mercoledì 17 aprile 2024

Una notte sull'Etna. In bici al bivacco di Poggio la Caccia.

 

 


 

 

Altra splendida escursione in bici sull'Etna, questa volta con pernottamento. Sono partito a mezzogiorno da Case Pirao (Randazzo, m.1230) e ho guadagnato quota sino al bivacco Saletti (m.1380), dove mi sono fermato a mangiare qualcosa. 

 


 

 sopra: partenza da Case Pirao

sotto: sosta al biv.Saletti







 

Ho proseguito quindi verso ovest sulla storica pista forestale altomontana, in un paesaggio che cambia costantemente - dalle sciare laviche ai boschi di pino laricio o faggio:





 

in alto: pedalando lungo la pista forestale altomontana, Etna nord

in basso: località Monte Spagnuolo, m.1450





 

Ho impiegato tutto il pomeriggio sulle salite della pista - versante ovest. Le uniche persone che ho incontrato sono stati dei polacchi: una coppia di miei coetanei su bici elettriche noleggiate. 

Un vento da sud mi ha accompagnato sino alla destinazione: il bivacco Poggio la Caccia (m.1920), che ho raggiunto alle 18.







Conosco questo bivacco dal lontano 1987. E' un posto magnifico e accogliente, con una grave pecca che è quella del camino. Il tiraggio è scadente: parte bene - poi dopo una mezz'ora inizia a mandare fumo dentro la stanza come se ci fosse una correlazione tra il riscaldamento della canna fumaria e la perdita di efficienza nell'evacuazione del fumo.

Per questo motivo non ho continuato ad alimentare il fuoco - tanto più che la temperatura non era affatto bassa, nè dentro nè fuori - a parte un po' di vento fresco a raffiche.

 

La mattina del secondo giorno il cielo era scuro ma ancora non piovoso. Ho fatto colazione alle 7 con il bonus della musica classica in streaming al secondo canale radio svedese, una mia antica tradizione. Bellissima atmosfera di solitudine. 

Ho rimesso a posto le cose e mi sono riavviato lungo la pista, puntando al vicino altopiano della Galvarina.

 




 

sopra: ripartenza lungo la pista dell'Etna

sotto: sosta fotografica in località Galvarina, m.1870






Lasciata la Galvarina ha iniziato a piovere con decisione. Da qui ho ripreso il rientro, tutto sulla stessa strada dell'andata e tutto in discesa. 

Essere sulla bici è stato gratificante e meraviglioso: nessun fardello pesante sulle spalle nè dolore ai piedi - una comoda e meritata, lunghissima discesa gustandomi il paesaggio e fermandomi a fare fotografie. Unica cosa a cui fare attenzione, gli accumuli di sabbia vulcanica su cui le ruote svirgola(va)no.





sopra: lungo la via di ritorno

sotto: la grotta di Monte Nunziata, m.1780




Sempre sotto la pioggia ho riattraversato la faggeta di Monte Maletto e la colata lavica del 1981, immersa in una suggestiva nebbia. La magìa delle ruote mi ha riportato infine alle 11,30 al punto di partenza dove avevo lasciato l'auto.

Complessivamente ho percorso 42 chilometri con un dislivello di 840 metri. E' stata un'escursione magnifica e ho constatato di essere pienamente ritornato in forze.





 

sotto: Randazzo (CT), m.700

 


 




giovedì 11 aprile 2024

In bici sulle nere piste dell'Etna, tra pini monumentali e campi lavici.

 

 


 

 

Una corrente fresca ha finalmente portato tempo variabile come piace a me; ieri 10 aprile mi sono recato sul versante nord dell'Etna per un'impegnativa escursione in bici.

Partito alle 9 da Solicchiata, piccola frazione vinicola a 700 m., ho imboccato una pista del parco regionale che in pesante salita mi ha portato a 1330 metri di quota, tra pini e ginestre.

Attraversato il vasto campo lavico del 1923 ho raggiunto l'imponente pineta di Piano Pernicana e successivamente un'area di sosta in località Monte Crisimo (m.1340).

 



 

sopra: campo lavico del 1923 e grotta di Monte Corruccio (m.1361)

sotto: lungo la pista in località M.Crisimo

 


 


Poco prima di ri-incrociare la strada asfaltata ho sostato presso il monumentale 'Zappinazzu', il più grande pino dell'Etna, di età stimata 300 anni.

Furiosa discesa in direzione Linguaglossa, ultimo tratto di strada statale ricca di vigneti storici e masserie pittoresche, prima di rientrare al punto di partenza dove avevo lasciato l'auto.

Highlights: è un'area dell'Etna meno battuta e conosciuta, quindi solitudine pressochè totale; profumo inebriante di pini e ginestre in fioritura; in sintesi, il paesaggio della mia cara vecchia Etna che non delude mai.

