Dostoevski aveva ragione a metà: la Bellezza non salverà il mondo,
ma il singolo individuo che la apprezza.
Diario di una traversata di due giorni a piedi da Floresta, sui Nebrodi, a Randazzo nella valle dell'Alcàntara. 32 chilometri di cammino tra le montagne più belle della Sicilia.
PRIMO GIORNO DI TREKKING.
DA FLORESTA AL DEMANIO TREARIE, KM 15.
Sono le 7 del mattino e Floresta, il paese più alto della Sicilia, è deserto e immerso in una fitta foschìa. I camini fumano e mandano nell'aria un odore di legna che sa di antico, di incenso. Si mescola all'umido, quell'odore, e mi accompagna per tutto il corso principale.
Lascio l'auto in una piazza e inizio a camminare. Esco dal paese ancora addormentato e mi dirigo verso le montagne; l'intenzione è quella di valicare i Nebrodi, passare la notte in un rifugio e proseguire l'indomani per Randazzo, ai piedi dell'Etna.
Il sole filtra a fatica tra le nuvole, in un paesaggio con dei colori da sogno.
sopra e sotto:
i colori autunnali del territorio di Floresta
immerso nella foschìa
A Portella Mitta si trova il bivio per la Dorsale dei Nebrodi, che percorrerò per diversi chilometri. D'ora in poi incontrerò solo fuoristrada di allevatori e innumerevoli animali al pascolo. Appare presto il profilo di Monte dell'Orso, completamente ricoperto di castagni.
il alto: segnali in disuso del Parco dei Nebrodi, collocati
quasi dieci anni fa e mai rinnovati.
Eppure questo è un punto topografico importantissimo
per l'escursionista: da qui inizia la Dorsale dei Nebrodi,
che coincide con il Sentiero Italia.
Il profilo di Monte dell'Orso, ricoperto di castagni,
a pochi passi da Portella Mitta.
Giochi di luce sulle sommità dei Nebrodi,
che si spingono sino al Mar Tirreno.
La strada serpeggia solitaria sino all'altopiano delle Case Batessa, una grande costruzione utilizzata dai pastori del luogo. Non è la prima volta che passo da qui; mi riconoscono e mi salutano.
sopra e sotto:
il pianoro delle Case Batessa, m.1300.
Sono quasi le dieci e mi fermo a prendere un caffè presso il piccolo bar di Case Filippelli: un punto di sosta letteralmente in mezzo al nulla e frequentato solo dagli allevatori. Mi intrattengo a parlare con il gestore per qualche decina di minuti. Ci sono altri avventori, e l'impressione che ho - che ho sempre, quando passo di qui - è che queste persone siano lusingate dal fatto che ci siano camminatori e fotografi che apprezzino il loro "posto di lavoro" -
sopra: il piccolo chiosco-bar di Case Filippelli
( quello in basso al centro )
Da qui la Dorsale dei Nebrodi prosegue sterrata
e in salita verso le faggete di quota.
Mi sento bene e in forma; le gambe funzionano. Strano, il corpo umano. Nelle escursioni precedenti il tragitto era molto più breve e avevo delle gambe pesanti come il piombo. Oggi mi sentirei di percorrere l'intera cresta dei Nebrodi fischiettando. E tra l'altro lo zaino è pesante il triplo, dato che dovrò passare la notte in un rifugio -
in alto e seguenti:
dalle Case Filippelli la Dorsale guadagna
continuamente quota sino a Portella Chiesa, che a 1456 metri
è il punto più alto della traversata.
Nella toponomastica dei Nebrodi, la "portella" è
un valico, un punto di passaggio importante o di scollinamento.
Intorno alle 13 scollino in località Portella Chiesa. Si dispiega davanti il lago Trearie, argenteo e circondato da montagne nebbiose. Regna un silenzio spettrale e c'è freddo, un vento freddo.
Trovo un punto un po' riparato presso un pioppo tremulo. Mangio qualcosa ascoltando i concerti per organo di Handel.
Affiorano ricordi di viaggi passati. Un fuoco acceso sulle rive di un fiume in Finlandia; il sorriso di certe persone incontrate e altre cose. Mi nutro di malinconia, a volte. E mi piace -
In cammino verso il lago Trearie, m.1420, il
bacino artificiale più alto della Sicilia.
Mi rimetto in cammino alle 14 sotto una pioggia fine. Avanzo per chilometri lungo una pista deserta sino all'area forestale di Trearie, vera oasi in questo "deserto" di montagne.
