Un giro che avevo già progettato di fare vent'anni fa, adesso realizzato. 155 chilometri e oltre 2700 metri di dislivello in bici da corsa tra montagne e paesi dell'interno a sud del parco dei Nebrodi. Due giorni affascinanti, faticosi, indimenticabili, in un paesaggio che sembra uscito da un sogno.
Primo giorno, dal mare al cielo.
Alle 7 del mattino sto pedalando da Sant'Agata di Militello, sulla costa tirrenica messinese, in direzione ovest. Le borgate costiere sfilano veloci; dieci chilometri e la pianura termina - inizia la lunga, interminabile salita verso le montagne e il valico di Portella dell'Obolo, perso a 1500 metri di quota tra le faggete dei Nebrodi.
I primi panoramici tornanti mi portano a Caronìa, il paese degli incendi misteriosi ...che poi tanto misteriosi non erano: leggi qui e anche qui, o tu Lettore...
Lasciato il paese, affronto con pazienza la lunghissima provinciale che si snoda tra macchia mediterranea, sugherete, boschi di roverelle, quindi cerri dopo gli 800 metri e infine faggi. Il traffico è quasi inesistente, il silenzio pressochè assoluto. Alle 11 e 30 raggiungo finalmente il valico.
Caronìa (ME), m.304 - il paese dei "misteriosi" incendi, andati avanti anni e indagati da ricercatori, scienziati e medium. Alla fine sono scattate le manette e il mistero si è risolto. |
fiori di Agave poco a monte di Caronìa |
Parco dei Nebrodi, il valico di Portella dell'Obolo, immerso tra le faggete a 1503 m. di quota |
Pochi minuti di sosta a Portella dell'Obolo, poi scendo a precipizio verso l'interno della Sicilia. La quota diminuisce drasticamente, i boschi si fanno sempre più radi per lasciare il posto a pascoli e distese aride che circondano il piccolo paese di Capizzi, m.1139 -
Mangio un panino seduto su una panchina della piazzetta centrale, dove anziani siedono all'ombra davanti un vecchio palazzo di pietra gialla. Si avvicinano sette ragazzini, la banda del paese. Penso: adesso non mi lasceranno in pace un attimo e inizieranno a scocciarmi. Invece devo ricredermi - sono di un'educazione più unica che rara; fanno domande sensate, ascoltano con attenzione, mi raccontano la loro vita nel paese, isolato dalla neve in inverno e dall'economia basata sulla produzione di carni e formaggi. Sembrano usciti dal Libro Cuore di Edmondo de Amicis, quando riprendo la bici mi augurano buon viaggio, salutando e sorridendomi.
Scompare così Capizzi, dopo pochi tornanti in discesa in un paesaggio sempre più desertico. Non ho foto di questo piccolo paese, dove forse tornerò. Immaginàtelo, semplicemente -
a sud di Capizzi, ca.900 metri di quota, il paesaggio arido del seminativo |
Passano le 12, poi le 13. Non faccio altro che salire, rimontare colline. Cerami è a 970 metri. La strada lo sfiora tra alberi di pini e vecchie case di pietra abbandonate da chissà quanto tempo. Mi fermo a una fontana, poi proseguo in direzione est.
Ho accumulato quasi 2000 metri di dislivello positivo (= tutta salita), e ho avvisaglie di crampi alla gamba destra. Per fortuna le salite sembrano placarsi un po' appena prima di Troina, m.1120 - antico centro dove trascorrerò il pomeriggio e passerò la notte in un Bed and Breakfast contattato tramite telefonata fatta da una fruttivendola a sua cugina, che lo gestisce.
Cerami (EN), m.970 - centro medievale di poco più di 2000 abitanti |
Troina è una perla - una delle roccaforti normanne sospese nel cielo di Sicilia. Il conte Ruggero la conquistò nel 1062 e fondò successivamente monasteri, diocesi e la bella cattedrale ( 1078-1080 ). Mi perdo tutto il pomeriggio tra i suoi vicoli, dove si aprono vedute infinite.
