lunedì 6 ottobre 2014

I borghi rurali del Ventennio in Sicilia. Quale futuro ?



  In tempi recenti l' ESA, ente di sviluppo agricolo della regione Sicilia, ha ipotizzato la volontà di recuperare i villaggi abbandonati costruiti in epoca fascista o successiva.
Esula dal tema parlare di "sviluppo agricolo" in una nazione che di fatto acquista da decenni i limoni dall'Argentina, le arance dal Sudafrica, il pistacchio e le nocciole dalla Turchia e tanto altro. Non è questo il punto -

  Il progetto dell'ESA per i borghi prevederebbe la trasformazione degli stessi in posti tappa-museo che verrebbero  inseriti nella cosiddetta "Via dei Borghi", un itinerario a tema che si snoderebbe per tutta la Sicilia, da percorrere a cavallo o a piedi o in bicicletta ( 2012 ).

  Ora, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare - in questo caso un oceano.
Quando si parla di "via" si parla di strade. Si immagina la famigliola felice che con un camper sfreccia rapida su nastri asfaltati lisci e vellutati come in Trentino, poi arriva al borgo ristrutturato dove gente sorridente gli offre formaggi provole e vino del posto, prima di ripartire per la tappa successiva -
Si immagina la coppia di tedeschi in bicicletta che fa la stessa cosa, da un villaggio all'altro -
Il quadretto sembra bello ma è pura fantasia -

  La viabilità interna della Sicilia occidentale è DISASTROSA. Le strade sono roba da terzomondo; in due giorni ne ho viste di cotte e di crude: frane, smottamenti, cedimenti profondi del manto stradale, interruzioni, divieti, buche, tratti sterrati, tratti sabbiosi, tratti fangosi, cartelli mancanti, sensazione di isolamento del tipo "se si ferma la macchina proprio qui è la fine". Ho sudato freddo in più di un'occasione. Se qualcuno pensa che ho sempre viaggiato sereno e fischiettando, si sbaglia di grosso !


In alto. Cedimento profondo del manto stradale lungo la strada per Borgo Recalmigi.
In media ogni venti metri c'è un'insidia pericolosissima, e questo per oltre tre chilometri.
Una macchina lunga è già inadatta a percorrerla, e una coppa dell'olio rotta in questo posto
significa rimanere fermi in mezzo al nulla; difficile descrivere anche dove ci si trova esattamente.

L'isolamento e il pericolo cani.
  E facciamo attenzione anche a incoraggiare attività sportive, tipo bicicletta e camminate. Molti villaggi si trovano in zone sperdute raggiunte a fatica da strade secondarie, provinciali regionali ecc. che si intersecano formando una trama labirintica e indecifrabile. Non passa mai nessuno, e ci sono cani randagi che vagano liberi. Sono tanti, e minacciosi. Tra Borgo Borzellino e Borgo Schirò uno di questi, enorme e bianco, mi ha avvistato a distanza e si è messo a correre velocissimo accanto alla macchina per centinaia di metri, abbaiando rabbiosamente. Se fossi stato in bici avrei avuto ( se ne fossi uscito vivo ) qualcosa da raccontare.

  Consiglio a chiunque voglia raggiungere queste località di dotarsi assolutamente di un buon navigatore, per evitare di perdere tempo e carburante e trasformare il viaggio in un incubo fatto di imprecazioni e maledizioni.
Sbagliare strada è più facile di quanto si possa immaginare: altro che "Via dei Borghi" !




  In ogni caso, parlare di ristrutturazioni mi lascia perplesso. Non siamo la Svizzera, che recupera la ferrovia del Bernina e ne fa una miniera d'oro. Ristrutturare significa investire. Spendere milioni di euro per lavori di recupero di edifici - e delle strade che portano ad essi - perchè ? Per quale ritorno economico ?

  Il turista se vuole il formaggio locale se lo compra comodamente in paese. Quale enorme flusso turistico, peraltro in piena estate quando ci sono 45 gradi all'ombra, dovrebbe scorazzare per l'interno della Sicilia facendo tappa nei villaggi del Duce rimessi a nuovo ?

Forse lo farei io, ma sono una mosca bianca.


L'ipotesi della fattoria autarchica.
  Esistono villaggi rurali in Italia che sono stati recuperati da comunità autogestite e qausi del tutto autosufficienti, tipo la Valle degli Elfi, in Umbria. Si può pensare a una soluzione del genere anche per i borghi siciliani abbandonati ? Anche qui tra il dire e il fare...

  Forse trenta-quarant'anni fa gli edifici erano ancora recuperabili. Adesso no. Perlomeno non con semplici braccia e buona volontà. Borgo Riena ad esempio: la chiesa ha perso del tutto la copertura, e la torre campanaria è inclinata sulla destra, disarcionata dal corpo di fabbrica attraverso una profonda frattura strutturale:


  Ammesso che gli edifici adiacenti venissero recuperati e abitati e la chiesa lasciata andare, quale genitore lascerebbe giocare i propri figli in prossimità di quelle decine di tonnellate di pietre e cemento che non aspettano altro che rovinare al suolo ?
  E comunque, quando si parla di recupero, non si può pensare solo a una bella intonacata e via. Ricostruire coperture crollate a dieci metri d'altezza, muri maestri fessurati, pavimenti sconnessi, decine e decine di infissi mancanti, rimuovere e portare via centinaia di metri cubi di macerie, richiede un fiume incalcolabile di denaro. Ci vogliono ponteggi complessi, materiali speciali, manodopera specializzata pagata carissima - e onorari per ingegneri civili, architetti e geometri, anch'essi da pagare cari.

  Denaro che in genere i giovani armati di buona volontà e pur desiderosi di fare una vita "hippy" non hanno e non avranno mai.

  Infine, non dimentichiamo il classico "piccolo dettaglio" importante: la terra tutt'attorno. Di chi è ? I pastori la utilizzano da decenni per le greggi fino all'ultimo metro utile prima degli edifici. Una fattoria autosufficiente avrebbe bisogno di terreno per coltivare, allevare e vendere i prodotti o autoconsumarli. Chi gli va a dire ai proprietari o ai pastori: "adesso vi allontanate e noi ci prendiamo cinque ettari per la nostra bella fattoria" ?

  Forse qualche villaggio verrà recuperato, dico forse. Anche se gli anni delle vacche grasse, delle risate appresso ad Renzo Arbore con le sue orchestrine sono finiti da un pezzo. Ci avrebbero potuto pensare allora, quando i soldi "giravano" - ora è tardi.
Rimane di questi posti il fascino dell'abbandonato. E un destino ineluttabile di declino. Forse fanno parte di un passato che si vuole dimenticare: ma sì, diciamolo una buona volta !
Io, per rispetto di chi li ha costruiti, ho voluto vederli prima che ne rimangano soltanto (e non ci vorrà molto) illeggibili macerie.






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