domenica 6 novembre 2016

Monte Simone e la valle del Bove. Trekking fotografico nello scenario straordinario dell'Etna.



"Ogni pietra è come un'isola alla quale aggrapparsi"



     Il 27 Ottobre del 1811 ebbe inizio sul fianco est dell’Etna una spaventosa eruzione. L’attività iniziò all’interno della Valle del Bove e proseguì per 180 giorni, con l’emissione di fontane di lava fino a un chilometro di altezza e le ceneri trasportate dal vento addirittura sino a Malta. I piccoli centri abitati furono risparmiati perché la velocità delle lave risultò piuttosto lenta e il magma incandescente non potè mai coprire troppa distanza. Il cono vulcanico che ne risultò fu chiamato Monte Simone in omaggio a San Simone, il cui festeggiamento cade appunto il 28 Ottobre di ogni anno.

Oggi Monte Simone è uno dei centinaia di crateri spenti disseminati su tutto il territorio dell’Etna. Circondato a sua volta da colate laviche recenti, probabilmente finirà a breve (?) seppellito sotto nuovi strati di lava. Da anni progettavo di raggiungerlo, e finalmente insieme a un caro amico appassionato di escursionismo ci siamo calati all'interno della Valle del Bove e lo abbiamo toccato. Forse saremo le ultime persone ad averci messo piede, vuoi perché calarsi nella valle non è impresa facile, vuoi per il motivo detto prima.

Questo pertanto è un racconto un po’ speciale. Dietro le foto, che sono costate fatica – prima, durante e dopo – c’è tutta la mia reverenza di fronte a un ambiente naturale, l’Etna, assolutamente straordinario. Ma è anche la testimonianza di quanto valga l’amicizia. E’ stato bello e insieme terribile avanzare insieme a Luigi sulle lave e poi affrontare la risalita faticosissima dell’orlo della Valle del Bove. Ringrazio perciò questo amico che ha avuto l’animo di accompagnarmi in questa piccola “follìa”.

“Forse quando avremo ottant’anni ci ricorderemo di questo momento”
-         “sì, ce ne ricorderemo; forza, guadagniamo quell’altra roccia”.




in alto: il profilo di Monte Simone, m.2086 ripreso con il teleobiettivo
dal crinale settentrionale della Valle del Bove.




Parto da casa alle 3 e un quarto di notte. Devo valicare i Nebrodi e arrivare a Randazzo, sul versante nord dell’Etna. Con Luigi ho appuntamento lì. Percorro pigramente decine di chilometri nel buio dei boschi senza incontrare nessuno. Anche Randazzo è ancora addormentata. Insieme ci rechiamo sul lato est dell’Etna e lasciamo le auto sul piazzale del rifugio Citelli, a 1700 metri circa di quota.

Iniziamo a percorrere a piedi il sentiero che porta al crinale settentrionale della Valle del Bove. L’alba ci sorprende nei pressi di un torrente stagionale colonizzato dalle betulle dell’Etna. Facciamo una breve sosta alla grotta di Serracozzo, un tunnel di scorrimento lavico particolarmente elegante perché caratterizzato da una volta molto alta. Quindi, dopo un altro po’ di cammino, giungiamo sull’orlo della valle.




L'interno della grotta di scorrimento lavico di Serracozzo.

     Immaginate una conca immensa chiusa per due lati da pareti a strapiombo, da un altro lato su cui imcombe il ripido fianco est della sommità dell’Etna e infine aperta verso la costa, a levante. Un oceano di lave che vi si sono riversate da millenni e in mezzo, due antichi crateri: il Monte Centenari, lontano e quasi sepolto, e il Monte Simone, che è quello che vogliamo raggiungere. Più in alto si scorge ciò che resta di Monte Ritmann, ormai quasi cancellato e attraversato da un fiume di lava solidificata proprio nel mezzo.





Scendiamo nella valle facendo la massima attenzione a non provocare frane e a non cadere noi stessi. Non è un semplice canalone sabbioso e ci sono massi sporgenti da tutte le parti. La pendenza è tale che sembra di venire risucchiati sul fondo, verso il basso, sempre più giù. Sino a che tocchiamo terra.




in alto: la discesa verso la Valle del Bove;
in basso: raggiunto il fondo della valle, ci muoviamo verso
l'antico cratere




Essere qui, nella Valle del Bove, al cospetto di queste pareti rocciose che sono un atlante di geologia, mi procura emozioni uniche. E’ un mondo surreale, inospitale e affascinate al tempo stesso – un mondo a parte. Risaliamo il plateau sino a portarci all’altezza del fianco di Monte Simone. Duecento metri di pericoloso cammino sulle rocce instabili di un letto di lave recenti ci separano dal cratere. Lo aggiriamo da dietro e infine ne guadagniamo la sommità. Siamo arrivati.












in alto e seguenti: le riprese ravvicinate, forse le ultime
della sua storia, del cono vulcanico di Monte Simone.




     Siamo al centro di tutto e di nulla. Banchi di nuvole si avvicendano su quest’oceano nero, sfiorandolo. Appare ogni tanto la cima dell’Etna, azzurrognola contro un cielo di cobalto. Faccio le mie foto, scherziamo, mangiamo qualcosa e infine andiamo via. C’è da superare lo scoglio più duro: la risalita della parete settentrionale. Solo duecento metri di dislivello, ma con una pendenza a 45 gradi, su sabbie nere dove il piede affonda e circondati da massi colossali che non vedono l’ora di franare. Risalire è lottare duramente contro la gravità. Sembra che il corpo pesi il triplo, non avevo mai provato questa sensazione. Luigi è distante da me qualche decina di metri, ci facciamo coraggio, lanciando battute che risuonano surreali, grottesche. Ogni dieci metri i polmoni chiedono fiato con avidità inaudita e siamo a metà strada dal crinale.

