domenica 5 ottobre 2014

Un viaggio tra i borghi del Ventennio in Sicilia. Introduzione.


Possa tu avere la pazienza di leggere quest'introduzione,
male necessario -
Come io ho avuto la pazienza di guidare, fotografare, scrivere.



  Non mi piace scrivere lunghi preamboli - so che sul web i lettori hanno fretta. Tutti, hanno fretta.
Quando hai fretta, rallenta - recita un proverbio cinese.
In quest'introduzione voglio solo spiegare i motivi di questo eccentrico viaggio di due giorni nelle zone più sperdute della Sicilia - un viaggio alla ricerca ( spesso difficoltosa e pericolosa ) di vecchi villaggi rurali abbandonati costruiti in epoca fascista.

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I borghi rurali.
  La politica del regime in tema di agricoltura non affrontò soltanto le arcinote grandi opere di bonifica, come quella dell'Agro Pontino o della piana di Arborèa, in Sardegna. L'obiettivo del Duce era quello di ruralizzare l'Italia; far diventare cioè la nazione autosufficiente in termini di fabbisogno alimentare, e temprare il carattere del popolo a mezzo dell'attività agricola, la quale più che mai si presta a questo scopo.


  Nel gennaio del 1940, sull'eredità dell'Istituto Vittorio Emanuele III per la bonifica della Sicilia, nacque così l'ECLS, Ente per la Colonizzazione del Latifondo Siciliano.
Lo scopo dell'ente era quello di disgregare il latifondo, che se da un lato aveva organizzato al meglio la coltivazione delle terre, dall'altro aveva introdotto una grave forma di schiavitù.
Nel '40 e nel '41 sorsero numerosi villaggi rurali destinati alla permanenza stabile dei contadini; i villaggi erano in genere dotati di servizi pubblici quali scuole, ambulatori, dispensari farmaceutici, botteghe di alimentari e soprattutto delle immancabili chiese.

fonte: voxhumana.blogspot
 
villaggio futurista

  Al termine della guerra l'attività dell'ECLS subì un rallentamento. Il testimone venne raccolto dall'ERAS, Ente per la Riforma Agraria in Sicilia, che dal 1950 in poi realizzò altre opere come i sette borghi Schisina, nel territorio di Francavilla di Sicilia.

  Ma ormai i tempi erano cambiati. La meccanizzazione dell'agricoltura, la fuga progressiva dalle campagne - l'industrializzazione; il desiderio di benessere e l'imborghesimento consegnarono i borghi rurali - e l'idea che stava alla base di essi - a un progressivo oblìo. Tramontava un'epoca.

  Oggi molti di questi agglomerati rurali versano in stato di grave abbandono. Decenni di incuria ne hanno decretato di fatto la quasi distruzione. Smottamenti, tetti crollati, finestre divelte, torri campanarie inclinate come la Torre di Pisa e in attesa di rovinare definitivamente e per sempre. Vandali armati di bombolette spray ne hanno imbrattato gli intonaci ocra con scritte balorde che inneggiano a fantomatiche messe nere o semplicemente sfoggiano il nome del mitomane di turno che ne è l'autore. Vacche, capre e pecore si rifugiano in quelle che una volta erano le chiese, e ne riempiono il sagrato di escrementi.
Eppure, quei borghi sfregiati dal tempo e dall'incuria degli uomini mostrano ancora caparbiamente la loro bellezza, alle volte ammantata di un fascino metafisico:


- altre volte perchè perfettamente inseriti nel paesaggio, che non offendono, ma anzi del quale amplificano l'armonia:


I motivi soggettivi del viaggio.
 In Sicilia c'è tutta la Storia che si possa immaginare. E se pensi Sicilia in termini storici, pensi immancabilmente ai templi e agli anfiteatri greci e romani.
 Io rispetto quelle civiltà antiche; in particolare gli sforzi immani che quegli uomini affrontarono per edificare quegli edifici, costituiti da colonne e massi colossali - dio solo sa come fecero a movimentarli dati i mezzi che avevano a disposizione !
Eppure non sono mai riuscito a emozionarmi con quei manufatti. Li percepisco lontani, persi nella notte dei tempi, quei popoli. Per quanto mi sforzi, non riesco a immaginarmi i greci che vestiti con le tuniche officiavano riti e si divertivano nei loro teatri. Perchè ? Perchè è una Storia troppo lontana.

 Sento invece "più mia" la vita di un contadino in una masseria perduta nell'interno della Sicilia - o le fatiche di un minatore del secolo scorso. Inoltre sono sempre stato profondamente affascinato dai luoghi abbandonati, essi esercitano su di me un'attrazione magnetica fortissima. E questo da sempre: nel 1991 visitai durante un viaggio in bicicletta le miniere di piombo argentifero del Sulcis in Sardegna, e l'impatto emotivo fu di incancellabile portata.

In Sardegna a vent'anni, agosto 1991

  Per questo ho investito tempo, denaro, carburante e fatica per un viaggio tra i borghi rurali abbandonati del Ventennio. L'ho fatto anche perchè quelle opere comportarono tanto lavoro, fatto da chi era, certo, remunerato - ma con la speranza di vedere migliorare il proprio territorio, e con esso magari il proprio destino.

Per la prima volta nella storia qualcuno faceva qualcosa di concreto per i contadini. Che dopo secoli di vessazioni avrebbero visto nascere dal nulla - e videro in concreto - strade, ferrovie,  case in cui vivere più decentemente.
Sento vicina a me quella gente, ecco tutto. 


Il "come" di un viaggio.
  Questi due giorni in solitaria alla guida di una piccola Micra fra i posti più sperduti della mia Sicilia mi hanno regalato ricordi meravigliosi. Con la scusa della visita ai borghi rurali ho potuto immergermi in un paesaggio di una bellezza straordinaria, che solo in parte avevo in passato sfiorato.



  Nel corso di questo viaggio ho incontrato strade dissestate, valicato montagne, visitato masserie perdute nel nulla, paesi antichi dai vicoli di pietra in cui l'auto non può entrare, castelli e spazi sconfinati. Case coloniche, colline a perdita d'occhio, auto abbandonate da chissà chi in posti impensabili. E tanto, tantissimo altro.

  Voglio ringraziare in primis l'autore di voxhumana.blogspot - il quale ha approfondito e divulgato in rete la materia complessa dei borghi rurali con un'attenzione e una precisione più uniche che rare.
In particolare segnalo il post del settembre 2012 come il più significativo e riassuntivo dell'argomento.

  E ringrazio anche tutti gli automobilisti siciliani che hanno sopportato pazientemente le mie fermate e rallentamenti improvvisi giustificati dalla necessità di immortalare il paesaggio.
Nonchè tutti coloro ai quali ho chiesto indicazioni on the road, e che mi hanno risposto sempre, dico sempre, con il sorriso e un atteggiamento di benvenuto.

Questo viaggio è dedicato agli operai e ai contadini che costruirono i borghi -
 non importa se fascisti o meno.
Perchè almeno la memoria di quello che realizzarono non vada, spero, perduta.


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