mercoledì 10 settembre 2014

Il ricordo di quelle gite per i boschi - e di una granita.


   La prima metà di settembre ha portato a maturazione fichi d'india, uva e fichi neri. La raccolta delle nocciole è terminata; abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Ora la cucina risuona e profuma di nocciole schiacciate e tostate. L'aria è un po' più leggera, i turisti sono andati quasi tutti via.

   Ho fatto una "spigolatura" nel nostro noccioleto; consiste nel raccogliere le ultime nocciole rimaste per terra, cadute in ritardo o nascoste dalle foglie. E mentre mi dedicavo a questa raccolta ho sentito un odore antico. Veniva in parte dalle foglie umide per la pioggia e in parte da quest'erba:

   Quest'odore mi ha ricordato un episodio del passato. Passavo l'estate presso la casa di villeggiatura appartenente ai miei nonni paterni, situata in un paese alle pendici dell'Etna. L'inizio di settembre portava i primi temporali; si percepiva che la lunghissima estate stava per finire. Ricordo che mio zio portava me e mio cugino ( suo figlio ) a cercare funghi in certi boschi del comune di Zafferana Etnea. Era un evento eccezionale per noi. La sera prima, mio zio con finta severità ci ammoniva che se non ci fossimo alzati all'ora stabilita, cioè alle sette, ci avrebbe lasciato a casa e sarebbe andato da solo. Noi alle sei del mattino eravamo già svegli e pronti, in quell'aria fresca della prima mattina - le campagne e i paesi dell'Etna ancora immersi nella penombra -

   Una volta arrivati nei boschi iniziava la ricerca. A dire il vero non è che noi ragazzini trovassimo molto, ma quel girovagare tra alberi di castagni e di noccioli sembrava un'avventura straordinaria. Verso la fine della mattina mio zio ci portava sempre in una famosa pasticceria dell'Etna, l'antica pasticceria-gelateria Russo di Santa Venerina. Ci comprava una granita alla mandorla che veniva servita su tavolini rotondi di marmo, e qualche volta un dolce di pasta di mandorle che aveva la forma di un cane color giallo e che era fatto così bene che ci faceva pena mangiarlo -

  Tornavamo a casa felici e storditi come se avessimo fatto chissà cosa. I pomeriggi erano più corti, lo vedevo dalla terrazza sul retro - quella da cui si scorgeva la mole dell'Etna sempre coperta di nubi. Nell'aria c'era già il sentore della fine delle vacanze e del rientro a scuola. C'era un'indefinibile malinconia appena accennata che invadeva tutte le cose. Quella malinconia era alleviata dal pensiero dei libri dei quaderni del diario che avremmo presto avuto; l'odore delle matite, quello dei pastelli a cera. L'album da disegno della Fabriano. Il cortile dei Salesiani e le partite a pallone.

  Rammento quelle escursioni per funghi con mio zio e mio cugino come se fosse ieri. Allora come adesso costituiscono un ricordo bellissimo. E sono sicuro che anche mio cugino qualche volta se ne ricorda. Glielo devo chiedere. Ci vediamo pochissimo ormai, molto di rado. La vita e il lavoro dividono parenti, dividono amici. Restano tra essi solo frammenti di tempo su cui navigano ricordi -

Incancellabili, per fortuna -





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