mercoledì 16 novembre 2016

Autunno sui Nebrodi, II^ selezione fotografica 2016.


'But in the rising sun you can feel your life begin
Universe at play inside your DNA
You're a billion years old today
Oh the rising sun and the place it's coming from
Is inside of you and now your payment's overdue
Oh the rising sun, oh the rising sun'

George Harrison. Brainwashed, 2002



     Seconda puntata della rassegna fotografica annuale sui Nebrodi. Le immagini che presento sono relative a due recenti escursioni. La prima ha comportato una camminata di oltre sei ore nel tratto di Dorsale/Sentiero Italia tra Portella Miraglia e Portella Calcare. La seconda ha richiesto un cammino più breve ma ha comportato un pernottamento: si è svolta nei dintorni del bellissimo Lago Maulazzo, un invaso artificiale perfettamente inserito nel paesaggio, con i Faggi che ne lambiscono le rive. Chiunque può scattare foto meravigliose in una location come questa, tra l'altro facilmente raggiungibile senza sforzo.

La parola alle immagini.


La località Portella Batessa, nel territorio del comune di Floresta (ME),
rimane sempre una delle migliori per il fotografo di paesaggio.
In questo scatto le nuvole nere sembrano minacciare e schiacciare
la masseria di montagna abitata dai pastori che giace alla base di una serie
di colline rocciose.



Le radici di questo vecchio faggio, solidamente piantate nel terreno,
sembrano voler trasmettere fermezza e resistenza alle intemperie:
un'immagine che è anche metafora della vita.



Essenza d'Autunno. Nella remota località di Portella Ceramese, sui Nebrodi
centrali, regna un silenzio assoluto. Giocando con lo sfocato della lente fissa
da 50 mm ho portato l'attenzione sulla singola foglia di questo faggio, come fosse
una stilla colorata generata dal tronco; un'essenza appunto.



Portella Miraglia, Nebrodi centrali. All'inizio della mia lunga escursione,
il sole ha scaldato un attimo le montagne ammantate di boschi.





sopra e sotto: ancora dettagli.
Foglie colorate che sembrano offrirsi in dono ( Nikkor 50mm f/2.0 )
e un manto soffice di verde muschio nel sottobosco.







I faggi colorati del Lago Maulazzo ripresi in una nebbia
evanescente, mentre il vento increspa le acque e fa cadere le loro foglie.



L'occhio dell'osservatore inizialmente si posa sulle foglie in primo
piano, quindi si dirige verso il punto d'incontro tra le due rive
in alto al centro. La riva sinistra si intuisce. Il manto verde che poggia
sulle acque contribuisce a vivacizzare quest'immagine che personalmente
definirei onirica.





sopra e sotto: i faggi che si specchiano sulle acque disegnano
riflessi che sembrano dipinti ad acquarello.
A breve gli alberi perderanno tutto il foliage e il paesaggio
assumerà caratteristiche più invernali.






Nei pressi del Lago Maulazzo si trova una fitta faggeta. 
In questa foto ne ho ripreso il complesso sistema di radici
che viaggiano sulla superficie del terreno, circondate
dal verde vivo del muschio



La secolare faggeta di Monte Soro ripresa da una collina.
Questa foto l'ho scattata in controluce mantenendo il sole
fuori dall'inquadratura. Volevo che si intuisse, semplicemente, la provenienza della
luce che illumina questo nuovo giorno sulle montagne.




NOTE PER L'ESCURSIONISTA.



Ad esclusione della prima foto, le immagini sono relative all'area dei Nebrodi centrali. Il tratto di Dorsale da Portella Miraglia a Portella Calcare coincide con il Sentiero Italia e si svolge ininterrottamente all'interno di un bosco di faggi e querce. Pertanto, l'escursione alla lunga potrebbe risultare monòtona. Tuttavia, si è ripagati dal silenzio assoluto e da una presenza umana praticamente nulla. Un percorso adatto a chi cerca introspezione.
Il percorso suddetto risulta allo stato attuale segnalato (!!!) sia con cartelli che con opportuni segni di vernice bianco/rossa apposti soprattutto da Portella Ceramese a P. Calcare, ove si entra in un bosco che potrebbe generare qualche incertezza.

Portella Calcare, m.1533.
Segnali rossi e bianchi del S.I. apposti sugli alberi.


