lunedì 21 luglio 2014

Ci sono scrittori e scrittori


     Confesso che mi ero lasciato coinvolgere anch'io dalla larga eco data dai media alla recente scomparsa dello scrittore Giorgio Faletti. E un suo libro me lo sono procurato. Anzi è stato il libro stesso a capitarmi tra le mani in biblioteca.
Dopo aver letto metri cubi di narrativa italiana dal 1900 a oggi potrò dire la mia ?
Bocciato su tutta la linea. Voto: 2.
      E' raro che interrompa una lettura, ma in questo caso l'ho fatto. Narrazione partita bene e abortita dopo poche decine di pagine. Personaggi scialbi e inconsistenti, trama che non decolla e resta ancorata a schemi tortuosi e nebulosi. Non so se gli altri libri di Faletti siano più validi, ma mi è sembrato uno tra gli scrittori più scadenti che abbia mai valutato, perfino peggiore degli sperimentalisti degli anni '60, espressione più alta dell'idiozia filocomunista di quell'epoca.

     Se si ha voglia di leggere, secondo il mio modesto parere sarebbe meglio orientarsi su Saverio Strati, calabrese, anch'egli scomparso di recente e molto meno attenzionato da radio e televisione. Emigrato in Svizzera, schietto e crudo, neorealista. Magnifico. Tra il suo meglio: Noi Lazzaroni, la Conca degli Aranci e Il Diavolaro.

     Sento spesso ripetere la frase: "anche noi italiani siamo stati un popolo di emigranti". Bene, allora consiglio Pane Amaro, di Elena Belotti. Storia di un emigrante italiano nell'America degli anni venti. Duro, spietato, di pauroso impatto. Fa capire che i migranti non sono e soprattutto non sono stati tutti uguali.

    Validissimo anche Nicolò Ammanniti, altro scrittore contemporaneo. Ho trovato il suo Come Dio Comanda semplicemente fenomenale. Re delle neoavanguardie. Tra i migliori libri mai letti. Consigliatissimo.

     Per andare su un terreno più facile e rilassante vanno bene anche i romanzi di Dan Brown. Malgrado siano pregni di americanate ( remember: we are Number One ! ), li ho trovati avvincenti e scorrevoli. La tematica ricorrente è quella dei codici segreti.

     Ma il mio libro preferito è e resta sempre Cristo si è fermato ad Eboli, di Carlo Levi. L'ho riletto quattro volte e forse lo farò anche una quinta.
E' curiosa questa storia del rileggere i libri. Perchè lo facciamo ?
Forse ci rammentano come certa musica dei periodi piacevoli della nostra vita.
Forse vorremmo vivere quell'epoca che lo scrittore ci descrive; e forse riconosciamo nello stesso protagonista qualcosa di noi stessi. Dev'essere una miscela di tutti questi aspetti, credo.
Nel caso del libro di Levi, anche il film ad esso ispirato è molto ma molto valido. Lo ha girato Francesco Rosi nel 1979, e lo trovo splendido quanto il libro, rara avis.

Buona lettura.

1 commento:

  1. Rileggi ciò che ti è entrato dentro ha lasciato una traccia che vuoi ripercorrere. E' il fascino del cartaceo che rispetto al web è tutt'altra cosa.

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