Con l'escursione di ieri venerdì 20 ottobre inauguro ufficialmente la stagione fotografica autunnale come da tradizione. Il percorso che ho scelto è lungo circa tredici chilometri e mi ha impegnato per un giorno. Si svolge intermente nel settore orientale del Parco dei Nebrodi e attraversa una delle faggete più belle di tutto il territorio: quella di Serra del Re.
Partito alle 7 dalla masseria ristrutturata di Case Mangalaviti, ho attraversato il bosco ancora immerso nella penombra e raggiunto Portella Scafi sulla Dorsale dei Nebrodi:
Vecchi tronchi di faggio nel tratto iniziale dell'escursione.
L'arrivo a Portella Scafi, punto di passaggio del Sentiero Italia.
Cavalli al pascolo presso una radura ai piedi di Monte Scafi, m.1487.
Ho quindi proseguito per un breve tratto verso Portella Balestra e ivi ho iniziato l'anello di Serra del Re vero e proprio; si scende verso sud sino a intercettare parte del Sentiero delle Sorgenti nel territorio del comune di Maniace, quindi si entra nella magnifica faggeta di Serra del Re/Foresta Vecchia.
Durante tutto questo lungo tratto non ho incontrato anima viva; si passa infatti per piste fuori mano e poco battute. Raccomando SEMPRE di portare con sè un'ottima carta.
Una sosta poco a sud di Pizzo Mangalaviti,
in un pianoro punteggiato da conifere che mi ricordano la Svezia.
Altra breve sosta al rifugio Arcarolo, m.1565, sul Sentiero delle Sorgenti.
Il rifugio (che al nord Italia si chiamerebbe invece "bivacco")
appartiene al Club Alpino Siciliano e non è aperto agli escursionisti non tesserati.
La strada che si inoltra nella faggeta di Serra del Re.
Il fenomeno delle pozzanghere sulle piste è tipico dei Nebrodi;
con l'avanzare della stagione e l'aumento delle piogge si formano
paludi vere e proprie in cui l'acqua permane mesi e mesi
a causa dell'impermeabilità del terreno.
La pista forestale che ho seguito è rintracciabile chiaramente per quasi tutto il tragitto; regna un silenzio assoluto e gli alberi maestosi, antichi, mi hanno fatto compagnia sino al punto in cui ho intercettato di nuovo la Dorsale dei Nebrodi.
LA FAGGETA DI SERRA DEL RE.
Mi sono fermato a mangiare qualcosa presso una radura; le nuvole hanno temporaneamente occultato il sole e ha fatto un po' freddo, anche perchè dal vicino bosco proveniva parecchio umido. Nel primo pomeriggio ho ripreso a camminare verso ovest per concludere l'anello.
La radura dove ho consumato il frugale pranzo.
Scorcio del settore settentrionale dei Nebrodi
ripreso dalla pista della Dorsale.
Radici di vecchi faggi all'interno del bosco di Mangalaviti.
Funghi di ignota specie e dubbia commestibilità...
Intorno alle 17 ho praticamente concluso l'escursione; malgrado sia stata una di quelle giornate in cui ci si sente stanchi senza un motivo specifico, sono molto soddisfatto. A breve tornerò sui Nebrodi per altre uscite esplorative e fotografiche.
Neanche il tempo di arrivare a casa che sto già pensando a dove recarmi la prossima volta, e questo è un buon segno.
sopra: una brutta foto scattata volente o nolente con il Sole contro,
per documentare la vastità del paesaggio.
La sommità con le antenne è il Monte Soro, m.1847, tetto di queste montagne.
In cammino nei pressi di Monte Scafi.
in alto e in basso: gruppi di suini dei Nebrodi al pascolo.
L'arrivo alla ex-masseria di Case Mangalaviti, m.1256,
dove usualmente parcheggio la macchina per iniziare
le mie escursioni.
