martedì 25 ottobre 2016

25 Ottobre. Questa mattina vado al mare.



Fine Ottobre con caldo di Scirocco e niente stufa accesa. In campagna non c'è molto da fare; ho rimosso qualche ramo abbattuto dal vento, riparato una recinzione divelta e... nient'altro. Mi sveglio alle 5 e 30 quando ancora è buio e rimango a letto ascoltando la musica classica di Radiotre ( i cui contenuti, a parte la musica classica, per me sono inascoltabili ). Ore 7, sorge il sole da dietro la montagna, e si manterrà basso sino alle 9. 

Ho sognato per l'ennesima volta il mio ex luogo di lavoro; il mio inconscio onirico mi presenta sempre la stessa sceneggiatura: un ambiente meraviglioso, dolcissimo, fatto di rapporti umani improntati all'amicizia e alla tolleranza reciproche - un posto che non lasceresti mai, anzi ci verresti a lavorare gratis. In pratica l'inconscio vorrebbe dirmi: 'razza di egoista, edonista, irresponsabile - hai visto cos'è che hai lasciato ? E se tutto andasse a puttane come fai, a quale porta vai a bussare ?' -

Chiudo la casa e saluto i gatti. Questa mattina vado al mare.





Non sono nato per il mare. Nel mio blog, nella mia vita, scrivo sempre pagine di montagna o semmai, di collina. Al mare vado pochissimo anche in estate, vuoi perchè fa un caldo d'inferno e torno a casa spossato come se avessi spalato due chilometri di massicciata ferroviaria, vuoi perchè sulle spiagge c'è troppa gente o perchè in campagna c'è un sacco di lavoro da fare. 

Giovedì è prevista una perturbazione che metterà forse la parola fine a questo caldo anomalo. Oggi e domani sono le ultime occasioni per stendersi sulla ghiaia di quella caletta, gettonatissima ad agosto e ora affatto deserta.

Io che ho sempre freddo e indugio cent'anni prima di immergermi, oggi di bagni ne ho fatti tre. Lunghissimi.
Non sarei più uscito da quell'acqua non ancora fredda, dai colori di smeraldo.
Si fanno le 11 e ripenso alla mia pausa al lavoro, fatta sorseggiando qualche millilitro di thè arancione da un bicchierino di plastica, erogato da una macchina di plastica avida di monete collocata vicino a una finestra a doppio vetro scurito dalla quale si vedeva, grigio e rigoroso, un ampio parcheggio per i dipendenti e nulla più.
E la cosa che mi faceva più incazzare era che non potevo scegliere se zuccherarlo o no, quel fottuto thè. Usciva sempre dolcissimo, qualsiasi bottone schiacciassi -

Ci sono sogni, e Sogni.




l'unica nota stonata è: tenersi addosso il costume.
Lupolibero, per chi non lo sapesse, ha da sempre spiccate attitudini naturiste !





2 commenti:

  1. Talè che fisico! Il costume tienilo, per carità.
    Bellissima la considerazione del thè :D Anch'io odio quella brodaglia dolciastra e quelle poche volte che lo prendo (come anche per la cioccolata) premo i tasti per togliere lo zucchero, per scaramanzia, anche se so che non serve....
    Allora ho portato al lavoro il bollitore elettrico e nel cassetto ho tazzona, bustine, miele, ecc. In inverno è una figata.

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    1. Era proprio una brodaglia dolciastra, per me lo zucchero era già automaticamente inserito nel preparato, ecco perchè non si poteva togliere a priori.
      Ho usato quest'aneddoto per evidenziare come all'interno di un macrosistema non ti è concesso fare nemmeno piccole scelte personali.
      PS guarda che le statue greche e romane ecc. erano tutte col pisello di fuori: dai non fare l'omofobico, chè la vista di un pene non ha mai fatto male a nessuno ! :-D :-D :-D

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