Il paese sorge su un'alta cresta rocciosa esposta ai quattro venti, letteralmente; in inverno qui fa più freddo di quanto si possa pensare - e anche adesso in pieno anticiclone africano, c'è un'arietta leggera e fresca che mi fa venire fame. Mi ricovero nella pizzeria in piazza Conte Ruggero, ricavata da un palazzo degli anni Trenta che nel corso del tempo è stato: cinema, poi palazzo delle poste e ancora sede del Banco di Sicilia. Dalle finestre del locale si vede un monastero abbandonato, e montagne a perdita d'occhio.
Troina (EN), complessi monastici abbandonati a sud del paese |
Troina (EN), la Chiesa Matrice fondata dal Conte Ruggero, sec. XI |
vicoli di Troina |
Troina, una fontanella di epoca aragonese |
in alto: nel B&B dove alloggio si trova oggettistica d'epoca, tra cui questo strumento per riproduzione musicale basato sul principio di funzionamento del carillon.
Secondo giorno. Un'ora magica - ancora montagne,
poi l'anello si chiude.
Lascio Troina alle 6 e 30 di una mattina fresca e limpida. La statale 120 detta delle Madonie in questo tratto è quasi tutta in discesa; mi riesce difficile descrivere l'ora letteralmente magica che mi aspetta. Le immagini non bastano, e neanche le parole -
Non passano auto e la luce del sole ancora dorata proietta ombre lunghe su dune di grano; il paesaggio è sublime - un oceano sconfinato di colline, punteggiato da rare case sparse. Ogni tanto la strada plana su ponti che attraversano torrenti circondati di boschetti dove indugiano mandrie al pascolo. Volo sulla mia bici da corsa dalle ruote sottili, ascoltando la musica dei Rolling Stones - il loro album More Hot Rocks. Volo leggero in quest'ora tutta mia, tutta speciale, fatta di bellezza e di libertà.
Non parlatemi di tasse, di terroristi, di problemi, di morte.
Non me ne importa nulla, in questo momento: in quest'ora magica-
Faccio una sosta nel borgo abbandonato 'Salvatore Giuliano', costruito in epoca fascista allo scopo di colonizzare queste zone. C'ero già passato a marzo del 2014, potete reperire il report qui.
A Cesarò mi rifornisco presso un alimentari prima di riprendere la salita di Portella Femmina Morta, per superare ancora una volta la catena montuosa dei Nebrodi e chiudere il cerchio.
Salgo bene, malgrado la fatica accumulata ieri. Chilometro dopo chilometro avanzo tra boschi freschi e verdissimi sino al valico.
una sosta a Borgo Salvatore Giuliano, tentativo di colonizzazione rurale di epoca fascista |
mandrie bovine sulla strada da Cesarò al valico di Femmina Morta |
sono le 11 e ho superato l'ultimo scoglio -
( foto scattata senza treppiede, con la Nikon appoggiata per terra sullo zaino e la mia faccia deformata dalla fatica ! )
Iniziano 34 chilometri di discesa da brivido. Perdo quota a gran velocità, mi fermo brevemente a San Fratello, m.675 - paese interessato da frane storiche. Poi la macchia mediterranea riprende il suo spazio, e con essa l'odore di mirto. La costa è vicina ormai, e con essa la conclusione di questo giro.
Ricorderò l'educazione dei ragazzini di Capizzi, il loro sorriso-
Troina sospesa nel cielo e i suoi vicoli medievali-
L'ora magica tra i campi di grano alle 7 del mattino-
ho imparato quanto può essere dolce il paesaggio dell'entroterra siciliano di primo mattino - è fotogenico, romantico, semplicemente sublime-
il resto è ...questa discesa infinita verso il mare; il rientro a recuperare l'auto, poi a casa. E queste foto che forse tra 100 anni - se questo sito esisterà ancora, qualcuno vedrà e spero apprezzerà, che raccontano due indimenticabili giorni tra le montagne di Sicilia in sella a una bici. Tutto qui.
lupolibero, luglio 2015
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