domenica 6 agosto 2017

Un giorno d'Agosto sui Nebrodi lungo piste assolate e deserte.





Per sfuggire, o illudermi di farlo, al caldo odioso ed esagerato di quest'estate, mi sono recato a fare una lunga camminata sulle piste dei miei amati Nebrodi. Uomo di Terra e non di mare sono e resto, chè a me la terraferma piace, e l'acqua salata mi è sgradita da sempre. Ma ora come ora trovo caldo e sudore anche alle alte quote, purtroppo.

Il paesaggio di queste montagne è spettacolare nella stagione autunnale; è qui che ho scattato le mie foto migliori e conto di farlo ancora. Per adesso ci sono solo aride distese semideserte.




Dalle Case Mangalaviti ho raggiunto Portella Scafi e quindi l'area attrezzata Forestale delle Case Botti, m.1377. Si tratta di un posto ben tenuto e difficilmente raggiungibile: non si vede praticamente mai nessuno, e ci si accomoda su panche e tavolini di legno all'aperto godendo di un panorama unico sul versante nord dei Nebrodi e sull'Etna, immersi in un profumo intenso di resina proveniente dai vicini abeti.

Dalle Case Botti ho poi raggiunto un vallone selvaggio sino ai ruderi delle Case Barrilà, un agglomerato di numerose abitazioni. Pare ci fossero decine di case, qui. Ma le rovine sono illeggibili e i muri rimasti non superano il mezzo metro d'altezza, inglobati da volumi colossali di rovi. Incontro degli allevatori e vengo a sapere che il nucleo è stato abitato fino a 60 anni fa, poi ricostruito più a sud a cinque chilometri di distanza. Con molta probabilità devono aver portato via con fatica anche quasi tutto il materiale da costruzione.

Risalgo i 300 e oltre metri di quota e faccio ritorno verso il punto di partenza a pomeriggio inoltrato. Per cena mi fermo in una trattoria più giù al paese di Longi e mi faccio servire un piatto di carne di castrato.

Guardo fuori dalla finestra e sogno l'autunno e tutti i suoi annessi e connessi: la legna nella stufa, i pile da indossare, il vento, i temporali, lo spettacolo delle nuvole, i colori dei Faggi, il rientro a casa la sera dopo due giorni nella Natura, allorchè una doccia calda e il pensiero delle belle foto scattate bastano a rendermi la persona più felice del mondo.

Sì, sono proprio uno fatto per stare sulla terraferma.

E al freddo.


belli i cavallini, vero?
Un po' meno il tàfano che mi ha preso di mira
e alla fine mi ha punto tre volte dopo avermi
seguito per chilometri fino alla macchina !


3 commenti:

  1. Quanti gradi c'erano a 1500 metri?
    Con le temperature assurde di questo agosto camminare sotto il sole cocente magari nelle ore più calde è roba da suicidio.
    In montagna quando faceva molto caldo cercavo di scegliere camminate nel bosco.

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    1. Diciamo che a 1500 metri si sopravvive, temperature intorno ai 27 gradi e aria un po' meno umida e un po' più ventilata. Un cappello a tesa larga è FONDAMENTALE comunque.

      Un fattore determinante è il peso dello zaino; camminare con fardelli pieni di roba inutile è già di per sè faticoso - con questo caldo malefico diventa intollerabile.
      Una lattina, due panini, gli obiettivi della Nikon (ed è già troppo) e via...

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  2. Ah, su cosa mettere nello zaino ci si può scrivere un saggio.
    Io di solito tolgo, mio marito rimette dentro ciò che ho tolto.
    Abbiamo perfino un sacchetto con accendino e petardi. Ma di questo ne avevamo già parlato.

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