L'area è letteralmente un pezzo di Svizzera trapiantato in Sicilia - uno di quei posti che "se tutta la Sicilia fosse così"...
Tavolini, aree per barbecue, gabinetti puliti più di quelli di casa, sorveglianza attiva, pulizia totale, un bosco splendido per chilometri tutt'attorno e vari edifici tra cui uno con una stanza sempre aperta a disposizione, provvista di legna e caminetto.
In estate arrivano turisti numerosi; adesso non c'è nessuno - solo un Forestale che andrà via alle 18.
In cammino sotto la pioggia.
L'area Forestale gestita di Trearie.
Davanti al locale aperto per gli escursionisti.
Piove a dirotto e sono dentro al riparo. Mi approprio della stanza e attivo il fuoco nel camino, che ha un tiraggio fenomenale: neanche una molecola di fumo riesce a invadere la stanza. Leggo e mi rilasso sino al calare dell'oscurità.
sopra: uno dei miei lussi da escursionismo ( e cicloturismo ):
la lettura digitale di narrativa di viaggio.
E' vero che il cartaceo ha il suo fascino, ma l'e-reader può:
- contenere decine e decine di libri
- pesa poco
- è dotato di luce propria
- non per forza lo devo tenere in mano
- posso regolare le dimensioni del carattere
- posso risparmiare sul prezzo dei libri
- posso procurarmi pubblicazioni in lingua originale altrimenti irreperibili
Alle 20 preparo una cenetta a base di minestra di legumi con pane abbrustolito al fuoco e gelatina di carne del mio macellaio di fiducia, e me la gusto davanti al camino sorseggiando una lattina di birra.
Vado a dormire avendo per sottofondo il crepitare della legna in questa stanza silenziosa persa nel buio dei Nebrodi.
il alto e in basso:
si cena al rifugio Trearie.
SECONDO GIORNO DI TREKKING.
DALL'AREA FORESTALE TREARIE A RANDAZZO, KM 17.
La sveglia suona alle 5 e trenta. Ho dormito bene, benissimo. Nella stanza non faceva freddo, grazie al camino. Apro la porta e c'è ancora buio fitto. Vedo le stelle. La perturbazione si è allontanata e sarà una giornata fresca e luminosa.
Preparo una robusta colazione. Latte, caffè, muesli, fette di pane con crema alla nocciola e altre fette con bacon scaldato in padella.
Io di filosofie sulla felicità ne ho sentite e lette tante. E penso che la felicità non sia qualcosa di programmabile. I momenti più felici della mia vita hanno coinciso con eventi spesso imprevisti, o con dettagli inaspettati.
Voglio dire che adesso - qui e adesso - in questa stanza al buio su questo tavolaccio di legno sto mangiando bene dopo aver dormito bene, ma il quid, quel qualcos'altro in più che mi rende felice è: il profumo inebriante della pancetta arrostita che si spande per la stanza. Dio, che profumo. Dio, che vita !
"Apparato" per colazione al rifugio Trearie.
Riuscite a sentire il profumo della pancetta ?
Albeggia. Lascio il rifugio e inizio la camminata sul versante sud dei Nebrodi. Chilometri di strada curata e pulita, circondata da alberi vetusti e imponenti nella loro veste autunnale. Quanti "autunni" avranno vestito certe querce ? Ogni metro è uno spettacolo -
La strada che mena fuori dal demanio forestale Trearie.
Persino il guard-rail di metallo è stato dipinto color crema
per impattare il meno possibile sull'ambiente.
Perdo progressivamente quota, adesso. Come ho detto, sto scendendo sull'altro versante dei Nebrodi, quello meridionale, rivolto verso la valle dell'Alcàntara.
Faccio una sosta presso un'altra area Forestale attrezzata, quella di Camisa. E' un altro gioiello di posto, è doveroso dirlo. Qui addirittura ci sono i prati all'inglese.
Anche presso l'area Camisa esiste una stanza aperta per gli escursionisti. Mi fermo qualche minuto a consultare la cartina. Seguiranno altri chilometri in discesa in un fitto bosco di alberi di rovere, infine esco dal Demanio.
Al rifugio Camisa, m.1100
Presso l'ingresso / uscita del Demanio Forestale delle Caronìe.
Percorro una pista in terra battuta che costeggia il fiume Flascio, quasi asciutto. Essa termina sulla Statale 120, la strada più bella della Sicilia. Mancano circa sei chilometri per Randazzo e la fine della traversata.
sopra e sotto:
la pista che segue il corso del fiume Flascio,
ormai in vista dell'Etna e della città di Randazzo.
