lunedì 24 febbraio 2014
Night Stop in Sweden
Ho letto innumerevoli racconti di viaggi in bici, anche transcontinentali. Migliaia di chilometri e di parole: ho superato il tal passo di 4000 metri, ho visitato il parco degli animali selvaggi in Tanzania, ho attraversato il mio quindicesimo grande fiume ecc...Eppure i più bei racconti restano quelli in cui c'è l'impronta del contatto umano. Voglio dire esperienze di ospitalità sincera e spontanea, che viene da menti aperte.
Sono passati quasi due anni dal viaggio in nord Europa e il ricordo è ancora vivo. Tempo fa ho ricevuto una piccola lettera dalla mia adorata Svezia. Riguardava la mia fermata a Tranas, nella parte meridionale di quel paese. Quel pomeriggio ricordo di aver coperto una distanza notevole ed ero molto ma molto stanco. Volevo raggiungere il lago Vattern ma non ce la facevo più a spingere quei 40 stramaledetti chili. Come se non bastasse arrivarono da nord nubi nere che non promettevano nulla di buono. Tranas era un piccolo paese allungato nei pressi di un lago punteggiato da imbarcazioni. Iniziò a piovere e le poche persone sparirono dalle strade. Le auto acceleravano per tornare a casa - erano le 19 passate - e mi inondavano allegramente.
Arrivai ai limiti del paese per tentare di chiedere ospitalità in qualche abitazione, ma erano casette di legno per villeggiatura, tutte chiuse. Continuai ad avanzare in salita sotto l'acqua; sapevo che a breve le abitazioni sarebbero finite e avrei trovato solo boschi umidi. Poi vidi una casa isolata di colore rosso.
Bussai e dopo alcuni minuti, quando stavo per andarmene, aprì un'anziana. Le dissi in inglese che venivo in bici dall'Italia, e se potevo accamparmi nel suo terreno. Rimase interdetta senza capire nulla, ma non mi chiuse la porta.
Arrivò il marito e ripetei a lui la mia richiesta. Mi ascoltò senza capire un accidente, quindi mi afferrò per la giacca e mi disse severamente in svedese: vieni in casa!
Questi due anziani li ricorderò sempre. Non conoscevano l'inglese, quindi comunicammo a gesti. Ma fu divertente e commovente il fatto che la donna tirò fuori un vocabolario ingiallito svedese-inglese dei tempi della sua scuola elementare, con il quale tentammo una specie di comunicazione incrociata.
Mi fecero dormire nella stanza di loro figlia, che ormai si era sposata e lavorava a Stoccolma. Mi misero a disposizione il loro bagno e l'indomani mi offrirono una colazione indimenticabile. Ricordo benissimo che al momento di ripartire iniziò a nevicare. Li abbracciai entrambi e gli dissi che non li avrei dimenticati.
Domani gli spedirò un barattolo di nocciole tostate dalla mia campagna.
Era gente meravigliosa, serena e sorridente -
credo che gli farà piacere ricordare quel pomeriggio in cui bussò alla loro porta un viaggiatore.
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