Ieri ho effettuato un'altra gratificante escursione sui Nebrodi. La giornata è stata ben diversa in termini di condizioni del tempo, ossia molto più nebbiosa e autunnale. La perturbazione appena passata ha lasciato inoltre un vento fortissimo da nord che ha investito le faggete in quota.
Sono partito alle 7 a piedi dalle Case Mangalaviti e ho raggiunto in poco più di un'ora il passo di Portella Scafi; la foschìa densa mi ha permesso di scattare immagini molto suggestive, sia dei torrenti stagionali:
sia degli antichi faggi, dai tronchi contorti e abnormi:
in alto e in basso: la nebbia al giusto grado di densità
è la manna per chi vuole fotografare boschi,
altrimenti difficilmente gestibili in fotografia a causa
dell'altissima differenza tra ombre e luci.
Alla carenza di luce si sopperisce con:
- uso del treppiede
- lenti fisse a quasi tutta apertura
- recupero in postproduzione
Intorno alle 9 e trenta ho raggiunto la caserma Forestale di Case Botti, m.1377. Ho incontrato un operaio che stava scalpellando pietre per un muro, il quale è stato ben felice di interrompere il lavoro per la mezz'ora in cui mi sono fermato. Il camino acceso nella stanza della caserma ha costituito una gradita sorpresa.
L'arrivo alla caserma Botti, per una sosta.
sopra: il caminetto acceso
sotto: l'area attrezzata forestale dotata di
sedili, tavoli, fontana e zona barbecue con
magnifica vista sull'Etna e sui Nebrodi
( non oggi però )
Lasciata l'area forestale ho proseguito in discesa verso la valle di un torrente, il Barrilà, che è uno degli affluenti del grande fiume Simeto che scorre a sud di Catania. Si tratta di una pista deserta e poco frequentata, che una volta guadato il corso d'acqua risale bruscamente il versante opposto della valle.
In discesa verso il vallone Barrilà.
Il facile guado del torrente.
Ho risalito a fatica il versante opposto; la giornata era di quelle tipiche in cui il Sole va e viene continuamente e non si sa come vestirsi: quando esce il Sole si muore di caldo, quando va via si rabbrividisce di freddo. Anche il vento faceva la sua parte -
Volevo esplorare un edificio della Forestale discosto dalla pista e segnato approssimativamente sulla carta; purtroppo il gps non riceveva bene e io ho mancato il bivio sebbene fossi abbastanza sicuro. Sarà per la prossima volta - tanto le montagne non scappano.
Intorno alle 12 ho iniziato a perdere di nuovo quota verso i ruderi ormai illeggibili delle Case Monica, un gruppo di costruzioni usate in passato dai pastori.
sopra e sotto:
i ruderi di Case Monica.
Io sono affascinato da tutto ciò che è abbandonato,
e inizio sempre a fantasticare sulle persone
che hanno costruito edifici oggi in rovina.
In breve ho quindi raggiunto il Biviere di Cesarò, che alla quota di 1278 metri risulta essere il lago naturale di maggior interesse in Sicilia. Qui mi sono fermato a mangiare sulle rive, osservando il passaggio veloce di immense nuvole spinte dal vento.
Sosta per pranzo presso il Biviere di Cesarò, m.1278.
Il passaggio accanto all'unica "grande" costruzione del posto:
le Case Biviere, di proprietà privata.
Il pomeriggio ho percorso la Dorsale dei Nebrodi sino a Portella Scafi; il bosco di faggi è sempre interessante e mi ha offerto spunti fotografici come questi:
Il segnale sempre gradito del Sentiero Italia
a Portella Scafi; mille volte sono passato da questo punto.
Da qui manca poco più di un'ora a piedi per le Case Mangalaviti,
dove lascio sempre l'auto.
All'ex masseria di Case Mangalaviti, dove avevo lasciato l'auto, ho indugiato per qualche foto a un gruppo di capre e al comprensorio delle Rocche del Crasto al tramonto.
Questo giro è stato lungo circa dodici chilometri. Sto maturando l'ipotesi di procurarmi per i mesi in cui sono in Sicilia, una mountain bike: questo perchè mi sono reso conto che l'andatura a piedi è davvero di bassa resa: va bene per le mulattiere di montagna, ma qui sui Nebrodi ci sono solo piste larghe e sterrate, e un mezzo a due ruote è evidentemente più adatto.
La fine dell'escursione, presso l'abbeveratoio
di Case Mangalaviti, m. 1256.
( in questa foto sembra che mi stia grattando la palla destra, vero ? )
Capre al pascolo.
Il gruppo delle Rocche del Crasto,
le "dolomiti dei Nebrodi", ripreso al tramonto.
Nel corso del rientro in auto mi sono fatto sedurre da una trattoria di montagna dove mi sono concesso, dopo infiniti panini e scatolette, un vero piatto di carne di castrato, che è la specialità storica di queste zone.
Il quarto di vino rosso robusto come un faggio mi ha fatto tornare a casa felice e contento; alle dieci di sera ho acceso la mia adorata stufa a legna e sono andato a letto ascoltandone il rombo cupo e confortante.
Una meravigliosa giornata nella natura e nelle "mie" montagne.
Sopra: immersa nell'oscurità e isolata, appare
un'invitante trattoria di montagna.
Malgrado l'aspetto chic o recenti ristrutturazioni, questi locali sono
quasi sempre molto a buon mercato.
Ecco cosa ci voleva: un piatto vegano come si deve...
Il conforto finale della giornata:
la mia stufa accesa prima di andare a letto.