NOTE PER L'ESCURSIONISTA
Il giro che ho fatto corrisponde a quello conosciuto come 'anello di Serra del Re'. Si parte da Case Mangalaviti (comune di Longi, ME) e si raggiunge in 1 ora e mezza Portella Scafi e la Dorsale dei Nebrodi. In pochi minuti ci si sposta verso est sino a Portella Balestra, dove relitti di segnali del Parco fanno da riferimento per l'imbocco della pista che lambisce il versante sud del Pizzo di Mangalaviti e raggiunge il Sentiero delle Sorgenti (comune di Maniace, CT) e il rifugio Arcarolo.
Il tratto più selvaggio e solitario inizia da qui, lungo una pista forestale immersa nel settore occidentale della faggeta di Foresta Vecchia. In prossimità del Monte Serra del Re, m.1754, si attraversa una recinzione in prossimità di un torrente e a breve si intercetta di nuovo la Dorsale.
Si prosegue sulla Dorsale verso ovest per tornare a Portella Scafi e infine al punto di partenza.
Nella faggeta di Serra del Re. |
Nel tratto di faggeta di Serra del Re la pista è fiancheggiata per un lungo tratto da una recinzione. Oltre, essa è abbastanza facile da seguire, ma attenzione all'orientamento in caso di nebbia o peggio ancora di neve.
Camminate sempre con una buona carta. Anche un navigatore gps per cicloturismo può essere d'aiuto:
Segnaletica: scadente e lacunosa in questo settore del Parco. Non fateci troppo affidamento.
Ogni tanto appare qualche segnale bianco/rosso; meglio di niente...
le faggete sono i salotti del bosco.
RispondiEliminaSilenzio spettrale, magico, inquietante e affascinante al tempo stesso, in esse.
EliminaLe faggete dei Nebrodi sono molto antiche. Sono l'ultimo residuo di bosco scampato alla deforestazione avvenuta già in epoca romana per la costruzione di navi, e alla pratica del pascolo.
Sì, in praticaqui al sud viene chiamato:
RispondiElimina"rifugio" quello che al nord è bivacco, di legno o metallo o pietra o cemento
"barracca" una sorta di taverna/trattoria rustica in cui si mangia e basta
il rifugio in cui si mangia e si dorme si chiama, ancora, "rifugio" -
Non farmi aprire il discorso del vandalismo. Ti prego.
L'anno scorso sull'Etna ho pernottato in un "rifugio" sui muri del quale appena imbiancati si erano divertiti a firmare e disegnare non dico i selvaggi ignoranti ma i membri di un'associazione fotografica e culturale.
Gli ho scritto una email (cui hanno risposto) che ancora se la ricordano. Sai di quelle che possiamo scrivere noi che non siamo diciamo... maestri di tolleranza...
Belli i bivacchi:
http://voglioviverecosi-lupolibero.blogspot.it/2014/06/rievocazioni-nordiche.html
Quasi sempre da solo. Da una vita uso il treppiede e l'autoscatto. Per non impazzire a collocare la macchina fotografica; per inserire un elemento dinamico/umano nel paesaggio; per ricordare.
RispondiEliminammm...ma i suini neri....ehm.... erano selvatici? ***Slurp!****
RispondiEliminaC'è una leggenda metropolitana sui maiali selvatici: chissà perchè sono descritti come bestie nervose e aggressive. Persino da una "summa et gloriosa" rivista come Meridiani.
EliminaFrancamente sono anni anzi quasi un decennio che li incontro, e non riesci ad avvicinarli neanche volendo più di tanto. Che siano soli o in gruppo, a un certo punto arriva l'ordine e si danno alla fuga.
Che poi è ciò che faremmo anche noi, almeno finchè negli alimentari venderanno quel "qualcosa" che risponde al nome di mortadella.
Comunque se fossero davvero aggressivi sarebbe un bel guaio. Sembrano tozzi e pesanti, ma sono invece in grado di correre molto ma molto velocemente.Più di quanto si pensi.
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