mercoledì 2 novembre 2016

I miei giorni qui, nel tempo e nella luce di Novembre.




     Vivo il periodo d'oro - come spiegarlo in due parole ? La luce, ecco. Sì, la luce bassa sull'orizzonte, la mattina alle 6 e 30 mentre accendo la radio e ascolto la Sinfonia numero 6 di Beethoven e dopo, come se non ne avessi abbastanza, le note di In Paradisum, capolavoro di Gabriel Faurè che ascoltavo durante il viaggio in Svezia. La luce di Novembre, mentre apro le imposte di legno di cent'anni fa rimesse a nuovo - e la colazione fatta in silenzio, assaporando ogni singola cosa, sino al panetto di burro lasciato a raffreddare fuori, chè ho spento il frigorifero e basta il freddo della notte - ed è bello pensare che la vita è tutto sommato semplificabile e godibile al tempo stesso.

Alterno giornate di quiete a escursioni nei parchi dell'Etna e dei Nebrodi; lo zaino sempre pronto, il treppiede sempre in auto, le batterie della Nikon sempre cariche. Apro e consulto le carte topografiche mille volte al giorno, cercando di tracciare la bellezza prima su due dimensioni poi su tre, dal vero.

La inseguo, la bellezza - è come una droga. Basta una singola giornata di cammino sulle montagne per farmi impazzire di felicità, letteralmente. L'aria gelida sulle faggete dei Nebrodi, i cenni di saluto degli allevatori che incontro, un semplice panino consumato presso un'area deserta che ho voluto esplorare, scoprire. E il rientro a piedi, nel giorno che muore, tra la nebbia.

Sto preparando una sorta di escalation fotografica su queste montagne, sto sperimentando nuove composizioni d'immagine. Voglio procedere oltre.




E il rientro a casa. Una doccia calda nel silenzio della casa che mi accoglie. La radio, ancòra. La cena e poi la stufa accesa, finalmente. Il mio dio-stufa con il suo rombo cupo e il suo calore. Due dita di amaro e un film da vedere al computer, nell'altra stanza - quella con la finestra affacciata sulla vallata dove regna il buio rotto soltanto dalle luci di un paese lontano.





     Si fanno le dieci e mezza ed esco fuori. I gatti ne approfittano per infilarsi in casa. C'è un cielo inondato di stelle, mentre certi uccelli notturni ripetono un verso monòtono da qualche albero su in alto nel bosco dal quale mi arriva l'odore. Odore d'umido, odore di terra selvaggia. 
Un ultimo sguardo alla carta geografica, sebbene sia tardi. Ecco quello che mi mancava per far quadrare i tempi e le distanze di un'escursione di un giorno che avevo programmato: i giorni fuori diventeranno due invece che uno; dormirò in tenda per avere più tempo per vedere e fotografare.

Più tempo, proprio così.
Come ho fatto a non pensarci subito ?



8 commenti:

  1. Bello! Sei un grande perché ti sei scelto la vita che volevi e te la godi!

    RispondiElimina
  2. I rapaci notturni sono i miei preferiti, adoro essere svegliata nel cuore della notte dal loro verso!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eeeeh! 'Na figata!

      Elimina
    2. Scusa se ho tardato a rispondere ma sono reduce da un tour fotografico massacrante sull'Etna: coming soon...
      I rapaci notturni: tempo fa ce n'era uno che si era piazzato sul tetto in prossimità della finestra, che tenevamo sempre aperta perchè era estate. Orbene, il volatile iniziava a cantare alle due di notte e non la finiva più per tre ore buone. Dopo quattro notti di questa sveglia iniziammo a pensare che non avremmo più dormito e che forse ci conveniva trasferirci in un campeggio sulla costa, dove urla e chitarre rompono ma almeno smettono alle 23 o a mezzanotte.
      Meno male che il problema si risolse da sè dato che l'uccello urlatore notturno sparì spontaneamente e cantò le sue serenate altrove a debita distanza da noi umani !!!

      Elimina
  3. Diavolo, i rapaci brianzoli sono mooolto più discreti, forse uniformandosi al carattere degli umani locali. Di quale rapace stai parlando, precisamente? Da me questa estate c'era un allocco, l'anno scorso una civetta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Chista terra dura è !" = qui tutti fanno a gara per rompere il più possibile, umani e animali. I primi poi sono professionisti...
      Doveva trattarsi di una civetta, dico questo perchè a febbraio del 2013 sentendo un verso ( che era proprio quello )e uscendo velocissimo da casa con la macchina fotografica, sono riuscito a scattargli una foto col flash mentre era appollaiato sul pergolato fuori. E almeno a quanto ho constatato poi su internet, di civetta trattavasi. Non ne capisco un accidente di uccelli notturni, ma concordo che sì, sono animali affascinanti. Un caro saluto -

      Elimina
  4. Sognatore fallito, che te devo dì, a ciascuno le sue perversioni!

    RispondiElimina
  5. Mio marito è un birdwatcher.
    Proprio ieri ha ricevuto una chiamata telefonica di una tizia che voleva sapere come liberare una civetta dalla canna fumaria!!

    RispondiElimina