Il lago Maulazzo (m.1444) è facilmente raggiungibile perchè a circa due chilometri da Portella Calacudèra (vicino P.lla Femmina Morta), dove si lascia l'auto. La pista larghissima presenta un fondo lastricato in massima parte sconnesso, e non lascia adito a dubbi. L'andata è in leggera discesa; il ritorno... in leggera salita ovviamente. L'area del lago è pulita ma affatto priva di qualsiasi infrastruttura tipo panchine, sedili ecc.
Proseguendo ancora dal lago verso est si raggiunge il Biviere di Cesarò. Non ci sono segni del CAI in questo tratto dei Nebrodi, solo cartelli in prossimità dei bivii più importanti.

Attenzione al fango. Portatevi scarpe impermeabili perchè in Autunno tutte le piste dei Nebrodi sono invase dal fango generato dalle piogge frequenti. Poichè a loro volta le piste sono immerse nei boschi, la melma permane sino in primavera. Ci sono pozzanghere enormi e di profondità variabile in media ogni cento metri. Chi ha paura di sporcare le belle scarpe appena comprate al Decathlon faccia bene i suoi conti !




IL RIFUGIO AL LAGO MAULAZZO
ADATTAMENTO, ADATTAMENTO E ANCORA ADATTAMENTO !

"Se fossi libero come te partirei per il giro del mondo in bici anche domani"

"Se avessi il tempo che hai tu farei tremila chilometri a piedi dormendo dove càpita"

"In caso di guerra dormirei in mezzo ai topi e mi vedresti mangiare cose che 
solo a nominarle uno vomita"



Secondo la carta dei Nebrodi edita dalla Litografia Artistica Cartografica, esiste un rifugio a nord del Lago Maulazzo, circa 15 minuti a piedi a nord di esso. E in effetti la cosa mi era stata confermata da alcuni operai Forestali che avevo incontrato e che mi avevano anche detto che vi si trova un camino con tanto di legna, ullallàa !
Orbene, il rifugio l'ho reperito, alla fine. Ed è stata una delle sistemazioni più spartane che mi sia capitata !

E' una piccola costruzione di pietra al centro di una piccola radura. Forse in passato era usato da pastori o carbonai. Ci sono due stanze comunicanti. La finestra ha solo le ante di legno ed è priva di vetri; la porta non ha una finestrella, a sua volta. In pratica, se si tiene tutto chiuso ( e di solito è così dato che fa un freddo della malora e c'è vento ) all'interno non arriva luce.
La legna di cui mi parlava il Forestale c'è: è un catasta instabile e pericolante di grossi tronchi di Faggio ancora verdi e non stagionati; manca il materiale di medie e piccole dimensioni che serve a dare il La al fuoco. E la legna fuori è umida di pioggia da non poterne più, d'altronde.
E tentiamo di accendere 'sto fuoco ! Manco per l'anticamera... il camino a sua volta tira malissimo perchè la canna fumaria consiste in un condotto di eternit a sezione quadrata aperto in cima e privo di comignolo. La corrente d'aria entra alla gran più bella dal tetto direttamente alla stanza riempiendola di fumo. La legna ancora verde non ne vuole sapere di accendersi manco con un bidone di benzina.
Quindi ? Quindi : sera e notte al freddo e all'umido.

Sento grugniti fuori. Ma chi è ?
Esco e trovo a un metro dalla porta un branco di maiali dei Nebrodi, sorpresi quanto me:


"e voi cosa ci fate qui ?"
- "noi ? noi qui ci lavoriamo. Tu piuttosto... ?"


Cala la sera e con essa la notte; il vento si fa micidiale. Accendo una candela facendo finta che sia essa il fuoco del caminetto, cucino qualcosa e poi passo un'ora ad ascoltare alcuni album di George Harrison, ballando in mezzo alla stanza per ingannare il freddo.





Infine mi reco nell'altra suite, stendo per terra il telo verde e su di esso il magico saccoletto invernale pesante, io lo chiamo The Orange One, il mio preferito. Stranamente nella notte non sento ( o faccio finta di non sentire ) il tramestìo degli immancabili topi. 
Sveglia alle cinque e colazione. Indugio un attimo ad ascoltare il concerto per organo numero 4 di Handel, drammatico e meraviglioso. Fuori fa ancora buio ma esco per assistere all'alba da una collina delle vicinanze; la foto che ho chiamato 'The rising sun' l'ho scattata in quell'occasione.

Infine rientro al rifugio e sistemo lo zaino per andarmene. Fumo, freddo, buio, umido, niente camino acceso e dormita per terra. Ma le mura di pietra mi hanno riparato dal vento e la porta di legno mi ha difeso... dagli attacchi dei maiali !

