Nel corso degli ultimi anni ho fatto innumerevoli escursioni nei posti più svariati della Sicilia. Questa regione offre una varietà di attrattive e di paesaggi davvero sconfinata. Ma di tutti i posti "speciali" che si offrono al visitatore, l'Etna rimane il più speciale di tutti.
Ho selezionato una trentina di immagini che ritengo essere le più belle tra le centinaia che ho avuto il privilegio di scattare con la mia fedele Nikon. In attesa delle ultime escursioni siciliane di quest'anno, dedico questo post al Grande Vulcano alle cui falde sono nato - e possa la Fotografia essere - chi lo sa? - di incoraggiamento a recarsi in questa splendida isola e avvicinarsi alla Montagna nera che da millenni impaurisce e affascina gli uomini.
Rammento che tutte le immagini sono coperte
da Diritto d'Autore; l'uso diverso da quello strettamente
personale non è consentito.
A TRIBUTE TO MOUNT ETNA.
LANDSCAPE PHOTOGRAPHY, 2014-2017.
Il versante ovest da Monte Maletto, Giugno 2015.
Rimpicciolita e allontanata dall'uso del supergrandangolo da 8mm, la mole dell'Etna sembra una piccola montagnetta innocua circondata da un anello di nubi modellate dai venti d'alta quota, che formano una figura detta "contessa dei venti". In primo piano, le lave del 1976 su cui si posa l'ultima luce del pomeriggio.
Il complesso dei crateri sommitali dalla Dagala dell'Orso, Novembre 2015
Al termine di una lunga escursione fatta insieme all'amico Luigi ho ripreso con il teleobiettivo da 200mm la sommità innevata del vulcano da un punto chiamato Dagala dell'Orso. Nella toponomastica etnea, la "dagala" è un'isola di vegetazione risparmiata dalle colate laviche. In questo caso si tratta di una faggeta.
Il bosco colorato e le lave del 1981, Novembre 2017.
Un bosco coloratissimo costituito da faggi e abeti scampato alla furia delle lave del Marzo del 1981, che minacciarono la città di Randazzo e si arrestarono in prossimità della valle dell'Alcàntara.
Terra nera di lave e desolazione, Novembre 2015.
Ancora il fiume di lava del 1981 ripreso dalla pista altomontana tra Monte Spagnolo e Monte Santa Maria, in una fredda giornata d'autunno.
L'ultima luce sul grande vulcano, Dicembre 2015.
Il sole tramonta sul fianco ovest dell'Etna e la luce arancione evidenzia le innumerevoli colate storiche. Quest'immagine è stata scattata nei pressi del rifugio della Galvarina, m.1879. In basso a sinistra si intravede una curva della pista Forestale altomontana che circonda gran parte dell'Etna mantenendosi più o meno sempre a questa quota. La pista è chiusa alle auto non autorizzate ed è un vero paradiso per l'escursionista a piedi o in mountain bike, dato che offre scenari straordinari e sempre cangianti. La scoprii per la prima volta nel 1989 e da allora l'ho percorsa un'infinità di volte.
Il piccolo rifugio di Monte Spagnolo, m.1440.
Lungo la pista altomontana che si snoda sull'Etna si trovano numerosi bivacchi in pietra lavica dotati di camino e aperti per gli escursionisti. Quello di Monte Spagnolo è uno dei più accoglienti, posto a pochi passi dall'omonimo cratere spento ricoperto di pini larici e ottimo punto di partenza per escursioni a quote più elevate come quella alla Grotta del Gelo.
Monte Spagnolo, Novembre 2017.
Uno scuro campo di lava e una splendida faggeta annunciano l'arrivo al vecchio cratere di Monte Spagnolo, sul versante nord del vulcano. I fianchi dell'Etna sono cosparsi di centinaia di crateri spenti come questo, detti secondari o avventizi. I più antichi sono stati colonizzati dalle vegetazione, i più recenti appaiono ancora nudi e neri di cenere.
Il piccolo pino solitario sul fianco di Monte Mezza Luna, m.1769 - Novembre 2016.
