Per la prima parte del viaggio vai a questo post.
Per i consigli pratici vai qui.
Mercoledì 8 Novembre.
Dalla finestra del Bed and Breakfast vedo montagne coperte di nubi. Fuori fa parecchio freddo. Venti minuti d'auto mi portano a Piano Battaglia, storica stazione turistica a 1572 metri di quota. La visibilità è ridottissima a causa di una fitta nebbia. Diversi chilometri dopo raggiungo Portella Colla, da cui parte il sentiero numero 11 per Monte Cervi.
Spettacolari giardini rocciosi nei pressi
di Piano Battaglia, Alte Madonìe.
In alto e in basso: in cammino lungo la pista per Monte Cervi,
in un paesaggio di sapore elvetico punteggiato da aceri e conifere.
La carrareccia oltrepassa un cancello di accesso e conduce a una delle valli più belle di tutto il Parco: Piano Cervi, un'ampia depressione fluviale aperta dominata da montagne calcaree. Un ambiente complesso che in Autunno raggiunge il massimo dello splendore.
Veduta della spianata carsica di Piano Cervi, m.1530
Pur non essendo un botanico nè un geologo resto affascinato dallo spettacolo offerto da faggi e altre specie arbustive che tenacemente si sono appropriate di un angolo di roccia calcarea, colonizzandola:
Più avandi ancora, questo splendido sentiero mi porta all'interno di una faggeta dai colori incredibili. Sono nei pressi di Pizzo Colla, m.1676 -
sopra e sotto: i colori della splendida faggeta
nei pressi di Pizzo Colla.
Una raffica di vento allontana per un attimo la nebbia;
qui nei pressi di Cozzo Morto, m.1611
Intorno alle 12 raggiungo il piccolo rifugio di Monte Cervi di proprietà del Club Alpino Siciliano; accanto ad esso si trova un grande pagliaio destinato ai liberi escursionisti. L'interno è immacolato, senza alcuna traccia di rifiuti, neanche una cicca di sigaretta.
Il rifugio CAS di Monte Cervi, a 1600 metri di quota.
Mi fermo a mangiare qualcosa. Questa pista prosegue per il vallone Nipitalva e il paese di Scillato, dieci chilometri più avanti. E' parte del Sentiero Italia, e mi emoziona pensare che Lorenzo Santin è passato esattamente da qui la scorsa primavera durante l'interminabile cammino dalla Sardegna/Sicilia a Trieste. In confronto la mia è una ridicola passeggiata -
Giovedì 9 Novembre.
Dedico l'ultima giornata di questo tour sulle Madonie alla "conquista" della cima più alta della Sicilia, seconda soltanto all'Etna. Pizzo Carbonara, a 1979 metri, è una montagna dal profilo arrotondato raggiungibile con un sentiero che inizia da Piano Battaglia.
Il pagliaio di Monte Cervi, presso il quale mi fermo per la "pausa pranzo".
Torno indietro sui miei passi. Mi aspetta una lunga sessione fotografica alla spianata di Piano Cervi attraversata stamattina. Trovo una buona postazione sulla sommità di una collina e attendo il tramonto. E' un pomeriggio dall'aria gelida; tira un forte vento e nubi minacciose indugiano sulle montagne. Resto a fotografare sino all'ultima luce possibile, infine riprendo la marcia verso Portella Colla dove ho lasciato l'auto.
Credo di aver scattato in questo punto alcune tra le foto migliori di questi ultimi anni.
in alto e in basso:
il tramonto a Piano Cervi con veduta sul Monte Mufara, m.1865, a sinistra,
e il bastione calcareo di Cozzo Piombino, m.1620, sulla destra.
Nikon D7000. Obiettivo Sigma 8mm, f/7,1 1/80sec.
esposizione combinata -1,3 0 +1,0EV, ISO 200, treppiede.
L'immagine è coperta da Diritto d'Autore.
Giovedì 9 Novembre.
Dedico l'ultima giornata di questo tour sulle Madonie alla "conquista" della cima più alta della Sicilia, seconda soltanto all'Etna. Pizzo Carbonara, a 1979 metri, è una montagna dal profilo arrotondato raggiungibile con un sentiero che inizia da Piano Battaglia.
Il brullo versante meridionale del Monte Ferro, m.1906
La spianata carsica della Battaglietta, detta Polje, ripresa
dal sentiero che mena al Pizzo Carbonara.
Il paesaggio è aspro, essenziale. Le rocce calcaree sono colonizzate da faggi di dimensioni variabili a seconda dell'esposizione al vento e alle intemperie. Il contrasto cromatico è da lasciare senza fiato.
sopra e sotto: macchie di faggi nel tratto di sentiero compreso
tra il Pizzo della Principessa e Pizzo Carbonara.
Salgo insieme a una giovane coppia di escursionisti francesi estasiati quanto me dai colori e dall'ambiente. Le Madonie sono davvero meravigliose. Tra quattro chiacchiere in inglese arriviamo finalmente in cima. Eccolo, il tetto di queste montagne: Pizzo Carbonara è spazzato da un vento gelido. In una piccola conca gli ultimi faggi resistono piegati dalle raffiche micidiali: è la vita che vuole, deve, resistere. Ed è emozionante.
Sul tetto delle Madonie.
Pizzo Carbonara, m.1979
Gli ultimi faggi, non più arborei, resistono
al vento impetuoso che soffia a questa quota.
Dal Pizzo Carbonara le doline si susseguono senza fine
in un paesaggio che diventa surreale e ha per sfondo
il Mar Tirreno.
Torno indietro sul sentiero percorso all'andata. La mia escursione si avvia alla conclusione, e con essa queste indimenticabili giornate nelle Madonie. Nel corso della marcia di ritorno mi fermo un attimo a respirare a pieni polmoni l'aria fredda di montagna, sentendomi felice e pieno di vita. Piano Battaglia e il rifugio del CAI sono ormai in vista, ma non mi interessa adempiere al rito della cioccolata calda.
Ho avuto quello che volevo: fotografie, scarpinate e tante scoperte in una Natura spettacolare. La Sicilia è davvero un posto in cui si trova una varietà di climi e paesaggi unica al mondo. E sottolineo questa parola: varietà.
Che poi, in fondo, è quello che tutti vorremmo dalla vita.
Lupolibero, Parco delle Madonie.
7-9 Novembre 2017.
Nessun commento:
Posta un commento