Aspetto con ansia la luce - aspetto che albeggi. Devo smontare il campo e andarmene. Le raffiche di vento ormai sono micidiali: verso le 4 del mattino hanno cambiato direzione; dritte da ovest a est, come se verso il sole che sta per sorgere ci fosse il vuoto che richiama avidamente molecole d'aria.
Con tutta la calma che riesco a trovare smonto razionalmente la tenda riuscendo a sottrarla alla morsa beffarda e pericolosa delle raffiche. Un attimo di disattenzione e il tessuto spiccherebbe il volo verso chissà dove. Non mangio nulla, ci penserò dopo. Di usare il fornelletto manco se ne parla, d'altronde -
L'alba giunge intorno alle sei.
Tinge di rosso i crateri, visibilissimi. Ed è meravigliosa -
Alba sulla Valle del Leone, ore 6. In alto a destra i crateri sommitali, mt.3300.
Nikon D7000 Sigma 8-16mm @ f/6,3 1/50sec. iso400 exp.0 EV, mano libera
veduta sul versante nord est; sullo sfondo il mare e capo Taormina. |
La valle adesso è quasi libera dalle nuvole; si vedono i bastioni che la chiudono a sud.
colonna gigantesca di nuvole in controluce; quello sullo sfondo è il mare Ionio. |
Inizio la marcia di rientro. Percorro nuovamente il Piano delle Concazze, che ieri era poco visibile.
Un deserto nero su cui sono piovuti chissà quando materiali piroclastici chiari.
Un deserto nero su cui sono piovuti chissà quando materiali piroclastici chiari.
il Piano delle Concazze, m.2700 |
Man mano che scendo di quota lungo l'interminabile pista il vento si placa, l'aria si riscalda e il respiro si allunga. Scendo, scendo, passo dopo passo.
Il bel cratere di Monte Pizzillo mi annuncia che per Piano Provenzana non manca tantissimo.
In alto. Il cratere spento di M.Pizzillo, m.2414. In primo piano, una delle Bocche del 1809.
L'arrivo.
Alle 10 del mattino giungo finalmente al punto di partenza. E' sabato e c'è in giro gente da tutto il mondo.
Tedeschi inglesi francesi americani. Ho le labbra screpolate e la faccia di chi ha patito. Il mio zaino enorme desta curiosità. Mi chiedono se ho dormito "lassù".
"Yes I did", rispondo con orgoglio. "Close to heaven !" - e indico i Pizzi Denèri che sono un punto lontanissimo in alto. Stento anch'io a crederci. Ma la buona volontà fa fare tante cose -
Si avvicina un giapponese. Mi sorride con un piccolo inchino tutto orientale. E' un uomo piccolo e vestito con una giacchetta da ufficio. E' estasiato dal posto, dai paesaggi del vulcano, che fotografa avidamente. Ispira simpatia e scambio qualche parola anche con lui: "C'è molto da camminare ?", "quanto sono lontani i crateri spenti ?", "...ma sono veramente spenti ?" -
Ho male ai piedi, al ginocchio destro, ai tendini della gamba sinistra e alla schiena, mi lacrimano gli occhi per il vento e ho in bocca granelli di sabbia vulcanica - ho fame e sono stanco.
Ma credetemi, mi sento maledettamente felice.
Chiudo questo racconto con un'immagine, catturata proprio a Piano Provenzana e quindi alla portata di tutti.
Quei pini travolti dalle lave. Alcuni abbattuti - altri ancora in piedi come soldati che non si arrendono.
Mi ricordano Il Soldatino di Stagno, la favola più bella del mondo scritta da Hans Christian Andersen.
Sono cresciuti sul vulcano, e Lui se li è ripresi -
Sabbie - vento - tempeste - lave - morte - rinascita: in una parola, Etna.
Nemesi di tutte le cose che erano, che sono - e che saranno in avvenire.
Piano Provenzana (Catania), 26-27 settembre 2014.
Fine.
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