Una vecchia casa cantoniera dell'ANAS.
Anni fa incontrai da queste parti l'ex cantoniere
che dopo la pensione si era trasferito in città.
Mi raccontava che ogni Cantoniera era deputata a
ripulire tot chilometri di Statale.
"All'epoca i stradi erunu puliti a tappìtu; mancu un mazzu
di erba selvatica puteva crisciri a latu; a munnizza non si sapeva
mancu chì era; ora è tuttu un munnizzàru"
La mole dell'Etna, versante nord del vulcano.
Sono le undici e manca un chilometro per la città. Randazzo medievale, scampata a mille eruzioni perchè costruita su un poggio. Randazzo in bilico tra le lave dell'Etna e i Nebrodi.
In mezzo, il fiume Alcàntara a segnare il confine geografico tra la zolla continentale africana e quella europea.
Randazzo dalle chiese di pietra lavica, dalle strade di pietra lavica. Dove passai una notte in albergo a sedici anni nel corso del mio primo viaggio in bici. Che emozione esserci arrivato adesso, a piedi, dall'altra parte delle montagne - a 45 anni.
La traversata è quasi finita.
Sono a Randazzo, m.760
Anche questa è fatta. Poso lo zaino su una panchina e mando un messaggio. Chiamo un caro amico che abita in un paese vicino. Luigi, compagno di tante altre escursioni. Non ci vediamo da un anno -
Ci sediamo a un bar e davanti una birra ci raccontiamo pezzi della nostra vita recente. A breve faremo qualche escursione insieme, e da quello che posso anticipare saranno gite in posti "un po' speciali".
Alle 13 sono seduto in piazza ad aspettare il pullman che mi riporterà a Floresta.
Soffia un'aria fredda che viene dalle montagne. Si sta annuvolando e il cielo è sempre più scuro. Non ho fame e neanche freddo, qui su una panchina sgangherata in questo paese dell'Etna.
Appare all'improvviso, puntuale al secondo, la corriera blu di Interbus. L'autista mi dice "metti lo zaino nel bagagliaio"; pago la corsa, mi siedo - sono l'unico passeggero.
Qualche goccia di pioggia batte sui finestrini, mentre il pullman risale i tornanti delle montagne.
Saluto un ragazzino. Lui mi saluta.
Mi sento felice.
NOTE PER L'ESCURSIONISTA.
La traversata da Floresta a Randazzo è una meravigliosa escursione di due giorni che si può effettuare passando dall'area Forestale Trearie, come ho fatto io, o dall'area Forestale Santa Maria del Bosco, altrettanto ben gestita. Paesaggisticamente, l'opzione migliore delle due è però la prima.
Lasciata Floresta , si imbocca la Dorsale a Portella Mitta e si prosegue senza incertezze sino al bar di Case Filippelli, ove si volta a sinistra sul retro del piccolo edificio. Segue un bivio non segnalato: procedere a sinistra in salita verso Portella Dagara e il successivo incrocio. Prendere a sinistra in direzione del lago Trearie e seguire la lunga pista sino all'area Forestale omonima.
Dall'area demaniale Trearie si segue sempre la strada asfaltata in discesa verso la valle del fiume Flascio sino a incrociare la SS 120 che porta a Randazzo.
carta escursionistica 1:50mila Parco dei Nebrodi - Litografia Artistica Cartografica
Totale circa 32 chilometri.
Per il rientro in pullman da Randazzo a Floresta occorre consultare il seguente sito:
Cliccando su "i" = informazioni, si conosce esattamente il punto di sosta/partenza/arrivo dei mezzi. Il sito funziona meravigliosamente bene; le corriere ( sino ad ora ) sono efficienti e puntuali.
Le immagini sono tutte soggette a Copyright.
L'uso diverso da quello strettamente personale non è permesso
senza il consenso dell'autore.
( e lo scrivo bene in grande dati certi fatti recenti )
chi ti ha copiato le foto?
RispondiEliminaUn sito web relativo a un'agenzia di viaggi con prefisso 02... ha usato quattro mie foto scattate sui Nebrodi copiandole probabilmente in via diretta da Google-immagini.
EliminaPiù un'altra foto del grandissimo Salvo Orlando, fotografo siciliano, che ho subito riconosciuto.
Dopo mia email che li informava in merito ai Diritti, le hanno rimosse.
E che cavolo. Recarmi in giro mi costa benzina, soldi, tempo, fatica, freddo e scomodità. E certuni che ne approfittano come niente fosse...