Meglio non guardare sotto. Un abisso nero che non ce la farei mai a risalire di nuovo. Traccio una rotta per aggirare un’area di rocce quasi verticali dove resteremmo bloccati. Pieghiamo un po’ a sinistra e avanziamo ancora contro questo muro. Ci aggrappiamo alle pietre, a tutto ciò che sembra solido e costituisce una piccola isola dove riposare un attimo. Infine vedo una specie di valico. Qualche decina di metri ancora ed è fatta.

E’ fatta, sì ! Siamo di nuovo in cima. Appena in tempo: arriva una nuvola e la valle si riempie di nebbia fitta che certamente non ci avrebbe incoraggiato. Una stretta di mano, poi la discesa verso il rifugio, tra le betulle e i faggi che caparbiamente crescono sull’immenso vulcano.











Cala la sera. Io passerò la notte al rifugio; domani farò un giro fotografico ai crateri Sartorius e a Piano Provenzana, che si trovano nelle vicinanze. Luigi va via e ci salutiamo. 

Sono l’unico ospite del rifugio. Una doccia, una bella cena in una sala di legno dove sono appese le foto dell’Etna. Dalla finestra della stanza si vede un bosco di betulle e in lontananza il mare. Le luci dei paesi che si accendono sulla costa sono l’ultima cosa che vedo in questa giornata davvero speciale.

A domani -


Le informazioni sui crateri spenti e la loro storia le ho reperite nel documento 'Oronimi etnei - Il nome dei crateri dell'Etna' di G.Tringali, Bollettino Accademia Gioienia di Scienze Naturali, Catania 2012.
Un lavoro documentativo possente e interessantissimo. Mi complimento con l'autore.



NOTE PER L'ESCURSIONISTA.
Questa escursione non è uno scherzo e non è per tutti; scendere e risalire le pareti settentrionali della Valle del Bove è abbastanza pericoloso. NON ANDATE DA SOLI. La risalita richiede un impegno fisico notevole sia in termini di fiato che di muscoli; gambe e schiena vengono messe a durissima prova. Il pericolo di provocare frane e caduta di massi è molto alto: disallineatevi sia in salita che in discesa ! Niente acqua all'interno della valle e visibilità zero in caso di nuvole basse o maltempo: NON SOTTOVALUTARE IL METEO. 
Per l'eventuale pernottamento si può utilizzare il Rifugio Citelli. Struttura degli anni Trenta rimessa a nuovo, cibo abbondante e personale gentile. Vista grandiosa dalle stanze rivolte al mare, da cui - stando a 1700 metri di quota - si gode lo spettacolo dell'alba.



Le foto sono soggette a Copyright.
L'uso diverso da quello strettamente personale 
non è consentito.
Arrivare qui mi è costato denaro e fatica,
e nella vita non ci sono pasti gratis.
Se volete delle immagini, me lo chiedete e ne discutiamo.

6 commenti:

  1. Articolo davvero bellissimo di un'esperienza senz'altro memorabile.Se devo fare un appunto, forse un pò esagerato quanto citi che probabilmente sarai l'ultimo a vederlo, il monte Simone è ancora li esattamente come l'hai visto tu e sino al 2020 è stato oggetto di tante foto ed escursioni, invece in questo momento, causa eruzione, non è accessibile

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    1. Hai ragione. Tuttavia il cratere di M.Simone e altri coni avventizi che hanno la "sfortuna" di trovarsi entro la v.del Bove sulla rotta delle colate laviche, hanno - diciamo - i decenni contati. Le lave li circondano, ne abbassano la quota relativa e li seppelliscono a poco a poco. Monte Centenari ad esempio é quasi scomparso. Un'intera collina che emergeva coperta di faggi a nord di Acqua Rocca d.Zappini è sepolta sin dal 1992 analogamente al rifugio G.Menza.
      Grazie - un caro saluto

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  2. Vorrei chiederti un'informazione, visto che al tuo contrario purtroppo non ho mai avuto modo di addentrarmi nella valle del bove, ci sono limitazioni o puoi riuscire ad arrivare pressochè in tutta la valle?ad esempio in momenti non eruttivi è possibile riuscire ad arrivare al monte centenari o ci sono comunque limitazioni fisiche o del prefetto?Un caro saluto anche a te

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    1. Fammi parlare con l'amico Luigi e poi ti rispondo con esattezza.

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    2. In periodi non eruttivi esistono diversi sentieri che raggiungono vari oggetti all'interno della Valle. Es.il sentiero che da Case Pietracannone conduce a Rocca Musarra o a Monte Centenari (quasi scomparso). La pioggia di cenere e lapilli recente ha anzi colmato in modo naturale le asperità di detti sentieri.

      Il discorso é diverso se non si percorrono le tracce esistenti. Lave a banchi piatti come quella del '92 sono relativ.facili da passare; lave recenti scabrose e accidentate sono molto più infide. Rompersi un piede o una caviglia e trovarsi da soli può portare a guai non da poco.
      Allo stato attuale la V.del Bove è interdetta all'escursionismo libero, indipendentemente da criteri di quota. E dato che ogni tanto rotolano giù massi grandi quanto un pullman, si tratta di un divieto giustificato.

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    3. Ti ringrazio tantissimo, sei stato di enorme aiuto!Ancora complimenti per il blog, continua così!

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