domenica 4 maggio 2014

Nell'Alcàntara Valley


Per tutti i sogni piccoli e grandi bisogna darsi un termine di tempo; trascorso questo tempo essi finiscono nel rischioso contenitore del "prima o poi lo farò" - "aspetto ancora un po' e poi lo faccio". E iniziano a produrre metaboliti tossici.
Questo progettino di un tour in bici di due giorni nella valle del fiume Alcàntara lo rimuginavo da tre settimane: troppo. Quindi sono partito e basta - ed è stato un piccolo meraviglioso viaggio.

La valle dell'Alcàntara è forse l'area più bella dell'Etna. Compresa tra la parte nord del grande vulcano e la catena dei Nebrodi, è un'area votata al pascolo e soprattutto alla coltivazione della vite, punteggiata da grandi masserie padronali e paesini in pietra lavica che hanno conosciuto pochissima lottizzazione edilizia, almeno fino ad oggi.

Lasciata l'auto a Randazzo ho iniziato a pedalare verso est sull'interminabile statale 120. Già a pochi chilometri dalla partenza ero in mezzo a campagne e vigneti.


Ho fatto una sosta simbolica presso un obelisco eretto negli anni '30 che sorge isolato a lato della strada, quindi ho continuato a viaggiare verso Linguaglossa (CT) spesso affiancando la ferrovia Circumetnea, una linea a scartamento ridotto che compie il periplo di quasi tutto il vulcano, con fermate di campagna e vecchi caselli.
Anno XI° dell'Era Fascista
QVI PER SINISTRO D'AVIO
LA PREZIOSA ESISTENZA
DELL'INGEGNERE VINCENZO PATANE'
TRAGICAMENTE SPEZZAVASI.
SE NE CONSERVI LA MEMORIA
CON IMPERITVRA RICORDANZA

una fermata di campagna della ferrovia Circumetnea nei pressi di Monte La Guardia
la Circumetnea viaggia tra campi di lava poco prima di Linguaglossa (CT)
Giunto a Linguaglossa ho deviato verso nord in direzione di Castiglione di Sicilia, che non avevo mai visto. Ho sfruttato il percorso di un'ex ferrovia dismessa trasformato in pista ciclabile, infilandomi in sette gallerie non illuminate e con l'intonaco pericolante. Dopo sei chilometri di questo percorso, che si snoda in un ambiente di selvaggia bellezza, mi è apparso Castiglione.
pedalando sull'ex ferrovia dismessa Linguaglossa-Castiglione di Sicilia
Prima di recarmi al paese ho raggiunto una contrada dove si trova una chiesa bizantina isolata in mezzo agli ulivi: la Cuba. Una costruzione antica e affascinante - l'atmosfera resa ancora più suggestiva dal cielo che si faceva via via più scuro e minacciava pioggia.
la Cuba bizantina di Castiglione di Sicilia
Castiglione di Sicilia, m. 620
Ho passato l'intero pomeriggio a fotografare Castiglione e i suoi vicoli, dove si mescolano il tessuto urbano medievale e le emergenze architettoniche settecentesche; nel complesso un paese che fa concorrenza a Randazzo in quanto a ricchezza scenografica.
la piazzetta settecentesca di S.Antonio con la chiesa omonima
faccione scolpito in pietra lavica di oltre duecento anni fa
balconi decorati in arenaria che da soli valgono il viaggio
campanile in disuso
l'interno della chiesa di S.Maria della Catena
scorcio patriottico
la mole del Castel Leone arroccata a monte dell'abitato

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Mattina del secondo giorno di viaggio. Ho lasciato il paese scendendo verso valle lungo i tornanti. A un bivio con una vecchia fontana ho prelevato dell'acqua che con gradita sorpresa ho apprezzato in quanto leggermente frizzante. Poi ho fatto rotta verso Francavilla di Sicilia e ho iniziato a risalire la vallata in direzione di uno dei sette borghi rurali abbandonati costruiti dall'ERAS, Ente Riforma Agraria in Sicilia nel 1950 nell'ambito del progetto di colonizzazione delle terre. Borgo S.Giovanni, a differenza degli altri, si trova isolato su un tratto in disuso della statale 185. L'ho raggiunto dopo tre chilometri di sterrato in assoluta solitudine. Neanche la gente del posto ne conosce l'ubicazione esatta.
il fiume Alcàntara serpeggia tra le lave a pochi passi da Francavilla di Sicilia
una villa padronale abbandonata nei pressi del Ponte sul fiume S.Paolo (Francavilla di S.)
il vecchio tracciato della statale 185 che conduce a Borgo S.Giovanni
Ho raggiunto il paese fantasma intorno alle dieci del mattino. I resti della chiesa, gli edifici modulari e disposti a gradinata, un grande piazzale aperto alla vista della vallata e dell'Etna. Intorno nessuno. Luce forte che illumina gli edifici dalle finestre vuote che sembrano osservarmi, e silenzio. Ho trascorso un'ora in questo luogo surreale e poi ho ripreso la marcia verso Randazzo.
sulla strada per Borgo S.Giovanni
il paese fantasma

le case coloniche
La chiesa del borgo (1950)

Lasciata la ghost town ho ripreso a pedalare lungo strade aperte su paesaggi di pascoli; intorno alle 13 ho fatto una sosta per mangiare qualcosa nei pressi di Mojo Alcàntara; quindi tra vigneti e campi lavici ho raggiunto Randazzo alle 16 concludendo il percorso.

pausa pranzo on the road nei pressi di Mojo Alcàntara, m.526
una stazione in disuso della Circumetnea; sullo sfondo l'Etna

palazzi padronali che sorvegliano i vigneti
impeccabili vigneti nei pressi di Randazzo
Conclusione
Dopo un interminabile e faticoso rettilineo in salita sono arrivato a Randazzo, nera e caotica. Ho portato Littoria presso un meccanico per un intervento al cambio posteriore, riparazione che non era alla mia portata.
Mentre il professionista armeggiava con il complicato cambio sincronizzato Shimano, pensavo a quanta strada ha già fatto questa bicicletta: adesso sono qui in Sicilia, ma queste ruote hanno calcato l'asfalto della Lapponia, le strade dei fiordi norvegesi, quelle dei boschi della Finlandia...
Sogni, strade, progetti: quali saranno i prossimi ? magia delle ruote.
Il meccanico conclude e dice: "non ho mai visto un cambio che continua lo stesso a funzionare con il filo quasi rotto".
Io sorrido, so perchè. Littoria sei magica. Sei una macchina da guerra.
E adesso un ultimo sforzo; si va dall'altra parte del paese a comprare una bottiglia di rosso dell'Etna.
Poi a casa.
Più ricchi di un altro viaggio, di un altro pezzetto di vita, di strada, di felicità.



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