La prima luce dell'alba su un campo di cenere lavica nei pressi del cratere spento di Monte Mezza Luna, imbiancato dalla brina ghiacciata nel corso della notte.
Campi lavici e licheni arancioni, Novembre 2015.
Sterminati campi di lava ripresi al tramonto sul versante nord dell'Etna tra i paesi di Randazzo e Maletto.
Una piccola betulla resiste al vento, Dicembre 2015.
Una piccola betulla cresciuta sulla lava resiste al vento che investe con violenza il fianco ovest del vulcano. Sulla sinistra è visibile il cono di Monte Nunziata, generato dall'eruzione del 1843.
Terra aspra, e onirica. Novembre 2016.
Un'indimenticabile escursione che ha portato me e Luigi sull'orlo della valle del Bove, presso il Canalone dei Faggi affacciato a precipizio su un nero e immenso mare di lava. In questa foto, la foschìa si è allontanata per qualche minuto rivelando un paesaggio dalla geologia tormentata e dai colori spettacolari.
Dentro un vecchio cratere spento, Settembre 2015.
Ho trascorso una notte all'interno di un grande cratere spento sul versante est dell'Etna: Monte Frumento delle Concazze, m.2151 -
Dall'orlo del cratere si aprono panorami sconfinati verso le distese laviche e la costa ionica. Una delle notti in tenda più entusiasmanti della mia vita.
sopra: l'accampamento al centro dell'antico cratere;
la silhouette scura sullo sfondo è l'orlo del cono craterico, che è
uno dei più grandi presenti sull'Etna
la silhouette scura sullo sfondo è l'orlo del cono craterico, che è
uno dei più grandi presenti sull'Etna
sotto: i campi lavici ripresi da Monte Frumento,
detto "il Frumentone" per le sue dimensioni notevoli
detto "il Frumentone" per le sue dimensioni notevoli
La quercia sulle lave, Giugno 2015.
Una foto che è stata molto apprezzata su Flickr. Una giovane quercia si erge solitaria sull'antico campo lavico di Feudo Annunziata, nei pressi di Monte Spagnolo. Sullo sfondo, il sistema montuoso dei Nebrodi in una luminosa giornata di primavera.
Luce nel bosco, Novembre 2017.
I raggi del sole filtrano tra i tronchi dei pini larici che ricoprono il vecchio cratere di Monte Forno, m.1675
I crateri del versante ovest, Novembre 2017.
L'affascinante paesaggio dei coni craterici spenti, particolarmente numerosi sul versante ovest dell'Etna. La ripresa è stata fatta dalla sommità di Monte De Fiore, originato da una breve eruzione occorsa nel 1974. Al centro della foto, il cono vulcanico gemello.
Tramonto alla Galvarina, Dicembre 2015.
Il sole tramonta sull'Etna. Un gelido pomeriggio nei pressi del rifugio della Galvarina, a quota 1879. Il rifugio è accessibile dalla pista altomontana Forestale, che qui tocca il suo punto più alto. A breve distanza da qui si trova l'articolata Grotta degli Archi, una delle numerose cavità di scorrimento lavico dell'Etna.
in alto e in basso: due riprese dell'escursione alla Grotta del Gelo, isolata
a quota 2043 m. sul versante settentrionale dell'Etna.
Sabbie nere, Settembre 2014.
La pista che dalla stazione turistica di Piano Provenzana sale a tornanti verso i crateri sommitali costeggia crateri vecchi e nuovi. Percorrendola a piedi o in bici si raggiungono quote sempre più alte sino al deserto vulcanico.
Antichi crateri, Settembre 2014.
Un ampio panorama sui vecchi crateri spenti ripresi dalla pista che da Piano Provenzana si dirige verso la sommità dell'Etna, da me percorsa faticosamente a piedi sino ai Pizzi Deneri, m.2847
Saponaria, Novembre 2016.
