mercoledì 11 giugno 2014
Un libro molto ma molto pesante
La biblioteca è un posto che frequento spessissimo. Lo dico brutalmente: adoro leggere gratis. In qualche modo devo pur recuperare le tasse che pago: e i libri costano cari. Romanzi, saggi, narrativa - leggo tutto quello che trovo. Restituisco il materiale sempre puntualmente e in ottimo stato. Sono il cliente più attivo della biblioteca del paese, disertata da tutti nell'era della cultura facile ( leggi: televisione ).
Da mesi lo avevo adocchiato in cima a uno scaffale. Un volume enorme e pesante. Anno di stampa: 1932.
Titolo: Le Opere del Fascismo.
La solita pubblicazione del ventennio gonfia di retorica, penserà qualcuno. Il solito sbandierare fumo di una balorda dittatura. Al massimo ci sarà dentro la bonifica dell'agro pontino e poco altro.
Devo sinceramente confessare che una volta aperto il libro sono rimasto incredulo e sbalordito.
603 pagine fitte di fotografie planimetrie schemi e disegni e riassunti di opere fatte. Opere fatte si badi bene, non da fare.
Attraverso l'intera nazione: ponti strade autostrade trafori acquedotti ferrovie palazzi pubblici case operaie case popolari mercati coperti argini di fiumi scuole stazioni dighe colonie marine colonie agricole ospedali dispensari banchine porti interi quartieri ricostruiti canali aeroporti.
Pagina per pagina un torrente in piena di foto in bianco e nero di operai e cantieri al lavoro intenti a costruire un intero paese. Gente che posava davanti all'obiettivo con l'espressione orgogliosa di chi ha contribuito a fare qualcosa di buono e duraturo, e ha lavorato non solo per tornaconto personale.
La conosco quell'espressione di orgoglio che si stampa sulla faccia. La conosco bene perchè l'ho avuta anch'io.
Continuo a sfogliare ipnotizzato e arrivo alla fine del volume. Colonie: Libia, Cirenaica, Eritrea, Somalia.
Anche lì scuole strade acqua ospedali tutto ciò che serve a civilizzare un luogo.
E qualcuno a dire che il colonialismo ha fatto solo danno, che abbiamo sfruttato l'Africa e adesso ci meritiamo gli sbarchi di massa di immigrati...
E' facile parlare da buonisti, come al solito. Così com'è stato facile cancellare i fasci littori e le scritte Dux e poi tenersi i palazzi.
In quelle pagine vedevo un'Italia senza Internet nè televisioni a schermo piatto nè lettori cd nè smartphone.
Vedevo un'Italia senza brioscine Kinder e coca cola, senza supermercati e centri commerciali.
Ma vedevo anche un paese orgoglioso di costruirsi, di avere e fare avere ai figli qualcosa di buono.
E per quanto non abbia vissuto quell'epoca, ho chiuso il libro con tanta tristezza e nostalgia.
Viva l'Italia! grideremo tra poco ai mondiali.
Certo certo, viva l'Italia!
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