domenica 14 marzo 2021

Etna in eruzione. Il 12° parossismo visto da Serra delle Concazze (m.2170)

 

 

 


 

 

Come tutti sanno, l'Etna è da un po' di tempo in forte attività. Con l'amico Luigi ho fatto una breve escursione che ci ha portato ad assistere all'evento parossistico di venerdì 12 marzo.

Partiti dal piazzale del rifugio Citelli (m.1746) sul versante orientale abbiamo imboccato il bel sentiero che porta a Serra delle Concazze, punto panoramico privilegiato sulla valle del Bove. La parte iniziale del percorso si svolge in un fitto bosco di Betulle:

 

 


 


Malgrado fosse una giornata di pieno sole la luce era filtrata dalla massa di ceneri eruttate dal vulcano e presenti in sospensione. Più a est la visibilità era eccezionale con ampie vedute della costa sino a Taormina e addirittura sino ad Augusta.





sopra: visibilità eccezionale dal sentiero per Serra d.Concazze; al centro della foto i neri crateri spenti Sartorius (m.1770) e la catena montuosa dei Nebrodi orientali



Coprendo un dislivello di circa 450 metri siamo giunti all'orlo della valle del Bove, in piena vista dell'eruzione in corso:





sopra: il crinale di Serra delle Concazze a 2170 metri, aperto sulla sconfinata valle del Bove



Malgrado l'edificio craterico fosse occultato dalla sua stessa cenere emessa ho potuto documentare il parossismo in corso e fotografare l'avanzata del fronte lavico all'interno della deserta valle del Bove; le immagini ovviamente non possono riprodurre l'emozione di trovarsi in questa eccezionale location nè i continui boati, dal timbro imponente.



in alto: 12° parossismo dell'Etna; 12 marzo 2021


in basso: il fronte lavico avanza nella valle del Bove




 

L'evento si è concluso dopo una serie di spaventosi boati molto più forti dei precendenti; abbiamo quindi ripreso la via del rientro scendendo di quota soffermandoci un attimo in contrada Serracozzo, dove si trovano una grotta di scorrimento lavico e le interessanti Bocche eruttive del 1971.

Complessivamente, una mattina emozionante sul nostro grande vulcano.

 




in alto: discesa verso contrada Serracozzo

in basso: boschi di Betulla Aetnensis e Bocche del 1971







mercoledì 10 marzo 2021

Da Portella S.Marco alla masseria S.Francesco sui Nebrodi, tra querce secolari e boschi di conifere.

 

 


 

Un percorso andata e ritorno di 32 Km e 655 metri di dislivello da Portella S.Marco alla masseria di montagna di Case S.Francesco, nel settore orientale dei Nebrodi.

 

 

 

Parto alle 8 del mattino dai 1200 metri di Portella S.Marco, dove ho lasciato l'auto. Inizio la salita verso il primo tratto della Dorsale dei Nebrodi e il bivio di Portella Castagnera. Da qui inizia una discesa su pista sconnessa e irta di pietre che in 8 Km porta alla Caserma Forestale di Zarbata costeggiando il torrente Grassetta.

 



 sopra: paesaggio di montagna a Portella Castagnera, m.1351

 

sotto: al bivio per C.Zarbata, m.1091; sullo sfondo il grandioso Bosco del Flascio

 


 


Lasciata la Caserma Forestale mi dirigo verso la mèta di questa uscita: la masserìa di Case S.Francesco, isolata a 1270 m. di quota -

Il grande edificio si erge solitario su un altopiano esposto a sud. Attualmente utilizzata da allevatori, la masseria doveva esistere già cent'anni fa dato che viene topograficamente riportata su una guida che possiedo èdita nel 1919.