In totale, circa 35 Km e 1195 metri di dislivello. Gambe e fiato hanno retto bene.



sopra: il pino più grande dell'Etna

sotto: vigneti e masserie in località Solicchiata, punto di partenza e arrivo







lunedì 8 aprile 2024

Una mattina d'aprile al belvedere di Piraino, ME.

 

 

 


 

L'ultima volta che sono salito in bicicletta a Piraino (ME) è stato a gennaio del 2021, il secondo anno di virus venuto dalla Cina - anno in cui ero rimasto anche d'inverno in Sicilia.

Sono partito da Brolo, sul livello del mare. Da qui sono otto chilometri di salita sino ai 400 metri d'altezza esatti del paese, che svetta in posizione panoramica sulla costa tirrenica messinese:






Il borgo di 3800 abitanti è tranquillo, in quest'assolata mattina di aprile. Gli unici rumori sono quelli di vari cantieri sparsi qua e là. Ci sono scorci interessanti, chiese del 1400-600 e soprattutto il pezzo forte: l'impareggiabile Belvedere.







Sono le 10 quando giungo a questo straordinario balcone affacciato sul mare - le isole Eolie bene in vista. Tempo splendido con temperatura sui 21 gradi. Complessivamente sono salito senza fatica vuoi per il clima, vuoi per il maggior fiato che mi ritrovo. Domani un'altra seduta mattutina di camminata veloce perchè: l'appetito vien mangiando -

Sono grato al mio corpo per aver permesso questa gratificante escursione.


sotto: vedute dall'eccezionale Belvedere di Piraino, ME








sabato 6 aprile 2024

60 Km incantevoli da Capo d'Orlando a Castel di Tusa, ME.

 

 


 

 

Da Capo d'Orlando a Castel di Tusa (ME) sono sessanta chilometri esatti. Li ho percorsi tante volte ma non fisco mai di stupirmi.

Lascio alle 8 il piccolo adorabile porticciolo di S.Gregorio e pedalo lungo la costa. Raggiungo Torrenova e la sua splendida recente ciclabile; in breve sono ad Acquedolci, dove passo accanto al castello Cupane, deturpato in cento modi ma sempre pittoresco.

 



 

in alto: S.Gregorio di Capo d'Orlando e la ciclabile costiera di Torrenova (ME)

sotto: il castello ad Acquedolci





Poco traffico, poche salite. La temperatura è da sogno, sui 23 gradi. C'è un leggero vento favorevole alla direzione di marcia ma soprattutto sento chiaramente i benefìci delle sedute di camminata veloce: ho molto più fiato. Quanto è vero che il respiro è vita -

Torre del Lauro è una minuscola frazione recentemente scolvolta da incendi; mi fermo a fotografare il mare dai colori meravigliosi. Più avanti vado, più diminuisce l'urbanizzazione. Da Marina di Caronìa in poi le spiagge si susseguono deserte per chilometri - solo ulivi e occasionali gruppi di pecore raggruppate all'ombra.






Mi nutro di questo tepore, di questo sole che non fa sudare. Quattro rampe guadagnano i 100 metri di quota di Santo Stefano di Camastra, regno delle ceramiche. Ridiscendo verso la costa, vedo a distanza il monumentale quadrato che incornicia il mare, a Villa Margi: è il Monumento a un Poeta Morto di Tano Festa (1989), una delle opere della Fiumara d'Arte.





Poco oltre Villa Margi vedo su un'altura i ruderi di una grande dimora signorile con merlature - mi riprometto di tornarci. Per adesso l'obiettivo è Castel di Tusa, di cui vedo già le case a distanza.

Sono inondato da profumi che si accavallano tra di loro, fanno a gomitate: gli enormi pini marittimi ai lati della statale, il glicine in piena fioritura, fiori di alisso a bordo strada, cipressi che delimitano vecchie proprietà, eucaliptus.

Ed ecco Castel di Tusa, il bivio a destra per il Lungomare. Poche centinaia di metri e sono arrivato. Qui è la spiaggia di grandi ciottoli su cui sono poste barche bianche e azzurre; qui è il roccione di arenaria bagnato da un mare che è un incanto.

Sono le 13 e in giro ci sono solo pochi stranieri. Ci si saluta, sorridendo con gli occhi. Molti di essi indugiano ai tavoli dei due soli bar aperti, uno dei quali all'ombra dell'ennesimo castello. C'è una pace tale che le poche persone in giro tacciono o parlano a bassa voce, come per non rompere questo sogno a tre dimensioni - lontano anni luce dalla baraonda di luglio e agosto.

Quella panchina libera e all'ombra è adesso tutta per me. Leggo 'Sulla strada' di Jack Kerouac, poi guardo il mare. Manca poco meno di un'ora per il treno delle 15,50 che mi riporterà al punto di partenza.

 

Non so descrivere appieno l'energia positiva di questo posto, poichè a parte il linguaggio narrativo e fotografico, non ne possiedo altro.

 

 



 

sopra e sotto: immagini dell'arrivo a Castel di Tusa, ME