimenti, sabbia, mare, ancora sabbia, cabine di ogni colore, ciclabile che serpeggia o tira dritto per chilometri. Una favolosa ultima piadina calda mangiata a Cattolica, mentre fuori piove. 

Prima di Pesaro un tratto in salita di statale Adriatica: faticoso ma meno peggio di quanto pensassi in merito al traffico. Atterro velocemente in città e la oltrepasso per fermarmi in un albergo sul mare. L'hotel Miramare è uno di quei posti memorabili.

 




 

sopra e sotto: lungo la ciclabile adriatica; la spiaggia a sud di Pesaro






La mattina dell'ottava tappa sto facendo colazione all'albergo suddetto allorchè entra un giovane di trentacinque anni tutto sovraeccitato perchè ha fatto running all'alba sulla spiaggia. Si entusiasma in merito al mio viaggetto e mi invita molto calorosamente a un determinato ristorante di Marina di Chieuti che si trova sulla rotta. "Se passi chiedi del cuoco di nome E. - digli che ti mando io - siediti e mangia", ecc.

Vedremo-

Intanto sto pedalando sull'adriatica (ciclabile) alla volta di Senigallia (AN), dove mi fermo cinque minuti a rivedere la casa di un mio defunto caro zio - fratello di mio nonno materno il quale passò quasi tutta la vita in quella città come insegnante di matematica -

Mentre scatto una foto al grande castello Roveresco e sto per andarmene spunta un settantenne. Complimenti, sorrisi ecc. - poi tra un discorso e l'altro viene fuori che questa persona era stata STUDENTE di mio zio ai tempi della scuola media !




sopra: due immagini di Senigallia: il castello e la Rotonda sul mare

 


A Falconara Marittima prendo la decisione di salire brevemente su un treno per Porto Recanati. Questa concessione ha lo scopo di bypassare Ancona, attorniata da brutali superstrade - ed evitare una lunga e inutile deviazione all'interno. Tra l'altro - cosa che non traspare certo da questo racconto - ho accumulato una certa stanchezza, giorno dopo giorno - alla quale si aggiunge la tradizionale scarsa qualità del mio sonno. In molti mi hanno apertamente detto: "partirei domani con te", "lo farei anch'io" ecc. - ma nella realtà dei fatti e della Strada, quelli in bici non sono mai viaggi facili.

 

Il trasporto in treno funziona egregiamente anche se tengo a precisare che nè la stazione di Falconara nè quella di Ancona sono dotate di ascensori = scendo e salgo da solo e con la bici carica due belle rampe ripide di scale.

Un gelido vento a favore mi spinge sino a Civitanova Marche dove mi fermo in un B&B.

 



sopra: tramonto sul mare a Civitanova Marche



9^ tappa di 92 chilometri da Civitanova M. a Giulianova. Memorabile colazione al B&B con la quale mi proietto verso sud. Appena lasciata la città, la traccia gps mi indirizza su un articolato percorso allo scopo di evitare la statale adriatica attraversando il fiume Chienti. Mai lo avessi fatto: dapprima trovo profonde pozzanghere, poi banchi di fango fresco profondi trenta centimetri. Da perfetto idiota invece di tornare sui miei passi, insisto. Il risultato è che devasto scarpe, calze, vestiti e mezza bicicletta.

Il tutto per evitare pochi chilometri di statale che alla fine non era poi tutto questo paventato inferno - come alcuni autori scrivono.

E' di consolazione la ciclabile costiera, la cui qualità aumenta ancora in vista di San Benedetto del Tronto, una città SPLENDIDA - e di Giulianova, dove la sera passeggio sulle banchine di un porto in cui si potrebbe mangiare per terra.




in alto: la ciclabile adriatica e il 43° parallelo a Grottammare



sotto: San Benedetto del Tronto e la ciclabile di Giulianova con il porto









PONTI AVVENIRISTICI - I TRABOCCHI - CAMBIO DI CIVILTA' - ARRIVO IN PUGLIA

L' Abruzzo è veramente evoluto in termini di ciclabilità. Sono stati realizzati ponti specifici per pedoni e ciclisti - ogni fiume viene attraversato in sicurezza senza spartirselo con le auto. A sinistra ho il mare, a destra montagne innevate.