In giro non c'è anima viva - neanche gli allevatori i quali stanziano a valle essendo stagione invernale. Per me è una fortuna - mi risparmio di essere assalito dai soliti cani. I possenti muri dell'edificio recano ancora infisse le pietre per legarvi muli e cavalli; svettano due grandi canne fumarie e le finestre sono dotate di robuste inferriate. Chissà com'era l'aspetto di questo posto un secolo fa: la gente che lo animava, le coltivazioni...





in alto e in basso: la masseria S.Francesco, sul versante meridionale di M.Colla nei Nebrodi

 





Scattata qualche foto ritorno sui miei passi ripercorrendo la stessa strada fatta all'andata. Devo risalire la lunga pista pietrosa con pazienza e determinazione. L'aria fresca di montagna mi aiuta a non sudare e in qualche modo diminuisce la fatica -

Alle 13 riguadagno finalmente il valico di Castagnera e mi fermo a mangiare qualcosa nella bella pineta di Monte dell'Orso.




sopra: la risalita della valle del T.Grassetta, punteggiata da colossali querce secolari


sotto: in vista del valico di Castagnera e M.dell'Orso






So bene che quete immagini non corrispondono affatto al clichè della Sicilia: campi aridi, sole, mare ecc. - questa è la Sicilia montuosa, che adoro. La Sicilia di (relativamente) alte quote, dove il paesaggio assume un aspetto nord europeo e il freddo non manca.

Mi fermo a mangiare in una radura del bosco di conifere. Il profumo di resina di pino mi inebria mentre mi scaldo una tazza di caffè solubile. Questa pausa qui è meravigliosa - mi ricorda innumerevoli altri momenti come questo mentre ero in viaggio. 




 

sopra e sotto: la bellissima pausa-pranzo nel bosco di M.dell'Orso, m.1430

 





 

Finito di bearmi dell quiete profumata del bosco riprendo la strada: mancano solo cinque chilometri all'arrivo - e tutti meravigliosamente in discesa. Scendo a ruotalibera verso Portella S.Marco, salutando il vecchio lama nel suo recinto e concludendo questo bel giro sui "miei" Nebrodi. Complessivamente ho percorso 32 chilometri.



sopra: a Portella S.Marco, m.1200




Mappa del percorso (mapy.cz)


NOTE

- la pista che costeggia il Torrente Grasseta/fiume Flascio ha un fondo piuttosto pietroso;

- scarse possibilità di rifornimento, ad eccezione della Caserma Zarbata;

- ampio parcheggio libero a fianco della trattoria S.Marco, dove anche per mangiare mi sono sempre trovato bene.

 

 


lunedì 8 marzo 2021

Recupero dell'ultimo noccioleto. La carica dei 109.

 

 

Riassumo qui senza farla tanto lunga la grandiosa opera di recupero dell'ultimo noccioleto rimasto in disuso da oltre sette anni e localizzato nella parte superiore della proprietà.

Il recupero è iniziato a metà ottobre ed è finito di recente. Naturalmente ci sono stati numerosi giorni di pausa forzata dovuta alle piogge - soprattutto a gennaio.

L'area si presentava infestata da rovi ed edera in quantità colossali; gli alberi erano appena visibili:

 



 

 

Ci sono stati punti in cui ho dovuto sfondare il muro di vegetazione infestante usando la motosega, dal momento che la decespugliatrice attrezzata di coltello non aveva sufficiente potenza.

 



 


Particolari difficoltà abbiamo incontrato in alto - anche per la notevole pendenza del terreno:






L'OPERA FINITA

Non mi metto qui a fare una rassegna precisa e topografica - ma il noccioleto si presenta adesso così:







Gli alberi recuperati sono in totale 109. Ho realizzato inoltre centinaia e centinaia di metri di sentieri che riprendono le tracce degli antichi terrazzamenti e consentono di muoversi agevolmente a piedi anche in quest'area così relativamente scoscesa:




 

Nella parte più alta il noccioleto confina con un bosco di querce. Alcune giovanissime - altre più anziane, diciamo sui 40-50 anni. Questi alberi sono stati tutti salvati e ripuliti dall'edera alla base per quanto è stato possibile. Come ho già riportato in precedenza, in un punto di questo bosco di querce ho installato una panca di legno.



sopra: dove c'era un inferno inpenetrabile di rovi in ogni direzione, ora c'è un parco


Questo lavoro, se fatto eseguire da personale esterno, avrebbe avuto un costo colossale di svariate migliaia di euro. E dubito che anche pagando sarebbero stati realizzati gli indispensabili sentieri. 

Termino qui riportando la foto di una quercia che si trova in cima - cresciuta completamente orizzontale ed emersa da una muraglia di rovi che ha richiesto due giorni per essere rimossa.

In un futuro installerò una panca anche accanto ad essa, dato che si tratta di una posizione molto panoramica.






mercoledì 3 marzo 2021

Su e giù per i Nebrodi. In bici da montagna sulla dorsale tra Castell'Umberto e Ucrìa (ME).

