Nel corso del viaggio molte persone mi hanno chiesto che tipo di allenamento è richiesto per affrontare tour di lunga gittata sui pedali. Io rispondevo che il miglior allenamento è quello fatto giorno per giorno sulla strada - più che un training pianificato e orchestrato da numeri, calcoli e diagrammi. Vent'anni fa acquistavo riviste di cicloturismo che divoravo con avidità, crogiolandomi in tabelle e grafici che promettevano meraviglie. In realtà con il passare del tempo ho capito che tabelle e grafici sono affatto inutili e lasciano il tempo che trovano. Stabilire un allenamento che vada bene per tutti è impossibile: chi può dire che nella settimana x sarò in grado di uscire quattro volte percorrendo i chilometri y,2y,2y e mezzo, 3y ?
A mio avviso la regola base è: percorrere almeno 1500 chilometri nei dodici mesi che precedono la partenza e prendere confidenza con la sella. Abituarsi a sopportare quest'ultima è di fondamentale importanza - vent'anni fa le imbottiture dei pantaloni da ciclista consistevano semplicemente in uno strato sottile di pelle di daino cucito all'interno, oggi sono costituite da gel super tecnologici. Eppure a quell'epoca riuscivo a sopportare ore e ore sulla sella senza fastidio alcuno, oggi non è la stessa cosa: forse perchè vent'anni fa ...avevo vent'anni ? Quindi non fidiamoci troppo di gel, supergel e via dicendo e vediamo cosa succede dopo 80, 100, 120 chilometri: ci viene voglia di alzarci sui pedali ogni mezzo minuto ? Pensiamo al fastidio ogni venti secondi o siamo in grado di non pensarci e goderci il panorama ?
Allenarsi vuol dire anche affinare la resistenza psicologica. Pedalare in solitudine per ore e sotto la pioggia a migliaia di chilometri da casa può essere devastante se non si è preparati. Il cervello fa credere al corpo quello che vuole: alle volte lo illude di poter compiere imprese eccezionali, altre volte suggerisce rinunce e vie di fuga giustificate da banali scuse: la pioggia, la nebbia ecc.
La resistenza psicologica è qualcosa di molto personale; la si può rafforzare facendo uscite di allenamento in giornate grigie e piovose - quel tipo di giornate in cui invece ci si vorrebbe stravaccare sul divano a guardarsi un film. Ma altre componenti, come la capacità di star bene da soli, o la forza di volontà, sono personalissime - se non ne hai abbastanza non puoi procurartele da un giorno all'altro. Se non le hai affatto è meglio pensare di partire con un compagno o compagna.
Anche l'ansia è una cattiva compagna. Chi è fortemente ansioso è meglio che si astenga dal viaggiare in bici, dove tutto avviene e arriva lentamente. Chi è nevrotico è meglio che viaggi da solo per non opprimere l'altro con imprecazioni e lamentazioni.
In conclusione: se si ha tempo a disposizione e non si ha intenzione di percorrere per forza 150 chilometri al giorno il miglior allenamento è secondo me quello fatto direttamente on the road. Oggi 70 chilometri, domani 100, se sarò stanco di nuovo 70. Corpo e mente saranno così rassegnati all'idea di viaggiare e faranno la loro parte, ma saranno anche più rilassati proprio perchè la tabella di marcia è molto elastica. Anche per questo motivo io ribadisco l'importanza di mantenersi indipendenti sul pernottamento: il pensiero di poter piantare la tenda dove si vuole quando si è stanchi è un gran bonus. Alberghi e pensioni sono soluzioni comode, ma finiscono per limitare indirettamente quella libertà di decidere che è in fondo il motivo, l'essenza e la bellezza del cicloviaggio.
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