sabato 2 maggio 2015

Una tenda, la Strada e lo spirito di "allora".




  La foto in alto è stata scattata con una vecchia Yashica ai primi di agosto del 1992 nei pressi di Prata Sannita, nell'Appennino.
Ricordo come fosse adesso che mi ero accampato sul retro di una pizzeria, e che mi fu offerta una pizza Margherita per cena.

 Scavare in queste immagini significa tirare fuori ricordi, emozioni incancellabili. Scritte metro dopo metro nel corso di viaggi su due ruote.

 Tra questa e l'ultima foto di questo post ci sono 23 anni e oltre 10mila chilometri di escursioni in bicicletta, di incontri e sensazioni uniche, ritmate dalle notti in campeggio libero. E oggi, ogni volta che monto la tenda in un determinato posto, mi sorprendo a pensare su quanti terreni ha già poggiato.





  Il filo conduttore di tutto ciò si chiama entusiasmo. Nel corso di tutti questi viaggi e anche in quest'ultimo ho cantato, urlato al vento, mi sono comportato da idiota felice - in altre parole ho sempre conservato quello che potremmo chiamare spirito da diciottenne.

  Forse alcuni arricceranno il naso, diranno che l'incedere della vita chiama a cose più serie, ad atteggiamenti più pacati, a responsabilità importanti.
Io però non saprei rinunciare più a questa vita che mi sono dato.

  Non saprei rinunciare a quei silenzi, la sera, in solitudine, dentro la mia tenda,
 - a quella radio che mi collega al mondo,
 - a quella cena frugale, da campeggio,
 - a quelle notti umide, fredde: notti di viaggio in cui sopporti i disagi,
 - a quella colazione riscaldata con un fornelletto alle 6 del mattino.

  Non saprei rinunciare a quella sensazione unica, misto di trepidazione e desiderio di scoprire, indefinibile, che si prova a mettersi di nuovo sulla strada, dopo aver smontato il campo.

  Alle volte ho indugiato qualche minuto prima di partire. Ho guardato un attimo quei pochi metri quadrati dove avevo passato la notte: l'erba un po' schiacciata, le tracce sulla terra del mio accampamento -

  Credo che una delle cose più tristi, avvilenti sia perdere quell'entusiasmo che avevamo a vent'anni - raccontarsi bugie, lasciarcelo dietro - seppellirlo sotto la coltre delle "cose più serie da fare nella vita".
Queste "cose più serie" sono anche quelle che ci fanno felici, o più felici ?



  Un viaggio è finito e ne sto già progettando un altro. Tiro fuori carte, mappe, cerco di individuare strade che costeggiano fiumi, valicano montagne, arrivano da qualche parte ancora.

  Non ha importanza, tutto sommato, il dove.

Quello che ha importanza è non perdere l'entusiasmo, lo spirito di "tanto tempo fa", almeno per me.

  Da allora ad adesso siamo sempre noi, fotocopiati attraverso le pagine della vita. Ridere come allora, conservare lo spirito di allora, non significa non essere cresciuti, significa non rinnegare noi stessi e quanto di bello avevamo fatto - ricordiamoci sempre: 'Do what you like', ove e quando sia possibile.


Scriveremo altre pagine, e saranno altrettanto belle -
 - ma forse sono già scritte
e tocca soltanto a noi accoglierle,
senza opporre resistenza.




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