giovedì 15 agosto 2019

Un breve viaggio estivo in bici e tenda sui Nebrodi.




Da un mese e mezzo non uscivo più in bici - vuoi per i lavori agricoli vuoi per il caldo. L'occasione per ritornare a pedalare si è presentata ieri 14 agosto con l'invito a una grigliata serale a casa di amici che hanno di recente acquistato un vasto terreno sui Nebrodi.

Così, dopo aver caricato la bici con lo stretto necessario sono partito per un mini viaggio ciclistico nel paesaggio di montagna reso giallo dall'erba secca e punteggiato dalle testimonianze del duro lavoro dei pastori, come i capanni di pietra circolari:



La vastità del paesaggio dei Nebrodi in località Polverello, m.1200




Uno dei numerosi capanni di pietra che si trovano in 
quest'area specifica dei Nebrodi. Erano utilizzati dai pastori 
come riparo dalle intemperie, essendo il clima parecchio variabile
a queste quote.




Giunto alla campagna dei miei amici, ci siamo goduti una cena 100% vegana al fresco della sera sotto una tettoia:








Avendo collocato la tenda in un punto panoramico della proprietà ho assistito al sorgere del sole alle sette del mattino sorseggiando un caffè e provando per un po' quella meravigliosa sensazione dell'essere "in viaggio".




sopra e sotto:
il sole sorge sui Nebrodi mentre
faccio colazione







L'accampamento ha fornito l'occasione per provare per la prima volta il sacco a pelo da mezza stagione del Decathlon modello Forclaz 500 Light, un sintetico con limite di comfort di 10 gradi.
Leggero e poco voluminoso - questo primo test mi ha lasciato più che soddisfatto.









Nelle due foto in alto: il sacco a pelo
Forclaz 500 Light del Decathlon,
una buona scelta per la mezza stagione





Alle 9 del mattino del 15 agosto ho salutato gli amici e ripreso la strada. La risalita verso il passo di Favoscuro mi preoccupava un po' essendo fuori allenamento da quasi due mesi, ma tutto sommato le gambe hanno lavorato bene.
Merito anche della bici con pochi bagagli e del rapportone posteriore da 34 denti.









Intorno alle 10 e trenta sono tornato al punto di partenza. Le strade che normalmente da queste parti hanno un traffico scarso se non scarsissimo iniziavano ad animarsi di comitive motorizzate ansiose di consumare il Ferragosto.
Questo micro viaggio è stato bellissimo e mi ha ricordato che la bici esiste per essere usata. Bastano poche cose per evadere in mezzo alla natura e tornare a casa con belle fotografie e un'esperienza in più.

Credo che dai primi di settembre in poi incrementerò queste uscite con tenda, sempre gratificanti tanto più che si snodano tra le "mie" montagne.
A presto allora.







15 agosto 2019: al valico di Favoscuro, Nebrodi - m.1250





10 commenti:

  1. Non esco in bici da quando siamo arrivati qui, tra mille cose da fare, ma soprattutto il caldo e il paesaggio giallo che non stimolano affatto l'uscita...non vedo l'ora sia Settembre, non vedo l'ora sia autunno, così finalmente avremo l'occasione di inaugurare il montana team tra le altre cose ;)

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    1. A me che il paesaggio sia secco non è che mi disturba - tanto più che la "percentuale" di verde e di boschi in questa vasta area della Sicilia è molto alta. Il vero paesaggio arido è quello che puoi reperire che so, nell'agrigentino o in provincia di Caltanissetta.
      Mi sto sforzando di uscire due volte a settimana. Sempre ammesso che non ci sia caldo afoso cioè venti di scirocco.
      Per quanto strano possa sembrare, si ha bisogno di evadere dalla natura (di casa propria) alla natura (esterna).
      Vado in bici da 30 anni e una cosa ho visto: le gambe perdono drasticamente tono e allenamento se si smette per più di due mesi.
      Non che quando si riprenda non ci si muove, ma è altrettanto una gran cosa godersi l'autunno un po' preparati.
      Dalle vs.parti la salita verso Favoscuro non è per niente dura. Si arriva a Floresta in piano e ci si gode in rientro tutto in discesa.

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  2. Hai provato il percorso da P.lla femmina morta al Biviere di Cesarò?

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    1. Sì, nel mese di aprile del 2014 in bici:

      https://voglioviverecosi-lupolibero.blogspot.com/2014/04/in-viaggio-tra-le-montagne.html

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  3. Uno spuntino 100% vegano... ahahha
    meno male che siete immuni da questa aberrazione, da questa patologia da artificializzati urbani.
    :)

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    1. Il vegano altro non è che un vegetariano estremista. Uno che "non deve fare male al pianeta e alla sua fauna".
      Ma il mio caro amico L. mi informa che vegane possono essere certe donne che non le caga nessuno - e diventando vegane pensano di assumere un "ruolo" e attirare l'attenzione su di sè.

      Non c'entra con il veganesimo, ma da qualche tempo anche in questa sonnolenta tradizionale provincia appare il cartello del "Sushi".
      Persone che conosco, brava gente in sè ma che non brilla per intelligenza, si fanno subito attirare da questi specchietti per le allodole.
      Raccontano agli altri e a se stessi a gran voce "quanto adoro il Sushi" (allorchè fino al giorno prima mangiavano spaghetti al pomodoro e acciughe per secondo).

      Avanza il global-cibo, che mangiato ti fa sentire "cittadino del mondo".
      Cose che van bene per il radical metropolitano attecchiscono anche qui. Tristezza.

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  4. Ripari in pieta circolari, come quelli della 3a foto li ho osservati, quest'anno, frequenti, in Salento.

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    1. Li ho chiamati apposta "capanni di pietra" per non chiamarli come hanno deciso qualche tempo fa: Tholos.
      Il Tholos è un monumento circolare funerario di età greca.

      Questi capanni non hanno NULLA di funerario. Semplicemente, all'arrivo di una grandinata o pioggia torrenziale con vento a 100 all'ora (cosa frequente qui), il pastore vi si rifugiava dentro.

      Devo dire che la perizia con cui molti di essi erano realizzati è sbalorditiva. Soprattutto nella copertura - dato che essa è la parte più difficile del manufatto.

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  5. Mi fa piacere che le tue convinzioni vegane non vacillano mai!

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    1. Mai dire mai.
      Girano teorie per cui con l'elettrostimolazione del cervello si possa "guarire dai pregiudizi".

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