lunedì 6 ottobre 2014

Un viaggio tra i borghi del Ventennio in Sicilia. Parte 2 di 2.


  
  Tra Corleone e Prizzi la statale 118 attraversa un ambiente affascinante: è l'alta valle del Sosio, fiume alimentato da un lago artificiale. Poi si giunge a Prizzi, m.1000. E' uno dei paesi più belli che abbia mai visto, secondo solo a Morano Calabro; un intrico di viottoli in pietra preclusi alle auto in cui mi perdo beato in questo tardo pomeriggio, tra conversazioni improvvisate con ex-contadini e odori di cucina, di legna bruciata, di antico, che escono dalle case da presepio.

verso Prizzi, nell'alta valle del Sosio, tra colline sterminate

Prizzi, m.1000



  Un motel che lascio quando ancora è notte; avvìo l'auto e faccio colazione in un bar del paese - sono le 6 e mangio una sfoglia calda ripiena di marmellata di mirtilli. Prizzi si sveglia in una giornata umida, e io la fotografo alle prime luci -



Navigo verso est; ancora 18 chilometri e sono a Borgo Riena, un altro villaggio abbandonato.
Sorge isolato nella campagna; c'è un bell'abbeveratoio poco distante, e una chiesa di grandi dimensioni con una torre campanaria pericolosamente inclinata. Evidentemente la chiesa era stata dimensionata prevedendo una futura espansione del borgo - cosa che non avvenne mai. Solo un gruppo sparuto di edifici diroccati con porticati ed archi a tutto sesto - e tanto silenzio.

Borgo Riena, la chiesa



il castello di Càccamo (PA)

  Nella tarda mattinata cerco l'ultimo dei villaggi rurali, quello a cui tengo di più. Si trova su un'alta collina desolata e ventosa del territorio di Castronuovo di Sicilia, ed è un borgo operaio. I villaggi-operai erano destinati a portare avanti grandi opere di bonifica o infrastrutture, in questo caso ferroviarie. In seguito, una volta finiti i lavori, le abitazioni sarebbero state utilizzate dai coloni-contadini. Borgo Recalmigi è uno di questi; presenta una struttura a croce:

fonte: voxhumana.blogspot

la strada per giungere al villaggio è in condizioni disastrose; frane e smottamenti l'hanno resa un autentico pericolo, ma non è la prima e unica strada pessima in cui mi sono imbattuto. Borgo Recalmigi appare alla fine all'improvviso, al centro del nulla. E' un luogo incredibile, da film.





Borgo Recalmigi: "INIZIA UN ORDINE NUOVO, ANNO V".

  Mi aggiro tra gli edifici, poi entro a esplorare qualche stanza di quelli non pericolanti; qualcuno ha abitato qui e fino a non molto tempo fa. Ci sono ingenui quadretti alle pareti, un armadio aperto con vestiti da donna sparsi per terra, una copia del Giornale di Sicilia del 1981 e un calendario del 2005.





  Ho scritto che amo i luoghi abbandonati, nell'introduzione; Borgo Recalmigi è qualcosa di più di un luogo abbandonato: emana energia, qualcosa che non riesco a decifrare esattamente. Altri posti mi hanno dato sensazioni inquietanti, ma non questo - neanche sotto questo cielo scuro e minaccioso. In pratica non vorrei andarmene mai da qui - e continuo a girovagare tra gli edifici, a cercare chissà cosa. Chi è stato qui ?
Ci sono forse stato già ?

  Mi siedo a un tavolaccio sgangherato appena fuori la vecchia Taverna; mangio l'ennesimo panino e ascolto il vento, l'energia del villaggio, la sua voce. Vorrei avere un grammofono e far risuonare le note di "Giovinezza", ma questo sarebbe chiedere troppo. Mi accontento dell'ipod -

Il brano digitale inizia con un crepitìo di elettricità statica,
una voce di novant'anni fa canta, e io con lei:

Giovinezza, Giovinezza, primavera di bellezza
della vita nell'asprezza, il tuo canto squilla e va.
I poeti e gli artigiani
i signori e i contadini,
con orgoglio di Italiani
giuran fede a Mussolini. 


  La musica termina e resta il rumore monotono delle pale eoliche. Vorrei portarmelo a casa, questo posto; vorrei restare qui per sempre, fermare il tempo - o tornare indietro a quella mattina in cui qualcuno posò la prima pietra. Quel giorno c'era tanto sole e faceva caldo, c'era gente che lavorava, c'era allegria; non chiedetemi come faccio a saperlo, ma lo so.
Infine a  malincuore, e mai come adesso, rientro in macchina e lascio Borgo Recalmigi, edificato da mani che non ho mai  conosciuto, nel 1927 - anno V° dell'era fascista.

 

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