Bassi cespugli di Saponaria dell'Etna colonizzano le sabbie vulcaniche. Qui nei pressi del rifugio Citelli, m.1746. Il rifugio fu costruito negli anni Trenta - rimasto chiuso per anni, è stato riaperto e offre pasti e alloggio a pochi passi dal sentiero natura dei Monti Sartorius, un percorso facile e di grande interesse che si snoda tra vecchi crateri e boschi di betulla aetnensis, una specie endemica presente solo in aree isolate sul grande vulcano.
Betulla Aetnensis, Novembre 2016.
Un fitto boschetto di betulle dell'Etna. Qui nei pressi del rifugio Citelli, sul versante est del vulcano.
Contrasti vegetali e minerali, Novembre 2015.
Il coloratissimo foliage autunnale di un bosco di faggi e betulle fa da contrasto a un arido banco di lave cordate risalenti all'eruzione del 1614-1624.
Dicchi magmatici, Novembre 2016.
Architetture di magma colonizzate da vegetazione radente nei pressi dell'Altopiano della Galvarina, m.1900
Yellow Burst, Novembre 2015.
Le faggete dell'Etna assumono colori incantevoli. Ho scattato questa foto a Dagala dell'Orso, oltre i 2000 metri di quota.
La valle del Bove ripresa da Serra delle Concazze, Novembre 2016.
Ogni lato dell'Etna sembra fare a gara con gli altri per offrire scenari mozzafiato. Qui siamo sull'orlo della leggendaria valle del Bove, dove da millenni si riversano colate laviche. Circondato da una di esse, si erge il vecchio cratere di Monte Simone, al centro nella foto.
Originato dall'eruzione del 1811 e investito da lave recenti, io e Luigi lo abbiamo raggiunto a Novembre dello scorso anno dopo esserci calati all'interno della valle.
in alto: la discesa lungo la ripida parete sabbiosa della valle del Bove
in basso: il profilo di Monte Simone, m.2086
sopra: escursione a Monte Simone - dicchi lavici risalenti a eruzioni preistoriche sui fianchi interni della valle del Bove.
sotto: il cratere di Monte Simone, isolato all'interno della valle e destinato in futuro a scomparire, sommerso da nuove eruzioni
"Fummo"
Piano Provenzana, Novembre 2016.
Scheletri di faggi investiti dall'eruzione del 2002 nei pressi di Piano Provenzana, stazione sciistica sul lato settentrionale dell'Etna.
Parla Lei, 'a Muntagna'
Dicembre 2015.
E infine Lei. La Montagna che si sveglia e ricorda all'uomo la sua energia. Già da tempo c'era stato un aumento del tremore, e varie emissioni di cenere e vapore. Sino al parossismo del 4 dicembre 2015. Mi trovo sulla pista altomontana, al posto giusto e al momento giusto: alle 10 e 45 un boato spaventoso precede un'emissione mista di cenere, vapore e lava che schizza in alto oltre il cratere per centinaia di metri. Uno spettacolo unico e meraviglioso.
Questa è una delle poche immagini relative a quest'attività scattate dal versante settentrionale del vulcano - probabilmente l'unica da questa quota.
Fortuna? Forse. Ma certo, quando si parla di fotografia di paesaggio entrano in gioco tanti altri fattori, tra cui la volontà di alzarsi ben prima dell'alba, o stare immobili al freddo gelido e al vento aspettando la luce di un tramonto, che dura al massimo del suo splendore non più di pochi minuti.
In altre parole, la Bellezza dà, ma anche chiede un minimo di sacrificio.
Che poi si traduce immancabilmente in un bel ricordo e -mi sia consentito- in una forma d'arte che si chiama Fotografia.
Da solo o in compagnia dell'amicissimo Luigi, gran conoscitore di sentieri e appassionato di vulcanologia, continuerò finchè posso a immortalare i paesaggi del grande vulcano: sabbie nere, vento, tempeste, lava, vita che muore, vita che rinasce. In una sola parola: Etna.
Madre e Nemesi di tutte le cose che erano, che sono, e che saranno in avvenire.
sopra: a sinistra me medesimo, il fotografo;
sulla destra Luigi, compagno di tante escursioni e grande conoscitore
dell'Etna. Qui davanti al camino acceso nel rifugio della Galvarina.
23 Novembre 2017.