Siamo sempre scontenti, sempre irrequieti, sempre in cerca di tutto contemporaneamente.
Vogliamo le vacanze lunghe, dei figli geniali, una casa nel verde ma a due passi dal centro, il cibo biologico e le televisioni a schermo piatto; vogliamo soldi e tempo se no "quando-ce-li-godiamo-i-soldi" - vogliamo fare carriera e sentirci svegli e in salute per vivere la natura, vogliamo dormire di più e meglio, vogliamo...
Vogliamo fumare e campare cent'anni.
Vorremmo una schiena d'acciaio e un cuore da maratoneta.
Vorremmo riavere vent'anni.
Vorremmo rivivere la fanciullezza felice scandita dai sorrisi del nonno.
Cosa resta, mi ha chiesto qualcuno tempo fa, di tutte le foto che fai ?
File interminabili di 1 e 0 in un hard disk, 1110110 110100111010001 10101010 1010111100 011000.
Cosa resta alla fine ? Il ritorno a casa da un'escursione invernale sulla neve dell'Etna; la stufa a legna accesa, un bicchiere di vino rosso, una bella cena e una notte di riposo profondo affollata di sogni. Una doccia bollente la mattina dopo nella casa di pietra ancora immersa nel buio.
Un'uscita in bici in primavera, l'odore della mimosa, un panino con la mortadella fresca, un vecchio che mi saluta.
Una foto a quest'insalata che non chiede niente solo un po' d'acqua; che semplicemente cresce e si dona. Che mi ricorda silenziosamente che la vita può essere semplice; siamo noi a complicarcela cercando difficili compromessi.
Una folata di aria fresca qui la sera davanti alla Quercia, quella secolare che il vecchio proprietario voleva far tagliare e io ho salvato opponendomi. Ecco cosa resterà.
L'ho provata la felicità, dura attimi, è effimera come l'estate scandinava.
Ecco cosa resta: quegli attimi.
Concordo
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