A Pescara un fiume di persone passeggia al sole su un lungomare interminabile sino allo spettacolare Ponte del Mare dedicato solo a ciclisti e pedoni. Un'opera moderna, avveniristica. Un capolavoro di ingegneria che non ho mai visto neanche in Norvegia o in Svezia.

 





in alto: immagini dell'Abruzzo ciclabile



Da Ortona in poi (verso sud nel mio caso) inizia il top del top: la ciclabile verde dei Trabocchi, ricavata da ferrovia dismessa. Me la godo un mondo tra gallerie, vecchi caselli e paesaggi marini sino a una spiaggia sabbiosa dove monto la tenda.




in alto: un tratto della ciclabile dei Trabocchi e un "trabocco" per la pesca


 

11^ tappa di 93 chilometri. Notte fredda sulla spiaggia - intorno ai 5 gradi. Assisto all'alba dalla tenda, poi riparto e raggiungo Termoli dove indugio un po' nel bel centro storico non prima di essere passato dal'incantevole promontorio di Punta Arci, sospeso su un mare azzurro su cui si protendono gli ultimi trabocchi.


Arrivo quindi a Marina di Chieuti, dove dovrebbe trovarsi il famoso ristorante a cui mi aveva indirizzato il tizio conosciuto giorni fa. Ricordate ? No ? Fate riavvolgimento e rileggete.

Orbene, dopo aver atteso dietro un passaggio a livello per oltre venti minuti, raggiungo il posto. In giro c'è il coprifuoco. Molte costruzioni lasciate a metà e un certo livello di degrado. Nel ristorante c'è una colossale baraonda domenicale: bambini che urlano come se li scannassero - adulti che parlano tutti contemporaneamente - tre poveri camerieri che schizzano da una parte all'altra come biglie impazzite. Riesco a parlare tre secondi circa con l'amico-cuoco. Mi fa sedere. Ordino un piatto di pasta. Arriva un piatto abbondante. All'atto di pagare però: niente sconti nè offerta-caffè. Pago tutto fino all'ultimo centesimo.

Ok, non posso dire di aver mangiato poco nè male. Però dalle mie parti quando si invita qualcuno, SI OFFRE qualcosa e si perfeziona così l'invito - non dico un intero pranzo ma almeno un caffè, diamine.

Bisogna fare attenzione a questi inviti sbandierati da terzi, che spesso hanno il solo scopo di soddisfare l'ego (dell'invitante). Soprattutto non bisogna capitare nel giorno completamente sbagliato cioè la domenica.




sopra: alba e colazione sulla spiaggia



sotto: Punta Arci e Termoli







 

In poco tempo ho fatto fuori il Molise e navigo in territorio pugliese. Da Termoli in poi è scattato il semaforo verde-immondizia: ovunque ai lati delle strade, nelle pinete, sulle spiagge, dentro i cespugli. Benvenuti al meridione insomma.

Plano verso Lesina, a nord del promontorio del Gargano. La cittadina è adagiata su un'ampia laguna che potrebbe rammentare Venezia. "Venezia dei poveri", mi dicono due ragazzini incontrati sul marciapiede, mentre fotografo due cigni neri alla luce del tramonto, sul lungomare dove passeggiano tante coppie e le donne ostentano gambe nude malgrado l'aria sia gelida.




in alto: due scatti al tramonto a Lesina (Foggia)




PAESAGGI VASTI, CITTA' BIANCHE, TRULLI E ULIVI

Riparto da Lesina dopo una scadente colazione a un B&B fatta con la roba più misera che si possa comprare a un hard-discount + un caffellatte di infimo livello erogato da una macchinetta-giocattolo, che mi risulterà indigesto per ore. In questo modo ci si gioca la buona accoglienza, che vantava una stanza e un letto nient'altro che male. Vabbè -