Alla fine ho lasciato a malincuore, e con un sorriso, quella che è stata la mia casa per una notte.


sopra: la dormita per terra nella suite matrimoniale a cinque stelle
dell'albergo 'La casa di pietra nel bosco delle Fate'.
La messa a fuoco è scorretta, lo so, ma viste le circostanze...
...si vede che pure la Nikon ne aveva abbastanza !


 

6 commenti:

  1. Bello l'"attrezzo da cucina" :)
    Ma i maiali... dici che erano completamete selvatici, oppure erano di qualche allevatore che li lasciava liberi si scorrazzare?

    Questa volta però sei andato a auto-punirti: rifugio da mettersi le mani nei capelli, freddo, con camino non funzionante...
    E cigliegina sulla torta per meritarti il paradiso: il concerto per organo numero 4 di Handelm, alle 5 di mattina.
    Praticamente un film dell'orrore. :D :D :D :D

    Guarda questo bivacco, invece, in zona Valtellina:
    http://www.comeunagoccia.org/wordpress/
    Con tanto di legna già tagliata e messa a disposizione, praticamente un hotel a 5 stelle.
    Quand'è che torni qui nella nebbia e la polenta, che magari ci facciamo un...weekend(sigh, ho da travagghiare) assieme?
    C'è anche un calendario per..."prenotarsi", così si ha già un'idea.

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  2. A proposito di attrezzi da cucina: io ,quelle poche volte che ho fatto cose piuttosto selvagge, mi sono portato spray al peperoncino (da tenere in tasca, non nello zaino) e coltellone con fodero abbastanza a portata di mano.
    Lo spray per cani randagi e il coltello...più per una sicurezza psicologica che altro.
    Commenti da esperto?

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    1. Sì, quel rifugio era abbastanza messo male. Un vero peccato, perchè la struttura è solida, il tetto perfetto e le dimensioni pure. Con uno strato di piastrelle per terra, due imposte nuove, il camino risistemato e un'imbiancata sarebbe un ottimo punto d'appoggio.
      Però ripeto: meglio che stare fuori - c'era un vento spaventoso. E ho dormito alla grande.

      I maiali selvatici sono comunissimi sui Nebrodi; credo appartengano a qualcuno, ogni tanto si vedono dei recinti. Ma il 90% del tempo lo passano liberi. C'è una specie di leggenda metropolitana per cui se incontri la madre con i piccoli, lei ti attacca e finisci sbranato. Tutte palle; ho incontrato scrofe con prole un sacco di volte e se la sono sempre data alle gambe.

      Per questo e soprattutto PER I CANI, mi porto la pistola scacciacani, che comunque finora non ho mai usato.
      Spray e coltello vanno bene; tutto quello che incute fiducia va bene. Anche un bastone duro tipo di legna di ciliegio non è male; i cani lo valutano per istinto come un'arma e iniziano a "misurarsela" se attaccare o meno. Dannate bestie, quanto le detesto...

      Sì, è vero: lo spray va tenuto in tasca: se no uno che fa? dice al cane "aspetta un attimo che cerco lo spray nello zaino" ? ahahahahahah !!!!

      Da metà dicembre Lupolibero dovrebbe tornare al nord, ma non ho date precise.
      Un salutissimo -

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  3. Qui in Svezia dicono che la madre dei maiali selvatici ti attacca solo se per disgrazia capiti tra lei i piccoli e lei ti percepisce come un pericolo per i suoi piccoli. Grazie ragazzi per il suggerimento dello spray al peperoncino, spero di trovarlo quassù, che quando vado in bosco appena sento un cane mi prende una fifa. Però pensandoci bene forse non è permesso portare questo spray con se durante il lavoro. Devo chiedere al capo, lo faccio domani, vediamo che dice.

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    1. Ho chiesto, no! Non è permesso, niente spray al peperoncino quando lavoro :-(.

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    2. Ignoro quale sia il motivo di questo divieto, che mi sembra compromettere la possibilità di (minima) difesa individuale della propria persona, ad es. tu lavori sola in un bosco, spunta un maniaco criminale e vorresti difenderti almeno con lo spray, invece no - il capo ha detto no. Bah !

      In ogni caso, coltelli e spray sono armi che presuppongono che l'animale sia vicino = per colpirlo ce l'ho ormai addosso. Un bastone lungo un metro invece lo tiene già più a distanza. E anche il semplice atto (anche far finta) di prendere pietre da terra, in genere spaventa molto i cani, che per istinto intuiscono di essere bersagliati.

      Un caro saluto.

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