Nel parco delle Madonie: due giorni tra faggi secolari in una Bellezza senza fine.
"si sale all'altopiano sotto la cima del monte (verso i 1600-1700 m.), ove la bellezza dei faggi secolari, a gruppi nelle praterie, non potrebbe essere più pittoresca".
L.V. Bertarelli, Guida TCI della Sicilia, 1919
E' la terza volta che mi reco nel parco regionale delle Madonie traendo anche in questa occasione ricordi indelebili di paesaggi straordinari insieme all'amico Luigi con cui sulle tracce di una guida di oltre cent'anni fa abbiamo raggiunto angoli spettacolari delle "Dolomiti siciliane".
PRIMO GIORNO
Dopo una breve visita a Collesano (PA, ca.4000 ab.) ci siamo diretti verso la regione Volpignano a quota 800 m. dove abbiamo lasciato l'auto e iniziato a camminare verso Portella Prana.
sopra: Collesano (m.500) e una chiesa di inusuale architettura
Su comoda carrareccia che sale tra fitti lecceti abbiamo raggiunto un primo valico che costituiva un assaggio dei successivi paesaggi:
in alto: la regione Volpignano ripresa da un punto panoramico a 970 m.
in basso: la bocchetta rocciosa che immette nella valle del torrente Nipitalva
Risalendo la stretta valle Nipitalva abbiamo raggiunto intorno alle 12 l'omonima Mandria (ovile), un corpo di fabbrica in pietra in cattive condizioni isolato su un piccolo altopiano roccioso che fronteggia sparute faggete.
sopra e sotto: l'ovile di Nipitalva, isolato a 1460 m.
E' stato dopo le 14 che il cielo ha cominciato a farsi più scuro - il massimo per la foto di paesaggio - con banchi di nuvole che indugiavano sulle cime brulle di quest'angolo del parco. Superato un piccolo edificio e raggiunto il Sentiero Italia proveniente da Scillato, ci siamo diretti a est attraversando altri suggestivi boschi.
in alto e in basso: il tratto di Sentiero Italia che si dirige verso Pizzo Colla, m.1676
Un'ora prima del buio abbiamo raggiunto il bivacco destinato al nostro pernottamento, sperando che non ci fosse nessuno: e così è stato :-)
Abbiamo raccolto abbondante legna rotta di faggio e acceso in sicurezza un confortante fuoco prima di cenare:
sotto: cena e dopocena davanti al fuoco brindando con fiaschetta di vodka
SECONDO GIORNO
Colazione alle 5 e trenta. Fuori c'era bassa visibilità e una leggera pioggia che avrebbe smesso verso le 6. Lasciato il bivacco di legno che ci ha ospitato ci siamo diretti verso la radura di Piano Cervi non prima di aver sostato all'omonimo pagliaio.
Piano Cervi immerso nella solitudine mi ha offerto ancora una volta un paesaggio straordinario. Essere qui a novembre, al massimo della sua bellezza, ha costituito un vero privilegio:
Da questo suggestivo altopiano siamo scesi di quota sino a Portella Colla (m.1420) in prossimità della strada asfaltata che porta a Piano Battaglia o scende a Collesano/Isnello.
Data la bassa visibilità abbiamo optato per una discesa verso il punto di partenza alternando brevi tratti su strada a sentieri. Lasciato sulla sinistra il laghetto di Mandria del Conte (m.1260) ci siamo fermati per una sosta presso il Rifugio L.Orestano a Piano Zucchi.
sopra: il laghetto Mandria d.Conte
sotto: a Piano Zucchi, m.1090
Poco prima dell'edificio del rifugio abbiamo imboccato il ripido sentiero 7 che perde quota insinuandosi nel Vallone Madonie, dove la lecceta diventa via via sempre più fitta.
Intorno alle 12, riguadagnata Portella Prana e la regione Volpignano siamo rientrati all'auto concludendo questa meravigliosa escursione.
sopra: in discesa verso il V. Madonie e il punto di partenza
Prima di rientrare a Collesano per un magnifico pranzo in trattoria rustica, ci siamo diretti in auto in località Piano Battaglia (m.1600), raggiungendo un punto panoramico a sud di Monte Ferro dove la bellezza delle faggete è indescrivibile.
Torneremo sicuramente nel parco delle Madonie. Non so esattamente quando ma c'è dell'altro da vedere. La bellezza e la sorprendente pulizia di questa montagne costituranno sicuramente nuove occasioni di escursionismo nel mese che amo di più: Novembre.
Quindi: arrivederci Madonie.
Qui in Appennino la vegetazione arborea non supera i 1600/1700 m di quota.
RispondiEliminaMi chiedevo come mai, visto che sulle vicine Alpi, dove il clima è più rigido, abbiamo abeti e quindi, più su, lariceti e cirmoleti anche fino a 2100m e oltre.
Pensavo a
o - aridità estiva
o - orografia, qui, poco più su, ci sono i crinali spazzati dai venti
Vedo (Pizzo Colla, m.1676) che anche lì è brullo.
Dunque sarebbero aridità estiva e i venti la causa di assenza di copertura boschiva?
Credo proprio di sì- infatti la cima più alta delle Madonie, Pizzo Carbonara a m.1979, consiste in un altopiano calcareo spoglio e sferzato dai venti. Solo in certi anfratti più o meno riparati gli ultimi faggi, bassi e contorti, riescono a sopravvivere.
EliminaTrattoria rustica...
RispondiElimina:)
Surplus!
Esiste una cucina (gastronomia) di montagna sicula (o, per precisione, nebrodese)?
Si, essa consiste in antipasti pluri-portata con ricotta, formaggi locali e salumi. Il pezzo forte è la carne di castrato e le salsicce sottili con dentro semi di finocchio selvatico, tipiche del messinese. Gli amatori praticano anche pasta casareccia con sugo d'agnello. Gli amari, se locali, sono ottimi e vengono posti in tavola dall'oste a consumo libero, a volte: questa è la bottiglia intera, servitevi.
EliminaZio bono, che luculliana abbondanza! :)
EliminaSlurp!
Mamma mia!!! Bellezza estrema!
RispondiElimina:)
Oh, sì. E anzi ti dico che i faggi avevano già perso parecchie foglie - forse dopo il maltempo di dieci giorni fa.
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