Risalgo di quota verso Poggio Imperiale e Apricena su strade dissestate in un paesaggio sconvolto da cave di marmo e deturpato da rifiuti, tra cui un cane bianco senza un occhio indugia per cercare da mangiare. Ma trovo anche qui pochi metri quadrati meritevoli: un albero in fiore che sbuca tra i fichidindia:

 




 

Superata Apricena la situazione paesaggistica migliora. Imbocco la 'Pedegarganica', un lungo nastro d'asfalto liscio, perfetto che mi porta sin quasi al mare tagliando per l'interno. Prima di Manfredonia mi fermo presso un'antica abbazia a lato della strada - San Leonardo in Lama.







13^ tappa di 75 chilometri da Manfredonia a Trani. Piove dalle 8 del mattino in poi ma non in modo torrenziale. Oltrepasso S.Margherita di Savoia in un paesaggio di saline e paludi, giungo a Barletta e infine nella bianca Trani.

Mi fermo in un B&B del centro storico. Il gestore tra una chiacchiera e l'altra si dimentica di consegnarmi le chiavi - che potrò avere a fatica solo dopo le 16, rimanendo di fatto bloccato in casa. Finalmente, ottenute 'ste benedette chiavi, mi fiondo fuori a fotografare la città in una splendida luce.





 

sopra e sotto: scorci di Trani

 





 

Lasciata Trani è la volta di Bisceglie, che trovo francamente più interessante - più autentica. Mi perdo beatamente tra i suoi vicoli, quindi procedo per Molfetta e Bari, con doverosa sosta al duomo di San Nicola.






in alto: tra i vicoli di Bisceglie e Molfetta


in basso: arrivo a Bari






Dell'educazione stradale dei pugliesi sorprendentemente non ho nulla di cui lamentarmi. Sempre, dico sempre, sorpassi a distanza e mai impazienti. Tranne il caso isolato, che non poteva mancare. Mentre a Bari città sto attraversando correttamente sulle strisce pedonali - A PIEDI, spingendo a mano la bici - l'idiota in auto passa di prepotenza sfiorandomi di pochi centimetri -

Sfortunatamente per lui, deve fermarsi a un semaforo cento metri dopo. Inizia una cazziata stradale memorabile in cui lui mi manda a fare in culo dicendo che aveva diritto di passare perchè "ero con la bici" (!!!!), io lo minaccio di prendere nota della targa e fare denuncia ai carabinieri pochissimo distanti e gli urlo che non è perchè ha la macchinina può permettersi di fare quel cazzo che vuole. Quello che mi sbalordisce è la capacità innata, quasi un'arte, che hanno certi ignoranti di negare l'evidenza del loro torto marcio.

Mi accampo su un bellissimo tratto di costa rocciosa dove la mattina dopo fotograferò i primi trulli. Qui incontro due miei quasi coetanei con il loro cane: appassionati di natura, cortesi, educatissimi (anche il cane) e di evidente alto livello culturale. Quanto è vero che NON siamo tutti uguali...

 

 



 


E' il 23 marzo. Dopo la fin troppo turistica Polignano a Mare, arrivo a Monopoli terminando così la sezione 2 di 3 del viaggio, a 1200 chilometri dalla porta di casa.

Mapy mi conduce ad Alberobello su una strada di campagna a zero traffico, una delle più belle strade che abbia mai fatto. Muretti a secco e ulivi in piena salute incorniciati da fioriture di primavera.

Guadagno con fatica l'altopiano delle Murge e sono infine nel regno dei trulli.

 






sopra: Polignano e Monopoli


sotto: ulivi e trulli







 

Tra Alberobello, Locorotondo e Cisternino le amministrazioni locali hanno suggerito un itinerario cicloturistico specifico. Nulla di meglio per me, che cerco dove accamparmi in sicurezza. E infatti trovo una bella location tranquilla e inaccessibile alle auto. Potrei anche giocare la carta di dormire dentro un trullo poco distante - ma esso ha il tetto mezzo pericolante, meglio non rischiare.