 

 


 

 

Riporto il resoconto di un'impegnativa escursione in bici sulle propaggini orientali dei Nebrodi. Questo percorso di quasi 40 Km e notevole dislivello costituisce l'estensione del mio consueto giro di allenamento.

 

 

Ore 8. Lasciata l'auto a Castell'Umberto (ME, 650 m.) percorro poco più di 11 Km sulla Statale 116 sino a Ucrìa (700 m.); il traffico è quasi inesistente e il dislivello irrisorio. Questo tratto di riscaldamento procede tra noccioleti e boschi di querce. Ampi panorami sulla valle del Sinagra.

 



 sopra: l'abitato di Ucrìa (ME, m.700)



Lasciata Ucrìa si sale decisamente. La strada è tutta esposta al sole; si oltrepassa la sorgente di Contrada Piano Muto e si guadagnano i 1000 metri, dove i noccioli lasciano il posto a boschetti di conifere e l'aria si fa più fresca. Al bivio per Floresta/Portella Rinazzo si procede a sinistra rimanendo sulla SS 116.





in alto: la Statale a sud di Ucrìa sino al bivio per P.lla Rinazzo, dove si trova la trattoria 'Du Rizzu'


 

Dal bivio seguono altri tre impegnativi chilometri sino a guadagnare il punto più alto del giro: Portella San Marco a 1200 m. d'altezza. Appena alle spalle dell'omonima trattoria si può visitare il sito preistorico della Rocca di S.Marco, una rupe di arenaria scolpita dall'erosione.




sopra: la Rocca S.Marco

 

sotto: il paesaggio di pascoli a Portella S.Marco, punto più elevato del giro





A questo punto inizia la parte "selvaggia" del percorso: duecento metri dopo la trattoria S.Marco si imbocca sulla destra una pista in terra battuta che procede in direzione nord. A breve il fondo diventa disagevole, scavato dall'acqua e fangoso sino ai piedi del versante ovest del Monte Cucullo ( = del cùculo).




 

Dopo aver superato un colossale pantano di fango si pedala su una strada lastricata stile "antica Roma". Difficile stabilire l'epoca in cui essa fu realizzata. Questo scenografico tratto dura per circa un chilometro in forte discesa - a tratti molto impervia. Se necessario occorre scendere dalla bici senza intestardirsi a rimanere in sella rischiando l'osso del collo.





 

Finito il lastricato, si arriva a Portella Rinazzo (m.1050) tra fitti boschetti di conifere. E' possibile fare una breve sosta in prossimità della terza e ultima trattoria del percorso, a destra della quale una sterrata riprende a salire in direzione della dorsale di Castell'Umberto.






 

1,2 Km dopo la trattoria di P.lla Rinazzo si imbocca una pista sulla destra che scende verso Ucrìa senza raggiungere il paese, mantenendosi poi a mezza costa. Si continua tra noccioleti e infine si affronta l'ultima fatica del percorso: la salita al valico di Quattro Finàite, sulla dorsale prima citata:



sopra: spettacolare vista di Ucrìa dal M.Castello (m.950)


sotto: il paesaggio spoglio e malinconico al valico di Quattro Finàite (m.1080)





A questo punto è fatta: venti minuti di brutale discesa (attenzione!) riportano a Castell'Umberto. Prima di giungere al paese ho fatto una breve visita al bel parco extraurbano. Al tempo in cui scrivo pare che esso sia fruibile, anche se i lunghi mesi di chiusura a causa della peste venuta dalla Cina hanno apportato una diffusa incuria, laddove in passato il posto in questione era pulito e mantenuto in stile-Trentino.

I giochi per i bambini giacciono inutilizzati - in giro non c'è anima viva; il laghetto è sempre lì, con gli alberi che vi si specchiano e le oche che fanno avanti e indietro chiedendosi, forse, che fine hanno fatto gli umani.


sopra: l'arrivo a Castell'Umberto e la conclusione del percorso con la visita al parco



Mappa del percorso (mapy.cz)



NOTE

- lasciata P.lla S.Marco, tratti estremamente fangosi sino alla base di M.Cucullo;

- percorso impegnativo che richiede un certo livello di allenamento e propensione alla salita;