Altra splendida escursione in bici sull'Etna, questa volta con pernottamento. Sono partito a mezzogiorno da Case Pirao (Randazzo, m.1230) e ho guadagnato quota sino al bivacco Saletti (m.1380), dove mi sono fermato a mangiare qualcosa.
sopra: partenza da Case Pirao
sotto: sosta al biv.Saletti
Ho proseguito quindi verso ovest sulla storica pista forestale altomontana, in un paesaggio che cambia costantemente - dalle sciare laviche ai boschi di pino laricio o faggio:
in alto: pedalando lungo la pista forestale altomontana, Etna nord
in basso: località Monte Spagnuolo, m.1450
Ho impiegato tutto il pomeriggio sulle salite della pista - versante ovest. Le uniche persone che ho incontrato sono stati dei polacchi: una coppia di miei coetanei su bici elettriche noleggiate.
Un vento da sud mi ha accompagnato sino alla destinazione: il bivacco Poggio la Caccia (m.1920), che ho raggiunto alle 18.
Conosco questo bivacco dal lontano 1987. E' un posto magnifico e accogliente, con una grave pecca che è quella del camino. Il tiraggio è scadente: parte bene - poi dopo una mezz'ora inizia a mandare fumo dentro la stanza come se ci fosse una correlazione tra il riscaldamento della canna fumaria e la perdita di efficienza nell'evacuazione del fumo.
Per questo motivo non ho continuato ad alimentare il fuoco - tanto più che la temperatura non era affatto bassa, nè dentro nè fuori - a parte un po' di vento fresco a raffiche.
La mattina del secondo giorno il cielo era scuro ma ancora non piovoso. Ho fatto colazione alle 7 con il bonus della musica classica in streaming al secondo canale radio svedese, una mia antica tradizione. Bellissima atmosfera di solitudine.
Ho rimesso a posto le cose e mi sono riavviato lungo la pista, puntando al vicino altopiano della Galvarina.
sopra: ripartenza lungo la pista dell'Etna
sotto: sosta fotografica in località Galvarina, m.1870
Lasciata la Galvarina ha iniziato a piovere con decisione. Da qui ho ripreso il rientro, tutto sulla stessa strada dell'andata e tutto in discesa.
Essere sulla bici è stato gratificante e meraviglioso: nessun fardello pesante sulle spalle nè dolore ai piedi - una comoda e meritata, lunghissima discesa gustandomi il paesaggio e fermandomi a fare fotografie. Unica cosa a cui fare attenzione, gli accumuli di sabbia vulcanica su cui le ruote svirgola(va)no.
sopra: lungo la via di ritorno
sotto: la grotta di Monte Nunziata, m.1780
Sempre sotto la pioggia ho riattraversato la faggeta di Monte Maletto e la colata lavica del 1981, immersa in una suggestiva nebbia. La magìa delle ruote mi ha riportato infine alle 11,30 al punto di partenza dove avevo lasciato l'auto.
Complessivamente ho percorso 42 chilometri con un dislivello di 840 metri. E' stata un'escursione magnifica e ho constatato di essere pienamente ritornato in forze.
sotto: Randazzo (CT), m.700