 

Ostuni è l'ultima città prima della traversata al mare - lato Golfo di Taranto. E' un bel centro tutto imbiancato a calce e invaso da turisti. Passo il pomeriggio a girare per i vicoli e mi fermo a un belvedere con quell'atteggiamento sognante-spavaldo da "siamo ormai quasi arrivati".





 

sopra e sotto: girovagando per Ostuni

 








LUNGA TRAVERSATA - UN BORGO ABBANDONATO - IL "CAPO"

Rotta verso sud-ovest. Interminabile rettilineo affiancato da infiniti uliveti, molti dei quali in cattive condizioni - forse colpiti dalla xylella o abbandonati. 

Tra San Pancrazio Salentino e la costa intravedo a destra il profilo di un'enorme chiesa e rallento per svoltare. Si tratta di un borgo rurale abbandonato fondato nel 1928 e abitato sino agli anni '80 da centinaia di persone.






Questi borghi abbandonati sono il mio pane. Soffia un vento deciso che agita le palme e gli eucaliptus, in giro non c'è nessuno. Mi siedo a mangiare sui gradini, al sole. Esploro con trepidazione la chiesa, gli edifici, le stanze.

In poche parole vivo  momenti  intensi del viaggio, tanto più che questa fermata non l'avevo prevista.

Il pensiero va a 32 anni fa quando mi sedetti sulle scale dell'ospedale abbandonato di Ingurtosu in Sardegna. E ancora a quell'isola andrà il ricordo, la sera, quando mi accamperò sulla costa circondato da torri nuragiche e cespugli profumatissimi di mirto e cisto bianco.







 

18^ tappa di 80 Km dai "nuraghi" costieri a Santa Maria di Leuca. Serie di foto all'alba, poi smontaggio del campo, infine sorpresina: ruota a terra - ovviamente la posteriore. La riparo sudando sotto il sole mentre mi arriva al telefono una gragnuola di messaggi whatsapp di "buongiorno e buona domenica".

Raggiungo Gallipoli letteralmente invasa di gente. Sembra che l'intera città si sia riversata fuori + turisti da ogni provenienza. Non oso immaginare in estate cosa ci sia. Divoro un panino con hamburger e su strade costiere sconnesse e disastrate, interrotte da una decina di cantieri attraverso i quali passo di prepotenza, conquisto infine "il capo".





in alto: Gallipoli e la costa sud-occidentale dai colori polinesiani

 


Ecco il cartello 'S.M. di Leuca' consumato dalla salsedine. Il promontorio roccioso ultimo lembo del tacco d'Italia. Sono le 16 e splende un gran sole. Anche dentro di me.

L'hotel Terminal è a pochi passi. Per una cifra ridicola ottengo una camera da sogno al primo piano con balcone e vista mare. Le palme altissime e l'acqua luccicante al tramonto danno l'impressione di essere in California. Un fiume di gente passeggia sino alle 21 - poi tutti a cena me compreso, in una pizzeria economica delle vicinanze.

 

 



 in alto: l'ultimo lembo del tacco d'Italia, al Km 1430



19^ giorno. Che gran colazione, che gentilezza, che bell'albergo. Lo lascio malvolentieri ma confortato da un fortissimo vento a mio favore cioè da sud.

La strada si alza sulla costa, poi ridiscende poi si rialza ancora offrendo spettacolari visioni di mare, di scogliere bianche. Sosta presso un bar-alimentari rimasto fermo agli anni '80, con tanto di jukebox contenente brani di Madonna ecc. Mi scappa una lacrima quando viene suonato Der Kommissar, di Falco.

 

Durante una lunga discesa tocco un acuto di felicità immensa, altissima. Sgorga spontaneamente, incontrollabile. Mi scopro a urlare al vento - mentre la bici divora strada come ha sempre fatto, con quel ronzìo gentilissimo che conosco da quando la portai - o essa mi portò - in Svezia, in Francia e in mille altri posti.

