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E' tempo di volare |
Quando domandi a chiunque in cosa consiste la ricchezza, la risposta è quasi sempre fornita dall'immagine stereotipata che si ha della ricchezza stessa: fare una vita da nababbi, andare al resort di Bali, sfoggiare Porsche, erigere ville e piscine, spendere e spandere. Per me la ricchezza è una sola: disporre in piena salute fisica e mentale del proprio tempo, conducendo contemporaneamente una vita più che dignitosa. Una degli aspetti del lavoro dipendente che ho sempre trovato insopportabile consiste(va) nelle vacanze comandate: il dio azienda stabilisce che si vada tutti in vacanza in pieno agosto, che è notoriamente il mese peggiore per viaggiare e vedere il mondo: ressa, folle, caldo e masse dappertutto. Io amo da vent'anni la bicicletta, e viaggiare con essa. E se volessi intraprendere un viaggio in bici di due mesi in primavera, mettiamo partendo a marzo oppure in ottobre? Dovrei recarmi con il cappello in mano dal datore di lavoro e supplicare un periodo di aspettativa o periodo sabbatico che dir si voglia: "ho lavorato tanto, anche il sabato e la domenica, credo di meritarmelo"...lui con i suoi begli occhi verdi mi guarda e mi dice: "sai tutti abbiamo sogni nel cassetto, so che te lo meriti il tuo periodo di riposo, ma vedi...se io rispondo di sì a te poi dovrei dire di sì a tanti altri". Quindi la risposta è un NO e il risultato sarebbe il seguente: potrei viaggiare liberamente in bicicletta per due mesi di seguito tra trent'anni, cioè quando avrò settant'anni suonati e magari quell'innocuo dolorino al ginocchio destro si sarà trasformato in un'artrite. Dopo verranno la vecchiaia e la fine. E dopo non credo ci sarà un replay, perchè esso è una funzione disponibile solo sui dispositivi elettronici, non su quelli umani. Credo che il più bel regalo che abbia potuto fare alla mia vita, dopo le dimissioni dal lavoro dipendente, sia proprio questo: la ricchezza del tempo. Tempo per me stesso, 365 giorni l'anno, per fare ciò che desidero quando, come e dove voglio senza chiedere permesso a nessuno. Questo non comporta realizzare imprese fuori dalla logica, difficili e dispendiose - occorre sempre avere il senso della misura. Infatti quando sarò in viaggio non cercherò hotel lussuosi nè cibi raffinati: mi basterà sentire l'odore della terra, respirare l'aria della libertà, sedermi sotto un albero a mangiare un panino, accendere un fornelletto da campeggio e sorseggiare una tazza di caffè solubile - chi si troverà a passare da lì, dall'alto del suo balordo suv penserà "ma guarda quel poveretto"...Io sarò invece felice, avrò dentro di me una gioia smisurata, quella stessa gioia che abbiamo da bambini quando scappando facciamo marameo con la mano a un adulto: "non mi prendi più!" - corro ormai per me stesso, libero e felice - ebbene sì: è tempo di volare!
parole sante, anche se marameo è una parola da urologo
RispondiEliminaAnche senza arrivare a decisioni estreme, ho sempre pensato anch'io la stessa cosa.
RispondiEliminaE anche a me fanno piuttosto pena quei manager stressati che guidano i loro suv aziendali con la faccia inespressiva. E non lo dico per invidia! Per non cadere nella tentazione di invidiarli è sufficiente pensare a cosa c'è "dietro" a quel suv: una vita dedicata al lavoro, ben più di 8 ore al giorno, un pensiero costante, trasferte lunghissime, e poi quei soldi... quei soldi che chi non li ha li vorrebbe, ma chi li ha è pieno di grattacapi.
Ho letto una vignetta su internet che m'è piaciuta tantissimo: "conosco uomini talmente poveri che non hanno nient'altro che i soldi"
E' un tema su cui si potrebbe discutere ore, o scrivere libri. Quello che ho sempre riscontrato nella mia vita è che la felicità viene dal fare quello che piace. E nel mio caso si tratta di cose semplici e "faticate". Una baita di montagna raggiunta con fatica mi gratifica a livello esponenziale. Un viaggio in bici in cui ho sudato sangue, lascia in me una traccia per il resto della vita. Sono piaceri che dall'abitacolo di un suv non potrei mai avere, proprio perchè "troppo facile".
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