 

Un'altra mèta: il faro bianco di Punta Palascìa, sospeso su un mare blu profondo graffiato dal vento. Il punto più a est del territorio della Patria oltre che il punto più stretto del Canale d'Otranto.

 





 

sopra e sotto: in viaggio sulla costa orientale; il faro di Punta Palascìa

 




Nel pomeriggio arriva una bella perturbazione. Il cielo si fa scuro e il vento gira a (mio) sfavore. Oltrepasso Otranto e mi spingo verso i faraglioni di Sant'Andrea, dove vorrei accamparmi.

Giunto sul posto faccio appena in tempo a ripararmi in un ristorante abbandonato prima dello scatenarsi della pioggia. Non senza aver prima documentato i faraglioni alla luce del cupo tramonto.







ULTIMO GIORNO DI VIAGGIO - VENTO CONTRARIO - ARRIVO A LECCE

In altre circostanze non avrei scelto di montare la tenda dove l'ho montata ieri sera. Tuttavia la postazione mi ha egregiamente riparato da pioggia e vento - e solo due poveri gatti, silenziosi e discreti, sono venuti a farmi visita.

E' l'alba di un giorno soleggiato post-perturbazione. Soffia un vento micidiale da nord-ovest ma devo percorrere solo 35 chilometri. Costeggio il mare sino alla località Torre Specchia-Ruggeri, poi la grande virata all'interno, tra campi e immancabili uliveti. Il vento mi rallenta ma ormai è quasi fatta.

 

 





 

 

La traccia gps mi porta via via in città evitando le grandi arterie. Iniziano gli incroci con semaforo, i negozi, i parchi, le chiese - le strade del centro si fanno più strette. Una breve sosta all'anfiteatro, poi finalmente piazza duomo.

La bici percorre l'ultimo metro e si ferma. Sono al centro della vasta piazza, dopo novantotto ore e 36 minuti di pedalate.

Quanta strada diamine - quante case, campagne, persone, dialetti, alberi, mare, coste, trulli, masserie, albe, tramonti.

Adriatica 2023 finisce qui, a 1542 chilometri dalla porta di casa, che sembra lontanissima. Le emozioni che ho vissuto restano su quel filo immaginario, a disposizione di chiunque abbia l'animo di viverle. Il mio compito era (anche) di condividerle - e spero di esserci riuscito almeno in parte.

 

Paolo, il caro amico-collega ciclista che mi ha ospitato nella sua città, prima di separarci mi aveva lasciato due cartoncini colorati con la scritta "il viaggio è la meta" e: "concediti qualche volta la libertà della lentezza"-

Quanto è vero.

Questo viaggio è dedicato a lui.


Lupolibero, 4-5 aprile 2023





Rammento che tutte le immagini sono coperte da diritto d'autore.

Un post contenente consigli e impressioni più tecniche del viaggio è disponibile qui.







11 commenti:

  1. Bravo,bravo,bravo,invidia,invidia,invidia!

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  2. CIao,
    piacevole resoconto, e bellissime foto
    Che postii splendidi !
    Super complimenti !!

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    1. Consigliato a tutti. Tranne che in piena estate. Grazie, un saluto!

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  3. Ma che meraviglia!!!!
    Bellissime foto!
    Bravissimo!

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    1. Bel viaggio che resterà tra i più belli. È un piacere sentirti. Grazie.

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  4. Sei riuscito perfettamente a trasmettere le emozioni di questo viaggio. Complimenti per tutto !

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    1. Ti consiglio vivamente questo tour. E mi raccomando passa da quel ristorante. Digli che ti mando io...:-D

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  5. Bellissime foto e bellissimo resoconto.

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    1. Ti ringrazio. Sono già con la testa al prossimo viaggio.

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  6. Questa pagina e' molto ricca: mi prendero', quando potro', il tempo per leggerla.

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